martedì 14 giugno 2011

immagina che i cerchi dai cinque colori della coda del pavone siano i tuoi cinque sensi, nello spazio illimitato. Ora lascia che la loro bellezza si dissolva all’interno. Allo stesso modo, in qualsiasi punto dello spazio, o su di un muro

Oppure, immagina che i
cerchi dai cinque colori della coda del pavone siano i tuoi cinque sensi, nello spazio
illimitato. Ora lascia che la loro bellezza si dissolva all’interno. Allo stesso modo, in
qualsiasi punto dello spazio, o su di un muro – finché il punto non si dissolva. Allora il tuo
desiderio per un altro si avvera”. Tutti questi sutra trattano modi in cui raggiungere il centro
interiore. Il meccanismo fondamentale usato, la tecnica fondamentale usata è questa: se
riesci a creare un centro all’esterno, da qualsiasi parte: nella mente, nel cuore, o persino
fuori su di un muro – e se ti concentri totalmente su di esso escludendo l’intero mondo, ti
dimentichi del mondo intero e nella tua consapevolezza rimane solo un punto,
all’improvviso verrai gettato nel tuo centro interiore. Come funziona? Prima comprendi una
cosa… La tua mente è soltanto un vagare, un vagabondare. Non è mai ferma in un punto.
Si sta sempre movendo, spostando, sta arrivando, ma non è mai ferma in un punto
preciso. Va da un pensiero a un altro, da A a B. Ma non è mai in A, non è mai in B. E’
sempre in movimento. Ricordati questo: la mente è sempre in movimento, con la speranza
di arrivare da qualche parte senza giungervi mai. Non ci può arrivare! La sua stessa
struttura è movimento. Può soltanto muoversi. Questa è la sua natura intrinseca. Il
processo stesso è un movimento. Da A a B, da B a C, e così via. Se ti fermi in A, in B o in
un punto qualunque, la mente lotterà contro di te: ti dirà di continuare a muoverti, perché
se ti fermi la mente muore all’istante. Può vivere solo nel movimento. Mentre significa
processo: se ti fermi e non ti muovi, la mente muore all’improvviso. Non c’è più, rimane
solo la consapevolezza. La consapevolezza è la tua natura, la mente è la tua attività,
proprio come camminare. E’ difficile perché pensiamo che la mente sia sostanziale, che
sia una sostanza; non lo è, è solo un’attività. Perciò sarebbe meglio chiamarla
“mentazione” piuttosto che mente. E’ un processo proprio come camminare. Camminare è
un processo, se ti fermi, il camminare non c’è più. Hai le gambe ma non il camminare. Le
gambe possono camminare ma, se ti fermi, le gambe ci saranno ancora, ma non ci sarà
alcun camminare. La consapevolezza è come le gambe, la tua natura. La mente è come
camminare, solo un processo. Quando la consapevolezza si muove da un posto all’altro,
questo processo è la mente. Quando la consapevolezza si muove da A a B, da B a C,
questo movimento è la mente. Se fermi il movimento, la mente non c’è più. Sei
consapevole, ma la mente non c’è più. Hai le gambe, ma il camminare non c’è.
Camminare è una funzione, un’attività, come la mente. Se ti fermi in un punto qualsiasi, la
mente lotterà, dirà: “Va’ avanti!. La mente cercherà in ogni modo di spingerti in avanti,
indietro o da qualunque altra parte, basta proseguire. Andrà bene da qualunque parte, ma
non stare fermo in un punto. Se insisti e non obbedisci alla mente… è difficile perché hai
sempre obbedito. Non hai mai dato ordini alla mente, non ne sei mai stato il padrone. Non
puoi esserlo perché, in realtà, non ti sei mai disidentificato dalla mente: tu pensi di essere
la mente. Questo errore dà alla mente una libertà totale, perché non c’è nessuno che la
domini, che la controlli. Non c’è nessuno! La mente stessa diventa il padrone, ma questa
supremazia è soltanto apparente. Provaci una volta e riuscirai a infrangere questa
supremazia – è falsa. La mente è solo uno schiavo che finge di essere il padrone, ma ha
finto così a lungo, per vite e vite, che persino il padrone crede che lo schiavo sia il
padrone. Questa è solo una credenza. Prova il contrario e saprai che questa credenza era
del tutto infondata. Questo primo sutra dice: “Oppure, immagina che i cerchi dai cinque
colori della coda del pavone siano i tuoi cinque sensi, nello spazio illimitato. Ora lascia che
la loro bellezza si dissolva all’interno”. Immagina che i tuoi cinque sensi siano cinque
colori, e che questi cinque colori riempiano l’intero spazio. Immagina semplicemente che i
tuoi cinque sensi siano cinque colori: bellissimi colori, vivi, che si estendono nello spazio
infinito. A quel punto penetra all’interno di questi colori, e percepisci un centro, dentro di te,
in cui quei cinque colori si incontrano. Si tratta solo di un’immaginazione, ma è molto
funzionale. Immagina semplicemente questi cinque colori che penetrano dentro di te e che
si incontrano in un punto. Naturalmente questi cinque colori si incontreranno in un punto:
l’intero mondo si dissolverà. Nella tua immaginazione ci sono solo cinque colori – proprio
come intorno alla coda di un pavone – diffusi in tutto lo spazio, che penetrano
profondamente in te incontrandosi in un punto. Qualsiasi punto andrà bene, ma lo hara è il
migliore. Pensa che si incontrino nell’ombelico, che l’intero mondo sia diventato colori, e
che questi colori incontrino il tuo ombelico in un punto. Osserva quel punto, concentrati su
di esso, finché non si dissolverà. Accadrà, perché si tratta solo di immaginazione. Ricorda,
qualsiasi cosa abbiamo fatto è solo immaginazione. Se ti ci concentri, si dissolverà. E
quando il punto si dissolve vieni sospinto a forza nel tuo centro. Il mondo si è dissolto: per
te non c’è più alcun mondo. In questa meditazione c’è solamente colore. Hai dimenticato il
mondo l’intero, hai dimenticato tutti gli oggetti. Hai scelto solo cinque colori. Scegli cinque
colori qualsiasi. Questa particolare tecnica si addice soprattutto a quanti hanno occhi
molto acuti, una profonda sensibilità per i colori. Questa meditazione non sarà utile a tutti.
E’ difficile, a meno che tu non abbia occhi da pittore, una consapevolezza del colore, e
meno che tu possa immaginare il colore. Hai mai notato che i tuoi sogni sono privi di
colore? Solo una persona su cento è capace di vedere sogni a colori. Tu li vedi solo in
bianco e nero. Perché? L’intero mondo è a colori e i tuoi sogni sono senza. Se qualcuno
fra voi si ricorda che i suoi sogni sono a colori, questa meditazione fa per lui. Se qualcuno
si ricorda che anche solo certe volte vede dei colori in sogno, questa meditazione sarà
fatta per lui. E’ per lui! Se dici a una persona che non è sensibile ai colori: “Immaginati
l’intero spazio pieno di colori”, non ci riuscirà. Anche se tenterà di immaginarselo, se
penserà: “Rosso!” vedrà la parola “rosso”: non vedrà il colore. Dirà: “Verde”, e ci sarà la
parola “verde”, ma non ci sarà il verde. Perciò, se hai una sensibilità al colore, prova
questo metodo, Ci sono cinque colori. L’intero mondo è solo colori e questi cinque colori si
incontrano in te, da qualche parte, profondamente dentro di te. Concentrati su quel punto
e mantieni la concentrazione. Non muoverti da esso: resta focalizzato lì. Non permettere
che ci sia la mente; non cercare di pensare al verde, al rosso, al giallo e ai colori. Non
pensare. Limitati solo a osservare il loro incontrarsi dentro di te. Non pensare a essi! Se
pensi, sopraggiungerà la mente. Limitati a essere ricolmo di colori che si incontrano in te,
e poi concentrati sul punto d’incontro. Non pensare! La concentrazione non è pensiero,
non è contemplazione. Se sei davvero ricolmo di colori e sei diventato un arcobaleno, la
coda di un pavone, tutto il tuo spazio interiore sarà ricolmo di colori; questo ti darà una
profonda sensazione di bellezza, ma tu non ci pensare; non dire che è bello. Non dire: “E’
bello!”, non muoverti nel pensiero. Concentrati sul punto in cui tutti questi colori si
incontrano e continua a concentrarti su di esso. Scomparirà, si dissolverà, perché è solo
immaginazione. E, se forzi la concentrazione, l’immaginazione non può perdurare. Si
dissolverà. Il mondo si è già dissolto, c’erano solo colori. Quei colori erano la tua
immaginazione. Questi colori immaginari si incontravano in un punto. Naturalmente quel
punto era immaginario e ora, con la concentrazione profonda, quel punto si dissolverà.
Dove sei ora? Dove sarai, allora? Verrai rigettato nel tuo centro. Gli oggetti si sono dissolti
grazie all’immaginazione. Ora l’immaginazione si dissolverà grazie alla concentrazione. E
a quel punto rimarrai solo tu, in quanto soggettività. Il mondo oggettivo si è dissolto, il
mondo mentale si è dissolto: ora resti solo tu come pura consapevolezza. Ecco perché
questo sutra dice: “In qualsiasi punto dello spazio, o su di un muro”. Questo sarà d’aiuto.
Se non sei in grado di immaginare dei colori, un punto qualsiasi su di un muro potrà
esserti utile. Puoi prendere una cosa qualsiasi come oggetto di concentrazione. Se è
interiore è meglio, ma, ricordiamoci, ci sono due tipi di personalità: per coloro che sono
introversi sarà facile concepire tutti i colori che si incontrano all’interno. Ma ci sono
persone estroverse che non riescono a concepire nulla che sia interiore. Riescono a
immaginare solo ciò che è all’esterno: la loro mente si muove solo all’esterno; non
riescono a penetrare all’interno. Per loro l’interiorità non esiste. Il filosofo inglese David
Hume ha detto: “Ogniqualvolta penetro in me, non incontro mai alcun sé. Tutto ciò che
incontro sono solo riflessi del mondo esterno: un pensiero, qualche emozione, qualche
sensazione. Non incontro mai l’interiorità: incontro solo il mondo esterno riflesso
all’interno”. Questa è la mente estroversa per eccellenza, e David Hume è una delle menti
più estroverse. Perciò, se all’interno non riesci a sentire nulla, e se la mente si chiede:
“Che cosa significa questa interiorità, come penetrare all’interno?”, prova con un punto
qualsiasi sul muro. Ci sono persone che vengono da me e chiedono come si fa a
penetrare all’interno. E’ un problema, perché se conosci solo l’andare fuori, se conosci
solo i movimenti verso l’esterno, è difficile immaginare come penetrare all’interno. Se sei
un estroverso, non provare con questo punto interno: prova all’esterno. Il risultato sarà lo
stesso: segna un punto sul muro e concentrati su di esso. In questo caso, tieni gli occhi
aperti. Se invece stai creando un centro interiore, un punto dentro di te, allora dovrai
concentrarti con gli occhi chiusi. Fai un punto su un muro e concentrati su di esso. La
tecnica funziona grazie alla concentrazione, non per il punto. Non importa che sia
all’interno o all’esterno. Dipende da te. Se stai guardando il muro esterno, se ti stai
concentrando su di esso, continua fino a che il punto non si dissolva. Di questo si deve
prendere nota: “Finché il punto non si dissolva”! Non battere le palpebre, perché battere le
palpebre dà alla mente il tempo di muoversi di nuovo. Non battere le palpebre, perché in
quel caso la mente comincerebbe a pensare e perderesti la concentrazione. Battere le
palpebre diventa un intervallo in cui si perde la concentrazione, perciò non farlo. Forse
avrai sentito parlare di Bodhidharma, uno dei più grandi Maestri di meditazione nell’intera
storia dell’umanità. Di lui si racconta una storia molto bella. Stava concentrandosi su
qualcosa, qualcosa all’esterno. Continuava a battere le palpebre e lui continuava a
perdere la concentrazione, perciò si strappò via le palpebre. Questa è una storia molto
bella: si strappò via le palpebre, le gettò e si concentrò. Dopo un paio di settimane vide
delle piante crescere là dove aveva gettato le sue palpebre. Questo episodio avvenne su
un monte in Cina, e il nome della montagna è Tah oTa. Di qui il nome “tè”. Quelle piante
che stavano crescendo divennero tè, ed è questa la ragione per la quale il tè ti aiuta a
stare sveglio. Quando ti si chiudono gli occhi e stai per addormentarti, prendi una tazza di
tè: quelle sono le palpebre di Bodhidharma. Per questo i monaci Zen considerano sacro il
tè non è una cosa comune, è sacro: sono le palpebre di Bodhidharma. In Giappone
esistono le cerimonie del tè, e ogni cosa ha una sala del tè, e il tè viene servito con una
cerimonia religiosa; è sacro. Il tè deve essere preso in uno stato d’animo meditativo. Il
Giappone ha creato bellissime cerimonie attorno al bere il tè. Entrano nella sala del tè
come se stessero entrando in un tempio. Poi si fa il tè. e ognuno sta seduto in silenzio
ascoltando il samovar che gorgoglia. C’è il vapore, il rumore, e ognuno semplicemente
ascolta. Non è una cosa ordinaria… le palpebre di Bodhidharma. E siccome Bodhidharma
stava cercando di essere sveglio a occhi aperti, il tè aiuta. E poiché la storia avvenne sul
monte di Tah, è chiamato tè. Vero o falso, questo aneddoto è bello. Se ti stai
concentrando all’esterno avrai bisogno di occhi le cui palpebre non si chiudano, come se
non avessi palpebre. Questo è il significato del gettare via le palpebre. Hai solo gli occhi
senza palpebre che li chiudano. Concentrati fino a che il punto non si dissolva: si dissolve!
Se persisti, se insisti e non permetti alla mente di muoversi, il punto si dissolve. E quando
il punto si dissolve, se eri concentrato sul punto e nel mondo per te c’era solamente
questo punto, se l’intero mondo si è già dissolto, se era rimasto solo il punto e ora anche il
punto si dissolve, allora la consapevolezza non può andare da nessuna parte; non c’è più
alcun oggetto verso cui possa muoversi: tutte le dimensioni sono chiuse. La mente è
rigettata a se stessa, la consapevolezza è rigettata a se stessa, e tu penetri nel centro.
Perciò dentro o fuori, esternamente o internamente, concentrati fino a che il punto non si
dissolva. Questo punto si dissolverà per due ragioni: se è all’interno, è immaginario, si
dissolverà. Se è all’esterno, non è immaginario: è reale. Hai fatto un punto sul muro e ti sei
concentrato su di esso. Quindi perché questo punto si dissolverà? Si può capire che si
dissolva il punto interiore: non c’era affatto, te l’eri immaginato. Ma sul muro c’è, dunque
perché dovrebbe dissolversi? Si dissolverà per una ragione ben precisa. Se ti concentri su
un punto, il punto non si dissolverà veramente: si dissolve la mente. Se ti stai
concentrando su un punto esterno, la mente non si può muovere. Senza il movimento non
può vivere. Muore, si arresta. E quando la mente si ferma, non potrai conservare nessuna
relazione con il mondo esterno. All’improvviso tutti i ponti sono tagliati, perché la mente è il
ponte. Quando ti concentri su un punto sul muro, la mente salta costantemente da te al
punto, dal punto a te, da te al punto. C’è un costante saltare, c’è un processo. Quando la
mente si dissolve non puoi vedere il punto perché, in realtà, non vedi mai il punto
attraverso gli occhi: lo vedi attraverso la mente e attraverso gli occhi. Se la mente non c’è,
gli occhi non possono funzionare. Puoi continuare a fissare il muro, ma il punto non lo
vedrai. La mente non c’è; il ponte è tagliato. Il punto è reale: è lì. Quando la mente
ritornerà, lo vedrai di nuovo, è lì. Ma ora non puoi vederlo, e quando non puoi vedere, non
puoi uscire da te stesso. All’improvviso sei nel tuo centro. Questa centratura ti renderà
consapevole delle tue radici esistenziali: saprai di essere unito all’esistenza. In te c’è un
punto che è in relazione con la totalità dell’esistenza, che è una cosa sola con essa.
Conoscendo questo centro, saprai di essere a casa: questo mondo non ti è estraneo, tu
non sei un estraneo, ne fai parte. Tu appartieni a questo mondo. Dunque, non occorre
lottare, nella realtà non esiste alcun conflitto. Tra te e l’esistenza non c’è alcuna relazione
ostile. L’esistenza diventa tua madre. E’ l’esistenza che è entrata in te e che è diventata
consapevole. E’ l’esistenza che è fiorita in te. Questa sensazione, questa realizzazione,
questo avvenimento, e poi ogni cosa scomparirà. Dunque la beatitudine non è un
fenomeno; non è qualcosa che viene e poi se ne va. Dunque la beatitudine è la tua stessa
natura. Quando si è radicati nel proprio centro, essere beati è naturale. Capita di essere
beati, e poi a poco a poco si diventa persino inconsapevoli della beatitudine, perché la
consapevolezza ha bisogno del contrasto. Se sei infelice, puoi sentire quando sei beato.
Quando l’infelicità scompare, lentamente ti dimentichi del tutto dell’infelicità e anche della
tua beatitudine. E solo quando riesci a dimenticare anche la tua beatitudine sei veramente
beato: allora è naturale. Come le stelle brillano, come i fiumi scorrono, così tu sei beato. Il
tuo stesso essere è beato. Non è un qualcosa che ti è capitato: ora sei tu.

OSHO il libro dei segreti

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