mercoledì 18 dicembre 2013

L'AMORE CHE TI OFFUSCA

Nebbia.
Dal latino nebula.

1. (meteor.) Goccioline d’acqua aventi diametro di qualche millesimo di millimetro che si formano in prossimità del suolo (…) diminuendo in misura più o meno sensibile la visibilità.

2. (Figur.) a. Di cosa che dura poco, o non ha consistenza. o non ha effetto rilevante; b. Di cosa che offusca le facoltà spirituali, che toglie fiducia e sicurezza.

Imbocco l’autostrada alla barriera di Agrate con un senso di disorientamento. No, non è per il muro di nebbia che mi aspetta da qui a casa. A Brescia, o meglio, nella Bassa ci siamo abituati alla nebbia. Per noi è unmust. Il bresciano doc sorride quando qualcuno si lamenta per la scarsa visibilità. E (da quando sono nato) risponde “Eh, caro mio, una volta sì che c’era la nebbia, mica adesso”. In effetti credo di essermi quasi convinto di questa verità storico metereologica. Anche a me sembra che i nebbioni non siano più quelli di una volta.
Ricordo una sera, un lunedì di tanti anni fa. Tornavo da Brescia, altezza Maclodio (il paese della battaglia). In prima, con fuori la testa dal finestrino, le sopracciglia gelate, le quattro frecce e la tentazione di mettermi a piangere per la disperazione.
Il mio disorientamento è legato ad Emma e al suo racconto.
Da qualche settimana, dopo che il suo ragazzo l’ha lasciata, combattiamo contro la sua depressione. Fiumi di lacrime dentro e fuori la seduta. E il sudore delle sue corse, unicofarmaco antidepressione. Finalmente un pochino di luce.

“Sa Dottore, ultimamente mi sento divisa a metà. Una parte di me si sta rassegnando, e cerca di soffocare l’altra parte, quella che spera ancora nel suo ritorno. Ma sento che la prima parte prenderà il sopravvento”.

“Come lo sa?”.

“Mi sembra di aver risposto al sorriso di una collega oggi” mi dice Emma sorridendo.
Questo accadeva la scorsa settimana.
Oggi nessun sorriso, ma uno sguardo gelido.

“E’ tornato”.

“E’ tornato?”.

“Si. Mi ha detto che si è pentito, che sono la donna della sua vita”.

Silenzio.

“E che da due anni va a letto con una mia collega”.

Mi aspetto il solito torrente di lacrime, ma da Emma questa volta non esce nulla. Ha gli occhi annebbiati, lontani, come se qualcosa offuscasse la sua anima. Non capisco quale delle due metà di Emma ho di fronte: quella che spera di tornare con lui? Oppure quella che getterà tutto alle ortiche?
Nei suoi occhi, in mezzo alla nebbia, mi sembra di vedere una bambina. Delusa. Mi viene in mente un’immagine straziante: mia figlia quella volta che ci è rimasta male, non ricordo nemmeno il perché. Magone.
“L’amore fa schifo” mi dice Emma.
“Ha ragione”.
Un aspetto difficile del mio lavoro è aiutare una persona come Emma, che ha investito tutto in una cosa che si è miserabilmente sgretolata, a trovare una soluzione. Ma quale soluzione? Il mio lato umano mi suggerirebbe una cosa tipo ma mandalo a quel paese. Non mi sembra un’idea geniale.
Non posso nemmeno dirle come la vedo io: una persona fragile che ha cercato di far quadrare il cerchio, entro una relazione altamente improbabile. E quando cerchi di far quadrare il cerchio, finisci per annebbiarti la vista. La mente si offusca, la lucidità sparisce.
La parte di Emma che vorrebbe rimettersi con lui si è attivata. Lo vedo dai suoi occhi. Tutta quella nebbia è necessaria, adesso più che mai. Altrimenti il cerchio non si chiude. (Fonte)

Nessun commento:

Posta un commento