Che cos’è l’anima


Ormai spero che perlomeno la questione dell’esistenza o meno dell’anima sia da ritenersi un capitolo chiuso e archiviato. L’Anima esiste, non è un’invenzione della religione, non è una prerogativa della Chiesa, non necessita di nessun pastore, sacerdote o rabbino. È un’entità a sé stante integrata e cresciuta dentro un corpo pilotato da una mente in stretto rapporto, ma allo stesso tempo in conflitto, con l’anima stessa. Come può un essere umano spiegarsi se non è il creatore di se stesso? Possiamo limitarci a descriverci per quello che vediamo e conosciamo, ma non andare oltre, poiché non siamo creatori di noi stessi, né di tutto quello che si trova al mondo.

 Conseguentemente a questa riflessione, ritengo che ci sia praticamente impossibile comprendere l’esatto meccanismo del sistema Corpo-Anima-Mente, ma analizzando il tutto in modo distinto possiamo risalire al funzionamento più probabile. Procediamo per gradi: il Corpo non è altro che un veicolo, un contenitore del nostro Io, una macchina insomma che concede a questa entità di sopravvivere nel mondo reale. Come gli astronauti per sopravvivere nello spazio hanno bisogno della loro tuta spaziale, così l’anima ha bisogno di questa “macchina” per muoversi liberamente nella dimensione terrena. Il corpo ha proprie esigenze tutte facenti parte del mondo materiale, quali mangiare, dormire, bere ecc. Cresce in stretto rapporto con l’anima, la quale lo rifornisce dell’energia adatta alle funzioni essenziali, ma per trasmettergli questa energia, ha bisogno di un codificatore che selezioni e orienti questi impulsi energetici nella centrale di smistamento. La centrale di smistamento impulsi non è altro che il cervello, altro fantastico marchingegno che serve per saldare la materia allo spirito.

 Spesso però, per saldare due diversi metalli, c’è la necessità di inserire un terzo metallo, compatibile con entrambi, in modo da fonderlo insieme e ottenere così una saldatura perfetta. Per fare un esempio comprensibile a tutti e non solo ai saldatori esperti, facciamo finta di dover mettere in comunicazione due persone di lingua, usi e abitudini completamente diversi; per di più, queste persone dovranno lavorare insieme a un progetto, uno dovrà dirigerlo, l’altro dovrà realizzarlo materialmente. Bene: la cosa più ovvia è far intervenire una terza persona che capisca entrambe le lingue in modo che chi dovrà realizzare possa comprendere le precise direttive di chi dirige. Questo traduttore non è altri che la Mente, non da intendersi però come cervello, poiché questi è in realtà solo la “mappa” del progetto, ovvero il custode materiale delle nozioni, il block notes dove la mente elabora il suo lavoro di traduttrice. Essa, la mente, cresce e si forma sia con il corpo che con l’anima, si radica nella seconda e condiziona il primo, è la direttrice di ogni azione perché è l’unica che comprende il linguaggio di entrambi.

L’anima è un alieno dentro un corpo terrestre; la mente è lo strumento che fa sì che l’uno non rigetti l’altra, ma che comunichino. Nei secoli passati, il lavoro della mente era perfetto, illustrava i dettagli del progetto e il corpo realizzava le sue più belle opere. Pitture, sculture, poesie, musiche, danze ecc. L’anima è un’entità molto sensibile e adora esprimersi in talenti e virtù, è incline al bene poiché “Goccia Divina” (non tutte, ma questo è un altro argomento) e, come tale, opera per la realizzazione di progetti utili all’umanità e all’universo tutto. È perennemente mossa da uno spirito di fratellanza nei confronti di tutte le creature, poiché consapevole di avere la medesima provenienza. Con il passare del tempo però, la voce dell’anima e, di conseguenza, le direttive per il progetto, sono state sempre più ignorate dalla mente, che ha ritenuto opportuno dirigere lei stessa le opere del corpo senza preoccuparsi minimamente di che genere fossero.

 Mettere in comunicazione la mente con l’anima non è certo un procedimento facile, le due entità crescono insieme e imparano a dialogare attraverso l’educazione, l’etica, la morale. Nel momento in cui mancano questi procedimenti, è più difficile per le due entità comprendersi, e dunque tradurre le indicazioni al corpo: ed ecco il mondo attuale! La mente è distratta, intasata da messaggi inutili e devianti, la materia ha preso il sopravvento sullo spirito e i messaggi dell’anima rimangono una voce lontana in un caos di pensieri relativi al corpo e alle insidie della psiche. La goccia divina, essendo cresciuta con la mente, ma priva dei procedimenti adatti, è di conseguenza anch’essa una vittima delle direttive mentalmente elaborate, una prigioniera dentro un corpo che non l’ascolta perché il traduttore non riesce o non vuole più sentirla, una schiava del bagaglio di esperienze e sentimenti che insieme hanno costruito, non per cattiveria o superficialità, ma soltanto per incapacità di comunicare. Solo nel momento in cui l’anima si libererà dal corpo ripartirà un dialogo con l’Io mentale.

 Questo avviene, ad esempio, con la creazione di scenari e visualizzazioni nel mondo astrale, ma è una fase che dura solo per un breve periodo poiché, quando non ci sarà più bisogno del traduttore, lo spirito inizierà il processo di purificazione proprio per dimenticare tutte le esperienze memorizzate nel periodo di convivenza e, a seconda del superamento di questa sorta di esame che è la vita, l’anima tornerà nell’Assoluto, o nuovamente sui banchi di scuola. A questo punto, sarebbe opportuna una vostra domanda (tanto convincermi che mi avete seguito e capito), e la mente? Che fine fa? Oramai, ridotta a un mero bagaglio di esperienze e ricordi, rimane vacante nella dimensione astrale come energia spirituale, qualcuno la chiama anche spettro o fantasma. Sempre per dimostrami la vostra attenzione, i più svegli dovrebbero farmi una seconda domanda: ma se il fantasma è la mente, l’anima cos’è? Ricordatevi che si parla di energia, di conseguenza una divisione di energia può tranquillamente avvenire senza che nessuna delle due forme cambi il proprio stato.

Riassumendo: l’energia “anima” più “corpo mentale” si stacca dal corpo fisico e finisce nella dimensione astrale; qui, prima di iniziare il processo purificatorio, questa forma energetica di due elementi può tradursi in un fantasma, un’anima errante, o addirittura salire a qualche piano più alto.

Nel momento in cui inizia però il processo di purificazione, parte di questa energia viene presa e dirottata verso altri piani lasciando nell’astrale o in altre dimensioni quel residuo di energia che contiene tutte le informazioni e le esperienze relative agli anni vissuti sulla terra e dentro un corpo. Come se avessi due copie di un cd: uno lo lascio in archivio, l’altro lo porto a formattare.

Dalla vita alla morte, dalla morte alla vita «Dalla Vita alla Morte, dalla Morte alla Vita» recitava una vecchia formula wiccan o, se preferite, stregonesca. Se dunque le amiche streghe fin dai tempi dei tempi consideravano la morte una rinascita, perché ancora ci poniamo il dubbio sull’esistenza di un qualcosa oltre la morte? Purtroppo, l’unica dimensione che conosciamo, o meglio che ricordiamo, è quella terrena, ma il fatto di non aver memoria di altre, non vuol dire che queste non esistano.

Fondamentalmente durante la nostra esistenza fisica, facciamo un po’ come i bambini quando si coprono gli occhi convinti che, non vedendo ciò che li spaventa, automaticamente questo scompaia; anche noi, abbiamo coperto i nostri occhi, ma per essere più preciso direi che li abbiamo distratti. Abbiamo catalogato tutte le esperienze più belle giustificandole come sogni, intuizioni, talenti, virtù, senza per nulla preoccuparsi di comprendere da dove provengono e perché. La scienza o la religione hanno solitamente appagato i nostri dubbi e, tranne qualche raro caso di illuminazione, ci siamo nuovamente immersi a tempo pieno nel caotico mondo creato per lasciarci dormienti e innocui. Una volta liberati del bagaglio fisico, colei che ci suggeriva le scelte migliori, che ci rendeva abili in un’arte, o profondamente altruisti, trova finalmente il suo spazio.

Smette di dover sopportare l’inutile e costante brusio della televisione, di dover respirare la fetida aria dello smog cittadino o, peggio ancora, di avvelenarsi con le sigarette. Arriva dunque il suo momento: niente più invidie o rancori, niente più bestemmie o ipocrisie, fantasticamente libera di dare sfogo alle sue qualità… ahimè però, senza quel indispensabile mezzo con cui poteva realizzarle. Ha bramato durante tutta la vita di poter avere un ruolo maggiore nel piano fisico, ma è rimasta nascosta, ignorata e quando, finalmente, giunge il suo momento si accorge di non aver più mani per dipingere, voce per cantare né gambe per danzare. Non abita più nel mondo dove è cresciuta prigioniera, ma è stata rispedita in un viaggio che la riporterà nella sua terra di origine. Un po’ come un cucciolo di leone nato nella gabbia di uno zoo e riportato da adulto nella sua savana. Istintivamente sa che è il suo ambiente, sente che i profumi gli sono famigliari e, anche se non conosce la giungla, è appagato da un profondo senso di libertà.

 Contemporaneamente, è però spaesato e impaurito, sente la nostalgia dell’ambiente dove è cresciuto e rimpiange qualche volto a cui si era ormai affezionato. Così accade alla nostra anima nel momento in cui viene liberata dal corpo. Libera ma spaesata, felice ma nostalgica, protetta ma spaventata. Più repentino e inaspettato è questo passaggio e più disorientata sarà questa anima. Come il leone, cercherà gli odori che gli erano famigliari, si avvicinerà alle case e alle persone, ma quello ormai non è più il suo mondo e ciò che creerebbe sarebbe solo paura e panico; ed ecco il motivo per cui vorrei insegnarvi a non fare i fantasmi. Compreso che non è il caso di spaventare la gente, al nostro leone non rimane che esplorare il proprio habitat, gustarsene i colori e i profumi, dimenticando quello che è stato il suo mondo fino a quel momento. Potrebbe succedere che, per nostalgia o preoccupazione, gli amici umani di questo leoncino tornino a cercarlo e a chiamarlo in mezzo alla foresta, ma anche se sarà difficile ignorare il richiamo dei sentimenti, io gli consiglierei di proseguire il suo viaggio.

Magari potrebbe giusto concedersi un velato saluto in ambiente onirico, per comunicare che va tutto bene e che è ansioso di scoprire il mondo da solo, per poi proseguire obliando ogni legame con il passato. Qualche lacrima da entrambe le parti, e infine il tempo cancellerà le amarezze causate dal distacco. Se la nostra anima-leoncino continuasse a rispondere ai continui richiami, il nuovo adattamento risulterebbe notevolmente ritardato, mentre dall’altra parte non verrebbe accettata l’idea della perdita, con la conseguenza di un sempre maggior dolore, depressione ecc. La morte non è mai giusta agli occhi degli umani: arriva sempre troppo presto, difficilmente si presenta in modo piacevole e indolore, e tocca sempre alla persona sbagliata… ma è l’esatto scopo della nostra vita ed è un passaggio fondamentale per la nostra crescita spirituale. Dovete smetterla di guardarvi come corpi dove forse dentro c’è qualcosa chiamata anima; imparate a guardarvi come Anime ricoperte da qualcosa chiamato corpo. Quando e se, anche solo in parte, riuscirete a “digerire” questo concetto, il vostro rapporto con la morte e con la vita migliorerà notevolmente.


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Commenti

  1. Testo megnetico per chi ha già fatto o si è incamminato nel sentiero descritto. Una bella favola per chi ancora è "dormiente" ma sente il richiamo di qualcosa che ancora non gli è chiaro. Invito a meditare su queste parole e ringrazio per questo post.

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