giovedì 26 luglio 2012

IL SACRO FUOCO

“ Tutti voi avete visto della legna bruciare in un camino, ma vi siete mai chiesti come fosse possibile che dei rami secchi, neri, contorti, potessero diventare così belli e scintillanti? Non è un miracolo vedere qualcosa di così nero diventare così luminoso ?... Allora, anche voi, quando vedete un fuoco bruciare, oppure quando siamo tutti insieme attorno al fuoco, al Bonfin, immaginate di gettarvi tutti i vostri vecchi rami, cioè i vostri vecchi istinti, le vostre sciocchezze, i vostri capricci. Tutto quello che è inutile, gettatelo nel fuoco ! Perchè esso è capace di trasformare tutto in calore, in luce... e siete voi a beneficiarne. Altrimenti, che potreste farne di quei vecchi rami? Non vi possono nè riscaldare, nè illuminare, perchè non siete in grado di trasformarli. Gettateli nel fuoco ed esso ve li restituirà sotto forma di luce e di calore.”O.M. Aïvanhov - La nuova terra




SACRIFICARSI E’ ESSERE DIVORATI DAL SACRO FUOCO DELL’AMORE DIVINO

Il fuoco rappresenta uno dei più grandi misteri. Ma quanti fra voi potranno comprenderlo? Abbiamo portato della legna, dei rami "morti" come si suol dire, dei rami neri, ricurvi, privi della benché minima traccia di bellezza. Una volta accesi, osservate che splendore, che luce!
Perché gli Iniziati, quando devono celebrare un rito magico, oppure i sacerdoti quando devono dire messa, accendono almeno una candela, un cero affinché la luce sia presente? Sono fatti a voi noti che tuttavia non avete mai cercato di approfondire. Quello che vi rivelerò a tale proposito è estremamente importante, al punto che, nell'attimo in cui ne verrete a conoscenza, sarete obbligati a realizzarlo nella vostra vita. Per alimentare la fiamma, la candela le fornisce i suoi materiali, e, così facendo, si consuma. La combustione rappresenta quindi un sacrificio. Se non c'è sacrificio, non ci sarà luce. Affinché la luce e il fuoco possano esistere, occorre un nutrimento, e la candela costituisce questo nutrimento. Anche noi rappresentiamo una candela con tutti i materiali combustibili. Si tratta di materiali opachi, morti; solo il fuoco può ravvivarli, renderli luminosi, a condizione che vi sia una scintilla in grado di infiammare la materia.
Fintanto che l'uomo conduce un'esistenza mediocre, egli permane una materia inerte, nera, al pari dei rami secchi. Solo dopo essere stato visitato dal fuoco dello spirito, egli si illumina, diventa bello, vivo, pieno di calore. Ciò non toglie che, per approdare a questa condizione, egli debba sacrificare la sua vita personale. Quello che impedisce agli esseri umani di compiere questo sacrificio, è il timore di scomparire. È pur vero che qualcosa scompare, ma questo qualcosa deve per l'appunto scomparire affinché compaia qualcos'altro. La materia della candela scompare per consentire alla luce e al calore di apparire. Mi direte che, nel volgere di qualche tempo, non resta più nulla della candela; questo è vero, ma l'uomo può ardere all'infinito. Una volta acceso, non può più spegnersi. In lui ci sarà sempre una materia che brucerà.
La cosa maggiormente auspicabile, miei cari fratelli e sorelle, consiste nell'essere divorati dal sacro fuoco dell'amore divino, poiché in quell'ardore troverete il segreto della vita. La maggior parte degli esseri umani non è ancora approdata all'illuminazione; essi mantengono intatta la loro personalità, non vogliono essere consumati, ragion per cui si ritrovano ad essere come candele che non sono ancora state accese. Bisogna che si decidano. Per ricevere la luce e il calore, è necessario che un giorno si decidano a bruciare tutto. Con quanto piacere abbiamo portato questa legna e questi rami per arderli! Avrebbero potuto benissimo rimanere in un angolo, abbandonati, inutili. Una volta accesi, osservate quanta gioia, quanta felicità infondono a tutti noi! E tutte queste energie ritornano in alto verso il sole da dove sono giunte... Il crepitio che sentite rappresenta una gioia, un'esultanza, una liberazione di energie. Sono catene che si spezzano, laddove i prigionieri escono dalla loro prigione e si liberano.
Se vige la tradizione di pregare il Signore accendendo una candela, facendo bruciare dell'incenso, è perché la candela che brucia, l'incenso che brucia simboleggiano il sacrificio che, consumandosi, produce dei risultati. Senza sacrificio non si ottiene nulla. Solo il sacrificio, che trasforma le energie, trasmutandole in un diverso stato, produce la guarigione, l'Illuminazione. Vedete, accendere una candela... Nessuno dei gesti che l'uomo compie nel corso della sua esistenza è privo di significato. Perfino quelli che sono apparentemente insignificanti racchiudono un senso molto profondo. Ogni volta che accendo un fuoco o una candela, vengo catturato dalla profondità di quel fenomeno che è il sacrificio, la qual cosa mi induce puntualmente a pensare che, per ottenere la luce, anche la luce interiore, la luce dell'intelligenza, la luce dello spirito, occorre un sacrificio, occorre sempre bruciare qualcosa dentro di sé.
Gli esseri umani hanno accumulato talmente tante cose all'interno di loro stessi, che potrebbero bruciare! Se potessero bruciare tutte le impurità, tutte le inclinazioni egoistiche e passionali che li spingono verso le tenebre, ciò produrrebbe una luce e una forza tali, che ne uscirebbero completamente trasformati. Eppure, anziché bruciarle, le conservano gelosamente. Aspettano di avere troppo freddo, ovverosia di essere privi d'amore, d'amicizia, di tenerezza, di dolcezza come nei periodi di freddo terribile in cui, non avendo più di che riscaldarsi, ci si mette a bruciare le vecchie sedie, le vecchie cassapanche, i vecchi armadi. Ora, occorre che l'uomo venga travolto da gravi preoccupazioni, da gravi disgrazie e da gravi delusioni affinché si decida finalmente a bruciare le cianfrusaglie che, da secoli, sono accatastate dentro di lui. Ma questo momento arriverà, arriverà per tutti. Quelli che mi hanno compreso, proveranno un sommo piacere nell'andare a stanare tutto ciò che è ammuffito, tarlato o consunto, per poi scaraventarlo tra le fiamme! Un braciere immenso... certo, se non siete altro che una fiammella, vi ritroverete presto spenti: basterà un anelito impercettibile per cancellarvi. Se invece siete un braciere, niente e nessuno vi potrà spegnere; al contrario, più si soffierà, più il fuoco aumenterà.
Finché si è piccoli, deboli, malaticci, finché non si è ancora saldi, alla minima prova ci si spegnerà. Ma, quando si è già ben accesi e vigorosi, tutte le difficoltà, le disgrazie e le ostilità vengono solo per rafforzare il fuoco, il dinamismo e la potenza. Certo, se siete forti, tutto ciò che accade corrobora il vostro fuoco. Ecco perché il vento è pericolosissimo per il fuoco. Quando c'è vento, i grandi incendi sono molto difficili da spegnere, perché esso li attizza. Se invece sussiste solo un piccolissimo focolaio, basterà soffiarci sopra per spegnerlo! Quante volte lo si è riscontrato: una lieve contrarietà e una tenue opposizione sono sufficienti perché i deboli cedano allo sconforto, gettando la spugna e arrendendosi. Per contro, coloro che rappresentano un braciere si esaltano, e addirittura cresce la loro determinazione ad andare avanti, sfidando ogni ostilità. A questo punto non chiedetemi se siete un braciere o se siete la fiamma di una candela. Potete arrivarci da soli. Se le più piccole contrarietà della vita vi inibiscono, non siete certo un braciere.
Che quelli che si sentono spenti si avvicinino a me affinché possa dar loro un fiammifero. Perché dovete sapere che io ho molti fiammiferi. Non ho altro che fiammiferi. Nell'arco della mia intera esistenza mi sono occupato di fiammiferi, ne ho a tonnellate. Allora, se ci sono candidati, si facciano pure avanti che ne darò loro qualcuno. Il solo pericolo è che, invece di accendere loro stessi, vadano ad appiccare il fuoco alle fattorie e ai granai! Così non può andare. Ma voi non mi capite... Avete constatato come il fuoco abbia attecchito in fretta? E con quale vigore, con quale gioia! Ci sono dei casi in cui esita, mentre questa sera, ah! Era formidabile! Notate anche com'è contento che io parli di lui. A questo punto il problema consiste nel sapere in che modo conservare il fuoco sacro. Ebbene, miei cari fratelli e sorelle, lo si conserva gettandogli ogni giorno alcuni frammenti di personalità. La personalità è appunto predestinata ad alimentare lo spirito. Finora non avete mai saputo a che cosa servisse la personalità. Vi chiedevate come sbarazzarsene. Non occorre sbarazzarsene, perché senza di essa non potreste sopravvivere sulla terra. Grazie alla sua presenza, disporrete invece di numerosi elementi per alimentare lo spirito. Sappiate che esiste una legge magica, secondo la quale, se volete ottenere dei risultati molto elevati, dovete sacrificare qualcosa della vostra personalità.
Quando vi recate a far visita ad un Iniziato, ad un mago, ad un grande Maestro per domandargli di guarire voi o un membro della vostra famiglia, oppure di donarvi il successo nell'ambito di particolari imprese, l'Iniziato vi spiega che, per fare ciò, dovete rinunciare ad alcuni vizi, ad alcune abitudini perniciose.
Se per esempio avete l'abitudine di indulgere alla maldicenza, di rubare o di mentire, dovete rinunciare a queste debolezze, dal momento che, in virtù di questa rinuncia, libererete un'energia che alimenterà il vostro successo. L'origine dei sacrifici, che si riscontra in tutte le religioni del mondo fin dalle epoche più remote, risiede in questo aspetto; la cosa triste è comunque ravvisabile nel fatto che i religiosi saranno gli ultimi a comprendere il grande segreto magico del successo. Sapete che nell'antichità si era soliti sacrificare gli animali. Le energie contenute nel sangue che colava si diffondevano nell'atmosfera dell'ambiente dove esse alimentavano certe entità che favorivano la realizzazione di simili richieste. La venuta di Gesù ha tuttavia insegnato agli esseri umani a non sacrificare più nulla di esteriore: animali, frutta, farina, olio; infatti, quand'anche questi doni avessero rappresentato un sacrificio per chi li faceva, non si trattava comunque di un sacrificio tanto essenziale quanto la rinuncia a certe debolezze, appetiti e bramosie. Perché sono questi i veri sacrifici.
Dunque, Gesù è venuto ed ha chiesto agli esseri umani di non immolare più i poveri animali esteriori, ma gli animali interiori, e poiché la personalità è la dimora di tutte queste bestiole, bisogna bruciarla affinchè possa liberare tutte le forze in essa accumulate. A quel punto lo spirito, sotto forma di luce, di calore e di vita, si troverà nell'abbondanza. Inutile dire che nell'uomo si è già prodotta una combustione, grazie alla quale la vita esiste, benché sia ancora una vita prettamente vegetativa, una vita animale, mentre io vi sto parlando della vita spirituale. Si tratta di qualcosa di diverso: a bruciare non sono più il corpo fisico né le cellule, ma la personalità e, quantunque essa non sia visibile, è comunque immensa, al punto che ci si può riscaldare e illuminare per secoli grazie a lei.Per il momento, purtroppo, non si sta bruciando la personalità, ma il corpo fisico. Osservate come, invecchiando, l'uomo si rimpicciolisce e si avvizzisce! Ad ogni modo è preferibile, cari fratelli e sorelle, tralasciare la combustione fisica che è naturale, che è normale per tutti noi e occuparsi della combustione della personalità.
Accendete un fuoco: noterete che sale, che tende verso l'unità, a differenza dell'acqua che, espandendosi, tende verso la molteplicità. Ecco perché il fuoco (e l'aria) è stato scelto come simbolo dello spirito, e l'acqua (e la terra) è stata designata come simbolo della materia. L'aria alimenta il fuoco che in sua assenza si spegne. L'aria e il fuoco si comprendono, salgono sempre verso l'alto. Il fuoco e l'aria sono due fratelli, mentre l'acqua e la terra sono due sorelle che si amano immensamente: l'acqua penetra sempre nella terra.

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