domenica 30 giugno 2013

ESERCIZI PER IMPARARE A VISUALIZZARE

Le tre “attitudini mentali corrette”

A questo punto desidero illustrare pi`u dettagliatamente i tre atteggiamenti a cui ho accennato
nel primo capitolo e che svolgono una funzione di sostegno al metodo della forza
creatrice dei pensieri e della corretta respirazione.
1. Considerare positivamente tutte le cose.
2. Non dimenticarsi di ringraziare.
3. Non brontolare.

Con l’aiuto di queste tre attitudini mentali possiamo esprimere adeguatamente la nostra
natura positiva e la nostra essenza caratterizzata dalla volont`a di crescere. Naturalmente
il giusto uso della mente non si limita a questi tre punti: ce ne sono molti altri, ma
sottolineo in particolare questi tre perch´e sono fondamentali e di facile applicazione nella
vita quotidiana.

1. Considerare positivamente tutte le cose: dato che negli ultimi tempi si `e parlato
molto dell’importanza del pensiero positivo, non occorre aggiungere altro. `E dimostrato
che i pensieri positivi si ripercuotono anche sulla salute fisica, per esempio
rafforzando il sistema immunitario. Questa attitudine mentale non `e quindi una regola
per condurre una vita migliore (in senso morale o religioso), bens`ı un elemento
valido e importante per mantenere la salute psicofisica.
Abbiamo quindi un atteggiamento positivo di fondo e siamo disposti a vedere e cogliere
l’occasione in tutte le situazioni e le circostanze che si verificano. Questo non
significa affatto non avere nessun senso della realt`a o vedere tutto rosa. Al contrario,
invece di focalizzarci sul negativo e sulle difficolt`a, prendiamo in considerazione
entrambi gli aspetti, riuscendo cos`ı a riconoscere le nostre potenzialit`a.
Per esempio, se siamo malati, si manifestano dei fenomeni collaterali negativi, non
siamo pi`u in grado di lavorare e la situazione finanziaria diventa pesante. Ma ogni
medaglia ha due facce e in occasione di una malattia ci si pu`o accorgere della
gentilezza degli altri, accettarne l’aiuto e imparare ad apprezzarlo.
E invece di cadere nello schema di pensiero negativo che ci fa dire Sto cos`ı male,
tendiamo a pensare positivamente: Ce la far`o, o meglio ancora: Il problema `e
gi`a risolto, creando cos`ı la base per un superamento attivo del problema.

2. Non dimenticarsi di ringraziare: la gratitudine pu`o essere un sentimento basilare
ed `e quindi importante non dimenticarsene. L’energia segue l’attenzione: quando
siamo coscienti della gratitudine, emaniamo delle vibrazioni corrispondenti e ne attraiamo
di analoghe. Ci`o significa che tenderanno a verificarsi sempre pi`u situazioni

per le quali essere grati.
A certe persone manca un atteggiamento di fondo positivo e devono dirigere la loro
attenzione sulle cose per cui possono provare gratitudine, per quanto piccole esse
siano. Pu`o anche esserci chi sostiene che nella sua vita non ci sia proprio niente per
cui essere grato, ma in realt`a lo si pu`o gi`a essere per il solo fatto di vivere.
Non `e solo in virt`u delle nostre forze che siamo vivi: siamo mantenuti in vita grazie
all’aiuto e alla benevolenza della nostra famiglia e delle altre persone che fanno
parte del nostro ambiente, grazie alla generosit`a della natura e alla saggezza dell’energia
inesauribile e invisibile dell’universo. Per questo, anche se non ci fosse
davvero nient’altro, dobbiamo mostrarci riconoscenti verso questi esseri che ci aiutano
a restare in vita. Manifestiamo dunque la nostra riconoscenza a tutto ci`o che ci
accade, a partire dal miracolo della nostra vita. O riteniamo forse che si tratti di un
caso non degno di gratitudine? Gi`a adottando questo nuovo atteggiamento la nostra
disposizione di spirito cambia completamente.

3. Non brontolare: se invece di essere grati troviamo sempre da ridire su tutto, finiamo
per emanare questi pensieri e sensazioni negativi sotto forma di vibrazioni
che attirano solo avvenimenti di cui lamentarci. Pensieri del tipo: Mi trovo
in difficolt`a, Questo per`o non mi piace, Non ce la faccio, `E fatica sprecata,
`E pesanteo `E faticosoe via dicendo, attirano situazioni difficili,
sgradevoli, pesanti e faticose.
Piangiamo perch´e siamo tristi, perlomeno cos`ı crediamo. Ma in realt`a `e vero il
contrario: diventiamo tristi perch´e piangiamo. Quando qualcuno ci provoca verbalmente,
rispondiamo con un insulto, anche se non sarebbe difficile tacere e lasciarsi
scivolare addosso quelle parole. Reagendo, invece, fomentiamo il fuoco
della collera.
Da un lato `e importante evitare di brontolare e cercare di tenere sotto controllo l’impulso
a farlo nella vita di ogni giorno; dall’altro `e meglio esprimere il disappunto e
sentirsi poi sollevati, piuttosto che ingoiare la rabbia.
Quando si ha qualcosa di cui lamentarsi, non si dovrebbe tenerselo dentro e brontolare
fra s´e e s´e, ma dar voce al proprio disagio. Non appena abbiamo espresso la
nostra rabbia dovremmo dimenticarla. Una buona cosa `e saper ridere delle proprie
preoccupazioni.




La Fonte dell'Eterna Giovinezza

La Fonte dell'Eterna Giovinezza
Come vivere in perfetta salute e libertà grazie alla corretta respirazione e alla forza creatrice dei pensieri

Nobuo Shioya

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sabato 29 giugno 2013

IL SILENZIO E' ASSOLUTO, L'ABISSO SENZA FONDO



















Esiste un silenzio che affiora solo quando sei assolutamente
libero da qualsiasi controllo: discende
in te. Pertanto, devi ricordare che, attraverso il tuo
controllo, non farai che distrarre la tua energia.
 La mente è un ferreo dittatore, tenta di controllare
ogni cosa. E se non riesce a controllare qualcosa, lo
nega; dirà che non esiste.
Prima di andare a dormire, ogni sera, fa' questa meditazione:
siediti semplicemente sul letto, spegni le
luci e accertati di aver concluso tutto ciò che volevi
fare, perché dopo questa meditazione dovrai andare
solo a dormire.

 Al termine, non devi fare assolutamente nulla:
colui che agisce non deve subentrare minimamente,
dopo aver praticato questa tecnica.
 Dovrai semplicemente rilassarti e affondare nel
sonno, poiché di fatto il sonno sopraggiunge, non è
qualcosa che puoi controllare. Nel sonno esiste una
qualità che è in pratica simile alla meditazione - il silenzio
- immergendosi in esso, giunge semplicemente.

 Ecco perché molte persone soffrono d'insonnia:
tentano di controllare perfino il sonno, da qui nasce
il problema. Non è qualcosa che puoi gestire o amministrare; puoi semplicemente
aspettare, puoi solo essere in uno stato d'animo rilassato e ricettivo.
 Dunque, dopo questa meditazione devi semplicemente rilassarti e andare a dormire,
in modo che esista una continuità, così la meditazione continuerà
a fluire dentro di te: per tutta la notte quella vibrazione sarà presente.
 Al mattino, quando aprirai gli occhi, sentirai di aver dormito in modo totalmente diverso.
Esisterà un cambiamento qualitativo: quello non era soltanto sonno; era presente
qualcos'altro, ben più profondo del sonno. Sei stato inondato da qualcosa, qualcosa
che non riesci a definire, qualcosa di ignoto.
 La tecnica è semplicissima. Siediti sul letto, rilassa
il corpo, chiudi gli occhi e immagina semplicemente
di esserti perso in una regione montuosa. La notte è
buia, in cielo non c'è neppure uno spicchio di luna, e
il cielo stesso è oscurato da nuvole nere. Non puoi
neppure vedere una stella: il buio è assoluto, non sei
neppure in grado di vedere la tua mano.
 Sei perso tra quelle montagne ed è difficilissimo
trovare la strada. Il pericolo ti sovrasta: a ogni istante
puoi cadere in un burrone, precipitare in un abisso,
dove scomparirai per sempre. Pertanto, ti muovi
a tentoni, con estrema cautela. Sei totalmente all'erta,
poiché il pericolo è estremo, e quando il pericolo
è così grande, si deve stare molto attenti.
 Questo immaginare una notte buia e una regione
montuosa serve solo a creare una situazione di estremo
pericolo. A quel punto sarai in uno stato d'allerta
altissimo: se cadesse uno spillo, lo sentiresti. Ed ecco
che, all'improvviso, ti ritrovi sull'orlo di un precipizio: senti che adesso
di fronte a te non esiste alcun sentiero, e non riesci a stabilire quanto
sia profondo quell'abisso; quindi prendi una pietra e la getti in quel
vuoto abissale, solo per percepirne la profondità. Aspetta e ascolta,
attendi l'eco di quella pietra che colpisce una roccia. Continua ad ascoltare,
continua ad ascoltare, continua ad ascoltare... ma quel suono
non arriva: è come se quell'abisso non avesse fondo. E il tuo semplice
restare in ascolto fa sorgere dentro di te un'immensa paura; e con quella paura,
ovviamente, la tua consapevolezza diventa una fiamma. Lascia che tutto questo
prenda forma concreta nella tua immaginazione. Getta una pietra e aspetta.
Continua ad ascoltare, continua ad ascoltare... tu aspetti con un anelito nel
cuore, ma non giunge alcun suono. Il silenzio è assoluto.
In quel silenzio cadi addormentato. In quel silenzio
privo di qualsiasi suono, addormentati.

Osho.

fonte Arancione

lunedì 24 giugno 2013

AMATE VOI STESSI!!!


Fermatevi e ascoltate il vostro Se’, percependo il flusso del vostro percorso interiore. Assecondate il vostro quotidiano con la consapevolezza che in Voi opera un profondo mutamento. Riflettete un momento: Qual è un problrma che vorreste cambiare? Ascoltate la carica emotiva di questo problema .Sentite i pensieri che sottengono quel disagio. Prendete coscienza dell’ intenzione che segue questi pensieri e queste emozioni. Adesso ascoltate la voce del vostro Sé. Concedete a voi stessi di ricordare la prima volta che avete sperimentato questo problema . Qual è il comportamento “protettivo” che è stato usato la prima volta per alleviare il disagio? Permettetevi di sostituire il conforto del vostro ego ferito con Amore, Perdono Incondizionati e Accettazione, affinché possiate: Confortare l’emozione , Scegliere un pensiero/atteggiamento positivo, Selezionare una potente intenzione/pensiero. Rilasciate il problema come una “scusa” o una “ragione” per agire dal vostro Io ferito. Determinate di agire dal Potere Dentro voi STESSI !!!! Da questa prospettiva, scegliete di creare un’immagina nuova e “migliorata” per la vostra vita quotidiana.

domenica 23 giugno 2013

TRASFORMARE I PENSIERI IN ESPERIENZA

















La neuroscienza ha dimostrato che possiamo cambiare il nostro cervello, e
quindi i comportamenti, gli atteggiamenti e le convinzioni, semplicemente
pensando in modo diverso (in altre parole, senza cambiare nulla dell’ambiente
in cui viviamo). Attraverso prove mentali (vale a dire immaginando ripetutamente
di svolgere un’azione), i circuiti nel cervello possono riorganizzarsi per
rispondere ai nostri obiettivi. Possiamo far diventare i nostri pensieri talmente
reali da costringere il cervello a cambiare per allinearsi all’evento che è appena
diventato una realtà concreta. Possiamo persino modificarlo, il cervello, in
modo che anticipi qualsiasi esperienza del mondo esteriore.
Ecco un esempio. I partecipanti a un esperimento, impegnati in esercizi
mentali al pianoforte (dovevano suonare per due ore al giorno muovendo
una sola mano, ma senza mai toccare realmente la tastiera dello strumento),
furono rilevati quasi gli stessi cambiamenti cerebrali riscontrati
nelle persone che si erano esercitate fisicamente eseguendo i medesimi
movimenti con le dita sul pianoforte a parità di durata.

Le scansioni delcervello mostravano che tutti i partecipanti avevano attivato e
d espansogruppi di neuroni nella stessa area specifica. Fondamentalmente,
le persone che si erano esercitate mentalmente nell’esecuzione di scale e accordi
avevano attivato all’incirca lo stesso numero di circuiti cerebrali del gruppo
che aveva svolto l’attività alla tastiera.

Lo studio dimostra due cose importanti: innanzitutto non solo siamo in
grado di cambiare il cervello pensando in modo diverso, ma siamo anche
in grado, quando siamo veramente concentrati e determinati, di impedire
al cervello di riconoscere la differenza tra mondo interiore mentale e ciò
che viviamo nell’ambiente circostante. I pensieri che facciamo, quindi,
possono diventare le nostre esperienze di vita.

Questo concetto è fondamentale per la riuscita degli sforzi che facciamo
per sostituire le vecchie abitudini (eliminare vecchie connessioni neuronali)
con abitudini nuove (creare nuove reti di neuroni). Allora diamo un’occhiata
più da vicino a come avviene la sequenza di apprendimento in
quelle persone che si esercitano mentalmente al pianoforte ma che non
suonano mai concretamente nessuna nota.
Sia che acquisiamo un’abilità a livello fisico o a livello mentale, gli elementi
che entrano in gioco per cambiare il cervello sono quattro: conoscenze
apprese, istruzioni pratiche, attenzione e ripetizione.

. L’apprendimento di conoscenze crea nuove congiunzioni sinaptiche;

. le istruzioni pratiche coinvolgono la sfera del corpo, creando un
nuovo tipo di “esperienza” la quale, poi, andrà ad arricchire il cervello;

. l’attenzione e la ripetizione costante della nuova abilità appresa permetteranno
al cervello di cambiare realmente.


Il gruppo che ha suonato concretamente le scale e gli accordi ha attivato
nuovi circuiti cerebrali perché ha seguito questa formula.
Ma anche i partecipanti che hanno svolto solo prove mentali hanno
rispettato questa formula, tranne per il fatto che non hanno coinvolto
fisicamente il corpo. Per loro, a livello mentale, non è stato affatto difficile
simulare di suonare il pianoforte.

Ricorda, dopo che questi soggetti si sono esercitati ripetutamente a livello
mentale, il loro cervello ha manifestato i medesimi cambiamenti neurologici
avvenuti nei partecipanti che hanno suonato concretamente il
pianoforte. Si sono formate lo stesso nuove reti di neuroni (reti neurali), a
dimostrazione del fatto che, in effetti, anche loro si sono esercitati nell’esecuzione
di scale e accordi senza fare fisicamente pratica. Si potrebbe dire
che il cervello di questi soggetti “esisteva nel futuro”, prima ancora che
avvenisse l’esperienza fisica di suonare il pianoforte.

Grazie alle dimensioni considerevoli del lobo frontale e alla nostra capacità
unica di rendere i pensieri più reali di qualsiasi altra cosa, il proencefalo
riesce spontaneamente ad “abbassare il volume” di ciò che avviene
nell’ambiente esterno, in modo che venga elaborato soltanto un pensiero
ben preciso. Questo tipo di elaborazione interna ci coinvolge nel processo
immaginifico mentale così in profondità da indurre il cervello a modificare
i suoi programmi senza aver sperimentato l’evento nella realtà. Se riu
sciamo a cambiare la mente a prescindere dall’ambiente esterno, e quindi
ad abbracciare un ideale concentrandoci stabilmente su di esso, il cervello
anticiperà le circostanze ambientali.

In questo consistono le prove mentali: sono un importante strumento per
cambiare l’abitudine di essere te stesso. Se pensiamo ripetutamente a qualcosa,
e riusciamo a escludere tutto il resto, ci sarà un momento in cui il
pensiero diventerà realtà. Quando ciò accade, significa che l’hardware neurale
è stato riprogrammato per riflettere il pensiero sotto forma di esperienza.
Questo è l’istante in cui il pensiero cambia il cervello, e quindi la mente.
Comprendere che la trasformazione neurologica può avvenire in assenza
di interazioni fisiche a livello ambientale è fondamentale per riuscire a
cambiare l’abitudine di essere te stesso. Pensa alle molte implicazioni
dell’esperimento sull’esercizio del pianoforte. Se applichiamo lo stesso
procedimento (le prove mentali) a qualsiasi altra cosa che vogliamo fare,
possiamo cambiare il nostro cervello prima ancora che sia la realtà esterna
a cambiarlo.

Se riesci a influenzare il cervello affinché cambi prima di vivere l’evento
desiderato futuro, crei i circuiti neurali adatti che ti permetteranno di
comportarti in armonia con la tua intenzione prima che diventi realtà
nella tua vita. Provando e riprovando un modo migliore di pensare, agire
o essere, “installerai” l’hardware neurologico necessario per prepararti fisicamente
al nuovo evento.
In effetti fai molto più di questo, perché l’hardware del cervello, secondo
l’analogia che ho scelto di utilizzare in questo libro, corrisponde alla
struttura fisica dell’organo, alla sua anatomia, ai neuroni che lo compon
gono. Se continui a installare, rinforzare e perfezionare il tuo hardware
neurologico, come risultato finale otterrai una inedita rete neurale: in pratica,
avrai un nuovo programma software.

Proprio come il software di un computer si avvia automaticamente, così
anche il tuo nuovo “programma” (che può essere un comportamento,
un’attitudine o uno stato emotivo) inizierà a funzionare spontaneamente.
A questo punto hai raffinato il cervello e lo hai preparato per la nuova
esperienza; inoltre la mente sarà all’altezza di gestire la sfida. Quando
cambi la mente, anche il cervello cambia.

Così, quando arriverà il momento in cui dovrai dimostrarti autonomo
o in controtendenza rispetto alle circostanze ambientali, potrai essere già
pronto a pensare e ad agire mosso da una convinzione forte e incrollabile.
Infatti, quanto più formuli l’immagine di un comportamento relativo a
una situazione futura, tanto più facile sarà per te mettere in atto un nuovo
modo d’essere.
Allora, riesci a credere in un futuro che non puoi ancora vedere o sperimentare
attraverso i sensi, ma a cui hai pensato un numero sufficiente di
volte tanto che il tuo cervello è cambiato davvero, assumendo l’aspetto che
avrebbe se quell’esperienza fosse accaduta realmente, prima ancora che
l’evento si sia verificato sul piano fisico nell’ambiente esterno? Se è così,
allora il tuo cervello non è più una registrazione del passato, ma è diventato
una mappa del futuro.

Ora che sai di poter cambiare il tuo cervello pensando in modo diverso,
è possibile cambiare anche il tuo corpo affinché “sembri” che abbia già
vissuto una certa esperienza, prima ancora che le circostanze si siano realmente
verificate? La tua mente è tanto potente? Resta sintonizzato.

Cambia l'abitudine di essere te stesso - Joe Dispenza

venerdì 21 giugno 2013

VICTORIA IGNIS E IL DOLORE

“Lo stress del lavoro d’ufficio mi sovrastava e io diventavo sempre più inadeguato e insoddisfatto di me e, soprattutto, arrabbiato con me stesso e con la vita. Perché avevo scelto quel dannato lavoro? Perché, più in generale, avevo scelto di lavorare? Perché mi ero incarnato su questo fottuto pianeta? Maledetti i miei genitori che mi avevano dato una vita che io non avevo mai chiesto!
Con quale facilità quei pazzi ignoranti si permettevano di mettere al mondo dei figli dentro questo schifo?”

“Il dolore dell’asservimento quotidiano diventava insopportabile quando mi rendevo conto che non c’era via d’uscita, che il problema non era il lavoro, perché un altro lavoro sarebbe stato uguale, se non peggio. Il problema erano i 1.400,00 euro al mese, il problema erano le bollette da pagare se non volevo tornare a vivere dai miei, il problema era un ingranaggio del cazzo che mi stava stritolando.
Ma ancora più atroce era la consapevolezza che, forse, il problema ero proprio io che non mi sapevo adattare. E io non mi sarei mai adattato.
Quando un giorno mi ritrovai a girare fra i siti dove si riuniscono gli adolescenti (11-12-13-14 anni) aspiranti suicidi, improvvisamente mi tornò in mente lei.”

Non c’è mai un mondo. C’è sempre solo una particolare visione del mondo a cui ogni giorno mollemente aderisci. È una morbida discesa verso il baratro dei calpestati dalla vita. La discesa è sempre liscia e priva di ostacoli. Invitante come quella d’uno scivolo al parco giochi. È la salita a essere ardua, per questo motivo solo i risoluti la intraprendono. I Senza Sonno erano abili scalatori.

È semplice: ti lasci andare un attimo e tu diventi effetto mentre il mondo diventa causa. È quasi indolore... all’inizio. Cominci a sperare che qualcosa nella tua vita vada bene, che ne so... l’esame, il lavoro, trovare parcheggio. Oppure tutto inizia con una piccola paura. Cos’è infatti la speranza se non la paura che qualcosa possa non andare come vuoi tu? Sono due facce della stessa medaglia. “Spero di non ammalarmi.” Ti dici. Oppure: “Spero che non mi licenzino.” “Speriamo che arrivi quella somma di denaro.”
Mi raccontava Victoria Ignis, sospirando, tra l’ironico e l’annoiato.

Ma a questo punto è già fatta. Il mondo predispone per la tua vita e tu non puoi che continuare a sperare, a pregare che il mondo onnipotente non sia troppo severo con te. “Eccone un altro che si è lasciato andare. Non ci darà più fastidio. Possiamo volgere lo sguardo altrove.” Sentenziano le Sentinelle Cieche. Loro sono le guardiane di questo angolo di Universo. Sai cosa le mette davvero in allarme? L’assenza della manifestazione del dolore. Rispettano solo coloro che non permettono all’interno di sé la più piccola smorfia di dolore.

“Coloro che non provano mai dolore? È possibile?”

Non lo so se è possibile non provare mai dolore. In tutta sincerità credo che se adesso un ferro da stiro mi cadesse sulla testa dal secondo piano, proverei una grande quantità di dolore. Ma non hai colto il punto. Le Sentinelle Cieche sentono l’odore di coloro che pur soffrendo non lo danno a vedere. Coloro che non si lamentano mai, che non esprimono smorfie di dolore. I Senza Sonno erano addestrati a circoscrivere le loro emozioni negative al loro interno. Non significa che non soffrissero, o che volessero reprimere la sofferenza, tutt’altro, avevano oramai fatto pace con le loro emozioni, ma in seguito, al loro interno, si era formata un'essenza che era più forte di ogni dolore. Per quanto lo comprendessero e non se ne vergognassero, anche quando venivano feriti in battaglia, stavano in silenzio e facevano in modo che il dolore – elemento alchemico prezioso – non si disperdesse all’esterno e non coinvolgesse altri.
D’altronde a cosa sarebbe servito gridare o dimenarsi?
“Quando il dolore ti attacca, ingoia il dolore.” Diceva Draco Daatson.
I Senza Sonno morivano tutti in silenzio. La loro ultima parola era la loro inamovibile Presenza.

“Ma cosa diavolo potevo fare io? Non mi sembra d'essermi comportato in maniera così diversa da tanti altri ragazzi insoddisfatti del proprio lavoro.”

Infatti, ti sei comportato proprio come qualunque altro perdente. Hai perso potere. Ti ho lasciato solo per due mesi nel nuovo posto di lavoro e hai perso buona parte del potere che avevi acquisito. Hai ricominciato a lamentarti e sei caduto in depressione. Eri nuovamente sull’orlo del suicidio. Alice nel Paese delle Meraviglie che annega nelle sue stesse lacrime. Quando ti dimentichi di me, ti rimpicciolisci e il mondo diventa un gigante. Quando ti ricordi di me, il mondo rimpicciolisce e tu torni a essere un gigante.

Ricorda, mio amato: ogni lamentela è un canto di sconfitta, è il caotico frastuono dei cavalli d’un esercito che si ritira. Più ti lamenti più stringi le corde che ti legano all’oggetto della tua lamentela.
Ecco perché oggi mi sono compiaciuta di portarti un’ennesima goccia di Vril

Tratto da “Il libro di Draco Daatson – Parte seconda” (non ancora in commercio)

Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)

mercoledì 19 giugno 2013

La morte è la Soglia nel Divino

“La morte è la Soglia nel Divino; è il nome della soglia del Tempio di Dio. Chi medita muore di sua volontà. Esistono due tipi di morte. La prima è la morte comune: tutti muoiono. Questa non è la morte del mistico. La morte comune accade contro di te, vi entri con estrema riluttanza. Non ci vuoi entrare, ti aggrappi alla vita; non ti apri a quell’abbraccio, non sei disponibile a quell’incontro. Ecco perchè continui a lasciartene sfuggire l’essenza. Sei morto molte volte, ma ogni volta eri così ossessionato dalla vita che non hai potuto vedere cosa fosse la morte. I tuoi occhi erano focalizzati sulla vita, ti aggrappavi alla vita. Venivi trascinato via, e il solo modo per completare quel processo è stato renderti inconsapevole. Quando un chirurgo deve operarti, ti fà l’anestesia, per renderti inconsapevole. E’ ciò che la morte ha fatto per secoli, dall’eternità. Se non puoi entrarci con gioia, danzando, scatta l’anestesia implicita all’organismo: prima di morire perde coscienza. Ecco perchè non ricordi le tue vite passate: diventi così inconsapevole, prima di morire, da chiudere quel capitolo. Se una persona riesce a morire consapevolmente, pienamente attenta e presente, ricorderà le sue vite passate. E’ così che l’India ha scoperto che non esiste un’unica incarnazione: abbiamo vissuto milioni di volte. Nessuno di voi è nuovo su questa Terra, siete tutti pellegrini antichi nel tempo; ma ogni volta siete morti profondamente riluttanti, inconsapevolmente, di conseguenza avete dimenticato ogni cosa. Il mistico muore volontariamente. E muore prima che la morte effettiva accada, muore in meditazione. Gli amanti conoscono un pò questa morte, poichè il cinquanta per cento dell’amore è morte. Ecco perchè l’amore è vicinissimo alla meditazione. Gli amanti conoscono qualcosa dello stato meditativo, inconsapevoli di essersi imbattuti in esso. Gli amanti conoscono il silenzio, l’immobilità; conoscono l’assenza di tempo, ma è qualcosa in cui si sono imbattuti, non è parte della loro ricerca essenziale.  Il mistico vi si immerge in totale consapevolezza, deliberatamente. La meditazione è una morte assoluta, volontaria: si muore in se stessi. Prima che la morte si presenti, il mistico muore; muore ogni giorno. Ogni volta che medita, si immerge nella morte; raggiunge quelle vette, quegli abissi e, piano piano, via via che la meditazione diventa naturale, inizia a vivere la morte. A un certo punto, ogni istante della sua vita è anche un istante di morte; a ogni istante muore al passato e resta fresco, poichè morendo al passato diventa vivo rispetto al presente. Muore continuamente e resta fresco come una goccia di rugiada, oppure come una foglia di loto all’alba. La sua freschezza, la sua gioventù, la sua immortalità dipendono dall’arte di morire. Alla fine quando la morte arriverà effettivamente, non ha nulla da temere, poichè ha conosciuto la morte migliaia di volte. Ne è eccitato, incantato; danza! E’ felice di morire; la morte non crea in lui nessuna paura; al contrario, genera un’incredibile attrazione, una spinta fortissima.  E poichè muore con gioia, morendo non diventa inconsapevole; pertanto conosce l’intero segreto della morte. Conoscendolo, possiede la chiave universale in grado di aprire tutte le porte. Possiede la chiave in grado di aprire la porta di Dio. Inoltre, adesso sa di non essere un individuo separato; l’idea stessa di separazione è stupida. Quell’idea esisteva perchè non era consapevole della morte. Tu pensi a te stesso in quanto ego separato, poichè non sai cosa sia la morte. Se la conoscessi l’ego evaporerebbe. Nel momento in cui l’ego evapora, inizi a sentirti partecipe dell’intera esistenza. 

OSHO Brano tratto dal libro: “Una risata vi risveglierà” Feltrinelli

martedì 18 giugno 2013

NON ACCONTENTARTI DI UN BISCOTTO

la causa del costante conflitto tra l’uomo e la donna

Finché non hai risolto il conflitto interno tra emisfero destro e sinistro non sarai in grado di essere in amore, in pace.
Ricerche scientifiche recenti hanno scoperto un fatto molto significativo, uno dei più importanti di questo secolo, e cioè che tu non hai una sola mente, ne hai due. Il tuo cervello è diviso in due emisferi, l’emisfero destro e l’emisfero sinistro. L’emisfero destro è collegato con la mano sinistra e l’emisfero sinistro è collegato con la mano destra – si incrociano. 

L’emisfero destro è intuitivo, illogico, irrazionale, poetico, platonico, immaginativo, romantico, religioso; l’emisfero sinistro è logico, razionale, matematico, 
aristotelico, scientifico, calcolatore. I due emisferi sono costantemente in conflitto – i giochi politici fondamentali, i giochi politici più raffinati del mondo avvengono dentro di te. Può darsi che tu non ne sia consapevole, ma se lo diventi, la cosa reale da fare è intervenire da qualche parte tra queste due menti. Le donne sono creature dell’emisfero destro, gli uomini dell’emisfero sinistro …
Questa è la causa del costante conflitto tra l’uomo e la donna. Non riescono a rimanere separati, devono entrare in relazione di continuo, ma non riescono neppure a rimanere insieme. La lotta non è fuori, la lotta avviene dentro di noi. E questa è la mia comprensione: finché non hai risolto il conflitto interno tra emisfero destro e sinistro non sarai in grado di essere in amore, in pace – mai – perché la lotta interiore si riflette all’esterno. Se stai lottando interiormente e se sei identificato con l’emisfero sinistro, l’emisfero della ragione e cerchi costantemente di dominare l’emisfero destro, cercherai di fare la stessa cosa con la donna di cui sei innamorato. Se la donna è in una lotta costante con la propria razionalità, lotterà di continuo con l’uomo che ama.

Tutte le relazioni – quasi tutte, le eccezioni sono trascurabili, si può fare a meno di considerarle – sono brutte. All’inizio sono splendide; all’inizio non mostri la realtà, fingi. Una volta che la relazione si stabilizza e ti rilassi, il conflitto interno emerge e comincia a rispecchiarsi nella relazione. E iniziano i litigi, ci si rimprovera l’un l’altro mille cose, ci si distrugge a vicenda. Ecco dove nasce l’attrazione per l’omosessualità. Quando in una società la separazione tra uomini e donne diventa troppo grande, l’omosessualità erompe immediatamente. Perché, perlomeno, un uomo che ama un altro uomo non è così tanto in conflitto. La relazione d’amore può non essere molto soddisfacente, non condurre a una profonda beatitudine, a momenti orgasmici, ma almeno non è così difficile come la relazione tra un uomo e una donna. Le donne diventano lesbiche ogni volta che il conflitto diventa insopportabile, perché la relazione tra due donne non è così profondamente conflittuale. Il simile incontra il simile; c’è comprensione reciproca.

Sì la comprensione è possibile, ma l’attrazione è perduta, la polarità è perduta – è un costo molto alto. La comprensione è possibile, ma tutta la tensione, la sfida, è perduta. Se scegli la sfida, allora ci sarà il conflitto, poiché il vero problema è dentro di te. Finché non ti sei stabilizzato, non sei giunto a una profonda armonia tra mente femminile e quella maschile non sarai in grado di amare. La gente viene da me e mi chiede come andare in profondità in una relazione. Io dico: “Prima vai in profondità nella meditazione. Finché non risolvi il conflitto interiore, creerai più problemi di quelli che già hai. Se inizi una relazione, tutti i problemi si moltiplicheranno. Osserva, semplicemente: l’amore è la cosa più grande e più bella del mondo,
ma riesci a trovare qualcosa di più brutto, capace
di creare un inferno più grande?”.
Tratto da: Osho, L’Antico canto dei Pini, Psiche Ed

domenica 16 giugno 2013

TI CRITICHERANNO SEMPRE E COMUNQUE

C'era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino. 

Arrivati nel primo paese, la gente commentava: "guardate quel ragazzo quanto è maleducato... lui sull'asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano". Allora la moglie disse a suo marito: "non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio." Il marito lo fece scendere e salì lui sull'asino. Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: "guardate che svergognato quel tipo... lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l'asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa." Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l'asino. Arrivati al terzo paese, la gente commentava: "Pover'uomo! Dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull'asino. E povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!" Allora si misero d'accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull'asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio. 

fonte
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: "sono delle bestie, più bestie dell'asino che li porta. Gli spaccheranno la schiena!" Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all'asino. Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: "guarda quei tre idioti: camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!"

Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore, una vita è un'opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi.

PNL,CAMBIARE CIO' CHE SI SENTE CON LA DISSOCIAZIONE





















sabato 15 giugno 2013

IL CUORE dell’insegnamento di Krishnamurti

Scritto da Krishnamurti nel 1980, su richiesta della sua biografa Mary Lutyens.

Il nocciolo dell’insegnamento di Krishnamurti è contenuto nella dichiarazione che fece nel 1929, quando disse: “La verità è una terra senza sentieri”. L’uomo non la può raggiungere attraverso alcuna organizzazione, alcun credo, alcun dogma, prete o rito; né tramite alcuna conoscenza filosofica o tecnica psicologica. Deve trovarla tramite lo specchio della relazione, tramite la comprensione dei contenuti della propria mente, attraverso l’osservazione e non con l’analisi intellettuale o una dissezione introspettiva.

L’uomo ha costruito dentro di sé delle immagini come barriera di sicurezza – immagini religiose, politiche e personali, che si manifestano come simboli, idee, credenze. Il fardello di queste immagini domina il pensiero dell’uomo, le sue relazioni e la sua vita quotidiana. Queste immagini sono la causa dei nostri problemi, in quanto dividono l’uomo dall’uomo.
La sua percezione della vita è modellata dai concetti già stabiliti nella sua mente.
Il contenuto della sua coscienza costituisce la sua intera esistenza.

L’individualità è il nome, la forma, la cultura superficiale che egli acquisisce dalla tradizione e dall’ambiente. L’unicità dell`uomo non risiede nel superficiale ma in una completa libertà dal contenuto della sua coscienza, che è comune all’umanità intera. L’uomo non è quindi un individuo.

La libertà non è una reazione, non consiste nel poter scegliere. Siccome può scegliere, l`uomo crede di essere libero. La libertà è pura osservazione senza alcuna direzione, senza la paura legata a premi e punizioni. La libertà non ha motivazione; la libertà non è alla fine dell’evoluzione dell’uomo, ma sta nel primo passo della sua esistenza. Osservando, si comincia a scoprire la mancanza di libertà. La libertà va trovata nella consapevolezza senza scelta della nostra vita e delle nostre attività quotidiane...

Il pensiero è tempo; il pensiero nasce dall’esperienza e dalla conoscenza, che sono inseparabili dal tempo e dal passato. Il tempo è il nemico psicologico dell’uomo. Le nostre azioni si basano sulla conoscenza e quindi sul tempo, perciò l’uomo è sempre schiavo del passato. Il pensiero sarà sempre limitato e per questo viviamo in conflitto e lotta costanti. Non esiste l’evoluzione psicologica.

Quando l’uomo diventa consapevole del movimento dei propri pensieri, vede la divisione fra pensatore e pensiero, fra osservatore e osservato, fra colui che sperimenta e l’esperienza. Scopre che questa divisione è un’illusione. Solo allora c’è pura osservazione, che è insight senza alcuna ombra del passato o del tempo. Questo insight senza tempo produce una profonda e radicale mutazione nella mente. 
La negazione totale è l’essenza del positivo. 
Quando c’è la negazione di tutto quello che il pensiero ha generato psicologicamente, solo allora c’è amore, che è compassione e intelligenza.
www.jkrishnamurti.org

L’amore non è sentimento

Ovviamente l’amore non è sentimento. Essere sentimentali, emotivi, non è amore, perché il sentimentalismo e l’emozione sono soltanto sensazioni. Una persona religiosa che si commuove a proposito di Gesù o Krishna, del suo guru o qualcun altro, è soltanto sentimentale, emotiva; è una persona che indulge nella sensazione, che è un processo del pensiero, e il pensiero non è amore. Il pensiero è il risultato della sensazione, quindi la persona sentimentale, emotiva, non può affatto conoscere l’amore. Non siamo forse emotivi e sentimentali? Il sentimentalismo, l’emotività sono soltanto una forma di espansione di sé. Essere pieni di emozione non è amore, perché una persona sentimentale può essere crudele quando i suoi sentimenti non vengono corrisposti o non possono sfogarsi. Una persona emotiva può mescolarsi con l’odio, la guerra, le stragi. Una persona sentimentale, pronta a commuoversi per la sua religione, certamente non ha amore.
The First and Last Freedom, pp 232-233
www.jkrishnamurti.org


venerdì 14 giugno 2013

ESPRIMITI !



Se fin dall'infanzia la tua possibilità di esprimerti
non è stata lasciata libera di manifestarsi al massimo
delle sue potenzialità; se non ti è stato permesso di
dire ciò che volevi, se ti è stato impedito di fare ciò
che volevi, quell'energia inespressa si sarà bloccata
nella gola.
La gola è il centro dell'espressione: non è solo la
zona in cui le cose vengono ingoiate, è anche l'area
in cui vengono espresse. Ma purtroppo le persone
usano la gola solo per ingoiare qualcosa: questa è
solo una parte del suo utilizzo, l'altra, la parte più
importante, non viene alimentata.

Dunque, se vuoi esprimerti di più, devi fare alcune cose.
Per esempio, se ami una persona, dille ciò che vorresti, anche
se le tue parole sembreranno sciocche; a volte è un bene essere sciocchi.
Di' ciò che in quel momento affiora dentro di te, non trattenere
quelle parole. Se ami una persona, buttati a capofitto, con totalità,
non restare controllato. Se sei in collera e vuoi dire qualcosa, dillo con tutta
la foga di cui sei capace! Solo una rabbia fredda è un male; una rabbia che ribolle
come un vulcano non lo è mai... infatti solo una rabbia fredda è veramente pericolosa.

Eppure i questo è ciò che è stato insegnato alla gente: resta  freddo e
distaccato, anche quando sei in collera; ma in questo caso quel veleno rimarrà
nel tuo organismo. Urlare e dare in escandescenze è qualcosa di ottimo, e questo
vale per tutte le emozioni.




Dunque, ogni sera, prima di andare a dormire, siediti
semplicemente per terra e inizia a ondeggiare. Questo dondolio dev'essere
eseguito in modo tale che, quando ti muovi su un lato, una natica tocca il terreno o il pavimento - pertanto devi stare seduto su qualcosa di duro - e quando ti sposti sull'altro lato, è l'altra natica che tocca il terreno. Solo una natica per volta dev'es-sere a contatto con il terreno, mai entrambe. Questo è uno dei metodi più antichi per colpire  l'energia, partendo dalla base della spina dorsale.  Se nella gola è presente qualcosa, se dell'energia è bloccata in quel punto e tu
hai acquisito la capacità di controllarla, per sbloccarla sarà necessario qualcosa
di ben più potente di un'inondazione.
Con questo esercizio il tuo controllo diminuisce
progressivamente, e l'energia aumenta al punto che non riesci più
a controllarla... alla fine quella diga esplode! Pratica questo esercizio
per quindici o venti minuti. Dopo i primi dieci minuti di pratica,
continua a ondeggiare e inizia a ripetere: "Allah... Allah...". E lo devi
ripetere una volta mentre rolli su un lato, un'altra quando rolli sull'altro.
Piano piano sentirai affiorare una quantità di energia sempre più grande
e il tuo "Allah" verrà detto a voce sempre più alta. Nel giro di dieci minuti,
arriverà un momento in cui sarà praticamente urlato: "Allah!". Inizierai a sudare,
e l'energia sarà così infuocata che quell"'Allah! Allah!" sarà
praticamente un urlo primordiale. Nel momento in
cui quella diga si rompe, si impazzisce letteralmente.
 In inglese, quelle due parole sono perfette: contengono
le stesse lettere! Se vengono lette in una direzione,
formano la parola dam (diga, N.d.T.); se vengono
lette nell'altra, formano la parola mad (pazzia, N.d.T.).
 Questa pratica ti divertirà. Sarà qualcosa di selvaggio,
ma te la godrai un mondo! A un certo punto potrai
farla due volte al giorno, praticandola anche al
mattino: venti minuti al mattino e venti minuti la sera.

martedì 11 giugno 2013

LA ZONA SENZA SPAZIO E SENZA TEMPO

I Dinosauri dominarono l'ecosistema terrestre per oltre 160 milioni di anni. comparvero circa 240 milioni di anni fa e si estinsero completamente circa 65 milioni di anni fa...

invece la razza umana di cui facciamo parte l'homo sapiens è apparso sulla faccia della terra
200 mila anni fa siamo un po giovani come dominatori del pianeta,come sono scomparsi i dinosauri potrebbe scomparire la razza umana.

Intere civiltà imperiali e civilizzate sono scomparse e di nuove ne sono apparse , intere città sono state create si sono sviluppate e poi scomparse distrutte,l'impero rormano domino' una parte del mondo per 600 anni e poi? che rimane a parte qualche rudere?

IL nostro civilizzato occidente potrebbe piombare in un nuovo medioevo mentre l'oriente
potrebbe diventare e già' lo è, la nuova civiltà' avanzata, tutto si inverte cio' che è meno diventa più' , e ciò' che è più' diventa meno. non c'è nessuna certezza nessuna garanzia
che può' proteggerti, niente rimane fermo, tutto si trasforma,continuamente

Lo stesso pianeta terra così come è nato un giorno o l'altro scomparirà' e così il sole è destinato a morire e a trasformarsi, Lo stesso universo potrebbe secondo certe teorie
espandersi e poi contrarsi fino a un nuovo Big Bang.

Che resterà' di noi, delle nostre inutili preoccupazioni,delle nostre miserie e delle nostre gioie,
che rimarrà' dei nostri 70 anni di vita media?che ne sarà' della manciata di anni che abbiamo ancora a disposizione? che ne facciamo? vivere o morire spesso non fa alcuna differenza, oppure usiamo questo tempo per capire chi siamo veramente al di la' della morte, al di la della vita.

Con queste riflessioni con me stesso, ho capito che c'è bisogno di una rivoluzione e l'unica rivoluzione possibile è una rivoluzione individuale e la strada è ardua difficile puoi cadere rialzarti e ricadere e perdere la speranza, ma per quanto ardua sia la strada, sai che ciò' che stai cercando è l'unica vera realtà' l'unica possibilità' di salvezza è la zona senza tempo e senza spazio,senza inizio e senza fine che si trova dentro e fuori di te.


Ivano Antar Raja

In verità' non c'è nulla da dire

lunedì 10 giugno 2013

LA MEMORIA DELL'ACQUA


Che cos'è la memoria dell'acqua
L’acqua, una molecola che regola tutte le funzioni dell’organismo e che, grazie alla ricerca di scienziati italiani e internazionali, si è scoperto essere dotata di memoria e coerenza
 È veramente possibile? E cosa comporterebbe questa rivelazione?




Jacques Benveniste e la memoria dell’acqua
Per memoria dell'acqua si intende la possibilità dell'acqua, in forma liquida, di mantenere una “impronta” delle sostanze con cui è venuta in contatto.
Fu l’immunologo francese Jacques Benveniste a pubblicare nel 1988, sulla prestigiosa rivista internazionale “Nature”, i risultati di rivoluzionari esperimenti che dimostravano come l’acqua fosse capace di mantenere unamemoria/informazione di sostanze in essa disciolte o diluite; tali risultati non solo avrebbero potuto fornire una base scientifica ai principi della medicina omeopatica ma, soprattutto, avrebbero scardinato consolidate conoscenze di fisica, chimica e medicina, costringendo ad una revisione e riscrittura di più nozioni.
Nonostante la bocciatura della comunità scientifica, le ricerche iniziate da Benveniste e dai gruppi da lui capitanati proseguirono, incoraggiate dalla curiosità e la voglia di approfondire sia di scienziati italiani che di personalità illustri del mondo della scienza (quali il premio Nobel Luc Montagnier).

Le basi fisico-chimiche della memoria dell’acqua
Tutti gli organismi viventi irradiano un debole ma permanente flusso di radiazione elettromagnetica la cui intensità spazia dalla luce visibile all'ultravioletto. Queste emissioni di energia avvengono a livello cellulare e, essendo portatrici di informazioni, secondo il biofisico di fama mondiale Fritz Albert Popp, non solo regolano la crescita e la rigenerazione delle cellule e ma ne controllano anche tutti i processi biochimici.
Una prima evidenza scientifica a questa teoria fu data da un medico italiano, il dottor Sergio Stagnaro, intorno al 2007. Egli combinò un raffinato e preciso metodo di investigazione clinica, studiato e messo a punto da lui stesso, la semeiotica biofisica quantistica (SBQ), con i più innovativi strumenti della nanotecnologia, in grado di captare e ritrasmettere i biofotoni emessi a livello cellulare. Il dottor Stagnaro dimostrò che, nei sistemi biologici, molecole come ormoni e neurotrasmettitori, considerati dei messaggeri chimici, agiscono mediante un principio di Energia-Informazione (EI), ossia veicolano radiazioni elettromagnetiche intrise di informazione qualitativamente importante. Questi lavori erano perfettamente coerenti e in sintonia con gli studi dello scienziato russo Petar Gariaev sulla genomica ondulatoria, che trovarono un riscontro sperimentale sia dallo stesso scienziato russo, sia dai ricercatori della SBQ.
Gariaev ipotizzò e confermò che il genoma umano è una struttura tridimensionale in continua rotazione in grado di ricevere e trasmettere radiazioni elettromagnetiche. Esso cioè si comporterebbe come una rice-trasmittente.
Tutte le radiazioni elettromagnetiche viaggiano da strutture trasmittenti (come i neurotrasmettitori e gli ormoni) verso delle strutture riceventi (come il DNA). Questo significa che nei sistemi biologici la trasmissione della EI avviene, oltre che attraverso canali usuali come il sistema linfatico, il sistema sanguigno, quello nervoso ed altri, anche per bio-risonanza, sfruttando sia le proprietà del DNA di comportarsi come antenna che dell’ampia gamma di trasmettitori e ricettori di cui sono dotati i sistemi biologici. E l’acqua in tutto questo cosa c’entra?



Cos’è la memoria dell’acqua?
Ebbene, per l’acqua non si parla di EI piuttosto di Memoria-Informazione (MI) ossia:
1) l'acqua agisce come un recettore, essendo in grado di ricevere le frequenze d'onda e di memorizzarle (memoria);
2) l'acqua agisce come trasmettitore, trasmettendo le frequenze delle onde memorizzate (informazione).
Queste caratteristiche biofisiche, chimiche ed elettro-magnetiche dell’acqua sono state messe in evidenza da esperimenti indipendenti l’uno dall’altro, che confermano il contributo di Beneviste.
Fu Luc Montagnier, Premio Nobel per la medicina, a confermare l’emissione di onde a bassa frequenza (EMS) in alcune diluizioni di filtrati provenienti da colture di microorganismi (virus, batteri) o dal plasma umano infettato dagli stessi agenti patogeni.
Essendo la dimensione delle strutture che generano le EMS molo piccole, ciò ha giustificato la loro denominazione di “nanostrutture”.
Gli studi seguenti fecero presupporre a Montagnier e ai suoi collaboratori come potesse essere l’organizzazione dell’acqua a spiegare tutto. L’acqua non solo è in grado di interagire con le molecole disciolte in essa, stabilizzandole, ma le stesse molecole di acqua possono formare aggregati o polimeri (strutture comunque piuttosto labili).
Fu poi Emilio del Giudice, scienziato di fama internazionale, e il suo gruppo di lavoro, a proporre e mostrare come l’acqua potesse organizzarsi in domini di coerenza, con la dimensione di nanostrutture ed in grado di autorigenerarsi e mantenersi con l’emissione di onde elettromagnetiche.
I Domini di Coerenza sono il risultato della capacità di aggregazione e cooperazione per una finalità che i campi elettromagnetici informati hanno di organizzarsi in strutture complesse. Emilio del Giudice capì come l’acqua, che è il miglior solvente universale, fosse in grado di memorizzare le informazioni ricevute dai soluti con i quali entrava a contatto, aggregandoli in gruppi di molecole chiamate ”bioclusters” (domini di acqua corrente dotate di un proprio Campo Elettro Magnetico, CEM) attraverso il quale avviene un continuo scambio di informazione.
Emilio dal Giudice condusse, assieme a Giuliano Preparata, le ricerche sul fenomeno della memoria dell’acqua nell’ambito della CQED (elettrodinamica quantistica coerente). Secondo questa teoria esistono domini di coerenza nell’Universo, in grado di allineare i campi elettromagnetici. Questo potrebbe rappresentare un fondamento scientifico alla dinamizzazione omeopatica (lo scuotimento del prodotto omeopatico diluito per almeno 100 volte in senso verticale, con movimenti netti, veloci e di breve distanza) poiché le molecole di acqua conserverebbero una geometria molecolare correlata agli elementi chimici con cui entrano in contatto. 
Questi domini di coerenza hanno una dimensione di decine di micron, in cui milioni di molecole oscillano all'interno di un campo elettromagnetico di tipo coerente,.

I messaggi dell’acqua
Recenti esperimenti condotti da Germanov e altri ricercatori SBQ nel 2011 mostrano risultati molto interessanti: sostanze chimiche di natura organica e non organica, nonché molecole biologiche e composti organici complessi emettono, rispettivamente, singole frequenze elettromagnetiche o uno spettro di frequenze che corrisponde a quelle delle sostanze contenute.
La memoria-informazione dell’acqua può inoltre essere sfruttata per energizzare l’acqua con un dispositivo in grado di catturare le frequenze di farmaci per poi ritrasmetterle nell'acqua. Questo può aprire nuove prospettive nell’uso di farmaci con gli stessi risultati terapeutici ma limitando i loro dosaggi.
Inoltre, gli stessi fluidi biologici umani (sangue, urine, ecc), emettono segnali che caratterizzano lo stato del corpo e riflettono l’attività della coscienza umana. È stato il giapponese Masaru Emoto a sostenere come la coscienza umana avesse un effetto sulla struttura molecolare dell’acqua.
Dal 1999 Emoto ha pubblicato diversi volumi di un lavoro dal titolo “I messaggi dall’acqua”, contenenti fotografie di cristalli di acqua esposti a variabili diverse e successivamente congelata, in modo da formare strutture cristalline. Dall’osservazione delle fotografie si evince come parole, preghiere, musica e ambiente esercitino un vero e proprio effetto fisico sulla struttura cristallina dell'acqua, modificando la semplice struttura di base esagonale dei cristalli di ghiaccio di acqua non condizionata (tra l’altro dispersi in modo caotico), nelle strutture belle e raffinate, disposte in modo armonico e simmetrico, dei cristalli di ghiaccio di acqua “informata”.
Seguendo le ipotesi del ricercatore giapponese la SBQ ha creato un interessante test per verificare l’ipotesi di interazione tra la MI dell’acqua e la musica con il risultato che la musica energizza effettivamente l’acqua. Questa evidenza sperimentale apre nuove prospettive sulla musicoterapia e le sue applicazioni per l'autismo infantile, il ritardo mentale, le disabilità, la sindrome di Alzheimer e altri disordini cerebrali, come psicosi, i disturbi dell'umore e i disordini somatoformi (in particolare la sindrome di dolore cronico), la sindrome da stanchezza cronica (CFS) e i disturbi alimentari (anoressia nervosa). Si può attribuire, in questo modo, anche un nuovo risalto all'interpretazione del risveglio da coma grazie all’ascolto di musica e canzoni.