mercoledì 11 maggio 2016

Liberati da ogni fede


La verità porta libertà perché è una tua scoperta.

Tu “sei” la ricerca.
Ogni bambino nasce col bisogno innato di cercare la verità. Non è qualcosa che ha imparato o acquisito in seguito durante la vita. La verità significa semplicemente: “lo sono, ma non so chi sono”. E la domanda nasce naturalmente: “lo devo conoscere la realtà del mio essere”. Non è un fatto di pura curiosità.

Questi sono i tre modi differenti, le tre categorie in cui il mondo può essere diviso: ci sono cose che esistono, ma non sanno di esistere; quindi non hanno la possibilità di aprirsi ad una ricerca. Sono chiuse. La loro esistenza è senza finestre. Poi ci sono gli animali che sanno di esistere, ma non hanno l’intelligenza di chiedersi che cosa è quello che essi sono. Le loro finestre sono aperte, ma la loro intelligenza non è sufficiente per guardare fuori e vedere le stelle e il cielo e gli uccelli e gli alberi. Hanno finestre, ma che siano aperte o chiuse non fa una gran differenza. Forse una volta ogni tanto può accadere che un animale eccezionalmente usi la sua finestra. Nell’Ashram di Shri Raman Maharshi… egli è stato una delle persone più importanti di questo secolo. Non era un maestro; ecco perché non è conosciuto come lo è George Gurdjieff o J. Krishnamurti. La gente non lo conosce per quanto conosca Shri Aurobindo o P.D. Ouspensky che sono stati solo insegnanti, insegnanti di valore ma non mistici. Raman Maharshi era una pozza silenziosa di energia. Non parlava mai molto, a meno che non gli fosse chiesto qualcosa.
E anche allora la sua riposta era molto breve, con una particolare profondità, ma bisognava andarla a cercare. Non c’era in essa alcuna spiegazione. La sua letteratura è limitata a due, tre libretti. Il suo insegnamento consisteva per lo più nello stare in comunione silenziosa con i discepoli. Naturalmente solo alcune persone potevano beneficiare di questo. E ogni mattina mentre stava seduto, le persone stavano sedute, arrivava una mucca che, stando fuori, metteva il collo dentro attraverso una finestra e là rimaneva finché durava il satsang. Deve averlo fatto per anni. Le persone andavano e venivano, altre ne arrivavano, ma la mucca era molto costante… al momento giusto era là, mai in ritardo. E quando il satsang si scioglieva, se ne andava. Un giorno non apparve e Shri Raman disse: “Oggi non si può tenere il satsang, perché il meglio del mio pubblico è assente. Temo che la mucca o sia molto malata o sia già morta e io devo andare a cercarla”. Viveva su una montagna nel sud dell’India, Arunachal. La mucca apparteneva ad un tagliaboschi che viveva vicino all’Ashram. Raman lasciò il tempio dove di solito si incontravano, andò dal taglialegna e chiese “Cosa è successo? La mucca oggi non è venuta al satsang.”

Il tagliaboschi disse “È molto malata e temo che stia per morire, ma continua a guardare fuori della porta come se aspettasse qualcuno. Forse ti aspetta per vederti per l’ultima volta. Forse per questo sta trattenendosi ancora per un pò.”
Raman entrò e gli occhi della mucca erano pieni di lacrime. E morì felice appoggiando la testa nel grembo di Raman Maharshi. Questo è accaduto proprio in questo secolo. Raman la dichiarò illuminata e disse ai suoi di costruire un bel monumento per lei. È molto raro che un essere umano si illumini. E’ una rarità che arriva quasi all’impossibile che si illumini un animale, ma quella mucca lo ottenne. Essa non rinascerà. Dal corpo di mucca ha evitato tutto il mondo umano, saltando avanti per unirsi ai Buddha. Così una volta tanto – ci sono così poche occasioni – è successo. Ma questa non si può dire che sia la regola; è proprio una eccezione.Le cose esistono, ma non sanno di esistere. Gli animali esistono e sanno di esistere, ma non hanno l’intelligenza di chiedersi chi sono. E certo non c’è da meravigliarsene. Milioni di esseri umani non si pongono mai la domanda – questa è la terza categoria.

L’uomo esiste, sa di esistere ed è capace per nascita di indagare su chi egli é. Perciò non è un problema di apprendimento, di educazione o cultura; ti porti con te, dentro di te il bisogno di ricerca. Tu “sei” la ricerca. Ma la tua società ti distrugge. Ha modi e mezzi molto sofisticati per distruggere la tua ricerca, per rimuovere la domanda dal tuo essere o almeno per nasconderla. E il metodo che usa è questo: prima ancora che il I bambino si chieda chi è, gli viene già data la risposta. E ogni risposta che viene data prima che la domanda sia posta, è inutile; diventa solo un peso. Gli viene detto che egli è anima, che è uno spirito, che non è un corpo, che non è materiale. Oppure, nei paesi comunisti, gli viene detto che è un corpo, solo materiale e che nei tempi antichi, per paura e ignoranza, la gente credeva di avere l’anima, ma che questa era proprio una superstizione. In entrambi i casi, al bambino viene data una risposta che non ha chiesto. E la sua mente è delicata, pura… ha fiducia di sua madre, di suo padre… non vi sono ragioni per lui di non fidarsi.

Egli comincia una storia di credenze e le credenze uccidono la ricerca. Diventa sempre più erudito. Quindi gli arriva l’istruzione, l’educazione religiosa, e non c’è più fine all’accumulo di conoscenze. Ma tutto questo sapere è inutile; e non solo è inutile ma anche dannoso, perché è stato sbagliato proprio il primo passo. La domanda non è stata fatta e la risposta è già stata conficcata nella mente e da allora egli continua ad accumulare risposte. Ha completamente dimenticato che qualsiasi risposta che non è il risultato di una domanda è senza senso. Così l’unica qualità del ricercatore della verità è che egli non crede, che non è un credente, che è pronto a porsi da ignorante piuttosto che da erudito, perché l’ignoranza è almeno naturale, semplice, innocente. E solo da uno stato di ignoranza, c’è la possibilità anzi la certezza che sorga la domanda e che il ricercatore inizi il suo viaggio. Ma, se sei dentro le cognizioni, ti perdi in una giungla di parole, teorie, dottrine, dogmi. E ce ne sono così tanti e sono così contraddittori uno con l’altro, che presto ti troverai sempre più confuso… sempre più erudito e sempre più confuso.

Per quanto mi riguarda, la caratteristica fondamentale del ricercatore della verità consiste nello svincolarsi da tutti i sistemi di fede, da tutte le conoscenze già apprestate. In altre pa role, di avere il coraggio di essere ignorante, piuttosto che avere conoscenze non sue. L’Ignoranza ha una sua bellezza; è almeno tua, autentica, sincera. È venuta con te. È il tuo sangue, le tue ossa, il tuo midollo (…).
La verità porta libertà perchè è una tua scoperta. Ti rende pienamente uomo; altrimenti rimani al livello degli animali: tu esisti ma non sai chi sei. La ricerca della verità è proprio la ricerca della realtà del tuo essere.Quando sei arrivato al tuo essere tu arrivi a essere il tutto, perchè noi siamo differenti nello stato periferico ma ci incontriamo nel centro: quelle linee sulla circonferenza hanno una determinata distanza una dall’altra. Ma via via che si avvicinano al centro, la distanza diviene sempre più piccola. E quando raggiungono il centro, la distanza scompare. Al centro siamo uno. Alla periferia dell’esistenza sembra che siamo separati. E conoscere la verità del tuo essere è conoscere la verità del tutto. Ci vuole una sola qualità, un solo coraggio: di non temere di essere ignoranti. Su questo punto non si possono fare compromessi, non ci può essere alcun sapere acquisito a buon mercato, di cui abbellirsi per apparire un uomo saggio. Basta! Sii solo puro e naturale e allora succede che da questa purezza, naturalezza, innocenza, ignoranza nasce il bisogno di ricerca.


OSHO

Tratto da Liberation Times N 91

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