mercoledì 30 novembre 2016

APPARTENERE ALLA REALTA’- John de Ruiter


E’ così incredibile che non lo scoprirai mai,
non l’otterrai mai, non l’avrai mai
perché non è per te.
Tu sei lo spazio per essa.
Tu le appartieni, non appartiene a te.
Questo è la ragione per cui non puoi averla.
E’ destinata a possedere te
invece che tu vivere per possederla.
E’ destinata a possederti totalmente
invece che tu a vivere per possederla totalmente.


E’ solo un semplice malinteso
ma ora tu sai che non ci sono più scuse.
Non c’è più nulla a cui dare la colpa,
non c’è più nulla da tentare.
Finalmente è finita.


Puoi solo arrenderti
e lasciare che quello che è reale
ti possegga e ti domini e ti controlli.
Puoi finalmente rinunciare a tutti i tuoi sciocchi poteri
per qualcosa che è reale.


Puoi finalmente lasciare che quello che è reale sia onnipotente,
che a quello che è reale venga conferito il potere che è
e che tu non hai più bisogno di attribuirti del potere.


Finalmente è finita.
Il peso di tutti i tuoi sogni è finalmente andato.
non devi più trascinare in giro i tuoi sogni.
Finalmente vieni controllato totalmente
da quello di cui si sempre stato più innamorato.
Quel piccolo minuscolo tocco che non puoi cogliere
questa è la realtà che parla e la realtà che ascolta.


Ora tutto quello di cui c’è bisogno è un semplice accordo
e allora tutto quello che rimarrà è la realtà.
E’ facile.
Tutto quello che ci vuole è la realtà che sente
e che dice teneramente:
“O.K., l’ho sempre saputo, l’ho davvero sempre saputo, O.K.”
e molto teneramente rimanere con quell’O.K.
anche se ti uccide,
perché lo farà.


Ricevi quello che è reale
e lascia che sostituisca tutto quello che hai avuto.
La realtà, nel modo più tenero possibile, ti sta chiedendo:
“posso essere io invece di te?”
e se c’è un qualunque guardarsi indietro
o un chiedersi ‘devo davvero?’
allora la realtà, nel modo più dolce,
si sdraia di fronte a te e aspetta.


Non deve fare nulla di grande
perché tu già sai, tu già vedi.
Semplicemente appoggia giù la testa di fronte a te
e aspetta un tuo sì.
Così non c’è un vero cercare.


Tutto quello che è mai esistito in te come coscienza
è un sì molto dolce o un no ombroso.
Non appena c’è un no ombroso cominciamo a fare promesse alla realtà
‘vieni da me a modo mio e io vivrò per te,
vieni da me a modo mio e ti parlerò’.
Quando c’è un no ombroso esistiamo per rubare,
per imbrogliare, per corrompere, per mentire, per prendere con la forza,
lottando, tentando continuamente qualcosa
per ingannare la realtà,
per imbrogliarla e convincerla ad entrare
per essere ‘mia’.
E’ solo con l’onestà, il vero vedere
e il completo arrendersi a quello che siamo sempre stati,
che tu e la bugia e tutto il loro peso
avranno fine.
Non hai più bisogno di te,
non ne hai mai avuto bisogno,
questa è la notizia più sconvolgente che mai hai potuto sentire.
E’ quello che hai sempre desiderato sentirti dire
e desiderato di non sentirti mai dire.
Chi potrebbe essere in disaccordo con qualcosa di così meraviglioso?
Chi potrebbe lamentarsi?
Chi potrebbe dire: “ma io….?”
Chi potrebbe dire nulla se non il ‘va bene’ più gentile?
La verità, quando la sentiamo, è così irresistibile, così amabile,
che ci chiediamo dove abbiamo mai potuto essere,
come abbiamo potuto non vederla.
Possiamo vedere la Coscienza con gli occhi aperti,
questa è la bellezza reale.
Una volta che l’assaggi non potrai più rinunciarci.
Una volta che vedi e capisci quello che vedi
è finita.

Traduzione di Marifa dicembre 2009

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sabato 26 novembre 2016

UN MAESTRO ITINERANTE

"Ho girato l''India per anni, e come compenso mi venivano lanciate pietre, scarpe, coltelli. Inoltre, non conosci le ferrovie indiane, le sale d'attesa; non sai come vivono gli indiani. E' qualcosa di disgustoso, privo di qualsiasi igiene, ma tutti ci hanno fatto l'abitudine. Ho sofferto molto in quegli anni, forse più di quanto Gesù abbia sofferto sulla croce. Essere sulla croce è una questione di poche ore; venire assassinati è qualcosa di ancora più veloce. Ma essere un Maestro itinerante in India non è uno scherzo!"


Osho

Osho Zero FB

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I GIOCHI DELL’EGO


1. SAREI PIU’ FELICE SE POTESSI LAVORARE DI MENO. Ci immaginiamo una vita piena di divertimenti e ci inganniamo credendo che potremmo essere così più felici. Non fare niente è una delle cause principali della noia e della depressione.- Siamo delle creature creative e laboriose, per essere felici dovremmo risolvere dei problemi e perfezionarci. Se ci metti l’anima in qualcosa di importante per te, vedrai come aumenterà la tua soddisfazione della vita.

2. NON SONO IO, SONO “LORO”. La mente ci fa credere che la causa delle sventure siano gli altri: i genitori, i coniugi, i conoscenti. Ma quel momento quando ci prendiamo la responsabilità della nostra vita diventerà un fondamento per una vera felicità.


3. PER ESSERE FELICE DEVO SCOPRIRE IL SEGRETO DELLA FELICITA’. Il fatto è che questi segreti non esistono, siete voi che create il quadro del vostro futuro, formate una strategia e poi cercate di realizzarlo.

4. SE SOLO AVESSI... Desiderare le cose o le circostanze migliori non ci rende felici automaticamente. Colui che vuole una vera felicità deve capire che il pozzo dei desideri non ha fondo. La vera felicità viene da dentro.

5. SE NON OGGI, MAI. Non permettete alla vostra mente di ingannarvi accettando una sconfitta; non sapete cosa vi porterà il domani. Probabilmente, un solo giorno potrà cambiare tutto.

6. PRENDERO’ UNA DECISIONE QUANDO SAPRO’ COSA ESATTAMENTE DOVRO’ FARE. Più penserete e più entrerete in un vicolo cieco: molto raramente abbiamo tutta l’informazione per prendere una decisione: stop ai dubbi, serve una decisione, un’azione. Un insuccesso non è la fine del mondo. Non permettere alla mente di metterti in trappola.

7. SO CHE NON DEVO, MA... La mente ci inganna negando le conseguenze delle cattive abitudini, specialmente se riguardano la salute. “So che non devo fumare. Ma mi aiuta a dimagrire”. “So che non lo devo mangiare, ma se non posso godere la vita, perché mai devo vivere.” I problemi con la salute sono una sfida alla felicità.

8. I SOGNI SI AVVERANO SE SEI FORTUNATO. La mente ci racconta che siamo dei giocattoli nelle mani del destino, e che nulla di buono può accadere in una tale vita. Ciò che la mente crede una pura fortuna di qualcuno, è, in realtà, un risultato di un lungo lavoro.

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SOLO CIELO


Ti stancherai.
Anche di danzare
anche degli attori e dei treni
di parlare e...
di avere paura.

Dove vedevi un rischio
di perdere te
vedrai un volo
di libertà.

Senza più abisso,
cielo solo.






Fonte Mario Quaranta FB

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mercoledì 23 novembre 2016

Nessuna immagine di voi è vera













Se non ti sei risvegliato alla verità,
tutti hanno problemi di salute mentale.
[risata]
Il peggio è che credono di non averceli!
Come lo chiameresti questo,
che te ne vai camminando in giro credendo di essere qualcuno che non sei,
cercando di convincere tutti che sei migliore
o perfino la migliore versione di quel delirio,
continuamente in lotta con la gente per difendere le idee che hai appena coniato.
Quando finalmente sono a bordo,
le cambi completamente senza porgere nemmeno una scusa.
Come vorresti chiamare questo se non 'stupidaggine'?
La persona che prendiamo davvero come fossimo noi stessi ...
... In realtà non esiste e no è mai realmente esistita.
Posso davvero dirti cose come queste?
E’ stato tutto immaginato e sostenuto a lungo nel tempo.
So che non tutti possono accettare quello che sto dicendo.
E le mie parole non si aspettano di essere credute.
Sono solo un invito a guardare, ad informarsi,
a riflettere, e forse a confermare.
Nessuna immagine di voi è vera.
Questo dovrebbe costituire un così enorme sollievo e liberazione,
che nessuna versione è completa, nessuna immagine è vera,
nessuna personalità è perfetta – nemmeno quella spirituale.
Ma chi è pronto a sentire questo?


~ Mooji



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martedì 22 novembre 2016

RICONOSCERE LA GUIDA INTERIORE

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Polarità energetica nell’uomo e nella donna

Secondo un particolare studio dei centri sottili dell’uomo, che troviamo in molte tradizioni orientali come i sistemi tantrici ma anche in ambiti della tradizione occidentale (come alcune dottrine ermetiche) è possibile interpretare la complementarità della coppia uomo-donna. In questa chiave – che vedremo viene ripresa da molti autori anche recenti, alcuni dei quali in ambito medico e psicosomatico- l’uomo è visto come doppio polo “magnetico” (espressione da prendersi in senso puramente analogico). Del resto è noto che parlare di magnetismo o polarità fra i sessi è un fatto del tutto abituale e perfettamente assimilato persino nel linguaggio comune.

Questo polarità bio-energetica nell’uomo e nella donna si presenta invertita – fatto peraltro del tutto naturale per garantire la complementarità e quindi la reciproca attrazione. La legge è che qualsiasi cosa sia positiva nel maschile, sarà negativa in quello femminile; e qualsiasi cosa sia positiva nel corpo femminile, sarà negativa nel maschile. Ecco perché, quando si incontrano in un orgasmo profondo, è come se si fondessero in un unico organismo.

Ora se nell’uomo il centro attivo-positivo è nell’area genitale, sarà invece nel centro superiore che l’uomo sarà recettivo (alcuni autori pongono questo centro recettivo nella testa, ma è più proprio collocarlo nel petto). Viceversa la donna sarà recettiva nel centro genitale ed avrà invece polarità attiva nel centro superiore. Questa opposta modalità relazionale non ha solo a che fare con aspetti energetici o sottili, ma ha evidenti riflessi anche nella sfera psicologica del rapporto uomo-donna, tanto è profonda la portata di questo modello.



Secondo Nader Butto, medico e studioso di bioenergetica: “una donna innamorata sente che il suo petto è pieno di emozione. Un uomo innamorato sente invece emozione sessuale. Questa dinamica è legata alla posizione inversa dei poli nell’uomo rispetto alla donna. Il passaggio energetico fluisce dal polo positivo a quello negativo e quindi dal bacino dell’uomo a quello della donna, e dal petto della donna a quello dell’uomo.”

Si potrebbe dire che la donna ama attivamente e gode passivamente; mentre l’uomo è attivo nella sfera del polo inferiore e gode ricevendo l’amore che la donna gli offre. Questo doppio livello di azione permette peraltro la chiusura di un “circuito”. Alcune simbologie di vasi alchemici in realtà alludono a questa specifica dinamica.



Non diverse sono le parole di un importante Maestro spirituale come Osho Rajneesh:

“Quando dico che un uomo e una donna sono due controparti di un unico insieme, intendo dire che sono complementari. E la complementarietà è possibile solo quando i loro poli opposti si incontrano. Osservate la questione in questo modo: nel corpo femminile la vagina è il polo negativo e il seno quello positivo. Questa è la linea magnetica: il polo positivo vicino al seno, il polo negativo vicino alla vagina. Per l’uomo il polo negativo è al petto e quello positivo al pene. Così, quando il petto maschile e il seno femminile si incontrano, il negativo e il positivo si incontrano; e quando i centri sessuali si incontrano nel coito, il negativo e il positivo si incontrano. Ora entrambe le linee magnetiche si incontrano ai poli opposti, ora si crea un cerchio – l’energia può fluire, l’energia si può muovere. Ma questo cerchio si verificherà solo quando un uomo e una donna sono in amore. Se non lo sono, allora saranno soltanto i loro centri sessuali ad incontrarsi – si incontreranno solo un polo positivo e un polo negativo. Ci sarà scambio di energia, ma lineare. Non si può creare un cerchio.” (cfr. “Il Libro dei Segreti” – commentario al Vijnana-Bahirava Tantra).

Anche secondo una lettura simbolica delle forme archetipiche del corpo umano il petto (centro cardiaco, in relazione anche col chakra del cuore) esprime questa differenza secondo il sesso. Scrive il noto studioso di simbolismo e religioni F. Schuon: ” […] il petto, simbolo solare per eccellenza assume connotazioni diverse secondo il sesso; irradiamento nobile e glorioso in entrambi i casi, ma manifestanti la potenza nel primo caso, la generosità nel secondo” ( Dal Divino all’Umano,ed. mediterranee, pag.97).

Del resto aggiungerei che questa complementarità e polarità si ravvisa nelle stesse forme anche nel bacino: cosicchè noterei che il corpo dell’uomo (trapezio rovesciato) mostra un’espansione, simbolo in questo contesto di accoglienza e ricettività allo stesso modo che nel corpo della donna questa caratteristica si evidenzia invece nell’area del bacino.

La possibilità di creare questo tetrapolo magnetico -laddove l’atto sia completo e coinvolga tutte le funzioni e gli aspetti relazionali, non solo sessuale ma anche emozionale nel senso più ampio e complessivo- giustifica l’idea che l’atto sessuale stesso metta in circolo potenti energie (la stessa energia che lo psichiatra W. Reich chiamava orgonica, la quale riteneva anche suscettibile di applicazioni radioniche e radioestesiche). In queste condizioni il sesso – che pure in molti sistemi medici tradizionali come la Medicina cinese è visto come fonte di consunzione per la base delle energie vitali, il Jing- d’altro canto può essere concepito e attuato come un grande catalizzatore energetico in grado di far andare in risonanza ed amplificare energie profonde del sistema umano, aumentando o almeno ottimizzando lo stato di salute (almeno su questo livello ci si limita a considerare l’aspetto salutistico).

Viceversa l’analisi bioenergetica del dott. Butto si spinge persino a considerare gli aspetti piscopatologici dei blocchi energetici dei centri o chakra, e quindi ad avanzare possibili spunti terapeutici, ampliando quindi la portata medica di questa teoria alla psicopatologia sessuale.

Del resto anche la medicina cinese contempla l’idea che l’unione dell’uomo e della donna metta in “cortocircuito” le correnti dei meridiani Du mai (yang) e Ren mai (yin) di entrambi i partner, come evidenziato dalla seguente immagine.

Il tutto svolge il ruolo di benefica mobilitazione energetica lungo questi due importantissimi canali. Più oltre vi sono gli aspetti tecnici legati a specifiche pratiche taoiste (che esulano dall’ambito strettamente medico) essendo rivolte a specifiche e diverse finalità.

Va notato che le prescrizioni normative di molte religioni, rivolte contro forme “altre” di sessualità avevano per scopo non quello di incentivare alla procreazione come ignorantemente supposto da molti -in buona o malafede. Del resto il dovere a procreare, esplicito in alcune religioni, poteva essere comunque adempiuto. Tuttavia anticamente vi era un continuum di dottrine mediche, energetiche, spirituali, alle quali l’Uomo delle civiltà tradizionali attingeva. Le prescrizioni etiche attingevano a questo patrimonio di conoscenze. Perciò, anche nelle relazioni sessuali fra l’uomo e la donna era vista (oltre a una funzione eventualmente elevativa) anche una componente di saggia e salubre gestione delle energie sessuali. L’impiego corretto di queste energie è una fonte di salute bio-psico-fisica e suscettibile di aprirsi anche a livelli superiori del complesso umano.

Nota bibliografica

Oltre al testo citato di Osho, di cui sono presenti diverse edizioni, segnalo “La Medicina Universale e il Settimo Senso” di Nader Butto, ed. mediterranee. L’immagine dei due meridiani Ren mai e Du mai della coppia durante l’amplesso è tratta da “I fondamenti della medicina cinese” di G. Maciocia.

Per il lettore desideroso di altri approfondimenti segnalo anche le opere di F. Bardon e Randolph sul sesso, che però non essendo autorità in campo medico, preferisco non citare in questo contesto. Chi volesse ha già spunti sufficienti per integrare autonomamente questa ricerca.

https://asclepiosalus.wordpress.com/2013/10/06/polarita-energetica-nelluomo-e-nella-donna/


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domenica 20 novembre 2016

NON IMPORTA SE RICORDATE O NO LE VOSTRE VITE PASSATE...

...Lo Spirito le ricorda. E lui che che vi conduce per la vita in quei momenti quando è difficile spiegarsi le coincidenze, le casualità ed altra "mistica". La vostra mente non sa di che si tratta, ma lo Spirito sorride, e si "rotola" dolcemente nella magia di questi particolari momenti.
Quando sentite di essere convogliati in una catena degli eventi, fidatevi della sorte, non vi resta nient'altro. Qualsiasi resistenza rafforzerà la pressione e la mente confusa renderà più difficile apprendere le novità.
L'unica bussola capace di determinare la direzione per correggere questo movimento è il vostro cuore. Anche quando il vostro corpo (come il fedele servo del Matrix che segue ed accompagna lo spirito) mostra la resistenza, nel profondo del cuore sentite il magnetismo: non ne vale la pena di affidarsi a questa forza gravitazionale? Ne vale la pena.
Tutto inizia dallo Spirito, e concretamente, dal suo desiderio di incontrarsi con quell'altro Spirito con il quale nelle incarnazioni passate c'era un forte legame. Un legame spirituale.
Avrebbe potuto trattarsi di una "grandissima amicizia della durata di una vita", di un "amore e famiglia", di una "forte rivalità", o di una "vendetta"...
Nelle nuove incarnazioni entrambi gli Spiriti si cercano. E nonostante le distanze, le età, le limitazioni fisiche... le entità legate l'una all'altra cercheranno di incontrarsi, per ricreare una tempesta di sentimenti, una relazione intrigante...o solamente per toccarsi, anche con le punte delle dita, per un attimo, almeno una volta...
La forza della gravità, l'unica legge dell'Universo.
La forza del magnetismo gravitazionale è più potente più è sottile il piano dell'essere che lo genera. Più è sottile questo piano e meno la mente se ne rende conto. E' così che le vere cause degli eventi e delle circostanze non si vedono e sembrano casuali. E' alla mente che lo sembra.


E la mente è colui che non vive.
La mente sembra.
Sembra a se stessa...
Cercate di acquistare il controllo della vostra mente, solamente così potrete capire di più chi siete. E ricordarvi, antico. E capire il vostro cammino...

(Sergej Rostovskij)
http://www.aum.news/ezoterika/

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LIBERIAMOCI DAL BUIO

Dalla magia nera alla forma pensiero del negativo.

Miriadi di credenze popolari sembrano essere così lontane dal nostro mondo, eppure riscontriamo in molti gesti nella quotidianità qualcosa misto a superstizione e paura. La paura dell’uomo nero che ci viene instillata sin da bambini, è paura al tempo stesso esorcizzata da qualche mantra che mira a distruggere la componente magico esoterica del nero, del buio, attraverso la logica e il raziocinio siamo costretti a fermarci e riflettere. Ma nemmeno la logica più rigorosa toglie verità a quella che comunemente chiamiamo magia nera, perché solo nominarla incute paura.

Cosa significa magia nera se non il collettivo di paure miste a credenze di ogni popolo presente nella terra? Tutti gli uomini rifuggono la negatività, nessuno vuole cenare a fianco di chi percepisce negativo, pur non credendo a niente finiamo per constatare che le cose nel mondo non sono cambiate, e che le paure, insieme all’ignoranza, sono rimaste vigili, in attesa di qualche caccia alle streghe e di un neo puritanesimo. Sembra così decadente nominare la magia nera, ma tant’è che nel 2016, ancora oggi, molte giovani donne nigeriane per paura di questa magia rimangono in strada a prostituirsi.

Trovare sensata una paura è pressoché impossibile, non possiamo definirla, perché la mente è pronta a sostenere antitesi forti e schiaccianti, ma tant’è che la magia nera africana spaventa loro, e sinceramente spaventa anche noi. Un piccolo approfondimento varrebbe la pena farlo, perché ogni credo ed ogni fede ha il suo “uomo nero”, e se i marabutti nel deserto lo identificano come un mostro a tre teste, gli sciamani siberiani come visioni orribili, è altrettanto vero che l’Occidente, come nostra casa, più neutrale e laico, visualizza l’uomo nero identificandolo come una massa di energia, scura, densa e sporca.

Definire ciò che ci opprime non è semplice né compito da poche parole, ma in effetti se volessimo parlare apertamente tra spiriti liberi e atei, di negatività, di persone negative, finiremmo per concordare molti punti. Ciascuno di noi ha dei piccoli rituali personali, possiamo non chiamarli “magia” ma poco cambia. Se vi è mai successo di entrare in un periodo fortemente negativo della vostra vita, saprete come piova sempre sul bagnato. Potremmo interpellare i transiti astrali, le influenze di Sarturno e quant’altro, ma di base il negativo non rispetta la regola matematica, bensì da negatività deriva sempre altra negatività. Individuare persone negative è un compito molto semplice, sono solitamente persone vicino le quali la nostra forza vitale tende a disperdersi, e di norma soffrono di un vittimismo costante e pesante. Tutte le cose peggiori capitano a loro, e sono talmente immersi all’interno di tale dinamica, che non c’è modo di tirarli fuori, vi tireranno dentro questo buco nero. Non si parla di jettatori o di formule magiche, ma della cosa di cui tutti noi siamo costituiti, ovvero l’energia.

La negatività dovrebbe essere trattata al pari di una malattia infettiva, poichè non riguarda solo l’individuo, ma anche chi cerca di aiutarlo. Esistono numerose tecniche atte a isolare e proteggere la propria energia vitale, anche gli psicologi utilizzano degli esercizi per non incanalare tutte le sofferenze, a volte pesanti, dei loro clienti, ma per chi ha poca affinità con concetti quali meditazione e preghiera, risulta difficile difendersi. 

La migliore regola da ritenersi universale, è quella che dice la scrittrice Frances Burnett con un suo pensiero che condivido pienamente : “ Se lasciamo che il pensiero negativo alberghi e metta radici in noi, rischieremo di non liberarcene per tutta la vita..”. Sicchè, liberiamoci dal buio, l’autoguarigione parte dal nostro stesso sorriso.


Firma : Daria di Directoryrex.com

http://directoryrex.com/

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CRESCERE è IMPARARE A DIRE ADDIO


Si dice che crescere significhi imparare a dire addio.

Non un arrivederci, un chissà, un forse. È un saluto senza ritorno, senza poter tornare sui propri passi. È un addio sonoro e punto alla fine. Ed è difficile mettere questo punto alla fine, visto quanto è facile mettere dei puntini di sospensione…

Lasciare le cose in stand by, nel caso in cui, piuttosto che dire addio. Arrivare al punto di non ritorno ci angoscia, ci mette di fronte a un orizzonte di possibilità in cui ciò a cui stiamo dicendo addio non ci sarà più. Un addio di quelli che riecheggiano nell’anima. Sono quelli che fanno male.

C’è chi non aveva mai il coraggio di dire addio, e non farlo è lasciare una finestra aperta al dolore, alla disillusione e alla delusione. La speranza è l’ultima a morire, ma se la causa è persa è meglio lasciare andare, respirare a fondo e liberarsene.

Dire addio a chi ci ha spezzato il cuore, a chi ci ha straziato l’anima, a chi diciamo arrivederci perché è meglio provare dolore che non provare nulla. È quel gelo nel petto che ci terrorizza. Ci spoglia. Ci butta a terra.

E si sceglie l’incandescenza del dolore, dell’ira e della rabbia.

Perché non ci si pone nemmeno il problema di dire addio. Crediamo che i sentimenti possono essere solo una variazione di questi stati. O fuoco o ghiaccio. Perché non conosciamo altro. Perché non ci hanno insegnato a sentire in maniera diversa. Perché non abbiamo rischiato di dire addio.

Crediamo che il nostro cuore si congelerà e che non torneremo mai a sentire il fuoco. È vero, la cosa migliore che possa succedere è che non si senta più quel bruciore che ci consuma. C’è un altro stato, né così freddo né così soffocante.

Un punto medio di calore delicato, accogliente. Che non ci brucia. Che non ci gela. Che riempie il petto e si estende fino alla punta delle dita dei piedi.

È quando si dice addio che compare qualcuno che ci abbraccia così forte che il nostro cuore si scioglie di nuovo. Forse non sarà la prossima settimana, né il prossimo anno, ma arriverà. Quando impareremo a dire addio veramente, con tutte le sue conseguenze, allora la nostra anima sarà libera per dare il benvenuto a qualcuno che lo meriti realmente.

A poco a poco impareremo a dire addio a chi si è approfittato di noi, della nostra amicizia e della nostra fiducia. Diremo addio alle persone che oggi sono qui e domani con chi ha più successo. A quelle persone che vivono all’ombra di altre perché sono incapaci di irradiare luce propria.

Quelle persone interessate, egoiste e tristi. Quelle che meritano il nostro addio, ma quello con intonazione e punto alla fine.

Circondatevi di persone che hanno imparato a dire addio come voi perché con loro avrete la certezza di un’amicizia. Hanno sofferto, hanno pianto e hanno lasciato andare. Sanno ciò che vogliono e la parte migliore è che vi vogliono al loro fianco. Con le vostre stranezze e le vostre manie, ma al loro fianco.

Quando imparerete a dire addio costruirete relazioni vere e arricchenti. La vostra cerchia si ridurrà, ma nessuna delle persone che ne fan parte cambierà per tutto l’oro del mondo.


Dicono che gli amici siano la famiglia che ci scegliamo. Dite addio a chi non potete chiamare fratello o sorella.

La paura della solitudine a volte ci porta a mettere dei puntini di sospensione, a dire arrivederci invece di un non voglio vederti più, ma questa solitudine è necessaria per sapere di chi avete bisogno attorno a voi.

Forse è per questo che per tutto l’arco della nostra vita manteniamo relazioni che non ci apportano niente, non ci fanno crescere né ci completano. La cosa peggiore che possa succedere è vivere circondati dalle persone e sentirsi soli.

Con tutto questo rumore i sentimenti si sentono con delle interferenze, come se si trattasse di una radio vecchia sintonizzata male.

Ascoltatevi. Allontanatevi dal rumore. Il vostro tempo è prezioso. Non sprecatelo con persone che non lo meritano. Imparate a dire addio. Liberatevi dalle catene e fate spazio a nuove accoglienze.

Perché come dice il poeta spagnolo Sabina, “per dire addio, abbondano i motivi”.

Fonte: http://lamenteemeravigliosa.it/crescere-e-imparare-a-dire-addio/

venerdì 18 novembre 2016

Mooji: Sei già me.















D: La mia massima aspirazione è di essere te.
Mooji: Sei già me.
Il problema è che continui a tornare ad essere te.


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giovedì 17 novembre 2016

COME INSTALLARE “L’AMORE"

Assistenza tecnica: - "Salve, come posso aiutarla?"
Cliente: - "Mmmmm.... Ho pensato di installare di nuovo l’Amore. Mi può aiutare?"


- “Certamente. Se è pronto, possiamo farlo adesso."
- “Penso di si. Da che cosa inizio?"
- “Prima di tutto, apra il “Cuore”. Lo sa dove ce l’ha, il Cuore?
- “Si, ma posso installare l’Amore se lì ho anche altri programmi?
- “Quali programmi ce l’ha attivi?"
- “Eeeeeeh... Ho “I vecchi rancori”. “La bassa autostima”. “La delusione e la frustrazione”
- “I vecchi rancori" non sono un problema, l’Amore li sposterà gradualmente dalla memoria ma conserverà come i file temporanei. Lo stesso dicasi della “Bassa autostima”. Ma lei deve cancellare “La delusione e la frustrazione”, perché ostacolano installazione del programma."
- "Ma non so come cancellarli."
- "Allora, vada al menu Start e provi a cliccare il “Perdono”. Clicchi finché non si cancelleranno “La delusione e la frustrazione."
............
- "Oh, ok! Ci sono. E’ iniziato, da solo, il download dell’Amore.. E’ normale?"
- "Si, ma è un programma di base, l’upgrade finale aggiunge “Altri Cuori”.
- "Mi scrive “Errore. Il programma non funziona con i componenti interni.” Che significa?”
- “Significa che l’Amore già funziona con i componenti interni ma non è ancora nel suo Cuore. Per farlo, deve iniziare ad amare se stesso."
- “Che devo fare?”
- “Clicchi su “Auto accettazione” e poi carichi i file “Auto perdono” ed “Essere consapevoli dei propri pregi e difetti”.
- “Fatto”.
- “Ora copi tutto nel “mio cuore” e il sistema provvede. Però deve cancellare a mano, da tutti i menu, “L’autocritica verbosa”, e svuotare il Cestino. Non carichi mai più “L’autocritica verbosa."
.............
- “Ci sono! Il “Mio Cuore si sta riempiendo di nuovi file. Vedo il “Sorriso”, “L’equilibrio dell’anima”. Succede sempre così?"
- “Non sempre... a volte serve più tempo. Un dettaglio solo: “L’amore” è un software gratuito. Ma per farlo funzionare deve regalarlo agli altri e loro vi regaleranno le loro versioni...”

(Nikolay Bulgakov)

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mercoledì 16 novembre 2016

LE REGOLE PER USCIRE DAL MATRIX (PUR RESTANDOCI)

1. Smettete di bere, di fumare, di mangiare il cibo spazzatura; limitate i carboidrati, escludete lo zucchero; consumate soltanto il cibo "vivo" e possibilmente naturale.

2. Pulite l'intestino (i parassiti soprattutto). Buttate via la maggioranza dei medicinali. Non lasciatevi manipolare dagli estranei e smettete di credere nelle malattie: non esistono.


3. Parlate con il proprio corpo. Il copro ci dice sempre di cosa ha bisogno. Se avete bisogno dei cibi con vibrazioni basse significa che ci sono delle deformazioni nella struttura cellulare.
Fate l'amicizia con gli elementi dell'organismo, date loro i compiti: (pulire, ripristinare…); quando vi lavate, parlate con l'acqua, chiedetele di pulire i corpi inferiori.
Non girate con i cappelli sciolti - i cappelli sono come le antenne, raccolgono delle informazioni nocive e i pensieri altrui; lasciateli sciolti solo quando comunicate con le forze superiori e durante le meditazioni.

4. Fate ginnastica e meditazioni.

5. State almeno 2-3 ore al giorno all'aria fresca; comunicate con la natura. Smettete di frequentare i centri commerciali, gli stadi, le manifestazioni, i bar e i locali alla moda.

6. Fate una cernita nel proprio guardaroba, lasciate solo i capi naturali, comodi, quelli che piacciono, il resto datelo via. I gioielli e la bigiotteria bloccano le energie, non esagerate.

7. Buttate via il microonde, NON guardate la TV.
Eliminate i grovigli di cavi elettrici in casa.
Staccate il cellulare di notte e quando si fanno delle meditazioni; pulite il computer eliminando i giochi, i forum stupidi, i file sul nulla. Fate l'ordine in casa, in cantina, nell'orto.
Tutto ciò che è rotto, sbrecciato, non riparabile, tutto ciò che sta in soffitta - non serve. Via!
Riparare ciò che serve.
Non lasciare i rubinetti gocciolanti.
Amate tutto ciò che vi circonda.

8. Perdonate tutti e chiedete il perdono.

9. Comunicate con gli animali, piante, i bambini piccoli.

10. Dopo un paio di mesi sentirete che le spese (eliminato tutto il superfluo) si riducono. Potete provare a lavorare un po' meno.

11. Smettete di preoccuparvii dell'età. Spostate il vostro corpo in quel punto della vostra sfera dove vi piacete esternamente e comunicatelo al corpo!

12. Non preoccupatevi di nulla. Non dovete affrettarvi.
Siete nell'eternità.
Non ignorate ciò che sembra di avere poco significato.

13. Create: scrivete, dipingete, disegnate, fate il modellismo, ballate, cantate. Non collezionate nulla. La vita è il Verbo.
La cosa migliore è disegnate sulla sabbia della risacca.

14. Sorridete sempre e a tutti.

(http://slawa.su/novosti/1367-kak-vyjti-iz-matriczy.html)


Advanced Mind Institute

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domenica 13 novembre 2016

IL TAO DEL SESSO



Non è facile definire, esprimendola a parole, l’essenza del Tao, anche perché, secondo la massima taoista più celebre, “Il Tao che può essere spiegato non è più Tao”.

Unione e Orgasmo

Non è facile definire, esprimendola a parole, l’essenza del Tao, anche perché, secondo la massima taoista più celebre, “Il Tao che può essere spiegato non è più Tao”: principio inesauribilmente creativo, il Tao ha dato vita a tutto ciò che esiste, ma non può né essere visto né percepito; è al contempo ovunque ed in nessun posto. La sua totalità non può essere recepita dalla ragione, anzi, solo svuotando la mente e sprofondando in uno stato di silenzio e consapevolezza interiore, è possibile cogliere il Tao.

Grazie alla capacità di concentrarsi sulle sensazioni corporee piuttosto che sui pensieri, la mente, libera da interferenze e pregiudizi, si concentra soltanto sul presente, sul “qui ed ora”, operando all’unisono con le vibrazioni trasmesse dal proprio corpo. Immergersi totalmente nel presente (dimensione temporale che sfugge ad ogni definizione, proprio come il Tao) ed entrare in profondo contatto con la sfera emozionale: solo così, secondo i maestri taoisti, ci si può sentire in armonia con se stessi e in pace con il mondo. 
 
L’unione sessuale, pertanto. è importante nella prospettiva in cui acuisce la capacità di percepire attraverso i sensi e contiene i processi razionali. Inoltre, poiché per dare origine alla creazione, il Tao, l’indivisibile, si è dovuto dividere nel principio femminile (Yin) e in quello maschile (Yang), il rapporto sessuale, e cioè l’unione di l’in e Yang, allude al ritorno trascendentale all’Unità primigenia. Perciò è comprensibile che le indicazioni in fatto di sesso facciano parte integrante della dottrina del Tao, di cui occorre seguire i principi per arrivare a padroneggiare completamente la propria condizione umana.

Il principio fondamentale del Tao del sesso è rappresentato dalla necessità, per l’uomo, di trattenere il proprio seme. Il controllo dell’eiaculazione si può ottenere e affinare attraverso svariate tecniche, spesso complementari tra loro, esposte dai testi taoisti.

La tradizione taoista infatti afferma l’esistenza di un conflitto tra i due sessi, generalmente rappresentato come opposizione naturale e gioco dinamico tra l’in e Yang, che si esprime concretamente nei rapporti sessuali. In questo conflitto, l’uomo è la parte più debole della coppia, perché, a differenza della donna, disperde energia con l’orgasmo, eliminando, ad ogni eiaculazione, milioni di spermatozoi, ognuno potenzialmente in grado di generare un nuovo essere umano.

Secondo il taoismo, la produzione di un seme (jiing) così potente richiede circa un terzo del fabbisogno energetico quotidiano e fiacca soprattutto il sistema ghiandolare e immunitario, debilitando il soggetto e rendendolo più vulnerabile. Il maschio si trova perciò in una situazione di svantaggio nei confronti della donna, la quale gode invece di un’energia Yin considerata inesauribile, e può arrivare a nutrire nei suoi confronti un inconsapevole risentimento. Questa teoria sembrerebbe ùr luce, almeno in parte, sul perché gli uomini abbiano sempre cercato di reprimere e relegare in posizione subalterna le donne.


Attraverso le sue tecniche per la ritenzione dello sperma, dunque, il Tao del sesso si propone di correggere questa disparità, al fine di creare un rapporto più equilibrato e disteso tra i due sessi e quindi una società più armonica. Evitando l’eiaculazione, il percorso dell’energia dal basso verso l’alto non s’interrompe e consente quindi il dischiudersi di quei canali che dagli organi genitali arrivano alla testa e poi scendono fino all’ombelico lungo la parte anteriore del corpo. In questo modo jing, grazie al processo di espansione, attraversa gli organi vitali e riequilibra i centri energetici. Tuttavia, perché ciò si verifichi, i taoisti consigliano di evitare la sessualità non illuminata dall’amore, perché produce squilibrio tra le forze fisiche, mentali e spirituali e ostacola il vero sviluppo interiore.


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giovedì 10 novembre 2016

Influenze delle entità sui piani sottili



Per meglio comprendere quali leggi regolano i mondi sottili è sufficiente studiare attentamente il comportamento del piano fisico e ragionare poi “per analogia”. Per esempio, gli antichi consideravano il digiuno come mezzo per ottenere la purificazione. Se alcune impurità si erano introdotte nel corpo fisico e provocavano disturbi fisici, veniva consigliata l’astensione dal cibo con il fine di eliminarle. Detto per inciso, nel processo di guarigione veniva sempre inserita anche un’abbondante sudorazione: dalla capanna sudatoria al bagno turco alla sauna, praticamente ogni civiltà del passato ha sempre usato un “bagno di calore” per la purificazione sia fisica che eterica; una sauna settimanale risulta efficace nel prevenire molti mali, soprattutto quelli di stagione.


Tuttavia le impurità possono anche introdursi nel corpo astrale e nel corpo mentale, sotto forma di emozioni, passioni grossolane, pensieri opprimenti. Quei pensieri, quei sentimenti e quei desideri sono in realtà entità tenebrose che costringono gli esseri umani ad assorbire certi nutrimenti di cui esse hanno bisogno per sopravvivere. Inizialmente tali entità si avvicinano perché richiamate dall’individuo stesso, che inconsciamente le lascia entrare soggiacendo più volte a un desiderio o un’abitudine malsana. Ma dopo breve tempo tali entità prendono il sopravvento e costringono l’individuo a perseverare nella sua abitudine – anche quando egli vorrebbe distaccarsene e cambiare vita – con il fine di continuare a nutrirsi alle spalle dello sventurato.

Per sbarazzarsi di queste entità maligne, l’uomo non deve dar loro più nulla di cui sfamarsi, ossia deve non solo smettere di alimentare pensieri e sentimenti egoistici, aggressivi e sensuali, ma anche orientare l’attenzione verso le qualità più elevate della sua anima, nutrendosi di arte e bellezza in generale. Come qualunque tossicodipendente ha potuto sperimentare, talvolta solo attraverso un drastico cambiamento di vita (ambiente sociale, interessi, ecc.) è possibile privare tali entità parassite del cibo che esse cercano. Costringendole al digiuno, esse dapprima - sentendosi minacciate - diverranno più aggressive e faranno di tutto per far ricadere la loro vittima nei comportamenti abituali, ma se l’individuo avrà la forza di resistere, dopo una lunga lotta, pur di non morire di fame, esse si vedranno costrette ad abbandonare i suoi corpi sottili... per andare in cerca di un’altra vittima... oppure per dissolversi definitivamente.



I piani sottili sono anche popolati di entità elevate e benevole. Le entità celesti amano la luce, e quando scorgono un essere circondato dalla stessa luce accorrono verso di lui. Nelle scuole esoteriche si dice che il modo migliore per attirarle è “lavorare sull’aura”, ossia sulla luce che circonda l’essere umano e la cui ampiezza e lucentezza dipendono dal suo livello di coscienza. Come lavorare sull’aura? Un antico motto dice: “Con il vostro amore la vivificate, con la vostra saggezza la illuminate, con la vostra forza di carattere aumentate la sua potenza, con la vostra purezza la rendete limpida e trasparente.”


Voi vi aspettavate esercizi di meditazione e visualizzazione dei colori, vero? Ma non è così. L’amore fa risplendere l’aura e la rende visibile alle entità celesti, ma l’amore non può essere sostituito da alcun esercizio. Lavorando per alimentare in voi le virtù dell’anima (l’amore su tutte), attirerete dai piani sottili delle creature elevate che vi porteranno i loro doni. Come conseguenza di queste presenze accanto a voi, le persone che vi frequentano verranno influenzate e si sentiranno a loro volta più capaci di dominare la loro personalità e più vicine alla loro anima.


Salvatore Brizzi

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mercoledì 9 novembre 2016

CONTEMPLAZIONE SULLA MORTE IN 9 PUNTI


Ci sono vari modi di meditare sulla morte, quello spiegato qui comporta la contemplazione di nove punti. Nella parte principale della meditazione, contemplate in profondità uno di questi punti e poi passate brevemente in rassegna gli altri. Se fate una sessione al giorno, dopo nove giorni avrete trattato ciascun argomento estesamente e potrete cominciare daccapo con il primo punto.



I nove punti sono divisi in tre sezioni:

L’inevitabilità della morte
L’incertezza del momento della morte
Il fatto che solo la nostra pratica spirituale ci può aiutare al momento della morte. 



Come preparazione, portate la vostra mente ad uno stato di calma e di concentrazione e pensate chiaramente alla vostra motivazione per fare la meditazione.
Con la mente rilassata, ma pienamente concentrata, contemplate il soggetto usando il pensiero analitico, arricchito dalla vostra esperienza personale e dalle vostre intuizioni, nello sforzo di percepirlo profondamente. Ricordate che se a un certo momento, durante la sessione, raggiungete una forte esperienza intuitiva del punto che state esaminando, dovete trattenere questa sensazione con la vostra attenzione il più a lungo possibile.

L’INEVITABILITÀ DELLA MORTE 

1 Tutti dobbiamo morire
Pianifichiamo per i giorni, i mesi e gli anni a venire i nostri progetti e le nostre attività, ma sebbene la morte sia il solo evento certo non fa parte dei nostri progetti.
Per generare un’esperienza dell’inevitabilità della morte, per prima cosa ricordate delle personalità del passato: governanti famosi e scrittori, musicisti, filosofi, santi criminali e persone ordinarie. Tutte queste persone, una volta, erano vive, hanno lavorato, pensato e scritto: hanno amato e lottato, hanno goduto la vita e sofferto, ed infine sono morti.
C’è mai stato qualcuno che sia vissuto senza dover morire? Per quanto saggia, ricca, potente o famosa possa essere una persona, la sua vita deve finire. È questo è vero per tutti gli esseri viventi. Malgrado i progressi della scienza e della medicina, non c’è ancora nessuna cura contro la morte e nessuno spera di poterla eliminare.
Ora ricordatevi mentalmente tutte le persone che conoscete. Passatele in rassegna una per volta pensando che ciascuna di loro un giorno morirà.
Pensate a tutti gli esseri umani che adesso sono sulla terra: tra cent’anni solo una manciata di questi miliardi di persone sarà ancora in vita. Voi stessi sarete morti. Fate l’esperienza di questo fatto con tutto il vostro essere.

2 La durata della vostra vita diminuisce costantemente
Anche mentre state seduti il tempo passa: i secondi diventano minuti, i minuti diventano ore, le ore diventano giorni, i giorni diventano anni e voi vi avvicinate sempre più alla morte. Mantenete per qualche tempo la vostra consapevolezza sull’esperienza di questa corrente ininterrotta del tempo che vi trasporta verso la fine della vostra vita.
Se foste sul punto di cadere da un aeroplano senza paracadute, sareste pienamente consapevoli della prossimità della morte. Immaginate che questo è quello che vi sta effettivamente succedendo e
controllate i pensieri e sentimenti che attraversano la vostra mente. La realtà della vostra situazione nella vita non è così diversa: vi muovete continuamente verso la morte e non potete fare nulla per evitarla o posporla.

3 La quantità di tempo della vostra vita dedicata allo sviluppo della vostra mente è molto ridotta
Ammesso che solo la mente continua dopo la morte, la sola cosa che avrà qualche valore quando morirete sarà l’energia positiva e costruttiva creata durante la vostra vita. Ma quanto tempo dedicate effettivamente a capire la vostra mente, ad essere gentili con gli altri, a sviluppare saggezza e compassione?
Quante ore dormite mediamente al giorno? Quante ore lavorate? Quanto tempo passate a sentirvi depressi, frustrati, annoiati, in collera, pieni di risentimento, gelosi, pigri o critici? Ed infine quanto tempo passate cercando coscientemente di migliorare il vostro stato mentale?
Fate questi calcoli con onestà. Verificate la vostra vita in questo modo pratico per rendervi chiaramente conto quanto del vostro tempo passate facendo delle cose che porteranno dei risultati positivi, cioè felicità per voi e per gli altri.
Meditando su questi primi tre punti, svilupperemo la determinazione di usare la nostra vita saggiamente e con molta attenzione.

L’INCERTEZZA DEL MOMENTO DELLA MORTE 

4 La durata della vita umana è incerta
Se gli esseri umani morissero ad un’età precisa, diciamo ottantotto anni, avremmo molto tempo e opportunità per prepararci alla morte. Ma non esiste una tale certezza e la morte ci coglie prevalentemente di sorpresa.
La vita può finire in qualsiasi momento: alla nascita, nell’infanzia, nell’adolescenza, all’età di ventidue oppure trentacinque oppure cinquanta o novantaquattro anni. Anche se adesso siamo giovani e sani, non c’è alcuna garanzia che vivremo ancora a lungo. Possiamo sperare di vivere fino all’età di settanta oppure ottanta anni, ma non possiamo essere certi di poterlo fare. Non possiamo essere nemmeno certi che non moriremo più tardi nel corso della giornata.
È molto difficile essere convinti che la morte potrebbe avvenire in qualsiasi momento. Abbiamo la tendenza a credere che, poiché siamo sopravvissuti fino ad oggi, la prosecuzione della nostra vita è sicura, ma migliaia di persone muoiono ogni giorno e pochi tra loro lo avevano previsto.
Generate un forte sentimento di completa insicurezza a proposito del momento della vostra propria morte, come non ci sia semplicemente nessuna garanzia che avete ancora molto da vivere.

5 Vi sono molte cause di morte
Ogni giorno abbiamo notizie di qualche disastro o di altre catastrofi: eruzioni vulcaniche, incendi, tempeste e alluvioni; guerra, denutrizione, fame e terrorismo, che provocano la morte di migliaia di esseri umani.
Per quelli di noi che si sentono lontani e al sicuro da morti violente di questo tipo, ci sono cause di morte più anali come: gli attacchi al cuore, il cancro ed altre malattie mortali; gli incidenti d’auto ed aerei; gli incendi, gli annegamenti e l’omicidio. Anche delle cose che hanno il compito di aiutare e proteggere la vita possono portare alla morte. Infine c’è la vecchiaia che non risparmia nessuno.
La gente muore nel sonno, nell’utero materno, tornando a casa dal lavoro, andando a scuola, sui campi da gioco e mentre prepara la cena. La morte può arrivare in qualsiasi momento e in qualsiasi
situazione. Contemplate queste situazioni. Rendetevi conto chiaramente che sono in accordo alla natura della vita su questo pianeta e che una qualunque della cause elencate può provocare la vostra morte.

6 Il corpo umano è molto fragile
Il corpo è estremamente vulnerabile, si può ferire e rompere facilmente. Nel giro di pochi minuti può trasformarsi e da forte ed attivo diventare disperatamente debole e pieno di dolori. In questo momento potete sentirvi sani, energici e sicuri, ma una cosa piccola come un virus o tanto insignificante come una spina può assorbire la vostra forza e provocare la vostra morte.
Pensate a questo, ricordate le volte che avete ferito o danneggiato il vostro corpo e a come questo potrebbe facilmente succedere ancora e potrebbe provocare la vostra morte.
Il vostro corpo non durerà in eterno. Nel corso della vostra vita potreste riuscire ad evitare le malattie egli incidenti, ma in seguito gli anni avranno il sopravvento su di voi: il vostro corpo degenererà, perderà la sua bellezza e la sua vitalità e alla fine morirà.
Meditando su questi tre punti, svilupperemo la determinazione di cominciare il nostro lavoro di trasformazione mentale immediatamente poiché il futuro è così incerto.

IL FATTO CHE SOLO LA PRATICA SPIRITUALE VI PUÒ AIUTARE AL MOMENTO DELLA MORTE

Niente di tutto quello che abbiamo acquisito o accumulato durante la nostra vita in termini di famiglia, ricchezza, potere, esperienze di viaggi e così via, ci segue dopo la morte. Solo il flusso della nostra coscienza continua portando in sé le impronte di tutto quello che abbiamo pensato, sentito, detto e fatto. Dovremmo cercare di morire in pace con noi stessi, sentendoci soddisfatti di come abbiamo vissuto la nostra vita e senza lasciarci dietro dei conflitti irrisolti con delle persone.
Le uniche cose da cui trarremo momentaneo beneficio al momento della morte saranno le impronte lasciate dallo sviluppo del nostro amore, della nostra saggezza, pazienza, compassione ed altre attitudini positive. Se possiamo renderci conto di questo adesso, avremo l’energia e la determinazione di vivere una vita significativa.
Potete provare una forte sensazione di questa realtà esaminando i seguenti tre punti visualizzando voi stessi in punto di morte.

7 I vostri beni e i vostri piaceri non possono aiutarvi
Mentre siete sdraiati sul vostro letto di morte, e il vostro corpo diventa sempre più debole ad ogni istante, a che cosa pensate? Quando siete infelici o malati generalmente vi rifugiate in comodità materiali, ma il cibo, le medicine, il sonno, la musica, il sesso, le droghe o l’alcool possono aiutarvi adesso?
Pensate ai vostri beni a tutte quelle cose che avete tanto faticato ad ottenere per soddisfare le vostre necessità e desideri: come possono aiutarvi adesso?
Cercate di riconoscere la vostra dipendenza da queste cose e ricordatevi che non potete portare nessuna di queste cose con voi. Non solo non possono aiutarvi al momento della morte, ma il vostro attaccamento ad esse sarà solo un ostacolo a una morte serena.


8 Quelli che amate non possono aiutarvi
Cercherete aiuto disperatamente presso i vostri cari che sentono per voi molto interesse ed affetto e che vi hanno dato tanto conforto e tanta sicurezza. Ma adesso, mentre la vostra coscienza scivola via, non possono fare molto per voi: siete totalmente soli nella vostra esperienza di morte.
Aggrapparsi ai propri cari, e sentire del dolore al pensiero di separarsi da loro, creerà solo agitazione nella vostra mente e renderà impossibile una morte serena.
Ammettete l’attaccamento che avete per la vostra famiglia e per i vostri amici, rendetevi conto che è assolutamente inappropriato sentire un attaccamento così forte sia nella vita che nella morte.

9 Il vostro stesso corpo no potrà esservi d’aiuto
Il vostro corpo è stato il vostro compagno costante sin dalla nascita. Lo conoscete più intimamente di qualunque altra cosa o persona. Ne avete avuto cura, lo avete protetto, vi siete preoccupati per lui, lo avete mantenuto nelle comodità e sano, lo avete nutrito e pulito, con lui avete provato tutti i tipi di piacere e dolore: è stata la proprietà a cui avete dato maggiormente valore.
Ma adesso state morendo e questo significa che verrete separati dal vostro corpo, che diventerà debole e di conseguenza completamente inutile: lo abbandonerete ed è destinato al cimitero. Di quale utilità potrà mai esservi adesso?
Controllate il forte senso di dipendenza e di attaccamento che avete per il vostro corpo e come non possa esservi in alcun modo di beneficio al momento della morte. Il timore della sofferenza e il dispiacere di lasciarli aumenteranno solo le vostre sofferenze.
È possibile che vi sentiate depressi o preoccupati dopo aver fatto questa meditazione. Da un lato questo dimostra che avete preso sul serio le idee e che le avete contemplate bene, ma dimostra anche che siete arrivati ad una conclusione errata e non sarebbe saggio finire la vostra sessione in uno stato mentale del genere. Ricordatevi che la morte è solo un aspetto naturale ed inevitabile della vita e che è la vostra incapacità ad accettarla come tale che vi spaventa.
Il timore e il dispiacere sorgono a causa di un aggrapparsi non realistico ad un Io permanente, se ci ricordiamo della morte in modo sereno ed aperto, questo attaccamento all’io diminuirà permettendoci di essere attenti e di fare ogni azione positiva e benefica per noi e per gli altri. Una consapevolezza della morte ci dà una enorme energia per no sprecare la nostra vita, e per viverla nel modo più significativo.
Concludete la meditazione con il pensiero ottimistico che avete tutte le possibilità di rendere la vostra vita significativa e positiva e di essere così in grado di morire in pace.

[Estratto da Come Meditare, ed. Chiara Luce] 

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martedì 8 novembre 2016

MEDITAZIONE SULLA VITA E SULLA MORTE

La sera, prima di andare a dormire, fai questa meditazione di quindici minuti. È una meditazione sulla morte. Sdraiati e rilassa il corpo. Sentiti come se stessi morendo e non riesci più a muovere il corpo perché sei morto. Crea la sensazione che tu te ne stia andando dal corpo.


Continua per dieci, quindici minuti, e nel giro di una settimana riuscirai a sentirlo davvero. E addormentati mentre stai meditando. Non creare interruzioni. Lascia che la meditazione si trasformi in sonno, e non appena il sonno si impadronisce di te, dormi pure.


Al mattino, non appena ti senti sveglio — non aprire gli occhi — fai la meditazione sulla vita. Immagina che ti stai riempiendo di vita, la vita sta ritornando e tutto il corpo trabocca di vitalità e di energia.


Comincia a muoverti, a dondolare nel letto ad occhi chiusi. Senti che la vita fluisce dentro di te. Senti che il corpo ha un incredibile flusso di energia: esattamente l'opposto della meditazione sulla morte. Dunque, fai la meditazione sulla morte la sera, prima di addormentarti e la meditazione sulla vita proprio prima di alzarti.

Durante la meditazione sulla vita puoi fare respiri profondi. Sentiti pieno di energia... la vita che entra in te col respiro. Sentiti ricolmo e molto felice, vivo. E dopo quindici minuti, alzati.


Osho
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COME LA PIOGGIA PRIMA DI CADERE



Sapete di esistere, e questo è tutto ciò che sapete.

Il sentirvi esistenti è una conoscenza preziosa, perché non deriva dai libri e nessuno vi deve dimostrare che esistete. Non sapete cosa siete, però sapete con assoluta certezza che siete.

Il vostro essere è qualcosa che potete verificare in ogni istante. Vi sentite esistenti dentro un corpo e chiamate questa sensazione "io".

L'io non è altro che il Sé che si è identificato con un particolare apparato psicofisico, tanto da credersi un corpo e una mente. L'io non è solo un pensiero, altrimenti sarebbe semplice sbarazzarsene, bensì la sensazione di esistere come un "qualcuno", un individuo separato dal resto del mondo.

L'identificazione, infatti, non è altro che il Sé che crede di essere solo una parte di sé.

Nel processo di dis-identificazione - il "ritorno a casa del Padre" - prima vi rendete conto di non essere il corpo, poi di non essere nemmeno le emozioni e la mente; quindi resta solo la sensazione di esistere come coscienza separata dentro un apparato psicofisico, ossia un testimone. Ma questo non è ancora lo stadio finale.

Indagando a fondo l'io - questa sensazione di esistere come coscienza separata - realizzate che in realtà questo io non si trova confinato dentro il corpo, ma è una consapevolezza che pervade tutto, dentro e fuori di voi: è il Sé. A questo punto siete consapevolezza onnipervasiva, non-locale, non più identificata con le emozioni e i pensieri e nemmeno più confinata entro i limiti del corpo. Siete il Sé, ossia l'Uno.

Questa è la percezione finale della realtà, una realtà auto-evidente, in quanto se osservate davvero l'esperienza "nuda e cruda", così come appare intorno a voi già adesso, senza la sovrapposizione del ragionamento, risulta indubitabile che tutto ciò di cui avete conoscenza e di cui potete essere certi, è la sensazione di esistere, con l'aggiunta di immagini sensoriali (vista, udito, tatto...) che appaiono sempre all'interno di questa sensazione di esistere.

Il processo di allontanamento dall'Uno - la cosiddetta caduta - e il suo successivo processo di riavvicinamento - la risalita, con illuminazione finale - sono entrambi illusori, seppur indispensabili per la realizzazione del Sé, ossia per realizzare che siete l'Uno. La stessa identificazione del Sé con una particolare macchina biologica, con una identità anagrafica, è illusoria, tuttavia indispensabile affinché in tale macchina organica il Sé si ricordi di essere il Sé.

Identificarsi significa "creare un'identità" dove prima non c'era.

Prima c'era il vuoto assoluto, come nel sonno profondo, e questo vuoto non era consapevole di sé, proprio come nel sonno profondo, quando non ci sono sogni e noi non sappiamo che stiamo dormendo. In quello stato stiamo bene, siamo in pace, siamo totalmente rilassati... ma non lo sappiamo. Per cui, in realtà, non stiamo né bene né male.

Il Sé non sa di essere il Sé, finché non crea un'identità illusoria. In altre parole questo significa che, quando l'Uno si identifica con una macchina biologica umana, l'Uno privo di confini diventa a tutti gli effetti "qualcuno" -un io - e inizia a soffrire, perché adesso ha qualcosa da difendere, ha dei limiti, dei confini, dei bisogni, delle paure, diventa aggressivo o timoroso quando viene minacciato.

I confini fisici e le limitazioni psicologiche, hanno come effetto collaterale di costringere l'Uno a divenire in qualche modo cosciente di esistere. Credere di essere "qualcuno" ha questo enorme vantaggio, in quanto permette di uscire dal sonno profondo.

Quando dormite siete l'Uno inconsapevole, ma quando vi illuminate siete l'Uno consapevole di sé, nel mezzo c'è lo stato di coscienza quotidiano, basato sulla separazione soggetto/oggetto.

Questo io cosciente, che si è creato nell'illusione della dualità, a un certo punto del suo percorso come macchina biologica, si sentirà "richiamato a sé", e tale richiamo diventerà sempre più irresistibile con il trascorrere del tempo e produrrà intere vite di ricerca spirituale, fino alla realizzazione di essere sempre stato il Sé, anche quando pensava di non esserlo e si era sentito "gettato nel mondo".

Il momento in cui il Sé realizza di essere sempre stato il Sé, viene chiamato miracolo. Non esiste termine più adatto per definire il "ritorno a casa del Padre", un evento che è impossibile accada... eppure accade.


Come la Pioggia Prima di Cadere
Appunti di Non-Dualità

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domenica 6 novembre 2016

Se apprezzate qualcuno, lasciate che voli in libertà


Se desiderate una farfalla, più la inseguirete e la cercherete, più vi scapperà dalle mani, mentre se la lasciate libera, forse si poserà da sola sulla vostra spalla. Questa frase, se applicata nella vita reale,

potrebbe essere paragonata alle persone che tendono a opprimere gli altri.

La cosa più comune tra le persone che inseguono e fanno troppe pressioni è che alla fine si ottiene l’effetto contrario. Per verificarlo, pensate se vi è mai capitato di avere degli amici o dei conoscenti che vi hanno fatto pressioni più del dovuto tanto da desiderare di perdere i contatti.

In generale, non piace sentirsi in obbligo verso
nulla; quando si ha voglia si corrisponde da soli.Insistere troppo, sia in modo amichevole che amoroso, spesso fa sì che le persone vogliano allontanarsi.

Ad esempio, immaginate di avere un’amica con cui vi sentite spesso, ma che in questo periodo non avete voglia di contattare a causa della mancanza di tempo, del lavoro eccessivo e del bisogno di intimità. A questo punto vi renderete conto del tipo di persona con cui vi state relazionando.
Modo di agire di una personalità sana e matura

Se qualcuno vi apprezza e smettete di contattarlo, potrà insistere, ma in un modo che non limita la vostra libertà. Un modo sano di agire sarebbe facendo commenti come “come stai? È da tempo che non parliamo, speriamo di vederci presto”, “spero che le cose stiano procedendo per il verso giusto e vediamo se riusciamo a sentirci. Mi manchi”, “come stai? Quando hai modo, potremmo andare a prendere un caffè”.

Questo modo di parlare denota volontà di riprendere i contatti, ma non ci sono né oppressione né vittimismo. Se non c’è una risposta dall’altra parte, la persona dovrebbe lasciar “volare” l’altro poiché è chiaro che, qualunque sia il motivo, non ha voglia o tempo di rimettersi in contatto. Quando vuole avere contatti con qualcuno, una personalità sana cerca di farlo, ma si rende conto di quando non viene corrisposta e si fa da parte lasciando spazio e senza arrabbiature né pressioni.

Modo di agire di una persona che non rispetta la libertà degli altri

Ecco degli esempi di frasi che potrebbe dire qualcuno che non rispetta la libertà altrui e con cui si è deciso di non mantenersi in contatto: “perché non mi scrivi? sei arrabbiato/a?”, “è da tempo che non ho tue notizie, non so che cosa ti ho fatto, ma mi stai facendo molto male”, “è da tempo che cerco di incontrarti e so che mi stai evitando”, “che problemi hai con me?”, “non capisco questo tuo atteggiamento di ignorarmi, dobbiamo parlare, presto”.

Dare per scontato che ci sia un’arrabbiatura, dire che si sta male, insistere per parlare subito e così via sono pressioni per cercare di far sentire in colpa l’altro quando in realtà i motivi per cui qualcuno smette di farsi sentire possono essere molteplici. Per questo saltare a delle conclusioni affrettate e fare pressioni di solito non danno buoni risultati.
Fare pressioni causa un effetto negativo

Fare pressioni non permette di trattenere gli altri. Di solito l’effetto che produce è quello di volersi allontanare perché si ha la sensazione di mancanza di libertà. Al contrario, accettare le cose può far sì che la persona che si sta allontanando possa tornare sui suoi passi quando ne avrà voglia.

È quello che a volte succede tra buoni amici, che non sempre sono in contatto continuo, ma che se non ci sono pressioni e se si accetta lo spazio personale dell’altro sapranno che sono liberi di allontanarsi quando hanno bisogno di stare da soli o hanno poco tempo. Questa libertà di sapere che, sebbene ci si voglia disconnettere per un po’, ciò non verrà preso negativamente dall’altro è ciò che più unisce le persone.


Quando si sente che il proprio modo di agire viene accettato, si dà maggiore fiducia alle relazioni perché ci si sente liberi di allontanarsi sapendo di essere compresi e sapendo che c’è sempre qualcuno disposto a godere della nostra compagnia quando può, accettando che non sarà sempre così per diverse circostanze.

Se apprezzate qualcuno, lasciate che voli in libertà, lasciate che la vita fluisca in modo naturale e il tempo metterà a posto le cose. Questa persona volerà al vostro fianco di sua spontanea volontà, senza bisogno di pressioni o vittimismo.

La miglior ricetta per attrarre le persone che vogliono stare in vostra compagnia è farsi conoscere, mostrare il lato migliore di voi, mostrare il vostro interesse una volta e lasciare libertà così che l’altro faccia la mossa seguente; se la fa, complimenti, altrimenti lasciatelo libero e cercate un’altra farfalla.

FONTE: http://lamenteemeravigliosa.it/se-desiderate-qualcosa-lasciatelo-andare/

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sabato 5 novembre 2016

DIVENTA UN GUERRIERO ... PORTATORE DELLA FIAMMA

Il globo terrestre è allo stesso tempo un pianeta-scuola e unatrappola per le anime. È un pianeta-scuola in quanto tutte le anime non sono altro che frammenti di Dio che si incarnano qui per sperimentare l’autocoscienza – la sensazione di esserci – e sviluppare qualità sempre nuove. Detto in altre parole, l’anima usa il corpo materiale – una macchina biologica – per attirare intorno a sé persone e circostanze che le permettono di sviluppare sempre più amore, fino a quando un giorno non si sentirà “Uno con tutte le cose”.

Ma questo pianeta è anche una trappola, in quanto ognuno di noi, una volta incarnato sul piano materiale, smette di essere l’Uno onnicomprensivo e si identifica totalmente con una particolare macchina biologica, dimentica il suo scopo evolutivo e, soprattutto, comincia a credere che esista un mondo “là fuori” sul quale non ha alcun controllo e del quale è succube.

Credere che il mondo sia qualcosa di separato da noi e non esclusivamente una nostra proiezione, è la causa prima di tutte le paure che ci affliggono. Le nostre paure originano infatti dalla superstiziosa credenza che possa esistere un mondo esterno a noi, separato da noi, il quale può agire su di noi indipendentemente dal nostro volere. Questo criterio totalmente fasullo di rapportarsi alla realtà è stato inventato, divulgato e viene tutt’ora alimentato da una élite di uomini che governa il mondo nell’ombra.

Ognuno di noi crea, spesso inconsciamente, le situazioni e le persone che gli sono più utili per compiere il passo successivo sul suo cammino evolutivo. Le persone e le cose non sono fuori di noi, bensì dentro di noi. L’anima – la coscienza – letteralmente materializza dentro di sé solo ciò di cui ha bisogno. Nella misura in cui noi siamo identificati – addormentati – nel corpo, non siamo coscienti di stare creando il mondo e quindi subiamo le decisioni della nostra stessa anima come se non fossero nostre. Solo il fatto di essere ancora troppo lontani dalla nostra essenza ci fa apparire improvvisi e inaspettati gli eventi della vita. Mentre nella misura in cui sentiamo di essere anima, diveniamo anche coscienti di stare materializzando tutto ciò che ci accade momento dopo momento. La conseguenza di questo nuovo atteggiamento è che svanisce ogni paura e diveniamo finalmente liberi..

L’élite che governa il mondo è costituita da individui estremamente intelligenti, raffinati conoscitori della psiche umana. Essi sanno bene che alimentando fra la popolazione la stupida superstizione che ci sia un mondo esterno alla coscienza capace di influenzare l’essere umano, questo rimarrà per sempre uno schiavo pieno di paura. Infatti non è un caso che la scienza, l’educazione, la politica, l’economia… siano tutte basate su questo paradigma conoscitivo: io e il mondo siamo due cose separate. Così il mondo diventa un idolo da adorare e temere. Questo è il paradigma della paura, della povertà, dell’insicurezza. Questo è il peccato dei peccati che ha costretto l’uomo ad abbandonare il Paradiso Terrestre. Crediamo che nel mondo possano nascondersi sorprese e pericoli inaspettati, quando invece nel mondo incontriamo sempre e solo noi stessi. Tutto appare inaspettato agli occhi di chi non si conosce.

Nani psicologici prigionieri della loro atterrita natura animale. Ecco in cosa si sono trasformati gli esseri umani. Come insetti strisciano sulla superficie del globo attendendo il momento in cui un piede li schiaccerà mettendo fine alle loro sofferenze. Quanto in basso siamo scesi noi guerrieri divini e immortali?!

Facciamo un esempio. Un giorno dall’ufficio del personale della nostra azienda ci comunicano che siamo stati licenziati. Cosa proviamo? Ognuno di noi reagisce con una manifestazione emotiva differente. Ognuno di noi reagisce secondo ciò che è. Qualcuno diventa aggressivo, un altro comincia a piangere, un altro è contento perché non vedeva l’ora di andarsene, un altro si sente perduto e tenta il suicidio… e così via. Un atteggiamento unico però li accomuna: tutti credono che il mondo si sia abbattuto su di loro dall’esterno. Chi di loro avrà il coraggio di pensare: “Io mi sono licenziato. Ho usato il mondo per licenziarmi. Affinché emergessero proprio le emozioni che mi stanno attraversando in questo momento!”. Vi ho appena dato una chiave magica, usatela in ogni circostanza e presto aprirete la Porta, non serve altro.


Sono le nostre emozioni a plasmare il mondo, e non viceversa. La realtà è fatta di luce, lo hanno scoperto anche in fisica, e questa luce è facilmente malleabile da parte della nostra coscienza, proprio perché è dentro la nostra coscienza. Siamo guerrieri, Portatori della Fiamma, signori incontrastati della nostra realtà… e invece deleghiamo al mondo esterno il potere di decidere quando ci è concesso essere felici e quando no. Abbiamo eletto il mondo esterno a nostro Dio, lo adoriamo, lo temiamo e ci prostriamo ai suoi piedi, infognati nella superstizione e ormai privi di ogni dignità dell’Essere. Credere alla materia è solo superstizione, perché il mondo è costituito solo di immagini. Le persone non esistono di per se stesse: i figli, i colleghi di lavoro, i partner… sono solo immagini che ci rimandano parti di noi che non vogliamo conoscere, non vogliamo affrontare, non vogliamo superare.

Lamentarsi, accusare gli altri, gli eventi, del nostro star male, è come accusare la nostra immagine allo specchio… e arrabbiarsi con lei… e aver paura di lei. Abbiamo il terrore di venire licenziati, di restare senza denaro, di subire un’aggressione per strada, di venire derubati, di ammalarci, di essere abbandonati dal partner… Siamo ipnotizzati da un fantomatico “mondo di fuori”. Crediamo che le disgrazie possano colpire “a caso”… non riusciamo a concepire un’Intelligenza Nascosta – la nostra – che crea gli eventi intorno a noi secondo le nostre necessità evolutive… e allora ci preoccupiamo di cosa potrebbe riservarci il mondo, quasi fosse una creatura divina onnipotente. La nostra idolatria e la nostra superstizione vengono abilmente usate da chi governa il pianeta per tenerci in uno stato di apprensione: crisi economica, immigrazione, terrorismo, pedofilia… Ma il mondo è solo uno stupido schermo privo di vita sul quale ognuno di noi proietta immagini di se stesso. In noi è la vita, e noi siamo i registi del film.

Questo è un Appello. Per gli anni che verranno servono guerrieri impavidi, uomini e donne, Portatori della Fiamma. La tromba del Giudizio è già squillata: uscite allo scoperto e radunatevi. Non sentite ardere la Fiamma nel petto mentre leggete queste parole? Il guerriero ha il veropotere perché sa che il mondo non può fargli nulla di male, il guerriero sa che vivrà solo le crisi e le sfide che gli serviranno… che lui stesso andrà creando per autoiniziarsi. Pertanto non ha più paura del mondo, e un essere senza paura sfugge a ogni gabbia psicologica… diventa imprevedibile… pericoloso.

Salvatore Brizzi

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