martedì 31 dicembre 2013

Come creare una sfera di energia



La sfera energetica (psi-ball o ki-ball) è uno dei primi approcci al mondo della magia, un semplice esercizio che unisce visualizzazione e percezione dell'energia bioelettrica che si concentra nei palmi delle mani.

Si tratta anche di un semplice metodo usato per valutare quanta bioelettricità (qi o ki) riusciamo a sviluppare.

Sappiamo bene che 
l’energia va dove la mente vuole, quindi concentrandoci possiamo spostarla dove vogliamo e possiamo fare in modo da aumentare la sua concentrazione tra le mani.

La prima cosa da fare è 
sviluppare il proprio potenziale bioettrico. Il nostro corpo è strutturato come un circuito con due poli + e - che si trovano indicativamente a livello di primo e settimo chakra. 

La seconda cosa è 
visualizzare una sfera di energia. Possiamo visualizzarla di un colore blu elettrico o bianca, a livello dell'addome, sotto l'ombelico. Una sfera di energia condensata con raggi luminosi che si muovono in modo apparentemente disordinato.

Puoi immaginare di sentire il crepitìo dell'energia e la sensazione di pressione a livello dell'addome. Respira profondamente mentre percepisci il suo addensarsi.
Metti un sottofondo musicale che ti aiuti a rilassarti.
Dovresti iniziare a percepire una leggera 
sensazione magnetica o vibrazione,pressione, caldo o freddo.
A questo punto metti le tue mani nella posizione di preghiera  con i palmi dellemani l'un contro l'altro.

Poi allontana le mani di 30-40 cm tenendole parallele tra di loro.Muovi lentamente le mani di 3-5 cm una verso l'altra e poi ancora allontanale. Ripeti il movimento diverse volte.
 Concentrati sui palmi delle mani. Devi diventare capace di sentire mentalmente i palmi delle mani senza toccarli. Devi sentire una leggera vibrazione flusso dienergia magnetica da un palmo all'altro. Puoi sentire questa energia fin dal primo tentativo oppure dopo un po' di pratica ed esercizio.
Normalmente si è capaci di sentire l'energia fin dalla prima volta che si prova l'esercizio. Ma se si incontrano difficoltà è bene iniziare concentrandosi su un palmo alla volta, sentendo l'aria che tocca il palmo della mano.
Ci sono almeno 15° di differenza tra la temperatura del corpo e la temperatura della stanza, così è sufficiente un po' di concentrazione per percepire l'aria. Poi concentrati sulla sensazione di flusso dell'energia da palmo a palmo.
Piano piano ti troverai a sentire questo flusso energetico anche allargando le tue mani, di più e di più, l'una dall'altra. 
MA LA SFERA SI VEDE?

Una domanda classica che mi viene fatta più volte è: "Posso vederla?"
A questo posso solo rispondere che se sviluppi le capacità di chiaroveggenza, anche solo base, quale 
vedere le aure, potrai vederla.
Certo non ti aspettare un fuoco come quello nella foto, ma piuttosto una leggera nebbiolina, biancastra o colorata tra le tue mani.

Prova questo Test prima e dopo qualsiasi tecnica energetica o di qigong e noterai una grande differenza.
Puoi testare anche lo sviluppo complessivo del corpo bioenergetico su un compagno oppure da solo.
AUTO-TEST BIOENERGETICO

Valuta da te stesso lo stato di densità del tuo campo bioenergetico e della tua capacità di percezione.
Avvicinando tra loro i palmi delle mani a quale distanza li percepisci?
Avvicinando un palmo al braccio a quale distanza lo percepisci?
Avvicinando un palmo all'addome a quale distanza lo percepisci?
Avvicinando un palmo al viso a quale distanza lo percepisci?
Avvicinando un palmo dall'alto alla sommità della testa a quale distanza lo percepisci?
Avvicinana ed allontana le mani avanti e indietro fin quando non percepisci una sensazione di vibrazione, formicolio o pressione.
Valuta le distanze e registrale su un quadernetto. Piano piano potrai notare come cambia il tuo campo elettromagnetico.



Questo esercizio è propedeutico all'attività di telecinesi, il movimento di oggetti fisici senza toccarli.
COSA NE FACCIO DI QUESTA SFERA?

Una domanda molto intelligente che mi viene fatta più volte è: "Ma quando ho imparato a percepire la sfera, cosa ne faccio? A cosa mi può servire?"
La sfera può servire a molte cose e pertanto aggiornerò spesso questo articolo con nuovi utilizzi.

#1. Attivazione e sviluppo del corpo energetico
La manipolazione dell'energia aiuta ad aumentare la densità e la percezione della bioenergia emessa dal campo magnetico delle cellule, requisito fondamentale su cui si basa ogni ulteriore sviluppo della pratica.

lunedì 30 dicembre 2013

4 Metodi di caricamento della bioenergia


Il caricamento è una pratica che consiste nell'accumulare energia in una particolare area del corpo o in un oggetto, oppure nello stimolare il sistema nervoso di un'area particolare affinchè emetta più energia.

Ad esempio si possono caricare le mani, oppure le dita, il plesso solare o le tempie, a seconda della funzione che si vuole sviluppare in quel momento.

Presento qui 4 metodi di caricamento dell'energia con cui fare pratica e divertirsi.

METODO N. 1
Se vogliamo caricare le mani, è sufficiente che cominciamo a visualizzare i nerviche si illuminano e cominciano a produrre energia, oppure le cellule che producono più ATP o semplicemente che diventano molto più luminose.
Si mantiene la visualizzazione per un po' di tempo pensando che i nervi stanno sviluppando sempre più energia.

Oppure è possibile sviluppare una crescente sensazione di formicolio, vibrazione e movimento di energia all'interno delle mani.

METODO N. 2
Un altro metodo, da applicare successivamente consiste nell'immaginare che l'energia da tutto il corpo si accumula e si muove nelle mani, portandosi nei palmi o nelle dita.
Oppure nell'immaginare di accumulare energia attraverso la respirazione e condurla nelle mani.

METODO N. 3
Si possono anche sfregare tra loro le mani per facilitare la sensazione oppure batterle insieme e poi si tengono con i palmi rivolti uno verso l'altro e avvicinandoli e allontanandoli si percepisce la sensazione di attrazione/repulsione come quando si avvicinano due calamite.
A questo punto si può decidere di inviare energia dal palmo della mano destra, al palmo della mano sinistra o viceversa, oppure immaginare di avere una pallina di energia e lanciarsela da mano a mano. Non bisogna avere fretta, ma continuare a giocare con queste percezioni che man mano si sviluppano.

METODO N. 4
Punta un dito sul palmo della mano opposta immaginando che esca un fascio di luce laser.
Divertiti poi a disegnare figure sul palmo della mano come cerchi, triangoli, lettere e numeri.
Poi prova con due dita e poi con tutta la mano di coltello.
Molto interessante anche la pratica in coppia in cui una persona invia l'energia e l'altra riceve cercando di percepire prima sulla mano, sulle labbra... e poi in tutte le parti del corpo.
Si può anche giocare al fatto che una persona disegna sulla mano del ricevente e questi ad occhi chiusi cerca di intuire di quale figura si tratta.

domenica 29 dicembre 2013

Cambiare se stessi per cambiare la realtà. Come funziona?

Che cosa vuol dire provare e riprovare mentalmente, e come possiamo servirci di tale ripetizione mentale per cambiare?
Provare e riprovare mentalmente come fa un attore ci permette di cambiare il nostro cervello, creando un nuovo livello mentale, senza far nulla di fisico che non sia pensare. La ripetizione mentale implica il vedere e sperimentare mentalmente il nostro “sé” mentre dimostra o pratica un’arte, un’abitudine o uno stato d’essere a nostra scelta, e possiamo servircene per impiegare le facoltà avanzate del nostro lobo frontale al fine di compiere cambiamenti significativi nella nostra vita.
Diversi studi hanno dimostrato che il cervello non conosce la differenza tra ciò che pensa internamente e ciò che sperimenta nell’ambiente esterno. Nel corso di un esperimento, a due gruppi di persone che non erano capaci di suonare il pianoforte venne richiesto di imparare degli esercizi di piano per una sola mano e di eseguirli per due ore al giorno per cinque giorni, con un’importante differenza: un gruppo eseguiva gli esercizi, mentre l’altro ripeteva mentalmente gli stessi esercizi senza usare le dita. Alla fine dei cinque giorni, dalle scansioni cerebrali risultò che entrambi i gruppi avevano sviluppato la stessa quantità di circuiti cerebrali nuovi.
Com’è possibile una cosa del genere?
Noi sappiamo che quando pensiamo gli stessi pensieri o compiamo le stesse azioni più e più volte, stimoliamo ripetutamente specifiche reti di neuroni in particolari aree del nostro cervello. Come risultato, realizziamo connessioni più forti e ricche tra questi gruppi di cellule nervose. Questo concetto nella neuroscienza è chiamato apprendimento di Hebbian. L’idea è semplice: le cellule nervose che si accendono insieme, si connettono tra loro. Secondo le scansioni funzionali del cervello di questo particolare esperimento, i soggetti che provavano e riprovavano mentalmente erano così focalizzati interiormente che il loro cervello non distingueva la differenza tra il mondo interno e quello esterno. Così essi attivavano il cervello proprio come se stessero effettivamente suonando il piano; in pratica, i loro circuiti cerebrali si rafforzavano e si sviluppavano nella stessa area del cervello del gruppo che si esercitava fisicamente.
Affermi anche che il pensiero non è sufficiente a cambiare la nostra mente, e che il cambiamento è un processo di pensiero, azione, ed essere. Puoi spiegare come funziona?
Il cambiamento che vogliamo compiere deve andare al di là del pensiero e addirittura del fare; dobbiamo arrivare fino al livello ultimo, quello dell’essere. Se voglio veramente essere un pianista, inizierò con l’acquisire conoscenza, che implica il pensiero. Allora potrò iniziare ad acquisire esperienza attraverso la ripetizione mentale, che implica di nuovo il pensiero. Ma è anche necessario coinvolgere il corpo nell’atto di fare, ovvero dimostrare fisicamente quello che si è imparato, suonando il piano. Ma anche questo non ci porta lontano. Immaginate una pianista che dà il suo meglio nelle sessioni di pratica, ma si trova in difficoltà nei concerti. Oppure, facendo un esempio più vicino a noi, immaginate una persona che sia un modello di giudizio mentre torna a casa dal lavoro, ma perde la pazienza e degenera in un broncio di impazienza non appena il coniuge compare sulla porta.
Se voglio raggiungere lo stato in cui sono un pianista, la mia comprensione evoluta e la mia arte devono diventare così integrate in una rete neurale permanente e così mappate nel mio cervello che non mi servirà neanche più pensare consciamente a suonare, poiché sarà la mia mente subconscia a gestire quell’abilità. Adesso che sono un pianista, ogni mio pensiero che riguardi il suonare, o desiderio di esprimere i miei sentimenti mediante la musica, attiverà automaticamente il mio corpo perché esegua il compito di suonare il piano. In Evolvi il tuo cervello parlo diffusamente di come noi utilizziamo diversi tipi di memoria, attivando diverse parti del cervello, per trasformare i pensieri consci in pensieri subconsci. Apprendiamo anche che per padroneggiare qualsiasi arte è necessario possedere una gran quantità di conoscenza su un determinato soggetto, ricevendo istruzioni al riguardo da chi è competente in merito, e facendo una gran quantità di esperienze che ci procurino un riscontro.
Tutti noi passiamo dal pensare al fare e all’essere ogni volta che apprendiamo un’arte talmente bene da poterla eseguire con estrema naturalezza. Guidare è un grande esempio. La bellezza di questo processo è che possiamo servircene per raggiungere qualsiasi stato d’essere a nostro piacimento, dal dimostrarsi più pazienti con i nostri bambini, all’essere ricchi, o felici. Fonte
Jo Dispenza


sabato 28 dicembre 2013

LA REALTA' DEI PENSIERI


















Vi è una cosa che dovete sapere, e cioè che tutti i pensieri, per deboli e insignificanti che siano, costituiscono una realtà. Si possono perfino vedere; infatti vi sono degli esseri che li vedono. Naturalmente sul piano fisico il pensiero permane invisibile e inafferrabile, ma è reale, e al suo livello, con i materiali sottili che lo compongono, è una creatura vivente e capace di agire. La mancata conoscenza di tale verità è causa di molte sventure: gli esseri umani non vedono, non sentono che il pensiero lavora, che costruisce oppure lacera e demolisce, per cui si permettono di pensare qualsiasi cosa, senza sapere che così facendo si precludono il cammino dell’evoluzione. 

Aivanhov - Potenze Del Pensiero

Legge Di Attrazione FB

La paura è un'infezione

La paura è un'infezione che ti penetra nella mente striscia dentro all'anima

La paura è contagiosa, contamina gli amici gli amanti la famiglia, la società'.

non portarla con te, se vuoi salvare chi ti ama, lascia andare la paura

Antar Raja


giovedì 26 dicembre 2013

SON TUTTI UGUALI...

« Tutte le persone che voi vedete, che conoscete, che vi può capitare di conoscere, sono macchine, vere e proprie macchine che lavorano soltanto sotto la pressione di influenze esterne, come voi stesso avete detto. Macchine sono nate e macchine moriranno. Che c'entrano i selvaggi e gli intellettuali? Anche ora, in questo preciso istante, mentre parliamo, parecchi milioni di macchine cercano di annientarsi a vicenda. In che cosa differiscono, quindi? Dove sono i selvaggi e dove gli intellettuali? Sono tutti uguali... »

georges-ivanovic-gurdjieff

Amare, nonostante tutto

Che cos’è la grandezza?
Il compito più arduo che si possa avere è continuare ad amare i propri
simili nonostante tutti i buoni motivi di questo mondo per cui non si dovrebbe
farlo.
Il vero indice di sanità mentale e di grandezza, è continuare a farlo.
Per colui che lo sa realizzare, ci sono grandi speranze.
Per coloro che non lo sanno fare, ci sono soltanto dispiacere, odio e disperazione.
E queste, non sono cose che costituiscono la grandezza, la sanità mentale,
o la felicità.
Una delle trappole primordiali, è cedere ad un invito all’odio.
La vera grandezza, rifiuta semplicemente di cambiare il proprio atteggiamento,
nonostante le cattive azioni di cui si è oggetto.
E, una persona veramente grande, ama i suoi simili; dopotutto siamo tutti
nella stessa trappola.

Qualcuno se ne è dimenticato, altri sono impazziti, altri agiscono come
coloro che li hanno traditi, ma tutti, tutti, sono nella stessa trappola: generali,
spazzini, presidenti e pazzi. Si comportano così, perché sono tutti soggetti
alle stesse crudeli pressioni di questo universo.
Alcuni di noi, sono soggetti a tali pressioni, eppure continuano a fare il
loro lavoro, altri, che si sono da tempo arresi, delirano, torturano e si
muovono con fare impettito, da quelle anime dementi che sono.
Noi possiamo almeno capire che la grandezza non deriva da guerre violente
o notorietà, deriva dal fatto di essere fedeli alla propria rispettabilità
e continuare ad amare gli altri, qualsiasi cosa essi facciano, pensino o
dicano e malgrado tutte le azioni brutali cui si è soggetti, di perseverare
senza cambiare il proprio atteggiamento fondamentale nei confronti dell’uomo.
Questo punto di vista, dipende dalla saggezza totale.

Le persone si comportano come si comportano perché sono quel che sono;
esseri intrappolati, schiacciati sotto un peso insostenibile.
E se a causa di questo sono impazzite e ordinano la devastazione di intere
nazioni per errori di interpretazione, si può sempre capire il motivo, come
pure l’entità della loro pazzia.
Perché si dovrebbe cambiare atteggiamento, e incominciare a odiare, solo
perché qualcun altro si è perso e il suo destino è troppo crudele da affrontare?
La vera lezione è imparare ad amare.
Chi vuole arrivare incolume fino alla fine dei suoi giorni, deve imparare
questo.

Non usate mai ciò che vi viene fatto come motivo per odiare.
Non desiderate mai la vendetta.
Ci vuole veramente forza per amare l’uomo, ad amarlo nonostante tutti gli
inviti a fare diversamente, tutte le provocazioni e tutti i motivi per cui non
lo si dovrebbe fare.
La felicità e la forza persistono solo in assenza di odio.
Solo l’odio è la strada che porta al disastro.
Amare è la strada che porta alla forza.
Amare, nonostante tutto, è il segreto della grandezza, e potrebbe benissimo
essere il più grande segreto di questo universo.

L. Ron Hubbard

martedì 24 dicembre 2013

RAMTHA - Tre amori su sette: sensualità, sofferenza e potere per manipol...



Inizio lettura da 01:53 sino a 17:30

04:13 ● Primo sigillo (first seal). Il primo sigillo è associato agli organi riproduttivi, alla sessualità e alla sopravvivenza.

● Primi tre sigilli (first three seals). I primi tre sigilli sono i sigilli della sessualità, della sopravvivenza, del dolore e della sofferenza, del vittimismo e della tirannia. Sono i sigilli comunemente attivi in tutte le complicazioni del dramma umano.

● Sette sigilli (seven seals). I sette sigilli sono i potenti centri di energia che costituiscono i sette livelli di coscienza nel corpo umano. Le bande tengono insieme il corpo fisico in accordo con questi sigilli. In ogni essere umano l'energia esce a forma di spirale dai primi tre sigilli o centri. L'energia che pulsando esce dai primi tre sigilli si manifesta rispettivamente come sessualità, dolore o potere. Quando vengono sbloccati i sigilli superiori, viene attivato un livello più alto di consapevolezza.

seconda parte

SE VUOI CANTARE, FALLO



"Se Vuoi Cantare Ad Alta Voce, Fallo"

Beh, se vuoi cantare ad alta voce, fallo 
e se vuoi essere libero, puoi esserlo 
perché possono esserci un milione di cose 
sai che ci sono 

e se vuoi vivere in alto, fallo 
e se vuoi vivere in basso, fallo 
perché ci sono un milione di strade da prendere 
sai che ci sono 

tu puoi fare quel che vuoi 
hai varie opportunità 
e se riesci a trovare una nuova strada 
puoi intraprenderla oggi stesso 
puoi far avverare tutto 
e puoi anche non far nulla 
vedrai... è facile... 
hai solo bisogno di saperlo 

beh se vuoi dire si, fallo 
e se vuoi dire no, fallo 
perché ci sono un milione di strada da prendere 
sai che ci sono 

e se vuoi essere me, puoi esserlo 
e se vuoi essere te stesso, puoi esserlo 
perché ci sono un milione di cose da fare 
sai che ci sono 

tu puoi fare quel che vuoi 
hai varie opportunità 
e se riesci a trovare una nuova strada 
puoi intraprenderla oggi stesso 
puoi far avverare tutto 
e puoi anche non far nulla 
vedrai... è facile... 
hai solo bisogno di saperlo 

beh, se vuoi cantare ad alta voce, fallo 
e se vuoi essere libero, puoi esserlo 
perché possono esserci un milione di cose 
sai che ci sono 
sai che ci sono 
sai che ci sono 
sai che ci sono 
sai che ci sono

Brano Musicale:

'If You Want To Sing Out, Sing'

dal film "Harold and Maude"

traduzione di Kwan Yin Pusha

lunedì 23 dicembre 2013

QUESTIONE DI ANIMA

L’anima usa dei veicoli finché ne ha bisogno, poi li abbandona per indossare altre vesti, perciò quello che conosciamo come morte non è altro che un ritrarsi della coscienza dell’anima dai piani inferiori per riportarla verso quelli più alti. La reincarnazione andrebbe studiata potendo osservare il ciclo delle varie trasformazioni dell’anima con il maturare delle sue esperienze di vita.


I teosofi dicono che ogni passo di questo incedere dell'anima è presente nella Memoria del Logos, perciò un investigatore può mettersi in contatto con quella Memoria e vedere le successive incarnazioni dell'anima. Un primo fatto da ricordare è che non tutte le anime imparano alla stessa maniera, perché ad una certa data, non tutte le anime hanno la medesima capacità.


Esistono anime vecchie e anime giovani, perciò un’anima impara più velocemente e altre più lentamente perché la poca esperienza rende più difficile avere la velocità di percezione. Per questo si ripetono le medesime esperienze, finché si amplia la capacità di acquisire da esse, perciò anche la differenza di età delle anime fa la differenza.


Ci sono delle anime incapaci di dominare i loro istinti e ci sono anime più evolute, ma la legge generale prescrive che, dopo la morte, l’anima debba passare un periodo di tempo sul piano astrale finché possiede il corpo astrale. Poi deve passare un certo lasso di tempo nel piano mentale inferiore finché possiede il corpo mentale. Il mondo mentale inferiore è chiamato Devachan dai teosofi, e indica il luogo in cui l’anima rivive i suoi desideri e le aspirazioni della vita terrena.


In quel luogo l’anima appaga pienamente tutti suoi desideri e gode della felicità di vedere realizzato ciò che aveva sognato. Perciò l’anima può vivere per secoli immersa nella completa beatitudine, almeno finché le forze che avevano sorretto quelle aspirazioni sono esaurite. Poi viene il tempo in cui l’anima deve abbandonare anche il corpo mentale.


Essa ha concluso l’incarnazione e si ritrova nel corpo causale con le esperienze che ha trasformato in ideali e in capacità di amare e di agire. Ma, poiché il cammino di perfezionamento è molto lungo, ben presto arriva il momento di nascere ancora. Perciò si fanno dei nuovi veicoli inferiori con cui l'anima potrà affrontare una nuova incarnazione.


L’intervallo tra due vite viene trascorso, in gran parte, nel mondo celeste inferiore cioè nel mondo celeste più basso detto Devachan. La lunghezza della permanenza dipende dalla quantità e dalla qualità delle aspirazioni accumulate nella vita passata. Le anime meno evolute solitamente vivono una breve vita nel Devachan, mentre quelle più evolute vivono molto più a lungo nel mondo celeste.


Riguardo al sesso, va detto che le caratteristiche di genere hanno come unico scopo quello di farci acquisire delle caratteristiche. Perciò vivremo nel corpo che il genere che ci farà sviluppare meglio. Sarà usato sempre il corpo del sesso che favorirà la migliore comprensione delle esperienze che vivremo.


Le necessità e le opportunità migliori variano a seconda dell'anima, ma si dice che non c’è regola fissa sul numero di vite come maschio o femmina che vivremo. Non c’è una regola neppure sulla durata della vita fisica. La nascita nel mondo fisico corrisponde alla morte nel mondo celeste, perciò il tempo della morte è definito “a priori” ossia prima della nascita, e la scelta spetta ai “Reggenti del Karma.”


I Reggitori del Karma sono Angeli preposti a pareggiare il male e il bene del passato e del presente dell’uomo. Il loro ruolo è quello di fare in modo che, nel pareggio del male e del bene, si ottenga il massimo bene per la creatura. Una vita può essere più utile se diventa più breve, perciò essi possono accorciare la vita di quella creatura.


Oppure può essere meglio che una vita abbia una durata maggiore, perché deve continuare per qualche motivo. I Reggenti del Karma possono decidere di allungare quella vita. La durata dell'incarnazione è sempre motivata da uno scopo, anche se non potremmo non comprenderlo.


Sebbene le linee evolutive e gli eventi principali della vita siano definiti dagli Angeli a seconda del karma, cioè dei meriti e demeriti che abbiamo accumulato, ci resta un margine di libertà. Possiamo scegliere come modificare la vita per mezzo della nostra iniziativa, perciò possiamo accelerare la comprensione e rendere più veloce e indolore il nostro sviluppo.


Nel corso delle incarnazioni il corpo fisico cambia, ma il corpo causale detto Augoide, non cambia mai. Esso mantiene sempre la sua forma peculiare, e qualcuno riesce a vederla dietro il corpo fisico. Il corpo causale è il volto che non cambia mai, perciò esso resta immutabile per tutte le nostre vite.


Ogni anima evolve restando legata alle anime con cui ebbe legami d’affetto, perciò non percorre da sola i sentieri della vita. Essa cammina in compagnia di altre anime che ha imparato ad amare. Un affetto profondo è sempre un legame di anime e non di materia, perciò le anime che sono affini si riconoscono sempre.


Le relazioni fisiche hanno un'importanza minore delle affinità elettiva tra le anime. Le incarnazioni delle anime s'intrecciano per entrare in relazioni in cui impersonano i ruoli di genitori, fratelli, amanti o amici. E poi, nelle vite successive, quei ruoli si scambiano.


I vincoli di affetto tra anime si manifestano in forme diverse, perciò facciamo l'esempio di A e B. Vediamo A vivere tre vite come femmina e B come maschio che, in una vita gli è amante, in un’altra gli è fratello, poi diventa figlio in una terza vita. Nella quarta vita, A e B si incontrano come maschi, perciò diventano due amici fraterni.


La vita potrebbe sembrare incomprensibile senza la realtà dell’evoluzione che mostra il futuro cui l’uomo è diretto. L’evoluzione è un processo che cura l’anima senza trascurare il corpo. Uno sviluppo evolutivo equilibrato non deve trascurare nessun aspetto della vita individuale.


Anche la morte deve perdere il suo aspetto tremendo, perché gli uomini vanno verso la perfezione insieme a coloro che amano. I teosofi dicono che quando l’anima sarà uscita dal ciclo del Samsara perché ha concluso tutte le vite, essa continuerà l’evoluzione diventando un Maestro di Sapienza ossia il Verbo di Dio fatto carne.


Buona erranza
Sharatan

http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2013/10/mutazioni-dellanima.html

sabato 21 dicembre 2013

La tristezza è rabbia passiva e la rabbia è tristezza attiva

La tristezza e la rabbia sono la stessa cosa. La tristezza è rabbia passiva e la rabbia è tristezza attiva. Se la tristezza è più facile, la rabbia sembra difficile - vuol dire che sei troppo focalizzato sul passivo.
Per una persona triste è difficile essere arrabbiata. Se riesci a far arrabbiare una persona triste, la sua tristezza svanirà subito. È molto difficile che una persona arrabbiata sia triste. Se riesci a farla diventare triste, la rabbia scomparirà immediatamente.
In tutte le nostre emozioni continua la polarità fondamentale: uomo e donna, yin e yang, maschile e femminile. Quindi se sei sintonizzato sulla tristezza, ti sarà difficile muoverti verso la rabbia, ma vorrei che lo facessi comunque. Una semplice esplosione non basterà perché allora starai ancora cercando un modo di essere passivo. No, falla uscire, esprimila nelle tue azioni. Anche se ti sembra senza senso, fallo lo stesso. Appari pure come un pagliaccio ai tuoi stessi occhi, ma esprimila comunque.
Se puoi oscillare tra rabbia e tristezza, diventeranno entrambe facili, allo stesso modo. La tua sarà una trascendenza e a quel punto sarai in grado di osservare. Potrai rimanere al di là dello schermo e guardare questi giochi, e potrai andare al di là di entrambe. Ma prima dovrai riuscire a muoverti facilmente dall'una all'altra, altrimenti tenderai a essere triste e quando ti senti così pesante, la trascendenza è difficile.
Ricorda che quando due energie, due energie opposte, sono presenti esattamente nella stessa quantità - cinquanta per cento ognuna - è molto più facile venirne fuori, perché lottano tra di loro e si cancellano a vicenda. Nessuna delle due riesce a dominarti. Quando la tua tristezza e la tua rabbia sono allo stesso livello - sono energie alla pari - si cancellano a vicenda. Di colpo sei libero e puoi sfuggire. Ma se la tristezza è il settanta per cento e la rabbia il trenta, allora è molto difficile. Il trenta per cento di rabbia in contrasto con il settanta di tristezza vuol dire che ci sarà ancora alla fine il quaranta per cento di tristezza e non riuscirai a sfuggire. Quel quaranta per cento rimarrà sospeso su di te.
Questa è una delle leggi basilari dell'energia: far sì che le polarità opposte arrivino ad una condizione identica, dopodiché potrai avere una via d'uscita. Non far intervenire la mente, fa che diventi un semplice esercizio.
Puoi farlo diventare un esercizio quotidiano; non aspettare che accada da solo. Devi essere arrabbiato tutti i giorni, sarà più facile. Salta, corri, urla, e fallo succedere. Quando sarai capace di introdurre la rabbia senza alcuna ragione, sarai molto felice perché cosi sarai libero. Altrimenti la rabbia è condizionata dalla situazione. Non ne sei tu il padrone. Se non puoi farla apparire, come puoi lasciarla andare?
Gurdjieff insegnava ai suoi discepoli a non lasciare andare nulla. Prima inizia a farla apparire, solo una persona che sa creare la rabbia può riuscire a insegnare ai suoi discepoli il fatto di lasciar cadere qualcosa. Prima di tutto falla emergere, perché solo una persona che può inventarsi la rabbia può anche riuscire a farla cadere a comando - è una semplice aritmetica. Gurdjieff diceva ai suoi discepoli che dovevano prima di tutto imparare ad arrabbiarsi. Erano tutti seduti e improvvisamente diceva: 'Numero uno, alzati in piedi e arrabbiati!' Sembra assurdo.
Ma è possibile manifestarla... È sempre a disposizione, proprio dietro l'angolo, devi solo darle una piccola spinta. Arriva facilmente appena qualcuno ti fornisce una scusa, quando qualcuno ti insulta - è subito lì. Perché aspettare l'insulto? Falla apparire per conto tuo!
All'inizio sembrerà un po' imbarazzante, strano, incredibile, perché hai sempre creduto alla teoria secondo la quale è l'insulto che crea la rabbia. Non è affatto vero. La rabbia era sempre lì; quella persona ti ha solo fornito la scusa perché potesse emergere. Puoi darle una scusa anche tu. Immagina una situazione in cui saresti arrabbiato, e poi arrabbiati. Parla con il muro, dì ciò che vuoi, e presto il muro ti risponderà. Impazzisci completamente. Devi portare rabbia e tristezza alla stessa condizione, al punto in cui esistono nella stessa proporzione una rispetto all'altra. Si cancelleranno a vicenda e tu potrai scivolare fuori.
Gurdjieff chiamava questa 'la via degli scaltri': porti le energie interne a un tale stato di conflitto che sono impegnate a cancellarsi a vicenda, e tu hai l'opportunità di scivolare fuori. Provalo, mmh?
Osho - Get Out of Your Own Way
Pubblicato da Tiziano Cerulli


da Finta Tolleranza

ESERCIZIO DELLA PIRAMIDE DI QUINTA DIMENSIONE


VISUALIZZARE UNA PIRAMIDE DI LUCE CON L'INTENZIONE DI MANIFESTARLA IN QUINTA DIMENSIONE SULLA CUI SOMMITA' VI E' UN CAPPELLO PIRAMIDALE FORMATO DA UN RAGGIO DI LUCE ARCOBALENO A SPIRALE CHE ESPRIME LA MAGNIFICENZA E GLI ATTRIBUTI DIVINI.

ENTRATE NELLA PIRAMIDE E MUOVETEVI ALL'INTERNO DI ESSA GUARDANDOVI INTORNO E NOTATE CHE IL PAVIMENTO E LE PARETI IRRADIANO LUCE E CHE CI SONO 12 SEDIE DI CRISTALLO POSTE A CERCHIO INTORNO AD UN TAVOLO DI CRISTALLO AL CENTRO DELLA PIRAMIDE DI FORMA RETTANGOLARE E TALE DA POTER CONTENERE IL VOSTRO CORPO SDRAGLIATO.

C'E' UN MAGNIFICO CRISTALLO DI QUARZO IALINO CHE PENDE DAL CENTRO DELLA PIRAMIDE DALL'ALTO VERSO IL CENTRO DEL TAVOLO.

IL CRISTALLO E' SFACCETTATO ALLE DUE ESTREMITA' E QUELLA SUPERIORE E' INCASTRATA NEL CAPPELLO PIRAMIDALE DI LUCE MULTI COLORE A SPIRALE.

QUESTA E' LA PIRAMIDE DI BASE CHE PUO' ESSERE CAMBIATA AGGIUNGENDO UN TOCCO PERSONALE.

CI SONO DIVERSI SCOPI PER USARE LA PIRAMIDE.

1) SE AVETE UN CONFLITTO CON QUALCUNO, IN MEDITAZIONE ANDATE NELLA PIRAMIDE E SEDETEVI SU UNA SEDIA DI CRISTALLO E VISUALIZZATE AL DI LA' DEL TAVOLO SU UNA SEDIA OPPOSTA A VOI, L'ALTRA PERSONA E CHIEDETE AL SUO SE' SUPERIORE DI ESSERE LI'.

USATE IL CUORE NELL'ESPORRE OGGETTIVAMENTE E SENZA EGO IL CASO DA RISOLVERE E PONETE SUL TAVOLO DI CRISTALLO QUESTO PROBLEMA IN QUALSIASI MODO, ANCHE SCRIVENDOLO E CHIEDETE UNA SOLUZIONE DIVINA DEL CASO, PER ENTRAMBI.

VISUALIZZATE UNA FIAMMA VIOLA TRASMUTTANTE CHE ESCE DAL SOTTO IL TAVOLO E CHE CIRCONDA IL PROBLEMA ESPOSTO SUL TAVOLO E VEDETE IL CRISTALLO PENDENTE CHE SI ILLUMINA E LANCIA LAMPI DI LUCE DORATA CHE VANNO A COLPIRE IL PROBLEMA DA RISOLVERE PER POI ALLARGARSI VERSO LE DUE OPPOSTE PERSONE E VERSO TUTTA LA STANZA PIRAMIDALE.

COSI' FACENDO C'E' LA CERTEZZA CHE IL LAVORO DI RISOLUZIONE SARA' ADEMPIUTO.

2) SE SI VUOLE RISOLVERE UNA MALATTIA PER SE STESSI, SDRAIATEVI SUL TAVOLO DI CRISTALLO E CHIEDETE ALLA PRESENZA DELL'IO SONO IN VOI DI SEGUIRE IL PROCESSO DI GUARIGIONE.

OSSERVA LA FIAMMA VIOLA CHE ESCE DA SOTTO IL TAVOLO MENTRE TI CIRCONDA ED OSSERVA I RAGGI DI LUCE DORATI EMANATI COME LAMPI DAL CRISTALLO PENDENTE MENTRE TI COLPISCONO. QUESTO FA' USCIRE DAL FISICO OGNI ENERGIA NEGATIVA.

NON SI POSSONO METTERE SUL TAVOLO ALTRE PERSONE DA GUARIRE SENZA IL LORO PERMESSO O IN CASI SPECIALI SENZA IL PERMESSO DELLA LORO SUPER CONSCIENZA.

3) SE C'E' UNA SITUAZIONE CHE COINVOLGE UNA FAMIGLIA O UN GRUPPO DI LAVORO VEDETE TUTTI SEDUTI CON VOI NELLA PIRAMIDE SULLE SEDIE INTORNO AL TAVOLO E PONETE IL PROBLEMA DA RISOLVERE, ANCHE SCRITTO ,AL CENTRO DEL TAVOLO E CHIEDETE A CIASCUNA SUPER CONSCIENZA DI ESSERE PRESENTE DIETRO CIASCUNA PERSONA PER CONTROLLARE IL PROCESSO. RIPETERE IL PROCESSO DI FIAMMA VIOLA E DI LUCE DORATA.

STATE NELLA PIRAMIDE ANCHE QUANDO VOLETE RISOLVERE PROBLEMI, PRENDERE DECISIONI, RENDERE VERE LE VOSTRE ASPIRAZIONE O DESIDERI.

POTETE ANCHE CHIEDERE DI ANDARE NELLA PIRAMIDE DURANTE IL SOGNO PER OTTENERE TUTTO QUESTO..

§

In Luce Divina

Lasumira Puraluce - FB

Le cause delle malattie si celano nel mondo astrale e si manifestano in quello fisico.

Chi vuole curarsi, deve cercare le cause delle sue malattie nel mondo astrale e trovandole, può cominciare a curarsi...


§

*PETER DEUNOV// Beinsa Douno*
Maestro Spirituale di Omraam Mikhaël Aivanhov

giovedì 19 dicembre 2013

CONTEMPLANDO GLI ELEMENTI DELLA VITA

CONTEMPLANDO GLI ELEMENTI DELLA VITA, che consideravo più forti e più
intelligenti degli esseri umani e che coesistevano pacificamente con e nonostante
l’uomo, avevo scoperto il Dio Sconosciuto.
Se chiedete a qualcuno: “Che aspetto devo avere?” ‘A che cosa devo
credete?” oppure “Come devo vivere?’ - morirete. Questa è una verità. Andate a
chiedere al vento: “Dammi la conoscenza, Fammi accedere al sapere”, ed esso da
verdi vi trasformerà in argento, vi porterà nelle profondità delle gole e, rumoroso
e libero, riderà con voi.
La mia più grande fortuna fu aver avuto come maestri gli elementi della
vita. Il sole non mi ha mai maledetto, la luna non mi ha mai detto di dover essere
questo e non quello. Ed essi possiedono un altra splendida qualità: nella loro

semplicità e nella loro fermezza non hanno mai preteso nulla da me. Il sole non
mi guardava per dirmi “Ramtha, se mi vuoi conoscere, mi devi venerare.’ E la
luna non mi diceva ‘Svegliati. Ramtha È ora dì ammirare la mia bellezza!” Essi
erano sempre li, ogni qual volta rivolgevo loro lo sguardo.
Conobbi il Dio Sconosciuto da ciò che è costante, da ciò che non giudica mai,
da ciò che è facile da comprendere per l’uomo capace di aprire la propria mente.
Per questo non rimasi prigioniero del pensiero limitato e alterato degli esseri
umani – dell’ipocrisia del dogma, delle credenze superstiziose. Ed è per questo
che mi fu facile imparare in un’unica esistenza su questo piano ciò che la maggior
parte degli uomini deve ancora capire - perché cercano Dio nelle interpretazioni
degli altri. Cercano Dio nell’autorità della Chiesa, nei testi ai quali dovrebbero
invece chiedere chi li ha scritti e perché. L’uomo ha basato le sue convinzioni, il
suo modo di comprendere, la sua vita su qualcosa che, vita dopo vita, ha sempre
fallito. E, pur ostacolato dal suo pensiero limitato ed alterato, imprigionato nella
sua stessa arroganza, egli continua imperterrito nella sua ipocrisia che conduce
solamente alla morte.

Ramtha


Dio in Te

Dio in Te
La divinità dimenticata. The White Book
Ramtha

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RICORDATI...DI TE


“Sono presente... sto camminando e sento i miei muscoli, i miei passi, l’aria fresca sulla faccia. Non penso ad altro. Sto camminando e mi ricordo di esserci... Mi guardo intorno e SONO IO che mi guardo intorno, sono QUALCUNO, una coscienza dentro a questo corpo. Non solo sono concentrato sugli oggetti all’esterno di me invece che sui miei pensieri, non solo sono cosciente delle auto, delle persone, dei semafori, del mio corpo... ma sono cosciente di esserne cosciente. Questo è il valore aggiunto, questo mi distingue da un animale o da un uomo addormentato... che sono poi la stessa cosa.”

Ero in una strada vicino a casa mia e mi stavo avvicinando al tabaccaio.
“Ecco, ora entro. Varco la soglia ricordandomi di me ed entro nel negozio continuando a ricordarmi di me. Ecco... ci sono... sono quasi arrivato... devo stare attento perché entrando i miei sensi saranno investiti dal nuovo ambiente, le persone, le voci... e questo mi farà perdere il ricordo di me. Finché sono in strada sono al sicuro, ma se entro in nuovo ambiente rischio di cadere nell’oblio della coscienza. Ok. Mancano pochi passi. Per adesso ci sono... sono ancora presente... sono qui con tutto me stesso... Ora spingo la porta ed entro...”



Cinque minuti dopo sono di nuovo in strada, a pochi passi dal tabaccaio. Sto ancora sorridendo fra me e me per alcune battute che ci siamo scambiati col negoziante, quando all’improvviso...
“Porca puttana! Non mi sono ricordato di me! Mentre ero dentro il negozio non sono mai stato presente. Com’è possibile? Dal momento in cui sono entrato e ho salutato il tabaccaio sorridendo, sono letteralmente sparito. Incosciente. Per cinque eterni minuti tutto in me è avvenuto meccanicamente... senza che IO ci fossi.”

Far uscire alla luce
ogni pensiero meccanico
ogni impulso
ogni sentimento ripetitivo
alla sorgente stessa della loro formazione.
Attraverso uno sguardo lucido
un’attenzione cosciente
una visione e ragione obiettiva,
costante, assidua, intensa.
Per essere IO
e non un automa
condotto da molteplici cordicelle.
Solange Claustres

Come possiamo ricordarci di noi stessi mentre parliamo con qualcuno? Più siamo identificati con la situazione, la persona, le parole che dobbiamo pronunciare... più diventa per noi impossibile ESSERCI.
Se quando entro in tabaccheria io trovassi il coraggio di restare totalmente “dentro me stesso”, prendendomi tutto il mio tempo per richiamare dentro di me lo stato di presenza tra la domanda del tabaccaio e la mia risposta – fregandomene di non riuscire per questo motivo a rispondergli in maniera pronta e soddisfacente – allora avrei maggiori probabilità di restare sveglio. Invece ritengo più importante risultare meccanicamente efficiente agli occhi degli altri, perché ho paura che mi diano dell’imbranato o pensino che io sia strano.



Insomma... nell’identificazione è più importante sembrare sveglio piuttosto che esserlo veramente. Se mentre chiedo un pacchetto di sigarette mi ricordo di me, nessuno lo nota e nessuno mi elogia per questo, mentre se sbaglio qualcosa perché mi sto sforzando di ricordarmi di me, lo notano subito tutti e magari ridono di me. I vantaggi sono invisibili e gli svantaggi sono evidenti. Pertanto, se io sono identificato con il mio ego, in queste occasioni l’efficienza meccanica a cui sono abituato prende il sopravvento in modo da rendere la mia vita sociale meno problematica.
Sarò così un funzionale e solerte burattino.

Allora cerco di aggirare l’ostacolo evitando di prendere di petto la mia macchina biologica. Produco un accenno di ricordo di me tutte le volte che, mentre sto parlando, pronuncio una determinata parola e tutte le volte che la pronuncia il mio interlocutore. Per esempio, mi ricordo di me ogni volta che dico “io”, e ogni volta che lo dicono gli altri. Oppure posso sforzarmi di evitare una determinata parola: decido di non pronunciare più la parola “io” per una settimana. Vanno anche bene “sì” “no” “ok” e ogni altra parola che so di utilizzare spesso, come l’intercalare “voglio dire”.
[per ulteriori esercizi, vedi il mio libro Risveglio]

È il mio bisogno, il mio sforzo, il mio scopo.
Qui, ora, nell’istante presente
nel tempo e nello spazio.
Il ritmo delle mie associazioni si rallenta
la sensazione del mio corpo si fa intera
completa, densa e sottile.
Sento la pulsazione del sangue in tutto il mio corpo.
Il ritmo della respirazione si fa leggero, profondo, regolare.
Calma e serenità abitano in me.
Non c’è altro se non la vigilanza del mio pensiero
il sentimento di me stessa
la sensazione di me stessa
la coscienza di tutta me stessa.

Il corpo come ‘luogo’
il corpo come ‘mezzo’
il corpo come ‘realtà’.
Morto a tutto se stesso
per una nuova nascita.
Solange Claustres



Il giorno in cui mi accorsi di poter dialogare con un’altra persona restando al contempo in uno stato di presenza, fu il giorno più bello della mia vita.
Non dovevo più sforzarmi di ricordarmi di me: io ero la vibrazione sottostante al parlare. Avveniva tutto spontaneamente. Mentre ascoltavo... ascoltavo e basta. Se osservavo il traffico... osservavo il traffico e basta... senza commenti, giudizi, associazioni, ricordi... Un’automobile era un’automobile e una persona era una persona... senza nessun carico aggiuntivo portato dalla mia mente. Ogni fatto e ogni persona erano com’erano e io li vivevo per com’erano... non per come potevano essere o avrebbero dovuto essere secondo la mia personale visione delle cose.
Io ero semplicemente la Vita autoconsapevole che soggiace alla manifestazione, serena e in quiete, sempre vigile.
Ero finalmente VIVO.

Nello stato di veglia il sonno è caratterizzato dall’automatismo delle associazioni, dal sognare, dal fantasticare.
Arrivare a stabilire il contatto con il proprio »sé« costituisce un’autentica ascesi. Significa intraprendere un cammino fuori dal comune. E a causa dello sforzo che si deve fare in tal senso, molti preferiscono immaginare, appagarsi di idee, di parole, di apparenze... e mentirsi.


Georges I. Gurdjieff

http://www.salvatorebrizzi.com/2010/09/amarcord.html



Risveglio di Salvatore Brizzi

Risveglio
Con gli esercizi delle Antiche Scuole Esoteriche
Salvatore Brizzi

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mercoledì 18 dicembre 2013

Alla fine tutto viene a galla

Alla fine tutto viene a galla
è la natura delle cose

prima o poi tutto verra' a galla
non  servira' scappare in mille attivita' frenetiche
senza affrontare il dolore...

non ti servira' fuggire
non servira' passare da partner a partner
senza affrontare l'abbandono, senza elaborare il lutto...

prima o poi tutto viene a galla
non serviranno i ragionamenti di cosa è giusto o sbagliato
non servira' scacciare nel profondo i tuoi fantasmi...

prima o poi tutto viene a galla 
e sara' qualcosa di dirompente
qualcosa di sconvolgente...

bastera' un attimo di pausa
una mancanza di controllo
e tutto torna a galla

è la natura delle cose
quando il panico ti avvolge
non è il momento di scappare

è il momento di accettare ;
"è tanto che ti aspettavo
io ti accolgo e ti do' il benvenuto"

nella luce della mia consapevolezza
ti amo e ti lascio andare

Antar Raja






L'AMORE CHE TI OFFUSCA

Nebbia.
Dal latino nebula.

1. (meteor.) Goccioline d’acqua aventi diametro di qualche millesimo di millimetro che si formano in prossimità del suolo (…) diminuendo in misura più o meno sensibile la visibilità.

2. (Figur.) a. Di cosa che dura poco, o non ha consistenza. o non ha effetto rilevante; b. Di cosa che offusca le facoltà spirituali, che toglie fiducia e sicurezza.

Imbocco l’autostrada alla barriera di Agrate con un senso di disorientamento. No, non è per il muro di nebbia che mi aspetta da qui a casa. A Brescia, o meglio, nella Bassa ci siamo abituati alla nebbia. Per noi è unmust. Il bresciano doc sorride quando qualcuno si lamenta per la scarsa visibilità. E (da quando sono nato) risponde “Eh, caro mio, una volta sì che c’era la nebbia, mica adesso”. In effetti credo di essermi quasi convinto di questa verità storico metereologica. Anche a me sembra che i nebbioni non siano più quelli di una volta.
Ricordo una sera, un lunedì di tanti anni fa. Tornavo da Brescia, altezza Maclodio (il paese della battaglia). In prima, con fuori la testa dal finestrino, le sopracciglia gelate, le quattro frecce e la tentazione di mettermi a piangere per la disperazione.
Il mio disorientamento è legato ad Emma e al suo racconto.
Da qualche settimana, dopo che il suo ragazzo l’ha lasciata, combattiamo contro la sua depressione. Fiumi di lacrime dentro e fuori la seduta. E il sudore delle sue corse, unicofarmaco antidepressione. Finalmente un pochino di luce.

“Sa Dottore, ultimamente mi sento divisa a metà. Una parte di me si sta rassegnando, e cerca di soffocare l’altra parte, quella che spera ancora nel suo ritorno. Ma sento che la prima parte prenderà il sopravvento”.

“Come lo sa?”.

“Mi sembra di aver risposto al sorriso di una collega oggi” mi dice Emma sorridendo.
Questo accadeva la scorsa settimana.
Oggi nessun sorriso, ma uno sguardo gelido.

“E’ tornato”.

“E’ tornato?”.

“Si. Mi ha detto che si è pentito, che sono la donna della sua vita”.

Silenzio.

“E che da due anni va a letto con una mia collega”.

Mi aspetto il solito torrente di lacrime, ma da Emma questa volta non esce nulla. Ha gli occhi annebbiati, lontani, come se qualcosa offuscasse la sua anima. Non capisco quale delle due metà di Emma ho di fronte: quella che spera di tornare con lui? Oppure quella che getterà tutto alle ortiche?
Nei suoi occhi, in mezzo alla nebbia, mi sembra di vedere una bambina. Delusa. Mi viene in mente un’immagine straziante: mia figlia quella volta che ci è rimasta male, non ricordo nemmeno il perché. Magone.
“L’amore fa schifo” mi dice Emma.
“Ha ragione”.
Un aspetto difficile del mio lavoro è aiutare una persona come Emma, che ha investito tutto in una cosa che si è miserabilmente sgretolata, a trovare una soluzione. Ma quale soluzione? Il mio lato umano mi suggerirebbe una cosa tipo ma mandalo a quel paese. Non mi sembra un’idea geniale.
Non posso nemmeno dirle come la vedo io: una persona fragile che ha cercato di far quadrare il cerchio, entro una relazione altamente improbabile. E quando cerchi di far quadrare il cerchio, finisci per annebbiarti la vista. La mente si offusca, la lucidità sparisce.
La parte di Emma che vorrebbe rimettersi con lui si è attivata. Lo vedo dai suoi occhi. Tutta quella nebbia è necessaria, adesso più che mai. Altrimenti il cerchio non si chiude. (Fonte)