RIFLESSIONI SULLA PAURA DELLA MORTE
CONDIVIDO CON VOI ALCUNE RIFLESSIONI SULLA PAURA DELLA MORTE
Carissimi amici, oggi voglio condividere con voi alcune riflessioni sulla paura della morte.
Tanti anni fa, quando stavo molto male e mi sentivo vicino alla morte, chiesi al mio amico Angelo Franchina, meraviglioso medico olistico: “E se sento che sto morendo, cosa faccio?”
Egli mi rispose: “ Niente, muori!”
In un attimo mi si schiuse un mondo interiore, un mondo che forse era collegato al ricordo di innumerevoli morti nel piano fisico e che mi tranquillizzavano, in quanto mi ricordavano che io non ero mai morta, e mai morirò. Avrei cambiato un’altra volta l’abito fisico, questo “scafandro” che abbiamo in equipaggio per scendere in terza dimensione, ma io avrei sempre vissuto, come da sempre succedeva.
La morte, di cui tutti parlano con paura, di cui moltissimi non vogliono nemmeno parlare, non mi faceva più paura. Ma qual’era la vera paura che poteva rimanere? Quella forse di non riuscire a concludere ciò che, come anima, mi ero prefissata di concludere? Il fatto di lasciare qualcosa a metà, in sospeso? A livello mentale credo di sì, mi rimaneva questa paura; ma poi, nell’andare ancora più in profondità, oltre la logica, percepivo che nulla sarebbe avvenuto, se non nella perfezione di un Piano Divino che io stessa, il mio Divino Sé, aveva scelto.
Se fossi andata in altre dimensioni in un momento che la mente avesse ritenuto inopportuno, sicuramente quello, invece, sarebbe stato il momento giusto per un Piano Divino che contempla il bene maggiore.
Forse le persone intorno a me avrebbero avuto il bisogno di vivere un distacco dal mio corpo fisico per riscoprire l’interezza della loro forza, per riscoprire che non hanno più bisogno di alcuna stampella a cui appoggiarsi?
Forse sarei tornata in questo piano terrestre in un momento più propizio per concludere l’opera che mi ero prefissata di svolgere?
O forse, semplicemente, ciò che dovevo fare in questa vita, l’avevo già fatto, e mi aspettavano nuovi scenari.
Inutile cercare risposte con la mente ordinaria. Io so che, quando Angelo, con una voce tranquillissima ed un caldo sorriso, alla mia domanda : “E se sento che sto morendo, cosa faccio?”, rispose con le semplici parole:“Niente,muori…”, mi si schiuse un mondo meraviglioso, dove non poteva più esistere alcuna paura.
Quando una cosa è ineluttabile, quando non c’è possibilità di scelta mentale in quel momento, ci viene chiesta soltanto la santa accettazione dell’evento; accettazione che non è triste rassegnazione, ma consapevolezza che tutto è perfetto, che non si muova foglia che Dio non voglia, e che qualunque cosa succeda, è per il nostro maggior bene, che equivale al maggior bene comune, al bene del Tutto.
Il risveglio delle memorie antiche, il risveglio della consapevolezza Divina in noi, è la forza più grande, è l’assicurazione contro lo scoramento, la delusione, la disperazione.
Ma ci sono momenti in cui, il bisogno istintivo di salvaguardare la vita fisica, ci mette in allarme, ci fa fuggire da un pericolo, ci fa reagire. In quei momenti l’adrenalina ci viene in aiuto… ed è perfetto anche questo. La nostra anima sa quando è il momento di difendersi, di scappare, di reagire, e quando tutto è compiuto ed è il momento di restare nel quieto mare dell’accettazione, della pace, dell’amore e della piena fiducia nel Piano Divino.
Questo vale anche per la malattia; quando abbiamo già fatto il possibile, ma ancora non stiamo bene, allora accettare la situazione con amore e fiducia nel Piano Divino ci dona così tanta pace e forza, che spesso, queste, sono proprio le medicine che ci fanno superare il momento di crisi.
Quando ricordiamo che la vita, Dio, sperimenta Se Stesso nelle miriadi Sue forme, nelle miriadi rappresentazioni teatrali, e che tutto questo è il Suo gioco che non può mai scalfire la Sua potenza, la Sua interezza, la Sua Grandezza; quando consapevolmente sappiamo, sentiamo, in verità, che noi siamo quella particella di Dio che sta facendo il Suo Gioco Divino, la Sua rappresentazione teatrale, allora più nulla potrà essere così terribile, insuperabile, ingestibile, indicibile e irraccontabile.
Tutto passa nello schermo del cinema; ogni film inizia e finisce, ma non intacca il bianco immacolato dello schermo.
Carissimi, grazie per aver letto fin qui queste mie riflessioni, so che più passa il tempo e più riusciamo a sperimentare, ad apprezzare la vita, ad avere nuove e più importanti priorità e che tutto il resto non è poi così importante, come credevamo in passato.
Non c’è niente di più grande ed appagante del riscoprire la nostra Grandezza!
Siete, come sempre, nel mio abbraccio!
Carissimi amici, oggi voglio condividere con voi alcune riflessioni sulla paura della morte.
Tanti anni fa, quando stavo molto male e mi sentivo vicino alla morte, chiesi al mio amico Angelo Franchina, meraviglioso medico olistico: “E se sento che sto morendo, cosa faccio?”
Egli mi rispose: “ Niente, muori!”
In un attimo mi si schiuse un mondo interiore, un mondo che forse era collegato al ricordo di innumerevoli morti nel piano fisico e che mi tranquillizzavano, in quanto mi ricordavano che io non ero mai morta, e mai morirò. Avrei cambiato un’altra volta l’abito fisico, questo “scafandro” che abbiamo in equipaggio per scendere in terza dimensione, ma io avrei sempre vissuto, come da sempre succedeva.
La morte, di cui tutti parlano con paura, di cui moltissimi non vogliono nemmeno parlare, non mi faceva più paura. Ma qual’era la vera paura che poteva rimanere? Quella forse di non riuscire a concludere ciò che, come anima, mi ero prefissata di concludere? Il fatto di lasciare qualcosa a metà, in sospeso? A livello mentale credo di sì, mi rimaneva questa paura; ma poi, nell’andare ancora più in profondità, oltre la logica, percepivo che nulla sarebbe avvenuto, se non nella perfezione di un Piano Divino che io stessa, il mio Divino Sé, aveva scelto.
Se fossi andata in altre dimensioni in un momento che la mente avesse ritenuto inopportuno, sicuramente quello, invece, sarebbe stato il momento giusto per un Piano Divino che contempla il bene maggiore.
Forse le persone intorno a me avrebbero avuto il bisogno di vivere un distacco dal mio corpo fisico per riscoprire l’interezza della loro forza, per riscoprire che non hanno più bisogno di alcuna stampella a cui appoggiarsi?
Forse sarei tornata in questo piano terrestre in un momento più propizio per concludere l’opera che mi ero prefissata di svolgere?
O forse, semplicemente, ciò che dovevo fare in questa vita, l’avevo già fatto, e mi aspettavano nuovi scenari.
Inutile cercare risposte con la mente ordinaria. Io so che, quando Angelo, con una voce tranquillissima ed un caldo sorriso, alla mia domanda : “E se sento che sto morendo, cosa faccio?”, rispose con le semplici parole:“Niente,muori…”, mi si schiuse un mondo meraviglioso, dove non poteva più esistere alcuna paura.
Quando una cosa è ineluttabile, quando non c’è possibilità di scelta mentale in quel momento, ci viene chiesta soltanto la santa accettazione dell’evento; accettazione che non è triste rassegnazione, ma consapevolezza che tutto è perfetto, che non si muova foglia che Dio non voglia, e che qualunque cosa succeda, è per il nostro maggior bene, che equivale al maggior bene comune, al bene del Tutto.
Il risveglio delle memorie antiche, il risveglio della consapevolezza Divina in noi, è la forza più grande, è l’assicurazione contro lo scoramento, la delusione, la disperazione.
Ma ci sono momenti in cui, il bisogno istintivo di salvaguardare la vita fisica, ci mette in allarme, ci fa fuggire da un pericolo, ci fa reagire. In quei momenti l’adrenalina ci viene in aiuto… ed è perfetto anche questo. La nostra anima sa quando è il momento di difendersi, di scappare, di reagire, e quando tutto è compiuto ed è il momento di restare nel quieto mare dell’accettazione, della pace, dell’amore e della piena fiducia nel Piano Divino.
Questo vale anche per la malattia; quando abbiamo già fatto il possibile, ma ancora non stiamo bene, allora accettare la situazione con amore e fiducia nel Piano Divino ci dona così tanta pace e forza, che spesso, queste, sono proprio le medicine che ci fanno superare il momento di crisi.
Quando ricordiamo che la vita, Dio, sperimenta Se Stesso nelle miriadi Sue forme, nelle miriadi rappresentazioni teatrali, e che tutto questo è il Suo gioco che non può mai scalfire la Sua potenza, la Sua interezza, la Sua Grandezza; quando consapevolmente sappiamo, sentiamo, in verità, che noi siamo quella particella di Dio che sta facendo il Suo Gioco Divino, la Sua rappresentazione teatrale, allora più nulla potrà essere così terribile, insuperabile, ingestibile, indicibile e irraccontabile.
Tutto passa nello schermo del cinema; ogni film inizia e finisce, ma non intacca il bianco immacolato dello schermo.
Carissimi, grazie per aver letto fin qui queste mie riflessioni, so che più passa il tempo e più riusciamo a sperimentare, ad apprezzare la vita, ad avere nuove e più importanti priorità e che tutto il resto non è poi così importante, come credevamo in passato.
Non c’è niente di più grande ed appagante del riscoprire la nostra Grandezza!
Siete, come sempre, nel mio abbraccio!
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