domenica 28 agosto 2011

SCARICA LA MEMORIA


Questo è il modo di funzionare della consapevolezza: quando vivi qualcosa in modo consapevole, non diventa mai un peso per te. Cerca di capire questo punto: non diventa mai un fardello per te quando lo vivi consapevolmente. Se vai al mercato per comprare qualcosa e fai tutto con consapevolezza: cammini con consapevolezza, compri con consapevolezza, se il ricordo è totale, se torni a casa consapevolmente, tutto questo non entrerà a far parte della tua memoria. Con questo non voglio dire che lo dimenticherai, tuttavia non diventerà un peso. Se vuoi ricordartene, potrai farlo, ma non potrà forzare la tua attenzione su di sé, non sarà un carico. Tutto ciò che fai con consapevolezza, viene vissuto fino in fondo e non dà conseguenze spiacevoli. Tutto ciò che fai inconsapevolmente porta effetti spiacevoli perché non lo vivi mai totalmente, c'è sempre qualcosa che rimane incompleto. E quando una cosa è incompleta, devi continuare a trasportarla, in attesa che venga completata. Eri un bambino e qualcuno ha rotto il tuo giocattolo, così ti sei messo a piangere; la mamma ti ha consolato, ti ha distratto in qualche modo, dandoti un dolce, parlandoti di qualcos'altro, raccontandoti una storia; è riuscita a distrarti. Volevi piangere e frignare, ma te ne sei dimenticato. Il processo è rimasto incompleto; è ancora lì, e in qualsiasi momento, quando qualcuno ti porta via un giocattolo, qualsiasi giocattolo... Può essere che ti portano via la ragazza - e tu ti metti a piangere, a versare lacrime. Allora scopri il bambino, rimasto incompleto. Può essere la tua posizione: sei il sindaco della città e qualcuno ti ruba la posizione, il giocattolo, e ti metti a piangere e a versare lacrime. Prova a scoprirlo... prova a regredire nel passato, a ripercorrerlo, perché ora non c'è altra possibilità. Il passato non c'è più, perciò se qualcosa è rimasto in sospeso, l'unico modo è di riviverlo nella mente, di tornare indietro. Ogni sera prendi la decisione di tornare indietro per un'ora, in piena consapevolezza, come se stessi vivendo la stessa cosa un'altra volta. Emergeranno molte cose, molte cose attireranno la tua attenzione - quindi non aver fretta, e non dare attenzione a nient'altro per poi tornare solo in seguito a ciò che stava accadendo, perché questo creerà di nuovo incompletezza. Dai la tua totale attenzione a ciò che accade. Vivila di nuovo. E quando dico vivila di nuovo intendo proprio vivila di nuovo, non ricordarla soltanto, perché quando ricordi qualcosa sei un osservatore distaccato; questo non ti aiuterà. RIVIVILA! Sei di nuovo un bambino. Non guardare come se osservassi dall'esterno questo bambino a cui stanno rubando il giocattolo. No! Diventa il bambino. Non dall'esterno, ma dall'interno: diventa di nuovo il bambino. Rivivi quel momento: qualcuno ti ruba il giocattolo, lo rompe, e tu ti metti a piangere - e piangi!!! La mamma cerca di consolarti - passa attraverso tutto ciò che è accaduto, ma senza farti distrarre. Fa' in modo che il processo arrivi a compimento. Quando è completo, senti subito che il tuo cuore si alleggerisce; hai lasciato cadere un peso. Volevi dire qualcosa a tuo padre; ora è morto, non puoi dirgli più nulla. Oppure volevi chiedergli perdono per una cosa che non gli era piaciuta, ma il tuo ego si era messo di mezzo e non eri riuscito a farlo; ora è morto e non c'è nulla da fare. Che fare ora? Ed è tutto ancora lì! Andrà avanti a distruggere tutte le tue relazioni. Se sei consapevole, puoi osservarlo. Vai indietro. Ora tuo padre non c'è più, ma agli occhi della memoria c'è ancora. Chiudi gli occhi; diventa di nuovo il bambino che fa fatto qualcosa di male, qualcosa che è dispiaciuto al padre, che vuole essere perdonato ma non trova il coraggio di chiederlo: ora puoi trovare il coraggio! Puoi dire ciò che vuoi, puoi toccargli i piedi in segno di rispetto, oppure puoi arrabbiarti e picchiarlo, ma falla finita! Fa' in modo che il processo si concluda. Ricorda una legge fondamentale: tutto ciò che è completo cade da solo, perché allora non ha più senso portarselo dietro; tutto ciò che è incompleto rimane attaccato, in attesa di completarsi. Questa esistenza è sempre alla ricerca del completamento. L'esistenza ha una tendenza di base a completare tutto. Le cose incomplete non le piacciono: rimangono sospese, in attesa; e l'esistenza non ha fretta, possono rimanere sospese anche per milioni di anni. Torna indietro. Ogni sera per un'ora prima di addormentarti, vai nel passato e rivivilo. Un po' alla volta riuscirai a portare alla luce molti ricordi. Rimarrai sorpreso di come non eri nemmeno consapevole di molti di questi, e di come siano presenti con grande vitalità e freschezza, come se fossero appena accaduti! Sarai di nuovo un bambino, un giovane, un amante, ti arriveranno molte cose. Muoviti lentamente, in modo che tutto possa trovare compimento. E scoprirai una certa libertà, una freschezza; dentro di te sentirai di aver toccato una sorgente di vita. Sarai sempre pieno di vita; anche gli altri si accorgeranno che quando cammini il tuo passo è diverso, ha un po' la qualità di un passo di danza; quando tocchi, il tuo tocco è diverso, non è un tocco morto, è diventato di nuovo vitale. Ora la vita fluisce perché sono scomparsi i blocchi; ora non c'è rabbia nelle mani, l'amore può fluire facilmente, nella sua purezza, libero da contaminazioni. Diventerai più sensibile, più vulnerabile, più aperto. Se riesci a venire a patti con il passato, subito vedrai che riesci a essere nel presente, nel qui ed ora, perché non è più necessario in continuazione al passato. Continua a farlo tutte le sere. A poco a poco i ricordi appariranno di fronte ai tuoi occhi e verranno completati. Rivivili; una volta completati sentirai che scompaiono. Ora non c'è più nulla da fare: sono cose finite. Man mano che il tempo passa, verranno a galla sempre meno ricordi; appariranno degli spazi vuoti - in cui non appare nulla - e questi spazi sono bellissimi. Poi arriverà un giorno in cui non sarai più in grado di andare indietro perché tutto sarà stato completato. Solo quando non puoi più andare indietro, solo allora puoi andare avanti. Osho, And the Flowers Showered - (Discorsi su storie Zen)

sabato 27 agosto 2011

ELIMINARE LA SOFFERENZA DAL PASSATO


Se abbiamo dei riferimenti negativi nel passato, emozioni che
vogliamo neutralizzare, possiamo adottare una tecnica molto
potente: innanzitutto proviamo a pensare la nostra vita come una
linea, che dal passato va verso il futuro, passando per il presente.
Su questa linea del tempo si trovano tutti gli eventi della nostra vita.
Immaginiamo di posizionarci su questa linea, all'altezza del punto in
cui si trova l'esperienza che ha generato questa emozione negativa.
Ad esempio un mese fa, o un anno fa, o dieci anni fa.
Restiamo al di sopra di questa esperienza, guardiamola con
distacco e pensiamo di quale risorsa avremmo avuto bisogno in tale
contesto per viverlo al meglio. Consideriamo una risorsa formulata
in termini positivi e soggettiva. Maggiore flessibilità, sicurezza,
autostima, coraggio, e così via.
Ripensiamo ad una volta in cui abbiamo provato e vissuto questa
risorsa: ricordiamola con tutti i particolari, le sensazioni che
abbiamo provato, le immagini che abbiamo visto, i suoni che
abbiamo udito.
Ora stringi il pugno, così da ancorare in questa stretta, la tua
potente risorsa. Mantenendo il pugno serrato, immagina che questa
risorsa assuma un colore e ripassa l'intera esperienza con questo
colore.
Ora, torna nel presente, passando per tutte quelle esperienze in cui
hai provato quell'emozione negativa: colora tutta la tua linea del
tempo. Immagina anche di agire sul futuro, colorando tutte le
situazioni in cui hai bisogno della tua potente risorsa.

richard bandler

SCIAMANESIMO ABORIGENO AUSTRALIANO

Tra le varie forme di sciamanesimo una molto interessante, anche se poco conosciuta, è quella degli aborigeni australiani.
La parola aborigeni vuol dire ‘abitanti del posto’, ma per convenzione il termine viene riferito agli antichi abitatori dell’Australia.
Per particolari condizioni l’Australia è rimasta separata e isolata dal resto del mondo così da conservare antichissime peculiarità culturali. Gli antropologi riconoscono negli aborigeni caratteri che li accomunano all’uomo di Neanderthal di 40.000 o addirittura 50.000 anni fa, sia per la forma del cranio, che per le proporzioni del corpo, il tipo di utensili, le armi e la cultura.

Tra i vari gruppi aborigeni sono particolarmente citati gli ARUNTA, che meglio rappresentano la civiltà preistorica, legata al culto degli antenati e degli spiriti primordiali.

Dall’osservazione dei crani e delle mascelle, si ipotizza che i primi ominidi non avessero un linguaggio articolato ed è probabile che usassero la telepatia o forme di comunicazione sottili come avviene nei branchi di animali, poi, nel tempo, molte capacità vennero perdute a vantaggio del linguaggio verbale. Ma alcuni degli antichi poteri persistono presso gli aborigeni e ancor oggi studiosi e missionari raccontano di cose straordinarie al limite tra psicologia ordinaria e parapsicologia, sanno per esempio che chi arriva di lontano può essere visibile agli aborigeni alcune ore prima di apparire concretamente, che c’è chi può seguire altri membri della tribù in un viaggio e dire per visione telepatica in quali luoghi si trovano e cosa stanno facendo, e c’è chi parla della possibilità di voli astrali. Molti aborigeni sono rabdomanti naturali e riescono a ‘sentire’ l’acqua anche a forti profondità, abilità che permette loro di avanzare in zone inospitali del terribile entroterra desertico. Anche i Papua della Nuova Guinea sono famosi per vedere mentalmente luoghi lontani e sconosciuti.
Gli aborigeni australiani, come i Maori della Nuova Zelanda e i Papua della Nuova Guinea, possiedono un ricco patrimonio di miti che dicono che l’uomo non nasce dalla Terra, ma ha un’origine extraterrestre, ed essi cercano di comunicare col loro mondo di origine. I loro miti ricordano un Eden perduto a causa di una trasgressione, gli equivalenti del nostro Paradiso Terrestre e del Peccato Originale, che sembrano archetipi universali. E’ da questo luogo metafisico che provengono gli Aiutanti o Messaggeri, il cui sapere è superiore a quello umano. Anche il concetto di una realtà o cielo separato da cui vengono Messaggeri e Aiutanti è presente in tutte le culture, come una costruzione archetipica innata; i nativi d'America hanno delle leggende in cui forme di vita aliene scendono dal cielo sulla Terra, e in Mesopotamia, migliaia anni prima di Cristo, si parlava dei Pazuzu, terribili geni alati col corpo umano provenienti dal cielo che a volte sono buoni e a volte cattivi, non diversamente dai Mal'akh, gli angeli messaggeri, che compaiono 400 volte nella Bibbia, l'Apocalisse li indica come creature viventi che non intendono tutta la nostra realtà e viaggiano a velocità incredibili, superando i limiti del nostro mondo; questi esseri sono in genere portentosi, ma anche terrificanti, alcuni capaci di aiutare, altri di uccidere, come gli esseri alati dei Rig Veda indiani e spesso sono implicati in micidiali battaglie tra loro (del resto anche la Bibbia parla della guerra tra gli angeli obbedienti al Signore e angeli ribelli), in India i testi sacri parlano di queste creature alate che si scontrarono in cielo mille anni prima di Cristo; in genere l'arrivo degli Aiutanti a livello di popolo coincide con l'inizio di una civiltà o con l’apparizione di nuove conoscenze e tecniche. Anche i miti dei Maya, degli Incas o degli Indiani Hopi parlano di Maestri venuti dal cielo, alcuni buoni, altri cattivi e tali da essere combattuti in vere guerre; molti popoli narrano anche di uno incontr-scontro tra Titani e donne della Terra; gli Egizi conoscono la figura dei Guardian e un po' tutte le mitologie parlano di esseri superiori che aiutano i popoli nel loro sviluppo con doni magici, invenzioni, scoperte o regole di vita. Nell'antica Persia troviamo Gayomart, essere gigantesco che emanava luce come una lampadina, non diversamente dagli esseri luminosi di cui parlano gli Australiani; in Cina abbiamo il colossale P'an Ku. I giganti buoni insegnarono all'uomo ad esercitare poteri sensoriali e a risanare le malattie, poi tornarono nelle loro dimensioni, mentre gli uomini cercavano di ristabilire il contatto con i Maestri con riti e miti. Giganti compaiono anche nei miti celtici, che pongono un equivalente del piano akashico indiano nel gigante Mimir, che custodisce il sacro pozzo della conoscenza contenente la memoria del mondo; quando Odino a se stesso svela il segreto delle Rune, ciò è concesso da Mimir che lo immette nel segreto della vita.
In Australia il magico mondo delle grotte australiane con le pareti ricoperte di graffiti, incisioni e pitture, sembra parlare di incontri con civiltà extraterrestri ed esseri straordinari poco simili agli umani. E’ possibile vedere murales anche molto grandi, 4 m per 12, a colori densi, rosso bruni, ottenuti macinando polveri naturali pressate nelle incisioni fatte sulla pietra. Alcune delle pitture rupestri sono state datate 18.000 anni fa. Molti di questi esseri alieni sembrano portare tute spaziali o caschi da astronauta e non hanno fattezze umane. Notiamo anche come le pitture più antiche, a capo York, si presentino a 4 m dal suolo della grotta su una parete inaccessibile.
Ma l’altro mondo di cui parlano i miti degli aborigeni non è situato su un altro pianeta ma è integrato con questo e si sviluppa in una dimensione parallela alla nostra, viene chiamato il ‘Tempo dei Sogni’.
Il tempo dei sogni si sviluppa in tre parti: prima viene ‘Il Tempo Prima del Tempo’, poi 'Il Tempo in cui la Terra fu Creata’, infine ‘Il tempo Attuale’. Ma questi tre tempi non si allungano storicamente, sono compresenti in una realtà atemporale che tutti li accoglie e li vivifica. Il rito ripercorre queste fasi e, ciò facendo, ne partecipa e le alimenta. Il mito della Genesi non è situato nel passato ma avviene continuamente ora.
Nello sciamanesimo australiano le visioni del sogno sono ricercate come varchi dell’essere ampliative della conoscenza sacra e si rivelano particolarmente ricche, secondo una vera e propria magia onirica, una potenza del conoscere che si origina attraverso il sogno lucido, generando un sapere magico-sapienziale che è tra i più antichi del mondo. Grazie alle particolari condizioni di isolamento storico-geografico dell'Australia, abbiamo un popolo che non si è evoluto più di tanto e che in parte si è salvato dalla contamianzione con civiltà diverse, conservando inalterate fino ai nostri giorni forme rituali antichissime. Per decenni l’ottusità degli invasori occidentali non solo ha ignorato la cultura animica degli aborigeni ma l’ha addirittura disprezzata e repressa, compiendo un genocidio materiale e culturale.
Lo sciamano australiano, o karadji, è detto ‘uomo d’ingegno’ (similmente ai Celti che chiamavano i Druidi ‘gente di talento’) e collega conoscenze, malattie o disgrazie al Tempo del Sogno Primordiale, in cui è l’essenza della Genesi. Per entrare in questo mondo ultraterreno, le vie privilegiate sono il sogno e la trance.
Attraverso i sogni si contattano i ‘Maestri venuti dal Cielo’. Gli aborigeni non parlano di divinità in senso tradizionale, ma di esseri extradimensionali, che vivono in un mondo parallelo e sembrano visitatori extraterrestri o alieni. Questi esseri primordiali, esseri di energia, hanno grande potere, la loro vibrazione è diversa dalla nostra ma essi esistono in un mondo compresente, anche se in un ‘Altro Tempo’, il ‘Tempo delle origini’. Le leggende dicono che, oltre questa realtà terrena, c’è una realtà ultraterrena, ‘il Mondo del Sogno’, separato dal nostro ma compresente; è possibile contattarlo in luoghi particolari, in genere caverne, che diventano varchi per un’altra dimensione, porte del sogno. Ci sono caverne per uomini e caverne per donne, perché la loro energia è diversa.
Uno dei varchi extradimensionali per l’età del sogno è nel cuore dell’Australia, a Ayers Rock, un gigantesco monolite rossastro di arenaria, lungo due km e mezzo e alto 335 m. che si eleva minaccioso e cupo sopra la distesa rossa del deserto. Gli aborigeni pensano che esso segni il confine tra Tempo degli Uomini e Tempo del Sogno; ogni sua fessura o caverna è sacra. Oggi la zona è stata sconsacrata dal business del turismo ed è diventata meta privilegiata dei viaggiatori, vi si possono vedere impressi strani disegni e strane incisioni, molti considerati di origine aliena.
Sciamano è chi riesce a passare nell'altra dimensione, dove può conoscere spiriti particolari, Esseri Superiori, le forze che hanno dato ai clan i territori, i miti, le tradizioni, e soprattutto i canti. Tali esseri non sono umani e non hanno fattezze umane. Gli aborigeni li chiamano ‘Quelli di Prima’. Credono che, nelle grandi pietre, ci siano varchi o aperture (buchi neri o tunnel spazio-temporali), che portano a immensi universi pieni di vita, paralleli ai nostri, dove vivono queste strane creature filiformi, solo vagamente antropomorfiche, abbastanza simili alle visioni che Castaneda dice di aver avuto nel deserto messicano, chiamandole 'gli Alleati'. Qualche volta i Maestri vengono dalla loro dimensione alla nostra per insegnare agli uomini cose utili alla vita; i loro insegnamenti vengono comunicati in forma vibrazionale, come canti, perché i Maestri conoscono le vibrazioni che creano tutte le cose e dunque i canti simulano le vibrazioni di energia che, al tempo delle origini, crearono il paesaggio, gli animali, le pietre, le piante ecc. Non diversamente i mantra induisti sono vibrazioni che imitano i suoni dell’Essere divino e la Genesi induista dice che il mondo fu creato da una vibrazione, come la Bibbia parla di un Verbo di Dio che crea il mondo.
I canti che gli aborigeni australiani dicono di ricevere sono le vibrazioni sacre che descrivono il territorio. Tutta l’Australia viene descritta in queste mappe di canti sacri, secondo una vera topografia sacra vibrazionale, una rete di canti che avvolge tutta l'Australia, in cui il ritmo e le vibrazioni vocali o del didjeridou imitano le vibrazioni che crearono il territorio, gli sconvolgimenti tellurici che produssero deserti e montagne, sorgenti e canions. Ogni tribù ha un canto che domina un preciso territorio e permette alla tribù di muoversi con sicurezza lungo un percorso; il canto descrive la via, le sorgenti, le caverne, i monti… da un lato è una mappa descrittiva di un viaggio, dall’altro la sua vibrazione è morfogenetica, cioè guida e mantiene la forma di un territorio. Là dove finisce il canto di una tribù comincia il canto di un’altra, così che tutti i canti si intrecciano e si uniscono dando luogo all’intera Australia.
L’iniziazione dunque avviene nelle caverne, là dove sono i varchi extradimensionali per penetrare l’Altro Mondo. Tutte le religioni più antiche, anche nel bacino del Mediterraneo, ci danno culti aderenti alla Terra e ai suoi luoghi profondi e comprendono l’incubazione onirica sacra delle sacerdotesse che, dormendo, comunicavano con le energie della Terra.
In un racconto australiano, l’iniziato viene trasportato da una corda su una roccia, che si apre inghiottendolo e si ritrova in un ambiente di luce, sulle cui pareti risplendono cristalli di rocca, alcuni di questi cristalli gli vengono consegnati con l’insegnamento di come servirsene. I cristalli di rocca sono elementi importantissimi nello sciamanesimo australiano come in quello di tutto il mondo, perché sono rappresentano ‘luce pietrificata’. Sia in Australia che in altri territori, Oceania come due Americhe, gli sciamani vengono immersi in un’acqua sacra e potente fatta con quarzo liquefatto, essa è un bagno di luce celeste, che dovrebbe modificare la vibrazione costitutiva dell'essere umano. I quarzi sono considerati pietre sacre che permettono anche di compiere voli della mente, attivando poteri superiori. Sono stati trovati manufatti impressionanti di origine ignota di popoli che hanno usato il quarzo per scopi che non sappiamo, probabilmente rituali. Michell Hedges, un avventuroso archeologo, trovò nel 1927 un teschio a grandezza naturale scolpito nel cristallo di rocca in Honduras, nelle rovine di una città maya, aveva 3.600 anni e veniva probabilmente usato dai sacerdoti per celebrare particolari riti magici, ma i Maya sono posteriori (290 a.C. circa) per cui il manufatto ha origini inquietanti. L’oggetto avrebbe richiesto 150 anni di lavoro a scalpello. Ma il fatto più curioso è che a Londra un museo possiede un teschio gemello di questo, che sembra costruito dalla stessa mano, salvo che la mandibola è fissa e non mobile.
In Australia, dunque, caverne speciali servono ai riti di iniziazione, il candidato dorme nella caverna dopo riti appositi e digiuni, affidandosi ai Mastri del Tempo del Sogno che lo uccideranno, squarteranno e modificheranno. Gli Arunta sognano che gli Spiriti del Mondo dei Sogni gli scagliano contro una lancia invisibile che gli trafigge la testa da parte a parte, spaccandogli la lingua (troviamo spesso nello sciamanesimo il simbolo della lancia). Lo Spirito toglie poi gli organi interni e li scambia con altri, conficca dei cristalli di quarzo nei polsi e nel terzo occhio, così l’uomo vedrà direttamente la verità o avrà poteri di guarigione. Anche nel mondo tibetano ci sono riti iniziatici per i veggenti che prevedono il conficcamento di una scheggia di osso nel terzo occhio per aprire la sua visione sottile. Attraverso il rito, l’uomo muore e rinasce modificato, diventando uno sciamano (le visioni di Krishnamurti, il più grande mistico indiano, parlano di analoghe sostituzioni di organi, che per lui avvengono eccezionalmente nell’arco lunghissimo di 70 anni).
In Australia, l’iniziazione ha luogo spesso attraverso sogni straordinari, con i quali si raggiunge la via sacra, si abolisce il tempo storico e si ritrova il tempo mitico.
La trasformazione viene simboleggiata dal mito del serpente Arcobaleno. La leggenda dice che una volta l’arcobaleno si trasformò in un grande serpente colorato che scese sulla terra e, strisciando col suo corpo di luce, formò fiumi, ruscelli e montagne. Un giorno il serpente Arcobaleno riparò due ragazzi dalla pioggia ma, senza volerlo, li inghiottì, trasformandoli in uccelli. Il serpente arcobaleno simboleggia un grande fiume di energia creativa, l’energia cosmica, la vibrazione che nel profondo della terra scuote gli strati rocciosi e crea la configurazione del mondo. Chi si immerge in questa energia si trasforma e rinasce in forma diversa con un diverso potere.
Lo sciamano, nel suo viaggio astrale, immagina di essere ridotto a scheletro, rende piccolissimo l’albero del mondo, lo mette in un sacchettino e si arrampica sul Serpente Arcobaleno, cioè sulla immane energia della Terra. Là metterà nel suo corpo dei quarzi o piccoli arcobaleni per cambiare i suoi poteri.
Il simbolo dell’arcobaleno è molto diffuso in tutto il mondo, come ponte tra terra e cielo; in Polinesia c’è un eroe che visita il cielo usando l’arcobaleno o un cervo volante; Buddha scende sulla terra con un arcobaleno; in altri luoghi troviamo come simbolo di ascensione la renna o ancora il cervo o l’aquila. I miti ci dicono che un tempo c’era comunicazione tra cielo e terra, ora la comunicazione è interrotta per un peccato delle origini ma lo sciamano può ricostituirla, risalendo l'arcobaleno; anche nell’Apocalisse il trono di Dio è circondato da un arcobaleno e i tamburi sciamanici a volte lo portano disegnato.
Lo sciamano aborigeno impara a sognare e ad usare il sogno lucido (come nello yoga tantrico); attraverso il sognare consapevole comunica con i ‘Rai’, spiriti disincarnati, o con i ‘Mimi’, fantastico popolo di esseri bizzarri dotati di grandi poteri (simile al piccolo Popolo che vive sotto terra che gli Irlandesi ereditarono dai Celti o al piccolo popolo dei Sardi che vive nascosto ed ha costruito le 'domus de janas'); grazie ai nuovi poteri, lo sciamano impara a vedere col terzo occhio o occhio della chiaroveggenza, si aprono in lui facoltà sconosciute, come vedere all’interno dei corpi (endoscopia), conoscere le energie interne della vita o conoscere cose che avvengono lontano. In modo non dissimile in Tibet nel 1100 sorsero le famose Scuole dei Maestri del Sogno; essi meditavano attraverso sogni lucidi e li usavano per accelerare l’illuminazione, apprendendo anche l’arte della chiaroveggenza o della diagnosi e guarigione
I dipinti nelle caverne australiane rappresentano spesso queste visioni intracorporee o endocorporee generate durante la trance, si vedono per es. animali o uomini entro cui sono tracciate linee simili ai meridiani cinesi, linee di scorrimento dell’energia; queste pitture parlano del peccato originale, di un paradiso terrestre da cui l'umanità venne cacciata per una violazione della legge, che interruppe il contatto con gli spiriti superiori, non diversamente da quanto avvenne nell’Eden perduto di cui parla la Bibbia.


TRATTO DA: heaven space



giovedì 25 agosto 2011

QUATTRO LIVELLI DI RILASSAMENTO


Questo metodo Ë particolarmente utile se sei malato perchè aiuta a costruire una connessione amorevole tra te e il tuo sistema corpo/mente. In questo modo puoi prendere parte attiva al processo di guarigione.
 
Prima fase: Il corpo 
ìRicorda tutte le volte che puoi di osservare il corpo e vedere se ci sono da qualche parte delle tensioni - nel collo, nella testa o nelle gambe.... Rilassale in modo cosciente. Vai in quella parte del corpo e parlale con amore persuadendola a rilassarsi. 

Vedrai con sorpresa che se ti avvicini a una parte del tuo corpo, essa ti ascolterà e farà ciò che dici: è il tuo corpo, dopotutto! A occhi chiusi, vai all'interno del tuo corpo percorrendolo con l'immaginazione dai piedi alla testa e cercando le zone di tensione. Se ne trovi, parla a quella parte da amico, crea un dialogo tra te e il tuo corpo. Dille di rilassarsi e poi dille: 'Non c'Ë nulla da temere. Non aver paura. Sono qui per prendermi cura di te; puoi rilassarti'. Piano piano acquisterai questa abilità. E il corpo si rilasserà".
 
Seconda fase: La mente 
ìPoi fai un altro passo, uno un po' pi˘ profondo, dicendo alla mente di rilassarsi. Se il corpo può ascoltarti, può farlo anche la mente ascolta. Ma non puoi iniziare dalla mente, devi cominciare dal principio. Non puoi iniziare a met‡. Tante persone iniziano con la mente e falliscono; questo perchè hanno iniziato dal punto sbagliato. Bisogna fare tutto nel giusto ordine. 

Se impari a rilassare il corpo quando vuoi, riuscirai ad aiutare la mente a rilassarsi quando vuole farlo. La mente Ë un fenomeno pi˘ complesso. Quando hai acquistato fiducia nel fatto che il corpo ti ascolter‡, hai anche una nuova fiducia in te stesso. Ora persino la mente ti ascolter‡. Con la mente ci vorrà un po' piu' di tempo, ma accadrà".
 
Terza fase: Il cuore 
Quando la mente Ë rilassata, allora inizia a rilassare il cuore, il mondo delle tue emozioni, che è un mondo ancora piu˘ complesso, piu˘ sottile. Ora però ti muoverai con fiducia, con grande fiducia in te stesso. Ora sai che è possibile. Se è possibile con il corpo e con la mente, Ë possibile anche con il cuore."
 
Quarta fase: L'essere 
ìSolo quando sei passato attraverso le tre fasi precedenti, puoi passare alla quarta fase. Ora puoi andare nel nucleo piu˘ profondo del tuo essere, che è al di là del corpo, della mente e del cuore ñ il centro della tua esistenza.

Adesso sarai in grado di rilassare anche quello, e questo rilassamento porta la piu˘ grande delle gioie, l'estasi e l'accettazione suprema. Sarai colmo di celebrazione e di gioia. La tua vita avrà la qualità di una danza."



Osho: The Dhammapada: the Way of the Buddha Vol. 1,#8

mercoledì 24 agosto 2011

RICORDO SI SE' (PARTE 2)


Ricordati di te stesso, idiota!
(Gurdjieff, nascosto dietro le quinte, a Orage che sta parlando sul palco)
Se non possiamo controllare la macchina, siamo la macchina.
Robert Earl Burton

esercizi di ricordo di sé più avanzati

Dopo aver acquisito dimestichezza con gli esercizi precedenti, si possono fare tentativi con esercizi che richiedono maggiore impegno. Ad esempio, molti trovano più difficile ricordarsi di sé quando sono in compagnia di altre persone. Fino a quando svolgono gli esercizi in solitudine riescono a mantenere una sufficiente concentrazione su se stessi, ma nel momento in cui devono prestare attenzione a ciò che fa o dice un'altra persona piombano nel sonno più completo.
Facciamo un esempio. Quando laviamo i piatti di norma non occorre un notevole grado di concentrazione, questa è infatti un'attività prevalentemente meccanica, il corpo la compie quasi da solo, tanto che la maggior parte del tempo possiamo permetterci di pensare a tutt'altro fantasticando con la mente. Un po' come accade quando si guida su un'autostrada senza traffico: si può pensare ad altro o parlare con il passeggero, eppure la parte più meccanica del nostro cervello continua a guidare senza problemi.
Se vogliamo svolgere l'esercizio di ricordo di sé mentre stiamo lavando i piatti dobbiamo portare l'attenzione su di noi oltre che sulle consuete azioni necessarie a lavare i piatti ( attenzione divisa ). Dal momento che tali azioni non ci impegnano mentalmente o emotivamente, ma solo fisicamente, l'esercizio risulterà relativamente - relativamente alla dimestichezza che abbiamo acquisito con tali esercizi - semplice. Dovremo infatti impiegare molte energie per dirigere l'attenzione verso l'interno, ma relativamente poche per fare sì che il nostro corpo continui a lavare i piatti.
Se invece stiamo ascoltando una persona che parla siamo molto impegnati a livello mentale, e spesso lo siamo anche a livello emotivo. Se poi siamo noi a parlare, l'impegno è totale. In tali frangenti dividere l'attenzione fra esterno e interno diventa complesso. Sarà sufficiente provare per accorgersi di quanto sia difficile. Se mentre il nostro interlocutore parla noi ci sforziamo di ricordarci di noi, inevitabilmente perdiamo alcuni frammenti del suo discorso. Se la paura di perdere parte di ciò che sta dicendo l'altro è molta, saremo costretti a smettere di fare sforzi per il ricordo e farci assorbire completamente da ciò che dice ( identificarci ).
L'unico modo per migliorare consiste nel provare e riprovare instancabilmente, magari cominciando con i dialoghi al telefono - in quanto la presenza fisica dell'interlocutore è fonte di ulteriore disturbo per il ricordo di sé. Se possiamo guardare in faccia l'altra persona, e lei può guardare noi, siamo molto più coinvolti e identificati con la situazione che si sta svolgendo, mentre al telefono il numero di sensi interessati all'esperienza è minore.
Provando ci accorgeremo che nel momento in cui la mente deve comprendere il significato delle parole dell'altro, o deve pensare alla risposta da dare, perde la capacità ricordarsi di sé: o fa una cosa, o fa l'altra. Non siamo abituati a dividere l'attenzione perché siamo sempre vissuti nell'identificazione completa con la nostra mente. Nessuno ci ha mai detto che possiamo essere un'"entità esterna" che osserva la mente al lavoro.
Riusciamo a osservare il corpo che lava i piatti, ma ci è difficile osservare la mente mentre compie un ragionamento. Nell'istante in cui la mente deve rispondere, la nostra coscienza, che magari fino a un attimo prima era riuscita a restare presente, e quindi divisa, si riidentifica al cento per cento con la mente pensante.
Questo è dovuto al fatto che noi possediamo ancora uno scarso controllo sulla nostra mente e sulle nostre emozioni, mentre ne abbiamo uno molto maggiore sul corpo fisico. Controllo e identificazione sono inversamente proporzionali: meno siamo identificati - cioè meno siamo coinvolti - con qualcosa, più ne abbiamo il controllo.
Un buon esercizio in preparazione al ricordo di sé in compagnia di altre persone può essere svolto mentre si guarda la televisione. In questo caso si è meno coinvolti perché ci si esercita in solitudine, ma allo stesso tempo si lavora sulla disidentificazione dalla mente, cioè sul ricordarsi di sé mentre la mente segue i dialoghi di un film o di una qualsiasi trasmissione. All'inizio non è semplice nemmeno questo, ma in ogni caso è preferibile cominciare a compiere questo genere di sforzi davanti alla tv, uno strumento con il quale non dobbiamo interagire in maniera attiva, che buttarsi subito nel mezzo di una conversazione dove il coinvolgimento è decisamente maggiore e il ricordo di sé diviene un'impresa titanica.
Altra possibilità è quella di sforzarsi di ricordarsi di sé mentre si legge. Ci si accorgerà presto che nei momenti in cui si porta l'attenzione verso l'interno si perde il significato di ciò che si sta leggendo. Più precisamente: una parte di noi è ancora capace di svolgere una funzione automatica di lettura, ma la mente che deve comprendere il significato non riesce a lavorare in due direzioni contemporaneamente: o si ricorda di sé, o afferra il significato. E' consigliabile esercitarsi inizialmente con letture poco impegnative dal punto di vista del significato.
Ricordarsi di sé ogni volta che si inizia a parlare a qualcuno costituisce un altro buon esercizio. Appartiene alla categoria degli esercizi "istantanei". Il momento in cui parleremo ci coglierà sempre di sorpresa. Sul lavoro qualcuno ci farà una domanda e la risposta uscirà da noi meccanicamente. Solo al termine della conversazione ci accorgeremo di non esserci ricordati di noi quando abbiamo pronunciato le prime parole.
Risulta interessante analizzare cosa accade in questo caso. Per esempio, decidiamo fermamente che ci ricorderemo di noi tutte le volte che rivolgeremo la parola a qualcuno durante le prossime tre ore. Non dobbiamo ricordarci di noi durante l'intera conversazione, il che costituirebbe già il passo successivo, ma solo al momento di pronunciare le prime parole. Nonostante il nostro fermo proposito, quando qualcuno ci interpellerà, le parole usciranno dalla nostra bocca come se fossero attirate dalle parole del nostro interlocutore, come se fossero una conseguenza inevitabile delle sue parole. Ciò dimostra che la nostra risposta in realtà non è mai pensata, ma è solo frutto di una reazione meccanica alla domanda dell'altro, o all'evento che abbiamo commentato.
Il nostro parlare è sempre una reazione meccanica all'avvenimento esterno, perché noi, come coscienza, veniamo bypassati dalla nostra mente. La coscienza osservatrice ( il testimone ) e la mente razionale sono due cose completamente diverse. Non riusciamo a frenare la reazione meccanica della nostra mente, non ci ricordiamo nemmeno di farlo, perché il nostro parlare è un meccanismo che funziona nello stesso modo da decenni, e tutti intorno a noi ne sono ugualmente schiavi, pertanto non abbiamo un valido metro di paragone. Notiamo un evento esterno e reagiamo meccanicamente, pensando o parlando senza aver realmente pensato in maniera cosciente, cioè con tutto il nostro essere in stato di presenza.
Possiamo veramente accorgerci che i nostri pensieri e le nostre parole sono meccanici - cioè reazioni meccaniche a stimoli sensoriali esterni – solo quando proviamo a fermarli coscientemente per mezzo di tali esercizi. Altrimenti questa rimane una teoria come tante.
Le conseguenze del parlare in stato di sonno anziché in stato di ricordo di sé sono sotto i nostri occhi tutti i giorni: i rapporti sociali su questo pianeta sono semplicemente disastrosi; e si va dal rapporto di coppia ai rapporti internazionali fra gli Stati.

Un altro buon esercizio consiste nel pensare "Io sono" non meno di una volta ogni ora, per tutto il giorno. Questo serve a permeare di ricordo di sé l’intera giornata. Sarebbe meglio accompagnare il pensiero con un'inspirazione (pensando "Io") e un'espirazione (pensando "sono").
Ricordarsi di sé ogni volta che si pronuncia la parola "Io" costituisce un esercizio molto avanzato e difficile da mettere in pratica. Purtuttavia a un certo grado del cammino sarà possibile eseguirlo e la sua efficacia è assicurata.
Anche mentre si mangia ci si può ricordare di sé. L’esercizio consiste nel rimanere presenti dal momento in cui si porta il cibo alla bocca a quando si inghiotte il boccone. Portare la propria attenzione sulla masticazione condiziona in maniera notevole l’assimilazione delle sostanze nutritive da parte dell’organismo; la presenza fa sì che cogliamo con maggiore profondità i sapori, estraiamo molta più energia dagli alimenti e di conseguenza percepiamo molto prima il senso di sazietà.
Ricordarsi di sé mentre si mangia spesso risulta difficoltoso per la presenza di altre persone che ci rivolgono la parola. In tal caso la buona regola di “non parlare con la bocca piena” può venirci in aiuto per consentirci di svolgere il nostro esercizio prima di dover rispondere a qualcuno.
Un contributo al ricordo di sé viene dato dallo sforzo di compiere delle semplici operazioni invertendo il lato con cui si compie l’azione. Per esempio, possiamo sforzarci di mangiare per una settimana con la mano sinistra invece che con la destra (o viceversa per chi è mancino) portando il cibo alla bocca con la mano sinistra e tagliando il pane con la mano sinistra. Lavarsi i denti, farsi la barba o depilarsi con la sinistra è un altro buon metodo per costringersi a rimanere presenti durante queste attività.
All'interno di una scuola esoterica è possibile esercitarsi fra allievi, e questa è in effetti la soluzione migliore. Risulta infatti più semplice ricordarsi di sé mentre si ascolta o si parla con qualcuno che sappiamo si sta a sua volta sforzando di ricordarsi di sé. Questo permette di acquisire una certa sicurezza 'in famiglia', e sarà poi meno complicato fare sforzi quando ci si sposta all'esterno della scuola.

concentrare lo sforzo

Una importante raccomandazione è necessaria: concentrare tutto lo sforzo durante il tempo che si è deciso di dedicare all'esercizio e non cercare di ricordarsi di sé anche al di fuori di questo tempo. Per quanto riguarda la prima serie di esercizi, se ad esempio decidiamo di ricordarci di noi tutte le volte che ci alziamo da una sedia, dobbiamo decidere in anticipo per quanto tempo fare sforzi in questa direzione.
Possiamo farlo per tutta la mattina, o durante le ore di lavoro in ufficio, o solo nel percorso dall'ufficio a casa, o esclusivamente dal momento in cui varchiamo la soglia di casa fino all'ora di cena, oppure possiamo decidere di fare sforzi per le prossime due ore indipendentemente da dove ci troveremo.
E' importante stabilire un limite di inizio e fine. Non è di alcuna utilità fare sforzi indiscriminati per tutto il giorno, perché si perde in capacità di concentrazione e l'esercizio non risulta altrettanto efficace. A meno che non si stiano praticando esercizi che per la loro natura richiedono un'estensione illimitata (ad es. l'esercizio dell'"Io sono"). Dobbiamo avere molta pazienza e procedere per gradi, non dobbiamo farci prendere dall'ansia di voler fare tutto subito. Questa risulta a lungo andare la tecnica migliore per svegliarsi. Sono consigli che nascono dalla mia esperienza diretta.
Per quanto concerne gli esercizi di "ricordo di sé prolungato" vale lo stesso principio. Se decidiamo di ricordarci di noi mentre spazziamo il pavimento non dobbiamo fare alcun tentativo né prima né dopo. Se decidiamo di farlo per il tempo in cui viaggiamo sull'autobus, dal momento in cui scendiamo dobbiamo interrompere gli sforzi.
Tuttavia nel breve tempo in cui decidiamo di concentrare gli sforzi tutta la nostra energia deve essere veicolata in quel tentativo. Se decidiamo di compiere sforzi per due ore, dobbiamo considerare quelle due ore come le ultime due ore della nostra vita. Sprecheremmo le nostre ultime due ore di vita per vagare con l'immaginazione da un pensiero all'altro senza alcuno scopo?
Qualunque cosa succeda in quelle due ore noi ci ricorderemo di noi stessi! Questo deve essere l'atteggiamento. Sforzi prolungati per troppe ore lungo la giornata non portano a nulla. Sforzi concentrati ma potenti portano inevitabilmente al risveglio.
Approdare a un nuovo stato di coscienza significa anche entrare consapevolmente in una nuova dimensione: la quarta dimensione. Questa dimensione è stata esaurientemente descritta da poeti, scrittori e chiaroveggenti, e la letteratura in merito è vasta (si vedano Arthur E. Powell e P.D. Ouspensky fra tutti). Penetrare in questa dimensione è come conquistare una fortezza nemica: dobbiamo organizzare dei raid mirati e potenti. Non possiamo combattere tutto il giorno con tutte le nostre truppe, perché ci esporremmo eccessivamente al fuoco nemico e dopo una settimana saremmo esausti. Attacchi di poche ore, ma portati regolarmente tutti i giorni, prima o poi ci consentiranno inevitabilmente di aprire una breccia nel muro nemico. Una volta aperta una breccia nella quarta dimensione, sarà più semplice penetrarvi le volte successive.

continua...
Testi sull'argomento:
LA PORTA DEL MAGO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
RISVEGLIO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
LA QUARTA VIA
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1974 (1921-1946)
FRAMMENTI DI UN INSEGNAMENTO SCONOSCIUTO
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976 (1915-1923)
IL RICORDO DI SE'
Robert Earl Burton, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1994 (1991)
LA MACCHINA BIOLOGICA UMANA
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 1999 (1991)
IL LAVORO PRATICO SU SE STESSI
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 2004 (1989)
tratto da: officinaalkemica di Salvatore Brizzi

IL RICORDO DI SE' (PARTE 1)


...In quel periodo avevo cominciato a leggere i libri di Gurdjieff e Ouspensky. Un giorno stavo dialogando con un mio amico, quando a un certo punto vidi che era addormentato. Mi parlava con veemenza dei fatti del giorno... ma non era sveglio. "Qualcosa" parlava al suo posto mentre lui dormiva. Ne provai orrore. Quello era il mio migliore amico, avevamo vissuto insieme momenti belli e brutti per anni. Ciò significava che anche io ero in quello stato. In quell'istante decisi che avrei dedicato il resto della mia vita a cercare di svegliarmi.
Salvatore Brizzi
Non c'è altro modo per sfuggire alla morte, all'infuori del ricordo di sé.
Robert Earl Burton

introduzione al ricordo di sé

Entriamo nel vivo dei processi alchemici atti a trasmutare l’uomo in qualcosa di splendidamente superiore. Affrontiamo quindi per la prima volta anche il concetto di « risveglio » dell’essere umano.

Il segreto degli alchimisti consiste nel « ricordo di sé », la PRESENZA. Lo sforzo di restare presenti produce il « fuoco alchemico » necessario per l'Opera.

Il primo passo verso l’acquisizione della liberazione e dell’immortalità consiste in un accurato lavoro di « risveglio »; l’individuo deve cioè rendersi pienamente conto che allo stato attuale sta dormendo.
Quando ci destiamo al mattino in realtà non ci svegliamo, ma passiamo da uno stato di sogno a un altro: è il sonno verticale; un sonno, cioè, che permette la posizione verticale, il movimento, il parlare, lo studiare... purtuttavia è ancora ben lungi dall'essere un reale stato di veglia. Si tratta di una condizione di perpetuo rintronamento nella quale non si pensa, ma si è pensati, non si provano emozioni, ma si è da esse trascinati, non si gestisce il proprio corpo, ma si subisce la sua fisiologia.
Se vogliamo lavorare per evadere dalla prigione è imperativo innanzitutto che sappiamo di essere all'interno di una prigione. Il più grande ostacolo al risveglio è che l'uomo pensa di essere già cosciente e pienamente libero! Per avere la certezza di essere in uno stato di prigionia è necessario vederlo con i propri occhi e, magari, rimanerne scioccati. L'ideale sarebbe riuscire a SENTIRE EMOTIVAMENTE l'addormentamento. Questo fornisce l'energia occorrente per iniziare a lavorare su di sé.
I seguenti esercizi si basano sul « ricordo di sé ». Lo sforzo di ricordarci di noi stessi nell'arco della giornata ci permette di vedere come siamo fatti e in quale stato viviamo tutti i giorni; serve a farci comprendere che durante il giorno "dormiamo" e di conseguenza non siamo mai coscienti di noi. Viviamo dentro un’allucinazione; non vediamo la realtà e non possediamo alcun potere occulto in grado di modificarla semplicemente perché dormiamo. Il "ricordo di noi stessi" ci permette di evitare di lasciar scorrere nell'inconsapevolezza la nostra esistenza quotidiana, portando alla luce anche le zone più nascoste di noi.

Cosa è il « ricordo di sé »? Non lo si può spiegare a parole: lo si capisce facendo gli esercizi. Come vedremo più avanti, si tratta di essere presenti qui-e-ora almeno in corrispondenza di determinate occasioni che vengono stabilite a priori. Un uomo risvegliato è un uomo che si ricorda di sé sempre, è un uomo che è sempre presente qui-e-ora per ventiquattro ore al giorno... anche nel sonno. Il ricordo di sé è infatti un livello di coscienza superiore che si può raggiungere solo sforzandosi di ricordarsi di sé!
L'errore principale della filosofia e della psicologia moderna risiede nell'aver ignorato un quarto stato di coscienza oltre i tre già noti all'uomo ordinario. Gli stati di norma conosciuti sono: sonno verticale (quello ritenuto a torto il normale stato di veglia dell'uomo), sonno profondo, sogno. Nessuna psicologia e nessuna filosofia sono proponibili se non si considera la possibilità nell'uomo di un quarto stato: lo stato di ricordo di sé, che è poi il reale stato di veglia.
Il ricordo di sé - è il 'terribile segreto' dell'Ars Regia che tutti gli alchimisti si sono preoccupati di tenere occulto nei loro scritti: è il « regime », l'« agente universale », il « fuoco lento » a cui la materia deve essere sottoposta per ottenere una trasformazione.
Premettiamo che l'effettivo stato di ricordo di sé è uno stato EMOTIVO SUPERIORE, non un fenomeno intellettuale. Quando nel corso della presente trattazione ci riferiremo al ricordo di sé, ci staremo in realtà riferendo ai nostri tentativi di ricordarci di noi, cioè all'unico stato attualmente possibile per il neofita: uno stato ancora principalmente mentale, in cui ci si sforza di essere presenti per ricordarsi di sé. Con l'espressione « ricordo di sé » intendiamo quindi riferirci allo sforzo di ottenere questo stato, e non allo stato stesso. Attraverso gli sforzi ripetuti sarà però possibile attivare il 'centro emotivo superiore' ( il Cuore ) e quindi entrare nel reale ricordo di sé... e questo è il nostro scopo.
Attraverso lo sforzo di ricordarci di noi tocchiamo con mano la totale assenza di Volontà che ci contraddistingue... ma non dobbiamo abbatterci a causa dei pessimi risultati. Il nostro lavoro consiste nello sforzarci ogni giorno di riuscire, non nell'ottenere un risultato, il risultato non interessa minimamente i nostri scopi.
Il ricordo di sé è il fenomeno più importante della Magia, dell'Alchimia e dell’esoterismo in genere. Compreso questo, l’uomo possiede la chiave per farsi progressivamente strada in altri stati di coscienza e acquisire nuovi poteri. Il ricordo di sé costruisce il « corpo astrale », o « corpo lunare », che permette la sopravvivenza dopo la morte, e anche il « corpo di gloria », cioè l'anima dell'individuo, che permette l'immmortalità assoluta. Sono due livelli iniziatici successivi. L'unico modo che abbiamo per capire cosa è il ricordo di sé è fare degli esercizi; esso non può essere compreso attraverso una spiegazione intellettuale come un qualunque altro concetto. Si può conoscere la meccanicità solo cercando di contrastarla: se noi siamo nati in catene, se siamo nati in una prigione, fino a quando non proviamo a uscire e ci accorgiamo che è difficilissimo, non abbiamo alcuno strumento per capire di essere nati dentro un carcere. Fino a quando stiamo zitti e buoni dentro la nostra prigione tutto fila liscio, solo quando tentiamo di superare il muro perimetrale, e non ci riusciamo, comprendiamo che non siamo liberi e non lo siamo mai stati.
Attraverso il persistente sforzo teso al ricordo di sé si produce una trasmutazione alchemica che consente di costruire i "corpi sottili" e di trasferire in essi la nostra coscienza. Tali corpi sopravvivono alla morte del nostro corpo fisico. Stiamo quindi parlando di sopravvivenza alla morte e successivamente di « immortalità assoluta ».
Il nostro obiettivo consiste nel lavorare alla fabbricazione dei "corpi sottili", e al trasferimento della coscienza dalla mente al Cuore, dove risiede il nostro vero Sé. Ciò si ottiene grazie ai ripetuti sforzi tesi verso il ricordo di sé, il controllo dell'immaginazione negativa, la trasmutazione delle emozioni negative in emozioni superiori (le emozioni del Cuore) e il lavoro con l'energia sessuale.
Tuttavia è bene sottolineare che praticando tali metodi non ci stiamo limitando ad agire soltanto per il « corpo di gloria », poiché stiamo anche lavorando alla fissazione dei corpi "inferiori": l'« astrale » (o emotivo) e il « mentale », che nell'uomo ordinario non sono interamente sviluppati. Del « corpo mentale » si parla poco e anche io non mi soffermerò sulla costruzione di tale corpo, ma è bene si sappia che esiste questo passaggio intermedio fra il corpo astrale e il corpo dell'anima. La fissazione completa di tali corpi consente di ottenere poteri sovranormali.

la pratica del ricordo di sé

1 -- Si tratta di ricordarsi di sé più a lungo che si può durante lo svolgimento di un'azione prolungata nel tempo. Un esercizio classico è il ricordo di sé mentre
-- laviamo i piatti;
ma le varianti possono essere molte:
-- spazziamo il pavimento,
-- scendiamo le scale,
-- ci laviamo i denti,
-- ci facciamo la barba,
-- ci depiliamo,
-- mangiamo un panino,
-- facciamo la doccia,
oppure nel tragitto fra l’automobile parcheggiata e il posto di lavoro, o fra casa nostra e la fermata dell’autobus... Ogni attività che abbia una durata non eccessiva può essere utilizzata come esercizio.
Si tratta di fermare il lavorìo della mente, il "dialogo interno" della mente, tutte le volte che ci ricordiamo, e sforzarci poi di rimanere presenti più a lungo possibile prima di ricadere nell'identificazione con i pensieri e le immagini mentali. Dobbiamo concentrarci su quello che stiamo facendo rimanendo coscienti di noi, senza vagare con il pensiero. Non dobbiamo lasciare che il corpo fisico esegua il lavoro da solo meccanicamente, dobbiamo accompagnare la sua attività con la nostra presenza qui-e-ora. Il corpo fisico sa lavare benissimo i piatti anche se intanto la mente pensa all'ultimo film che ha visto, ma lo scopo dell'esercizio è che TUTTO L'ESSERE lavi i piatti, non solo un corpo; dobbiamo rimanere pienamente coscienti di ciò che facciamo come se il corpo senza il nostro aiuto cosciente non potesse farlo. Mentre il corpo lava i piatti la mente deve essere lì con lui, e non vagare per associazioni di pensiero come è abituata a fare.
Per esempio, ricordiamoci di noi mentre ci spogliamo e ci svegliamo. Che sia la mattina prima di andare al lavoro, la sera quando torniamo, poco prima di andare a letto nell'indossare il piagiama, quando ci troviamo nello spogliatoio della palestra o della piscina... dobbiamo restare "presenti a noi stessi" metnre ci infiliamo o ci togliamo i vestiti, cioè completamente presenti a quello che stiamo facendo, senza farci distrarre da altri pensieri o da persone che richiamano la nostra attenzione. All'inzio può essere utile ripetersi: "Mi sto infilando i pantaloni... e sono presente... mi sto ricordando di me... non sono distratto da altro...".
Negli istanti in cui riusciamo a essere presenti sappiamo già che a breve ripiomberemo nel sonno. Ogni momento di presenza è una conquista. Mentre laviamo i piatti o ci spogliamo a tratti siamo presenti e a tratti ci identifichiamo con il contenuto della mente sognando a occhi aperti, immaginando situazioni e dialoghi assortiti... ma per ora siamo schiavi e non possiamo evitarlo, non abbiamo sufficiente Volontà per evitarlo, possiamo solo sforzarci di "tornare in noi" appena ce ne ricordiamo e prolungare questo stato di presenza finché ci è possibile. Noteremo presto che questi esercizi sono quindi un continuo andare e venire da uno stato di presenza a uno di assenza. Una continua lotta per rimanere desti. E la lotta contro la meccanicità è ciò che ci serve per provocare la « cottura alchemica » delle sostanze che vanno a formare i nostri "corpi sottili".
Nei primi tempi sarebbe bene non mischiare i differenti esercizi: è meglio concentrarsi per un’intera settimana su un unico esercizio e poi cambiare. Sette giorni è il periodo ideale. Dopo sette settimane si conclude un ciclo e se ne può cominciare uno successivo, mantenendo gli stessi esercizi oppure sostituendone qualcuno.

L'attenzione divisa. Praticando gli esercizi ci si accorge che il ricordo di sé implica il verificarsi di un particolare fenomeno detto « attenzione divisa », cioè la capacità di prestare attenzione a ciò che si sta facendo e contemporaneamente a se stessi. L'attenzione prende così due direzioni: una verso l'esterno e una verso l'interno. Nel corso della vita normale invece l'attenzione è monodirezionale, cioè la coscienza è interamente persa nell'evento esterno. Se una persona ci sta parlando noi siamo concentrati su di lei, la nostra coscienza è interamente PERSA in lei, annullata nell'avvenimento esterno. Quando ci si sforza di rimanere presenti ci si accorge che è possibile parlare con una persona prestando attenzione a quanto dice, e contemporaneamente ricordarsi di sé, cioè essere presenti a se stessi. Si può cioè tenere una parte dell'attenzione sempre rivolta verso l'interno.
Questo sforzo fa sì che dentro di noi si strutturi il corpo dell'anima - e che la nostra coscienza divenga perciò immortale - e che il nostro centro di consapevolezza si sposti in esso. Accade che noi diveniamo progressivamente l'entità che osserva l’apparato psicofisico al lavoro, e non si identifica più interamente con esso, non si annulla più in esso. Questa entità è la coscienza extracerebrale, ciò che in oriente viene definito « il testimone », l'osservatore imparziale. Il nostro disidentificarci dalla macchina biologica, il rimanere presenti come osservatori mentre il corpo e la mente fanno qualcosa, fa sì che creiamo nuovi "corpi sottili" da abitare e simultaneamente ci identifichiamo con essi, cioè spostiamo la nostra coscienza in essi. I due processi vanno di pari passo.
Se mentre camminiamo per strada ci proponiamo fermamente di rimanere « svegli » fino all’incrocio successivo, ma dopo qualche minuto sorprendiamo la nostra mente a fantasticare sopra gli argomenti più svariati, allora ancora una volta ci siamo ‘dimenticati di noi’... ci siamo ‘addormentati’.
Non abbiamo il controllo della nostra mente! Non abbiamo il controllo delle nostre emozioni! Non viviamo la vita che scegliamo noi, ma solo quella della nostra macchina biologica.
A questo punto l’assenza di libero arbitrio diviene per noi un fatto indubitabile. Non dobbiamo affidarci alle teorie di qualche filosofo per decidere se l’uomo possiede oppure no una libera Volontà. Lo possiamo sperimentare sulla nostra pelle!
Ma fino a quando non vengono attuate nella pratica, queste rimangono solo parole prive di utilità!
Questo sito non è un ricettacolo di teorie esoteriche, ma un costante richiamo a lavorare su di sé!
2 -- Questa seconda categoria di esercizi è molto differente dalla precedente: non si tratta infatti di ricordarsi di sé per un periodo prolungato (mentre laviamo i piatti o mentre camminiamo per strada), bensì di ricordarsi di sé in corrispondenza di azioni distribuite lungo la giornata, e che possono anche giungere all'improvviso (non possiamo infatti sapere quando squillerà il telefono o quando qualcuno ci rivolgerà la parola).
Una mattina ci alziamo e prendiamo una decisione risoluta: "Oggi, mentre sono in ufficio, voglio ricordarmi di me tutte le volte che giro la maniglia di una porta per aprirla". Questo significa che ogni volta in cui stiamo aprendo una porta dobbiamo essere presenti e pensare: "Ecco, sono presente, sono cosciente di stare aprendo questa porta".
Tornati a casa, oppure alla sera prima di andare a dormire, analizziamo la giornata e verifichiamo quante volte siamo riusciti a ricordarci di noi aprendo una porta. Se aprendo una porta non ci siamo mai fermati a pensare: "Ecco, ora ci sono, sono presente, sto aprendo la porta", allora non ci siamo mai ricordati di noi. Abbiamo aperto le porte nell'inconsapevolezza più totale, cioè nello stesso stato di sonno in cui abbiamo compiuto tutte le altre azioni nel corso della giornata.
Aprire le porte con consapevolezza rappresenta un esercizio efficace perché ci si costringe a restare presenti in un momento in cui è difficile esserlo, in quanto stiamo passando da un ambiente a un altro. Questo è solo un esempio e le varianti adottabili sono molteplici. Possiamo fare sforzi per ricordarci di noi tutte le volte che:
-- apriamo la portiera di un'auto per salire o scendere,
-- saliamo o scendiamo da un autobus,
-- ci alziamo da una sedia o ci sediamo,
-- squilla un telefono (sia nostro che di altri),
-- portiamo il bicchiere alla bocca per bere qualcosa,
-- azioniamo la freccia alla guida dell'auto,
...e così via.
Anche per questa pratica vale la regola dei sette giorni e delle sette settimane. I due diversi generi di esercizi possono essere alternati di settimana in settimana, in modo che dopo quattordici settimane abbiamo completato un ciclo di sette esercizi diversi per ognuno dei due tipi. Le varianti possiamo anche inventarle noi: scegliamo una qualunque azione e ci imponiamo di ricordarci di noi tutte le volte che la svolgiamo, tenendo conto del fatto che l'esercizio serve solo fino a quando ci costringe a compiere uno sforzo; quando ci abituiamo perde la sua efficacia e si deve passare a un altro.
All'inizio probabilmente non ci ricorderemo mai, o addirittura non ci ricorderemo nemmeno di analizzare la giornata alla sera per verificare se qualche volta siamo stati presenti durante il giorno. Ma se tutte le mattine per giorni e giorni ci riproponiamo di farlo, la situazione presto migliorerà. E' importante ribadire che un uomo risvegliato vive permanentemente in quello stato di ricordo di sé che noi fatichiamo a riprodurre solo per qualche istante nella nostra giornata, mentre stiamo mangiando o nel momento in cui squilla un telefono. Essere svegli significa, tra le altre cose, anche questo: ricordarsi continuamente di essere presenti.
Non facciamo esercizi per ottenere risultati, i risultati non contano nulla, il risveglio non è altro che un costante TENDERE VERSO il risveglio, pertanto il nostro obiettivo è restare sempre in uno stato di sforzo verso il risveglio, e non raggiungere il traguardo di ricordarci di noi, né un qualunque altro traguardo. La trasmutazione alchemica si produce a causa dello sforzo, non del risultato. Il lavoro alchemico è un salto nel vuoto, è l'accettazione della propria eternità. Ma a questo stadio è difficile comprendere tale affermazione.

continua...
Testi sull'argomento:LA PORTA DEL MAGO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
RISVEGLIO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
LA QUARTA VIA
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1974 (1921-1946)
FRAMMENTI DI UN INSEGNAMENTO SCONOSCIUTO
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976 (1915-1923)
IL RICORDO DI SE'
Robert Earl Burton, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1994 (1991)
LA MACCHINA BIOLOGICA UMANA
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 1999 (1991)
IL LAVORO PRATICO SU SE STESSI
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 2004 (1989)
tratto da ; officina alkemica di salvatore Brizzi

CHAKRA BREATHING


Primo stadio (45 minuti): stai in piedi, con i piedi alla larghezza delle spalle, chiudi gli occhi. Apri la bocca e inizia a respirare rapidamente nei chakra, i tuoi centri energetici. Inizia con il centro più basso, il primo chakra. Ogni volta che senti la campanella, muovi il respiro verso l'alto, nel chakra successivo. Il tuo respiro dovrebbe farsi più rapido e sottile mentre ti muovi verso l'alto attraverso ogni chakra. Permetti al tuo corpo di essere morbido e rilassato. Puoi muoverti, scuoterti, fare qualsiasi movimento delicato che dia supporto al tuo respiro. Giunto al settimo chakra, sentirai il suono di tre campanelle. A questo punto attraverso il respiro torna lentamente giù al primo chakra attraversando tutti i sette chakra. Hai circa due minuti per ritornare al primo chakra.Questo ciclo si ripete tre volte.
Secondo stadio (quindici minuti): siedi con gli occhi chiusi, in silenzio, immobile, e osserva qualsiasi cosa accada dentro di te.

da l primo al settimo respira poco meno di due minuti per chakra
poi arrivato al settimo ridiscendi tutti i chakra 
in un tempo di due minuti. ripeti il tutto tre volte
totale 45 poi riposa 15 minuti
(OSHO MEDITATION)

martedì 23 agosto 2011

CHAKRA E GLI ANGELI DELLA TERRA

una  meditazione per l'attivazione dei chakra, veramente semplice e molto efficace:

Siediti, chiudi gli occhi e inizia  di tre inspirazioni e espirazioni.
Inspira Luce attraverso la sommità del capo e falla scendere giù per tutto il corpo.
Espira tutto lo stress e le preoccupazioni che puoi avere, e falle uscire dai piedi  e giù alla Terra.lascia che la terra le assorba e le trasformi
un minuto è già abbastanza 

Metti la tua mano sinistra, con il palmo rivolto verso l'alto, sulla tua coscia sinistra.
con La tua mano destra tocca i chakra cominciando dal primo 

Chiedi, mentalmente o a voce alta, agli Angeli della Terra di venire e di attivare questo centro di energia  a cui rivolgi la tua consapevolezza e attenzione...
ringrazia con gratitudine
Ripetete questa procedura per tutti e 7 i chakra
dal primo al settimo

CHAKRA, MEDITAZIONE CON I COLORI

- Trova una posizione comoda, in cui la colonna vertebrale sia eretta. Chiudi gli occhi e fai tre profondi respiri, portando l’attenzione sull’aria che entra, fresca, dalle narici, ed esce riscaldata.Rilassati il più possibile.
- Dirigi l’attenzione al perineo e immagina che quel punto si trovi al centro di una sfera di colore rosso, luminoso e brillante. Se hai l’impressione di avere difficoltà a visualizzare il colore, rilassati, accetta la difficoltà, nota se al posto del rosso emerge un altro colore, e con calma riprova. Senti il corpo che si rilassa all’interno della sfera rossa.
- Porta poi la tua attenzione all’altezza del 2°chakra, tre dita sotto l’ombelico. Immaginalo avvolto da una sfera di luce arancione. Nota le eventuali difficoltà, eventuali altri colori che turbino l’uniformità della luce (questa osservazione sarà ripetuta per ogni chakra) e rilassa la parte. Senza sforzo, riporta ogni volta la tua attenzione all’idea di vedere la sfera di un bell’arancione.
- Procedi con il terzo chakra: il tuo plesso solare è avvolto da una sfera di luce gialla, brillante, trasparente, luminosa. Goditi il colore, rilassa il corpo, lasciati andare.
Quarto chakra: il tuo cuore è al centro di una sfera di luce verde smeraldo. Sentila mentre ti avvolge, rilassa il petto, e lasciati andare.
Quinto chakra: visualizza una sfera di luce azzurro brillante intorno alla tua gola. Goditi il colre, rilassati e lasciati andare.
Sesto chakra: una sfera di luce indaco avvolge il punto tra le sopracciglia, sede del chakra. Goditi il colore, rilassati e lasciati andare.
Settimo chakra: una sfera di luce viola è intorno al tuo chakra della corona. Goditi il colore, rilassati, lasciati andare.
- Concludi immaginando una doccia di luce bianca e brillante che purifica il tuo corpo, portando via tensioni, blocchi, problemi. Fai ancora qualche respiro riprendendo con calma il contatto con la realtà, e riapri gli occhi.