IL VITALE INSEGNAMENTO DEL MORIRE

La morte ci toglie solo quello che non abbiamo imparato ad abbandonare. Cresciamo con condizionamenti che non soddisfano le nostre anime. Impariamo a disconnetterci dalla natura, dai sentimenti, dalla spontaneità, e ci viene insegnato ad avere successo, a vivere confortevolmente e ad essere intrattenuti e distratti da mille stimoli. Viviamo così nelle convenzioni superficiali che ci impediscono di conoscere realmente noi stessi e gli altri, e anche il mistero della vita. Abbiamo molto da imparare, cose che nessuno ci ha mai insegnato - cose importanti come vivere i sentimenti, l'amore, il rispetto per se stessi, la compassione, il risvegliarci al nostro essere, e quella più importante di tutte: il fatto che lasceremo questo corpo, questo mondo. La morte è l'accadimento che più ci trasforma ed è l'evento più negato nelle nostre vite ossessionate dal tempo, di fatto accadrà ad ognuno su questo pianeta. Nella nostra educazione l'argomento morte non è rappresentato. Le religioni ci alimentano con i credo che non ci aiutano ad affrontare il fatto della nostra mortalità. E non ci insegnano nulla del mistero e della trasformazione che è possibile col morire, o dei potenti insegnamenti che la morte ci può dare. La morte è diventata più o meno invisibile, il che rende impossibile a noi imparare qualcosa di essenziale dalla morte dei nostri cari, specialmente se loro sanno come morire! In altre culture gli anziani passavano la loro accettazione, la fiducia e il dono di lasciar andare ai giovani che così imparavano molto da loro.
Ai nostri tempi gli anziani sono spesso consegnati a stati vegetativi dove sono già morti e ignorati prima di morire, drogati fino a che le loro luci interiori sono così fioche che difficilmente notano la loro stessa morte. Queste persone non possono morire con dignità e gratitudine, con quella fiducia e apertura alla grazia che fiorisce nel morire consapevolmente. E non c'è neppure la garanzia che moriremo anziani, non possiamo sapere quando la morte verrà a noi. Fa molta differenza se moriamo consapevolmente o nel solito modo, il modo inconscio. Fa una grande differenza se possiamo essere in uno stato di amore quando ce ne andiamo, se possiamo essere presenti nel processo del dissolverci nel mistero dell'universo, la nostra vera casa. Quando siamo presenti siamo in uno stato di amore. Osho dice che abbiamo bisogno di entrambe le ali, amore e consapevolezza, per essere completi e soddisfatti, nella vita e nella morte.
Ci vuole coraggio per incontrare se stessi, per imparare a essere presenti, per sentire e accettare ogni cosa che ci capita. Visto che cresciamo con paure e giudizi su molti aspetti di noi stessi, impariamo a rifiutare o a reprimere molte esperienze: gioia, sessualità, vulnerabilità, lacrime, risate, rabbia, dolore, paura, creatività, fiducia, solitudine, estasi, e molte altre! Tragicamente siamo troppo impegnati per preoccuparci di queste qualità, mentre la sofferenza della nostra vita innaturale cresce sempre di più, perché per molti la loro sofferenza non è il risultato della vita innaturale, ma del loro fallimento a soddisfare le richieste e i ruoli che la società si aspetta da loro. Questa è l'ipnosi di massa in cui la maggior parte della gente vive: credono che la loro sofferenza sia dovuta al fatto che non vivono secondo gli standard proposti dalla società e solo persone intelligenti e altamente evolute vedono questa prigione collettiva. Non sorprende che non teniamo in considerazione allo stesso modo la nostra morte. Non impariamo mai a morire in uno stato risvegliato, in uno stato di amore e gratitudine, in modo che la nostra morte sia il più grande dono a noi stessi e ai nostri cari. Qualcosa di molto più essenziale ci riguarda: imparare a morire è imparare a vivere veramente! Se siamo aperti, pazienti, e veramente alla ricerca della verità impariamo a aprirci e a lasciarci andare nella vita in quei momenti in cui i nostri condizionamenti ci vogliono chiusi. La morte può darci la chiave per essere presenti alla vita. E questo è l'essenziale da raggiungere nella vita! E ci sono così tante piccole e grandi morti che accadono nelle nostre vite che ci invitano a scoprire che il lasciar andare ci risveglia al presente, a diventare uno con la realtà esistenziale in tutte le possibili situazioni e sfide! La nostra società non valuta il dono di essere, semplicemente presenti, ma sollecita a ottenere e avere sempre di più. La maggior parte della gente è ossessiva sull'accaparrare quello che vuole, usando il potere, la furia e altri mezzi per ottenere ciò che pensano dispensi loro la felicità. Quest'istinto è profondamente radicato in tutti noi, ma non è li che la nostra crescita personale si deve fermare.
Lo sviluppo della nostra società si é più o meno bloccato, stiamo distruggendo il pianeta e siamo attivamente o passivamente occupati a uccidere la vita in questo mondo, solo per ottenere quello che pensiamo di volere. A livello personale, la maggior parte delle nostre inquietudini psicologiche ed emozionali, perfino molte malattie, e il nostro stress quotidiano esistono a causa delle lezioni negative apprese: ottenere il massimo che possiamo, e trattenerlo con tutte le forze. Possessività sui soldi, sull'amore, sul sesso, nel potere, nello stile di vita o sulle persone. Tutta la sofferenza collettiva e la distruzione sul nostro pianeta succede perché insistiamo nell'ottenere quello che vogliamo, ci accaniamo nell'averlo e tenercelo stretto. Ovviamente le nostre relazioni intime si portano appresso molto di questo incubo dell'ipnosi collettiva che riguarda l'attaccarsi e il possedersi in nome dell'amore. Questo non è amore, è dipendenza e schiavitù, l'opposto dell'amore. Preferiamo l'avere all'amare, rifiutando di arrenderci all'amore e alla meditazione che possono aiutarci nel nostro risveglio. Questo è il viaggio: da volere a lasciar andare, dal controllare al lasciarsi essere, dall'avere al dare. Ci rende ricchi interiormente, ma ci vuole coraggio perché siamo molto spaventati dall'idea di lasciarci andare. Finchè abbiamo questa paura, non possiamo lasciar morire nulla, e ci proteggiamo attaccandoci, il che crea più paura.
Lasciar andare qualcosa o qualcuno è come la morte dei nostri credo, della nostra personalità e del solito modo di vivere in questo mondo insicuro. Non ci fidiamo che da ogni morte nasca qualcosa di nuovo, restiamo nella paura della perdita. Quando possiamo permettere alla morte di accadere siamo in grado di sperimentare il rinnovarsi e la trasformazione della morte. Altrimenti restiamo bloccati nella paura della morte e della vita. Il lasciar morire realmente qualcosa ci apre alla possibilità che la vita ci porti più nella fiducia, nel "divino", nell'unità con l'esistenza. Quando permettiamo alla morte di occupare il suo spazio naturale nella vita, ci vengono offerte molte opportunità di aprirci alla bellezza della vita: l'inatteso, la profondità, la vulnerabilità, la forza, la compassione e la fiducia che nasce quando impariamo che siamo tutt'uno con la vita, che non c'é nulla di cui aver paura! E quanto bello può allora essere sedersi col tuo amico morente, per aiutarlo a capire il mistero del morire, a rilassarsi nel silenzio della morte, a perdonare nel suo cuore e a trascendere le vecchie barriere dell'ego realizzando insieme che la morte è "la via del ritorno" in qualcosa di più vasto e più divino che la nostra vita fisica possa mai concederci.
La morte è un invito ad accogliere il dono del lasciarsi andare. Può diventare l'attitudine del nostro stile di vita, e non saremo mai in difficoltà quando viviamo nell'abbandono. Imparare a lasciarsi andare è imparare il significato reale della liberazione, personale e universale. Significa fluire con gli accadimenti e i cambiamenti della vita, fluire con la creatività e l'ispirazione. Ci apre al nostro più vitale e potente potenziale di vivere autenticamente, non attaccandoci alle cose alle quali siamo soliti essere attaccati, ma ricevendo i doni della vita che trova il suo compimento nel dare, nel condividere, nel fidarsi, nell'essere amorevoli e semlicemente nell'essere, imparando ad arrenderci a ciò che ci viene portato via con gratitudine, e a fidarsi che una vita consapevole già ci da più di quello che noi potremmo chiedere. La morte ci insegna anche un'altra importante realtà della nostra vita: che noi possiamo solo essere vivi e psicologicamente maturi e appagati se accettiamo la nostra totale responsabilità per tutti gli aspetti della nostra vita, se smettiamo di incolpare gli altri o la società, se smettiamo di giocare il ruolo della vittima, se stiamo dalla parte della verità; questa é una delle domande più importanti che ogni persona che sta morendo deve affrontare: «ho veramente vissuto la mia vita? Ho imparato ad amare, a dare e a ricevere, o sono stato miserabile, pigro e possessivo?».
E naturalmente, finché non incontriamo queste sfide nella nostra vita, nel profondo rimarremo sempre indegni ai nostri occhi, insoddisfatti, vendicativi o depressi, cercando di coprire ciò con la brama di potere, con i soldi, con gli intrattenimenti superficiali o con altri comportamenti comodi ma che non ci aiuteranno quando verrà il momento di indagare sulla qualità e sul significato della nostra intera vita. Se imparassimo a lasciarci andare potremmo comunque provare ad ottenere ciò che vogliamo, ma senza stress e avidità che creano solo maggiore sofferenza e paura. Nel mio lavoro affronto spesso temi legati al vivere, al morire, alla guarigione e alla trasformazione spirituale. Incontro gente che sta affrontando la sua morte o quella di una persona amata. Il veder morire qualcuno che abbiamo realmente amato ci fa essere molto vicini all'esperienza ultima di perdere tutto ciò che crediamo di essere o di avere, perché nella morte dobbiamo affrontare la verità che ogni cosa è temporanea. Vivere con questa verità, non sfuggirle per codardia, è intelligente perché ci confronta con la domanda: «cos'é veramente essenziale nella nostra vita?».
Siccome tutti dovremo affrontare le aree incomplete della nostra vita prima o poi, è intelligente come esseri umani avere il coraggio di accettare la nostra mortalità ed esaminare la nostra vita, i nostri valori, la nostra capacità di dare e ricevere amore, di contribuire a rendere la vita sulla terra più creativa e consapevole. E quando iniziamo a vivere quotidianamente con la consapevolezza che "questa casa sta bruciando", ci viene la domanda più significativa di ogni percorso spirituale: «Chi sono io?». Questa domanda dissolverà tutte le illusioni e le idee di separazione, scopriremo l'essenza dentro di noi, non come concetto spirituale, ma come verità viva. La morte può insegnarci a dire addio, non come una fine, ma come un benvenuto alla vera vita che sempre continua. Nell'attraversare la paura del lasciarsi andare troveremo la chiave per ricevere le benedizioni di una vita vissuta nella fiducia, nella unione col tutto, che è già la nostra natura. Allora avremo trovato il dono più grande che la morte ci insegna sulla vita: la mancanza di paura. Solo allora può succedere una vera ribellione - la ribellione del risvegliarci a ciò che siamo, alla libertà nella nostra sconfinata essenza.
Non c'è perché
Di seguito un discorso di Osho tenuto durante un Darshan (Incontro con il maestro) nel 1978 a una donna che aveva appena perduto la figlia:
«Ciao Salila, cosa é successo?
La bambina é scomparsa? Lasciala scomparire e non preoccuparti. Siamo tutti qui per scomparire prima o poi. La vita è molto precaria, accidentale, in qualsiasi momento possiamo partire. Perciò non preoccuparti dell'accaduto, non c'è perché. Tutte le risposte che possono essere date al tuo perché saranno solo consolazioni per razionalizzare una cosa misteriosa. Non sono interessato a consolare, perchè un gioco pericoloso quello delle consolazioni. Ti tiene al riparo dietro il paraurti.
La verità è che la bimba era viva e ora non lo è più. Questo dovrebbe farti capire la qualità di sogno della vita. La vita è fatta di quella sostanza chiamata sogni. Possiamo vedere un bellissimo sogno ma può esser infranto da qualsiasi piccola cosa - solo un rumore ed il sogno scompare. Può esser stato un dolce sogno e uno si sente ferito e vuole chiudere gli occhi e continuare a sognare - ma ora più nulla può essere fatto. Invece di trovare spiegazioni e consolazioni, guarda sempre alla nuda verità. È triste, fa male, è doloroso: vedilo, è così, ma non cercare in qualche modo di evitarlo. Tutte le spiegazioni e le filosofie sono solo sforzi per categorizzare cose che non sono chiare, ma molto oscure e misteriose.
Quando arrivano tali momenti sono di tremendo significato perché in questi momenti il risveglio è possibile. Quando la tua bimba muore è un tale shock; ti puoi risvegliare con quello shock piuttosto che piangere e sprecare un'opportunità. Dopo alcuni giorni lo shock non sarà più tale: il tempo guarisce ogni cosa. Dopo alcuni anni avrai dimenticato. Al termine della tua vita potrà sembrarti come se tu l'avessi visto in un qualche film o letto in un romanzo. Nel tempo potrebbe sfumare e sfumare così tanto che rimane solo un eco... prendilo ora.
Questo è il momento in cui ti può aiutare ad essere all'erta, sveglio. Non perdere l'opportunità; tutte le consolazioni sono modi di mancare le opportunità. Non chiedere "perche". La vita è senza "perché" e la morte è senza "perché". Il perché non conosce risposta, non ha bisogno di conoscerla. La vita non é un problema che può essere risolto, neppure la morte. La vita e la morte sono entrambi parte di un mistero che non conosce risposta. Il punto di domanda è la cosa suprema. Così tutto ciò che può essere fatto in tali situazioni è svegliarsi, perché questi shock possano diventare momenti di passaggio.
Il pensare si ferma, lo shock è tale che la mente va in shock. Nulla sembra essere significativo, tutto sembra essere perso. Uno si sente un perfetto straniero, un outsider, senza radici. Questi sono momenti tremendamente significanti; questi sono i momenti quando entri in una nuova dimensione. E la morte è una delle porte più grandi che si aprono sul divino. Quando qualcuno così vicino, come lo è un bimbo per la madre, muore é come la morte di te stessa, come se tu fossi morta, una parte di te é morta. Così semplicemente vedi che la vita è un sogno, che ogni cosa, presto o tardi, scomparirà, polvere nella polvere. Niente ha la sua dimora qui. Non possiamo fare la nostra casa qui. È un caravanserraglio, una permanenza di una notte e al mattino andiamo. Ma c'è una cosa che è costantemente qui e permanentemente qui - quello è il tuo osservare, il tuo testimoniare. 
Ogni altra cosa sparisce, ogni altra cosa va e viene, solo il testimoniare resta. Perciò osserva l'intera cosa. Sii solo un testimone, non diventare identificato. Non essere una madre altrimenti sarai identificata. Sii solo un testimone, un silente osservatore, e quell'osservare ti aiuterà tremendamente, questa é la sola chiave che apre le porte dei misteri. Non che risolva qualcosa, ma ti rende capace di vivere il misterioso, e di viverlo totalmente. 
http://www.living-dying.com 

Commenti

  1. "Fa molta differenza se moriamo consapevolmente o nel solito modo". E' detto tutto qui. Grazie.

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