La strada è aperta

“È giunta l’ultima epoca dell’oracolo di Cuma, [...] già una nuova stirpe scende dall’alto del cielo”.
Virgilio, Bucoliche, IV ecloga

Una profezia scritta nei Purana, antichi testi indù, parla dell’avvento di una nuova era, una nuova umanità, guidata da Kalki, discendente della dinastia della Luna. Il momento del grande cambiamento è indicato come il periodo in cui il cosiddetto “Kali Yuga” volge alla fine, e questo periodo è fatto coincidere da molti studiosi con l’epoca attuale. Gli yuga sono le ere nelle quali è divisa l’evoluzione della vita sul pianeta, secondo la visione dell’Induismo.

Esse sono: Satya Yuga, l’età dell’oro; Treta Yuga, l’età dell’argento; Dvapara Yuga, l’età del bronzo; Kali Yuga, l’attuale età del ferro.

Nel Unga Purana si leggono frasi come queste: “Verso la fine dello Yuga di Kali i ladri deruberanno i ladri”. “Gli uomini perbene si ritireranno dalla politica”. “Si venderà cibo già cotto sulle piazze”. “Nessuno vivrà la durata normale della vita che è di cento anni”. “I riti decadranno nelle mani di uomini senza virtù”. “Gli uomini si uccideranno l’un l’altro e uccideranno anche i bambini, le donne e le vacche”. “Tuttavia alcuni raggiungeranno la perfezione in pochissimo tempo”. “I meriti ottenuti in un anno nel Treta Yuga possono essere ottenuti in un mese nel Dvapara, in un giorno nel Kali Yuga” (Unga Purana, II, cap. 39).

Il caos e l’oscurità del Kali Yuga sono terreno fertile per sbocciare di un risveglio.

Per il filosofo Nietzsche, il caos che l’uomo porta in sé è l’inizio del tramonto che lo conduce alla nascita dell’Oltre-uomo: “Io vi dico: bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.

La perfezione di cui parla il Purana, raggiungibile in pochissimo tempo nel Kali Yuga, coincide con l’avvento di una nuova età dell’oro e il ritorno di una umanità di esseri risvegliati.

Se non vuoi perdere l’occasione di essere nato sul finire del Kali Yuga, se vuoi fare del caos della tua epoca un motivo di forza anziché di penalizzazione, devi innanzitutto figurarti quella perfezione di cui parla il Purana poiché nessuno può realizzare qualcosa che non riesce a immaginare.

Puoi vedere questa perfezione innanzitutto come completezza: attivazione totale del potenziale che porti in te; pieno risveglio delle tue doti e dei tuoi talenti.

I Purana hanno una visione ciclica del tempo: le ere si susseguono in un cerchio che non ha mai fine. L’avvento dell’Oltre-uomo, della stirpe dei beati che abita l’età dell’oro, come la chiamava il poeta greco Esiodo - il quale, allo stesso modo degli autori dei Purana, credeva nella ciclicità delle ere - è il risveglio di un uomo antichissimo, una creatura che esisteva prima dell’avvento della civiltà attuale. Questa civiltà si connota come un atto di prepotenza da parte dell’uomo sulla natura o, per dirla con Ungaretti, come “un atto contro natura” (si ascolti l’intervista di Pasolini a Ungaretti dal titolo “Che cosa è la normalità”). L’uomo primitivo che esisteva prima di questa civiltà, tutt’altro che essere semplicemente una creatura vicina allo stadio animale, portava in sé, come un marchio di fabbrica, il segno della beatitudine dei primordi.

Incomincia a produrre la visione di un nuovo te stesso in cui la mente raziocinante non sia la sola voce preposta a discemere il reale, a filtrare ed elaborare le percezioni. Metti accanto alla mente un istinto potente capace di percepire il ritmo della natura e le armonie celesti che ti permettono di relazionarti con le stelle e i pianeti lontani annusando l’aria o osservando il volo delle lucciole, anziché l’occhio freddo e, per quanto potente, pur sempre limitato di un telescopio astronomico, poi unisci una volontà impeccabile e lascia che tutte queste facoltà vengano guidate dal cuore: ecco che hai l’uomo in una grande espressione del suo potenziale.
Arrivare a esprimere in te stesso l’uomo integrale è naturale e rapido in questa epoca perché tutte le condizioni sono favorevoli: la strada è aperta. Lo dicono i Purana antichi, ma anche i principali filosofi e psicologi moderni esperti di evoluzionismo, come l’indiano Sri Aurobindo, che ha parlato della possibilità per l’uomo della nostra epoca di una “accelerazione evolutiva” e l’americano Ken Wilber, il quale ha sottolineato che proprio il senso di frustrazione che l’uomo moderno prova è il principale sintomo della spinta evolutiva che lo accompagna.

Il fatto è che non bisogna cambiare il mondo, piuttosto bisogna cambiare mondo.

Il mondo è negli occhi di chi lo guarda. Cambiare mondo significa mutare la prospettiva dello sguardo.

La grande trasformazione che porta alla nascita dell’Oltre-uomo è un cambio dello sguardo, una trasformazione della prospettiva.

Io chiamo homo imaginalis questa creatura che nascerà in te dall’attivazione di tutte le tue doti e talenti, perché la visione dell’uomo nuovo è la visione immaginale. Con la parola immaginale il filosofo e iranianista Henry Corbin e i grandi padri della visione immaginale - come James Hillman, Giulio Maria Chiodi, per citare due esempi a me molto vicini - intendono indicare la zona di confine, la soglia liminale tra conscio e inconscio, tra vita e morte, tra sonno e veglia, cioè tra due stati che incessantemente svaniscono l’uno nell’altro e si generano l’un con l’altro al punto che nessuno dei due esiste nella sua realtà individuale, separata. In verità esiste unicamente la loro relazione e, poiché questa relazione comporta il darsi incessantemente, essa è definibile come condizione sacra e stato d’amore. L’immaginale è il prodotto diretto della relazione, del sacro, dell’amore. Ed è proprio qui, in questa terra ai confini tra lo spazio e il nulla, nel punto esatto dell’incontro tra visibile e invisibile, tra umano e divino, che si generano tutte le immagini che noi viviamo e la nostra stessa immagine.

L’homo imaginalis è l’uomo capace di essere consapevole di questa terra di mezzo. L'homo materialis non vede che la parte: o il sonno o la veglia, o è cosciente o è incosciente, o è vivo o è morto. L’homo imaginalis è un atto di consapevolezza espansa, capace di abbracciare le due dimensioni: il visibile e l’invisibile, insieme.

Questa espansione della coscienza è realizzabile oggi, la strada è aperta; chi sente la necessità del cambiamento perché prova frustrazione, non deve rimandare.

Il tema della possibilità concreta di questo cambiamento mi ha sempre affascinata. A soli vent’anni ho pubblicato il saggio Il mito del Superuomo da Nietzsche ad Aurobindo, trent’anni più tardi ho pubblicato il romanzo Discorso alla Luna in cui descrivo il cambiamento della prospettiva, la nascita dell’homo imaginalis dal punto di vista degli sciamani siberiani. Il libro, sebbene sia un’opera di narrativa, è anche un testo di formazione interiore poiché contiene delle chiavi di attualizzazione di doti e talenti dimenticati dall’uomo occidentale, che gli sciamani delle steppe hanno conservato.

Certamente, a tal proposito, la visione di filosofi come Nietzsche e Aurobindo è importante, ed è altresì utile il punto di vista di esperti di psicologia evoluzionistica, ma anche la visione degli sciamani non è certo da sottovalutare.

Selene Calloni Williams
http://divinetools-raja.blogspot.it La Via del Ritorno... a Casa


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