giovedì 30 marzo 2017

NON DIVENTARE RESPONSABILE DELLA FELICITA’ DI UN’ALTRA PERSONA

I rapporti sani iniziano da due persone sane.
Una persona sana conosce i suoi pregi e vede onestamente i suoi difetti, si rende conto delle proprie necessità, sa amare e si assume la responsabilità della propria felicità. E’ qui che sta la differenza: nessuno ti deve nulla, nessuno deve renderti felice.
E’ chiaro che non tutti noi ci troviamo a questo livello della consapevolezza. Ma cercate i propri partner che corrispondano alla vostra maturità ...
Se tu tutto il tempo salvi qualcuno, se sacrifichi qualcosa, vivi per un altro, fermati. Cerca di capirti, analizza i tuoi rapporti precedenti, a partire dall’infanzia e dal rapporto con i genitori.
Ognuno di noi è contento quando qualcuno prova delle emozioni positive nei nostri confronti. Ma guarda cosa succede quando una persona è più matura dell’altra (è chiaro che si attirano coloro che sono degni di incontrarsi in quel preciso momento, ma ci sono degli spunti per una riflessione).

Per esempio, sei una una persona matura, libera dentro, e la presenza o l’assenza di qualcun accanto a te non ti rende fortemente felice o fortemente infelice.
Certo, avere una persona amata accanto è una grande felicità, ma è piuttosto è un’aggiunta alla tua felicità. Se la persona se ne andrà, accetterai la sua scelta e continuerai la tua vita, dopo un periodo di tristezza. La tua vita non si rovinerà.
Se l’altra persona è altrettanto matura, inizierete la vostra relazione con la consapevolezza e la finirete (se succederà) con altrettanta consapevolezza. Ma se l’altra persona non è tanto matura, la situazione cambia...
Prima lei/lui ammira la tua maturità e forma un forte attaccamento nei tuoi confronti. Sembrerebbe non male, fa piacere sentirsi dire “senza di te morirò”, “senza di te non ce la farò”, ma poi inizi a stancarti. Per il tuo partner sei tu il centro della vita, e non lui e il suo cammino nella vita. Se tu decidi di allontanarti e di uscire dalla sua vita, la sua vita crollerà.

Alla persona matura un amore “appiccicoso” un giorno inizia a pesare. Certo, si può salvare o far crescere qualcuno, e spesso succede così.
Ma mentre fai crescere qualcuno, tu stesso stai girando in tondo. Per una serie di motivi le persone hanno un livello di sviluppo diverso, e i loro obiettivi nella vita anch’essi sono diversi. Qualcuno deve giocare nella squadra professionisti, altri rimarranno per sempre dilettanti.
Quando entrambe le personalità non sono molto mature, non è un grosso guaio: succederà un dramma, con addii, rancori, ecc; noi tutti passiamo questa tappa. Ma dopo averla superata, sii attento al cuore dell’altro! Occorre essere sempre attento al cuore dell’altro, ma prima di prendersi una responsabilità della sua felicità, fai chiarezza, per te.
Non prenderti una responsabilità della felicità di una persona infelice. Questo riguarda non solo il tuo partner, ma anche i tuoi genitori, sorelle e fratelli, nonni ecc. Mostra la comprensione e la compassione, aiutali ma non diventare una loro stampella.

“Dai ad un uomo del pesce, e sarà sazio per tutto il giorno. Insegnagli a pescare, e sarà sazio per tutta la vita.”

Un giorno queste storie diventeranno un fardello impossibile per colui che si è segnato il raggiungimento degli altri traguardi sul cammino. Certo che questo non riguarda tutti coloro che vivono in questo mondo. Ma forse quelle persone non leggeranno mai questo post.

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domenica 26 marzo 2017

S. BRIZZI non c'é nulla la fuori


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LA SCELTA

È facile sentirsi in dovere di difendere il proprio punto di vista. Puoi difendere la tua stupidità, puoi difendere il tuo malessere, puoi difendere le tue nevrosi. Puoi continuare a difendere lo stato in cui ti trovi e che ti fa soffrire, puoi difendere la tua sofferenza e la tua infelicità; la gente difende il proprio inferno con grande accanimento, non ne vuole proprio uscire!


OSHO

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IL CORAGGIO DI USCIRE DAL SONNO

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venerdì 24 marzo 2017

mercoledì 22 marzo 2017

NON DIPENDERE DALL'AMATO

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Può qualcosa essere più ridicolo?

"Nel mio stato di unicità e integrità io non sapevo di esistere. E poi un giorno mi fu detto che ero 'nato', che un particolare corpo era 'me', giorno dopo giorno, e cosí ho costruito una pseudo-personalità soltanto perchè avevo accettato l'accusa di essere nato, pur essendo pienamente consapevole che non avevo esperienza di essere nato, che non avevo mai acconsentito a nascere e che il mio corpo era stato posto su di me. Gradualmente, il condizionamento è diventato sempre più forte ed è cresciuto in tale misura che non soltanto ho accettato l'accusa di essere nato come un particolare corpo, ma anche che un giorno futuro sarei ' morto' e la parola stessa 'morte' è divenuta per me una parola terribile, che sta a significare un evento traumatico. Può qualcosa essere più ridicolo?

Nisargadatta Maharaj


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martedì 21 marzo 2017

Nessuno nasce, nessuno muore

Qual è la differenza tra 'CONSAPEVOLEZZA' e 'COSCIENZA',
ammesso che ci sia?"

- chiese il saggio a due suoi interlocutori;


e così poi rispose:

la 'CONSAPEVOLEZZA' è dell'Assoluto e perciò al di là dei tre guna (differenziazioni fenomeniche);
laddove la 'COSCIENZA' è una cosa nutrita e limitata dal corpo-cibo.

Quando il corpo-cibo viene distrutto,
anche la coscienza scompare.





Ma attenzione, nessuno muore:
il corpo, fatto dei cinque elementi,
quando è senza vita si mischia con gli elementi
e la 'COSCIENZA' che è soggetta ai tre guna, ne diventa libera.

La 'CONSAPEVOLEZZA' è lo stato originale primordiale,
prima del concetto spazio-tempo,
senza bisogno di causa, né sostegno.

Semplicemente è.

Comunque, nel momento in cui il concetto della 'COSCIENZA' sorge su questo originale stato di unicità, sorge il senso "Io sono", causando una condizione di dualità.

La 'COSCIENZA' è accompagnata da una forma.

È un riflesso della 'CONSAPEVOLEZZA' contro la superficie della materia. Uno non può pensare alla 'COSCIENZA' come separata dalla 'CONSAPEVOLEZZA';
non ci può essere un riflesso del sole senza sole.

Ma ci può essere la 'CONSAPEVOLEZZA' senza 'COSCIENZA'."

Nisargadatta Maharaj _ *Nessuno nasce, nessuno muore - Insegnamenti*

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domenica 19 marzo 2017

Satsang with Mooji


Live broadcast of Open Satsang from Rishikesh, India.

Welcome to Satsang with Mooji. Satsang offers the opportunity to look within and directly discover our true and timeless Being. Mooji’s guidance and pointings to Truth are a unique opportunity for genuine self-discovery.

To make full use of what is being offered here, we encourage you not to use this space to socialise or offer commentary during satsang, but instead to allow yourself and others to listen whole-heartedly. For Mooji there is no difference, no separation between those in the hall physically or those watching online, and we thank you for honouring and respecting this space.

More information about Mooji can be found on www.mooji.org
Any technical questions can be sent to broadcasts@mooji.tv

For live translations and higher quality broadcast please watch on http://mooji.tv/live-satsang

Open Satsangs in Rishikesh, India
16 February – 19 March 2017
Wednesdays to Sundays at 10am IST

Love,
Mooji Satsang Team




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sabato 18 marzo 2017

L’IMITAZIONE SPIRITUALE E LE FERMATE CONFORTEVOLI

Una breve prefazione: Albert Karaman è un ingegnere informatico russo che un giorno aveva comprato un biglietto aereo per Nepal, e da allora non si è più fermato. Ho tradotto per voi un suo articolo che trono molto importante.
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Quasi tutte le volte, quando comunico con le persone che credono di aver intrapreso un cammino spirituale, vedo sempre le stesse fermate, sedute alle quali loro credono di camminare.
E’ facile fermarsi. Talmente facile che la maggioranza dei “camminatori spirituali” non si è nemmeno mossa, stando comodamente alla fermata di nome “spiritualità moderna”.
Qui c’è di tutto.
Ecco una lunga lista di Maestri e Guru con lunghe file di adepti. Ecco la libreria delle sacre scritture e i testi degli illuminati. Ecco un gruppo di yoghin in pose contorti ed ecco un tappetino libero che ti aspetta ad un prezzo modico.
Ecco chi canta i mantra o volteggia in una danza estatica. E qui, avendo assaggiato un fungo magico, puoi provare delle sensazioni mistiche. Lì accanto c’è una lunga fila di ashram dall’aria di pace. Ovunque ti chiamano offrendo le tecniche di respirazione, gli esercizi energetici, i rituali sciamanici, gli artefatti antichi ed altri attributi spirituali per tutti gusti.
E’ un peccato non fermarsi qui. La scelta è vasta, e c’è la domanda. C’è tanta gente con gli sguardi ardenti.
Molti si fermano qui, guidati dalla logica del consumo dove la spiritualità è esposta sui banchi. Girano, provano, si mostrano dei trofei comprati nel supermercato della spiritualità.
Pensate che io sia contrario a tutto ciò? No. Queste sono le porte, come si fa ad essere contro le porte?
Se sai dove andare passi attraverso le porte camminando verso la tua meta, e se non lo sai, allora si tratta di un cammino turistico lungo gli itinerari pubblicizzati, con commenti “spirituali”. Il turismo spirituale è molto popolare, ora.

Il TURISMO SPIRITUALE.
Alcune tradizioni spirituali paragonano la prima tappa alla vita di un’ape. Vola, assaggia i pollini. Così anche un rIcercatore spirituale conosce vari approcci, filosofie, i portatori delle conoscenze o di stati. ... questa tappa può durare alcuni anni, dopo di che il ricercatore spirituale deve tornare nella sua arnia, digerire il nutrimento e cominciare a produrre il miele.
Il ritorno all’arnia è la trasformazione dell’informazione appresa, l’inizio del cammino.
Ma cosa vedo, invece? Le api insaziabili volano così per tutta la vita senza aver mai iniziato il processo della digestione e senza aver mai prodotto miele. Questo è il turismo spirituale.

OBIETTIVO.
Raramente si può incontrare una pesona che risponde onestamente alla domanda su ciò che sta facendo nella sfera spirituale. Qual’è il suo obiettivo finale? A che serve?
Nei 99,9% dei casi la risposta a questa domanda è la stessa: la gente parla del risveglio spirituale ma intende la felicità, la beatitudine, l’armonia, l’estasi, la potenza, la pace, la riconoscenza, il ruolo di un maestro illuminato e così via.
Onestamente, si tratta di un piacere mascherato, avvolto in un cartina della spiritualità. .. Devi sapere che questo mondo soddisfa tutte le domande senza eccezioni. E’ fatto così. E se questo mondo conta i risvegliati sul palmo di una mano, mentre i ricercatori spirituali sono milioni, la conclusione è ovvia: la gente non vuole il risveglio, vuole qualcos’altro. E quest’altro è mascherato come la spiritualità.

MAESTRI E GURU.
Il miglior maestro, per un moderno ricercatore della spiritualità, è quello morto. Non sto scherzando, è un fatto, se non ti nascondi di fronte alla realtà. Un maestro vivente è una minaccia alle tue convinzioni, teorie, conclusioni e a tutta la tua personalità come te la immagini. Insomma, a tutta la menzogna con la quale ti stai nascondendo dalla vita.
Per questo motivo all’uomo moderno piacciono i maestri del passato. Non minacciano la loro sicurezza e corrispondono in pieno alle loro idee e alle fantasie sulla spiritualità. Si può amarli e citarli, non usciranno dal Nirvana per dare un pugno in faccia alla persona che tu immagini di essere.
Questo è il compito del maestro vivente, al quale puoi fare una domanda importante e al quale puoi avvicinarti, per un giorno scomparire.
La maggioranza di coloro che vengono dai maestri per fare una domanda crede di ricevere una risposta; ma l’obiettivo di un maestro è un altro: lasciarti senza le tue domande, lasciarti nudo e vulnerabile, senza domande e senza risposte, senza idee né concezioni.
Se l’hai capito, ti avvicinerai al maestro sempre di più finché non scoprirai che il maestro e tu non siete diversi. Ma il moderno ricercatore arriva dal maestro per confermare la sua opinione e radicarsi in essa. Se questo non succede, lui va da un altro maestro. La scelta è grande, adesso. Ci sarà anche colui che accarezzerà le proprie idee su se stesso, ampliando le file dei seguaci. E’ diabolicamente strano, “bere i maestri” attraverso le cannucce come i succhi colorati, discutendo poi se ti è piaciuto, e altrettanto strano andare da un maestro all’altro mischiando i succhi, facendone un cocktail.
Mi chiederai: ma ho bisogno di un maestro? Ho una rispiosta precisa: si. Un maestro serve, ma prima devi capire che un vero maestro è la stessa vita, è il tuo primo e ultimo maestro.

SENSAZIONI MISTICHE.
Si crede che le esperienze mistiche siano una parte integrante del cammino spirituale. Spesso diventano un obiettivo primario. In sostanza, è un ostacolo sulla via del risveglio. Il risveglio dello spirito non è una nuova esperienza, né uno stato d coscienza alterata. Il risveglio non coincide mai con quello come lo si immagina.
E’ simile ad un ricordo di se stesso come colui che dorme e sogna, e non un ricordo di colui che sta facendo qualcosa nel sogno; un ricordo di uno che è sempre esistito ed esisterà sempre.
Tutte le esperienze, tutta la mistica sono una parte del sogno, dei suoi strati più sottili, certo, ma fa parte di un sogno. ... sento periodicamente alcuni che mi stanno raccontando delle loro esperienze mistiche credendole molto importanti.
Ma io le vedo come qualcosa non particolarmente importante, e alla gente questo non piace. E vorrei dire (come una doccia fredda): comprati una droga e avrai facilmente un intero mazzo delle sensazioni mistiche. Se il tuo obiettivo è questo, la droga è una via più facile per arrivarci. La maggioranza delle persone, sulla pista da ballo spirituale, non fa che questo, dietro lo scudo delle parole importanti.
Ma se sei onesto con te stesso, vedrai che, passate le sensazioni mistiche, le tue reazioni sono rimaste sempre le stesse; l’indice del tuo avanzamento sono proprio le tue reazioni nella vita di ogni giorno... L’unico lato positivo di queste esperienze sono le idee un po’ più ampie sul mondo....
Se il tuo obiettivo è il risveglio, le esperienze mistiche sono naturali man mano che avanzi, sono semplicemente dei segnali stradali. Sono le pietre miliari, puoi capire dove ti trovi e cosa dovrai fare dopo. Quando guidi un’auto, non crederai mica un segnale stradale lo scopo del tuo viaggio...

PRATICHE SPIRITUALI.
Bisogna dire che con il vasto accesso all’informazione è arrivata anche la superficialità nell’apprenderla. Tutte le pratiche e i metodi sono come una vanga, sono strumenti di lavoro. Servono per scavare un pozzo, per arrivare all’acqua. E quando la troverai, pui anche buttare via la vanga, e bere, bere, per saziarti... invece la gente cambia le vanghe, e scava un po’ di qua e un po’ di là.
A volte chiedo: perché lo fai? E mi rispondono, che quella vanga non andava bene e che l’acqua lì non c’era.
Vedo il paesaggio cosparso di piccole buche.
E so che se avesse insistito, avrebbe già trovato la sua acqua. Non importa dove scavi; l’acqua c’è ovunque, scava e lo vedrai.

LETTERATURA SPIRITUALE E LE CONOSCENZE.
Un buon libro è una freccia, come un link in internet, il suo scopo è indicare e portare l’utente sulla pagina giusta. Lo scopo della letteratura spirituale è indicare la fonte e avvertire sui fattori che possono distrarre.
Mi viene spesso da chiedere: perché rileggi sempre i link, perché li collezioni? Perché leggi i commenti a questi link?
Fai un click: è tutto ciò che serve, vai là dove indica la freccia.
Contrariamente a ciò che si pensa, non credo che serva una grande quantità di sapere, a volte può bastare una conversazione, un paragrafo, per formulare l’essenza di ciò che devi fare. E poi prendi la vanga e scava.

GLI ASHRAM.
Sono stato in una moltitudine di ashram. Ho parlato con molti loro frequentatori. E molte volte ho sentito sempre la stessa storia: “Qui si sta bene, c’è l’aria elevata, le energie alte, non come dove stavo prima”. Alcune di queste persone un giorno mollano tutto e vanno a vivere in un ashram o nei pressi di un ashram.
E sai cosa penso?
Penso che spesso il cammino qui finisce, senza mai esser cominciato. La gran parte dei nostri nodi è stata fatta nella società dove abbiamo passato la vita, e il miglior modo per scioglierli è guardarli in faccia, senza nascondere lo sguardo. Se queste persone me lo avessero chiesto, avrei detto: torna a casa, a lavorare, ottieni ciò che volevi, comunica con gente normale, fai l’amicizia con persone degne. E ‘ sufficiente che i tuoi rapporti non siano distruttivi. Basta che nella tua vita ci sia l’armonia. Un ashram diventerà solo una soluzione di un problema pratico: per esempio, per digerire una tappa del passato.

IL NOSTRO TEMPO.
Il periodo in cui viviamo è un regalo per coloro che sono davvero interessati al risveglio; la società moderna offre tutte le possibilità per far uscire fuori le tendenze distruttive della mente. Questo pesa, ma è anche un vantaggio; la vita “normale” nella nostra società ti fa vedere quello che ti appesantisce aiutandoti di liberartene. I collegamenti stretti, l’intensità della vita. Anche il vettore materialistico della società è una condizione per diventare presto adulti.

ALCUNE PAROLE IN CONCLUSIONE.
Tutto ciò che ho detto non è una critica. In sostanza, tutto si trova al suo posto, e anche l’autore spesso aveva camminato su molti di questi rastrelli. Ma a volte una lettura simile potrà diventare una spinta per rivedere qualcosa... In sostanza, ho parlato di come smettere di imitare la spiritualità cadendo nelle ovvie trappole. E se hai capito che questo si riferisce anche a te, correggi il tuo cammino e vai per la tua strada.

Di Albert Karaman

http://alter-world.net

Olga Samarina FB


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lunedì 13 marzo 2017

La missione dell’anima e i rimpianti

Vorrei averlo fatto. I cinque rimpianti più grandi è un best seller tradotto in 27 lingue, scritto da Bronnie Ware, un’infermiera australiana che per molti anni ha lavorato in un reparto cure palliative per anziani e malati terminali. Qui ha annotato i pensieri di uomini e donne nelle loro ultime settimane di vita.

Nessuno rimpiange di non aver soddisfatto abbastanza le proprie pulsioni sessuali o alimentari, niente rimpianti per lusso, gioielli, macchine o costosi viaggi esotici. Tutto questo nelle ultime settimane non occupa più alcun posto nella loro mente. Nessuno dice: “Avrei voluto visitare quel posto lontano” o “avrei voluto incontrare più amanti”.


“Vorrei avere avuto il coraggio di vivere una vita più vera, non quella che gli altri si aspettavano da me” è il pensiero che Bronnie Ware dice essere quello più comune fra le persone che se ne stanno andando.

“Vorrei aver lavorato di meno”. Questo invece è il pensiero espresso da ogni singolo paziente uomo curato dall’infermiera australiana, indipendentemente dalla sua posizione sociale!
Lo trovo sconvolgente.
Si tratta di persone a cui è mancato vivere la giovinezza dei propri figli e la presenza più sostanziosa dei propri amati, a causa dell’eccessivo lavoro. È il desiderio espresso anche da alcune donne, ma in misura minore, perché la maggior parte di loro apparteneva ancora a una generazione che spesso ha lavorato solo in casa, non in ufficio.

“La maggior parte delle persone non ha capito, se non a pochi giorni dalla fine, che la felicità è una scelta” dice la Ware, notando che la maggior parte di queste persone non ha vissuto una vita diversa solo perché è sempre stata convinta di “non poter fare altrimenti”, di “non avere scelta”, di “deludere le aspettative degli altri e quindi non essere più amata”.

E voi quali rimpianti avrete sul letto di morte? Forse sarete finalmente in grado di capire cosa aveva davvero importanza, oggi, nel 2017. Forse mi ringrazierete per aver scritto, oggi, questo post. O forse già domani non ve ne ricorderete più. Forse il valore dello stipendio mensile, dell’automobile e del cellulare verranno ridimensionati. Forse vi pentirete di aver svolto per anni un certo lavoro, magari in una città o in una nazione che non vi piaceva, solo perché “lo stipendio era buono”. Forse vi sentirete a disagio per aver provato tutti quei dubbi, quelle paure, quelle ansie, quei tentennamenti... Forse capirete che non valeva la pena litigare, arrabbiarsi, starci male per mesi, non vedere più quella persona, non perdonare solo per orgoglio...

Osservate con attenzione quello che state facendo nella vostra vita, sia sul piano lavorativo che sentimentale, nei rapporti con i colleghi, con gli amici, con i figli, con gli sconosciuti... e chiedetevi di cosa vi pentirete quando sarete sul letto di morte. Cosa rimpiangerete di non aver fatto e cosa rimpiangerete di aver fatto? È un esercizio molto molto interessante.

La ricerca personale condotta da Bronnie Ware ha fatto emergere che il maggior rimpianto di queste persone prima di andarsene è quello di essere rimaste condizionate per anni da stupide paure, dal terrore di quello che avrebbero detto gli amici, i vicini, i parenti o lo stesso partner... se avessero osato di più nell’esprimere la propria anima. Persone che erano vissute con un compagno che non amavano davvero, solo per paura di cosa avrebbe causato fra i parenti la notizia della separazione; che rimpiangevano di non aver fatto mai quella dichiarazione d’amore quando erano giovani; che rimpiangevano di non aver mai azzardato mettersi in proprio per paura di perdere la sicurezza dello stipendio; che rimpiangevano di aver dedicato troppo tempo al lavoro perdendosi tutto il resto (i figli in primo luogo).

In pratica, prima di morire, tutto assume una prospettiva diversa, tutto ciò che consideravamo importante o addirittura indispensabile per la nostra felicità, viene automaticamente ridimensionato. Il fatto di non aver più paura di rimanere senza lavoro e senza soldi o di non dover più difendere una reputazione agli occhi di parenti e amici, cambia la gerarchia dei nostri valori.
Interessante.

Quanto condiziona le vostre azioni la paura di avere qualcosa da perdere? Ma cosa avete davvero da perdere? State rinunciando a un nuovo amore, a una nuova avventura lavorativa, a inseguire un vostro sogno artistico... perché credete di avere ancora qualcosa da perdere, ossia perché avete paura di restare senza soldi, senza famiglia, senza amici, senza reputazione. Avete paura che gli altri parlino male di voi. Bene, sappiate che sul letto di morte ve ne pentirete!

La paura che la vostra reputazione – che rappresenta la debolezza del vostro ego – possa venire intaccata, vi costringe a una miseria dello spirito.

Adesso immaginate che siano trascorsi 150 anni da oggi. Non avete più denaro, un titolo di studio, un partner, dei figli, una casa, un’automobile... nulla, nemmeno un corpo. Avete perso tutto. Era inevitabile. E lo sapete bene fin da ora che andrà a finire così. Tutto ciò che adesso, dopo 150 anni, vi rimane, è la gioia per aver vissuto una vita piena, di aver amato tanto, di aver lottato con il Cuore ed esservi sentiti eroi, di aver aiutato un sacco di persone ad essere più felici, di aver contribuito, seppur nel vostro piccolo, a un mondo migliore.

Vi dico tutto questo perché negli anni a venire sempre di più serviranno eroi, monaci-guerrieri e guerriere, persone che lavorano alle dipendenze dell’amore.
Non si cambia il mondo chiedendo il permesso.
Si tratterà di “mantenere la posizione”, pur se circondati dal caos. Ma il Fuoco del Cuore che rende indomiti, non lo si può generare perché si è stati convinti da qualcuno. Lo sentite sgorgare spontaneamente al primo Appello.


Voglio chiudere con le parole di Victoria Ignis (tratte da Il libro di Draco Daatson – Il Regno del Fuoco):
Non strisciare nella filosofia della sopravvivenza. Rivolgi la tua opera a migliorare l’umanità. Poniti grandi obiettivi, più grandi di te, affinché nel tentativo di raggiungerli tu sia costretto a elevarti.
Il giorno del tuo ultimo respiro valuterai il successo della tua vita in base a quanto hai dato e non in base a quanto hai ricevuto. Sarai ricordato da coloro cui hai donato, non da coloro cui hai preso. Questo pensiero riscalderà la tua ultima ora. Io sto dando in maniera assoluta, e più do più posseggo. Ciò significa che quando avrò dato tutta me stessa possiederò il mondo.
su Macro http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-libro-di-draco-daatson-il-regno-del-fuoco-libro.php?pn=2812



Salvatore Brizzi
(professione: domatore di fiumi)


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mercoledì 8 marzo 2017

mercoledì 1 marzo 2017

Se sei infelice ...

Se sei infelice, vuol dire solo che hai imparato qualche trucco per essere infelice, nient’altro! L’infelicità dipende dalla struttura della tua mente. Ci sono persone che sono infelici in qualunque situazione; hanno un certo programma nella mente che trasforma tutto in infelicità. Se parli loro della bellezza della rosa, subito si mettono a contare le spine. Se dici: “Che bella mattinata, che bel sole!”, diranno: “È solo un giorno, presto arriverà la notte, perché fare tanto chiasso?”.

La stessa cosa può essere vista da una prospettiva positiva; allora vedrai che la notte è circondata da due giorni. Allora lo sbocciare di una rosa è un miracolo – un fiore così delicato appare tra le spine.

Tutto dipende da che struttura ti porti dietro nella testa. Milioni di persone trasportano delle croci: naturalmente è un fardello; la loro vita è pesante. Ma la loro struttura è tale che si focalizza subito sul negativo, ingrandendolo. È un approccio malato, patologico, alla vita. Ma loro continuano a pensare: “Cosa possiamo farci noi? Così è il mondo!”.

No, il mondo non è così! Il mondo è del tutto neutro: ha spine e ha rose, ha le notti e ha i giorni. Il mondo è del tutto neutro, equilibrato: ha tutto. Dipende da che cosa scegli tu. È così che la gente crea l’inferno e il paradiso sulla stessa terra. (Osho)


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Smetti di soddisfare le aspettative degli altri

Smetti di soddisfare le aspettative degli altri, perché in questo modo puoi solo arrivare al suicidio. Non sei qui per soddisfare le aspettative di nessuno e nessuno è qui per soddisfare le tue. Non diventare mai vittima delle aspettative degli altri e non rendere nessuno vittima delle tue.

Questo è ciò che chiamo individualità. Rispetta la tua individualità e quella degli altri. Non interferire mai nella vita di qualcuno e non permettere a nessuno di interferire nella tua. Solo così potrai un giorno crescere e diventare spirituale.

Il novantanove per cento delle persone si suicida, la loro vita è un lento suicidio. Soddisfare queste aspettative, quelle aspettative… un giorno quelle del padre, un giorno della madre, un giorno della moglie, del marito, e poi dei bambini – anche loro si aspettano qualcosa. Poi c’è la società, i preti e i politici. Intorno a te, tutti si aspettano qualcosa. E tu, poverino, sei lì, un semplice essere umano – mentre il mondo intorno a te si aspetta questo o quello. E tu non puoi soddisfare queste aspettative, perché sono contraddittorie.

Sei diventato matto cercando di soddisfare le aspettative di tutti. E non ci sei riuscito. Nessuno è contento. Sei perso, esaurito, e nessuno è contento. Chi non è contento con se stesso non può essere contento di te. Qualunque cosa tu faccia, troveranno il modo di essere scontenti di te, perché non sono capaci di essere contenti.

La felicità è un’arte che va imparata. Non ha nulla a che vedere con ciò che fai o non fai. Invece di cercare di soddisfare gli altri, impara l’arte della felicità. (Osho)
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