venerdì 30 settembre 2016

Solo quando sei sfinito arriva la resa


Arriva un certo momento nella vita quando qualcosa dentro si spezza. Quando tutte le certezze svaniscono, il dolore è lacerante; il tuo cuore si frammenta in mille pezzi e da quell’istante si entra in lutto, solo che, chi è morto sei tu.

Tutta la tua vita è una lotta. Un conflitto interiore, una battaglia personale tra la vittima e il carnefice, entrambi convinti di dover difendere o vincere qualcosa d’importante, qualcosa di indispensabile per la propria felicità, ma se cerchi poi di ricordare, non sai veramente per quale motivo hai iniziato quella guerra tra la Luce e le Tenebre. Cavalcando il tuo cavallo bianco, sempre nel giusto, in prima linea, con quel filo d’ansia sottile d’adrenalina, incessantemente presente e pronto per giustificare e reagire con l’auto difesa o l’attacco, ti trovi ancora una volta con la spada tratta impegnata nel sconfiggere un nemico perennemente sfuggente.

Forse hai perso la ragione lungo la strada, ma poi, è diventata un’abitudine, un modo di vivere, una crociata da vincere in nome della libertà ed al diritto di essere accolto per quello che sei. Ascoltando il tuo ego colmo di sapere, sempre più impegnato in nuove strategie per essere visto, sentito e ascoltato, ti inganna, trascinandoti dentro il suo circolo perpetuo di menzogne, sempre più lontano dalla verità sconvolgente; il nemico bellico e sfuggente che lotta per toglierti i diritti umani, sei tu!

Improvvisamente l’armatura e la spada sono superflue, si sciolgono tramite il fuoco della purificazione, che ti consuma dentro e fuori, congiungendo violentemente e senza sosta, le vecchie ferite di migliaia di battaglie perse, cicatrizzandole con il fuoco rovente. Dolorosamente urli contro l’apparente ingiustizia della Vita, così essenziale e spoglia di considerazione per i tuoi sentimenti, che ti costringe a rivivere ancora e ancora i dolori sepolti, ignorati e gettati nella spazzatura. Gridi pietà contro l’Universo che sembra averti dimenticato, invece osserva, aspetta in silenzio, aumentando compassionevolmente la pressione a livelli da farti impazzire, mentre bruci vivo in un processo viscerale e primordiale: sei dentro il tuo stesso inferno, nelle grinfie della Morte.

Tuttavia la morte è un passaggio per la vita, come la Fenice che rinasce della sua stessa cenere, il fuoco ha annientato e spazzato via quello che non serve più– l’attaccamento a un fardello secolare colmo di dolori e sofferenze inutili.

Solo quando sei sfinito arriva la resa, non la sottomissione di chi è stato vinto, ma con cuore impavido, con coraggio e in totale vulnerabilità, ti inchini davanti alla Vita, come un Cavaliere davanti alla Regina del Graal, offri il tuo cuore al suo servizio, dovunque essa voglia portarti. Con il capo abbassato, umile e grato per il suo immenso Amore e compassione, sola ora, dopo aver attraversato la lunga, buia notte dell’anima, puoi finalmente rialzarti rinato con gli occhi colmi di lacrime di gioia e rispondere alla domanda più pertinente della tua vita.

“Tu chi sei?”

Semplicemente nessuno.


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Radicarsi nel Corpo
La via verso un campo energetico equilibrato
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martedì 27 settembre 2016

SE VUOI GUARIRE…

Chiunque sia spaventato dai propri lati oscuri non può procedere verso la luce. Chiunque rifiuti la propria umanità e finga di essere completamente spirituale, non è integro né integrato. Non accettare un guaritore ferito, anche se ha un nome angelico, anche se è tenuto in grande considerazione dagli altri. Trovati una guida che non abbia un’agenda di lavoro. Qualcuno che ti dica: “Sì. Ci sono passato. Conosco grossomodo la strada, ma non so esattamente cosa ti aspetta. Tutto ciò che posso fare è accompagnarti, aiutarti a entrare nell’ombra e stare a vedere ciò che accade. Tutto ciò che posso fare è “l’amico”, non “l’esperto”. Non c’è nessun esperto.

Ci sono semplicemente persone che hanno compiuto il viaggio e persone che non l’hanno fatto. Coloro che sono arrivati in fondo non assumono un ruolo professionale. Sono stati resi umili dal loro viaggio. Coloro che il viaggio non l’hanno fatto fanno affermazioni tronfie, che vanno in pezzi la prima volta che s’identificano con te e che i loro pulsanti vengono premuti. Chi ha fatto il viaggio fino all’inferno ed è tornato indietro non smania per il cielo. Non appartiene al regno delle favole. Odora di fuoco e di terra. La sua fronte è solcata dalle rughe, perché per secoli è stata sott’acqua. La sua bellezza è quella della terra. E’ una principessa segnata dal tempo, una madre, non una sposa dal candore virginale. Per risorgere, per salire al cielo, prima devi incontrare il diavolo, a testa alta. Non lo troverai, se continui a cercarlo negli altri. Se non credi nella tua esistenza, significa che non ti sei dato la pena di cercarlo dentro la tua mente. Il diavolo è la tua stessa presenza angelica, dissacrata. E’ la tua dimenticanza, la tua violenza nei confronti di te stesso. E’ colui che è ferito, crocifisso, l’angelo caduto dal cielo al letamaio, nella forza selvaggia dell’incarnazione terrena. Lui è te, più di quanto non lo sia il tuo io angelico. Il tuo io angelico è etereo, come l’aria. 

Non è di questa terra. Non può elevarsi rispetto a ciò che non ha mai incontrato. Il diavolo è di questa terra. La tua mente, il tuo ego è il creatore della terra, con tutto il suo dolore e la sua bellezza manifesti. Non respingere la tua creazione prima di essere arrivato a conoscerla. Cammina sotto la pioggia. Bruciati sotto il sole. Rotolati nel fango. Assapora tutto pienamente. Non cercare di lasciare questo mondo prima di essere pronto. La necessità di partire segnala la totale dipendenza dallo stato di dolore. Devo dirti francamente che non c’è nessun posto dove andare. E’ così. Non puoi andartene, uscire dalla tua stessa creazione. 

Devi muoverti in essa, essere con essa e imparare ad allontanarla da te. Dio non verrà come salvatore, a liberarti da un mondo che ti sei creato da solo. Questa è una vecchia soluzione paradigmatica. Non ti dà alcun potere. Anche se fosse possibile, non sarebbe nel tuo interesse. Dio arriva attraverso il tuo gesto di accettazione nei confronti della tua mente. Arriva nell’amore e nella compassione che porti a colui che è ferito, dentro e fuori. Arriva quando ti chini ad abbracciare le ali scure che si muovono piano, di fronte alla porta chiusa della tua paura.

 Queste ali non potranno farti male. Nessuno è dissacrato, per quanto grande sia la ferita che ha dentro. Nessuno viene derubato della sua innocenza, per quanto grave sia l’abuso che ha fatto o ricevuto. Devi vedere attraverso quel colore scuro, ed entrare nel calore di quelle ali. Qui c’è una porta che conduce diritto al cuore. Entra nel tuo dolore! Non puoi arrivare a Dio se non attraversi la notte oscura dell’anima. 

Tutte le tue paure, i tuoi motivi di vergogna, devono essere innalzati. Tutti i tuoi sentimenti di separazione devono venire a galla per essere curati. Come puoi risorgere dalle ceneri del tuo dolore, se prima non lo riconosci? Coloro che fingono di non avere ferite non inizieranno mai il viaggio spirituale. Coloro che aprono la ferita e fustigano se stessi o gli altri non faranno più di un passo nel processo di guarigione. Se vuoi guarire, ricorda, lascia affiorare il dolore. Guarda la tua ferita, riconoscila. Sii con essa e lascia che essa t’insegni.»

Paul Ferrini – “Il Silenzio del Cuore”

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Il Silenzio del Cuore
Riflessioni dalla mente di Cristo
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lunedì 26 settembre 2016

Paura della solitudine?

No, l’uomo pre-moderno non la temeva, perché la vita gli riempiva a sufficienza l’esistenza, con i suoi ritmi naturali, con i suoi quotidiani contatti sociali. Nei villaggi rurali non si era mai soli: si è soli, invece, nelle grandi città moderne. E più grande è la città, più grande il grattacielo, più grande la villa con giardino e piscina, più si sente il peso della solitudine.

La solitudine è una malattia moderna, che nasce dall’individualismo esasperato, dall’egoistica corsa al successo, dalla competizione sfrenata di tutti contro tutti.Si è soli, quando intorno a sé non si hanno più dei simili, ma solo e unicamente dei potenziali antagonisti. Si è soli, quando il rumore delle cose inutili non basta a riempire il silenzio dell’anima.

Ecco perché gli uomini moderni, appena rientrati a casa dopo una giornata faticosa, stressante, per prima cosa accendono la radio o la televisione: sono come dei drogati, non possono vivere senza quantità sempre più grandi di rumori superflui, di voci inutili. Non sono capaci di stare soli con se stessi nemmeno per qualche ora, per qualche minuto: perché non sono in pace con se stessi, non sono in armonia con se stessi,non si vogliono bene, non si ascoltano e non si comprendono. Sono continuamente fuori centro, continuamente protesi verso l’esterno: ma chi non è in pace con se stesso, non può esserlo nemmeno con gli altri. Né con l’ambiente. Né con Dio. È in guerra contro tutto e contro tutti, ogni giorno, ogni ora, senza tregua né respiro, mai.

L’uomo moderno ha paura, anzi terrore della morte, della povertà e della solitudine, perché non accetta la propria condizione creaturale, la propria fragilità, la propria finitezza ontologica. Vorrebbe essere simile a un dio, perché gli dei non sono soggetti alla morte, non sono indigenti, non soffrono di solitudine; sono eternamente beati.

Anche l’uomo moderno vorrebbe essere eternamente beato. La cultura illuminista, della quale è figlio, gli ha instillato il pensiero che la felicità è un suo diritto e che egli può raggiungerla adoperando la ragione, ossia liberandosi da tutte le sciocche e dannose superstizioni del passato, dai miti, dalle tradizioni, dalle religioni, dalle credenze irrazionali; ma la sua idea di razionalità è angusta e presuntuosa, coincide con una assolutizzazione della scienza materialista: è un nuovo credo religioso, ma capovolto e assai più intollerante di quello che pretende di sostituire.

«I want to be happy», voglio essere felice: è la bandiera sotto la quale marciano in ranghi serrati, al suono dei pifferi e al rullo dei tamburi, le folle della modernità; e pochi, molto pochi sembrano domandarsi come mai questa promessa felicità sia sempre dietro l’angolo, sia sempre un po’ oltre tutti i loro sforzi, tutte le loro aspettative. I più ritengono che sia solo questione di tempo, che basti ancora un ultimo sforzo, che la prossima generazione, senza fallo, non dovrà temere più né la morte, né la povertà, né la solitudine, e che il regno della felicità verrà instaurato vittoriosamente sulla terra.

Ma non è così. Il regno della felicità non è dietro l’angolo; o se lo è, lo è come conquista della singola persona, non come retaggio della filosofia dei lumi, o della scienza, o della tecnica. Lo è come risultato di un percorso individuale, fatto di umiltà e coraggio; come punto d’arrivo di un cammino che ha rinunciato alle ingannevoli promesse della cultura materialista e che ha imparato a comandare sopra le proprie brame disordinate.

Dovremmo imparare dai nostri nonni e da tutte quelle culture che non erano dominate dalla triplice paura della morte, della povertà e della solitudine. Non occorre essere dei samurai, meno ancora dei kamikaze, per non lasciarsi dominare dalla paura della morte: è sufficiente la coscienza di una vita ben spesa, amando e non odiando, costruendo e non distruggendo, perdonando e non serbando rancore.

Non occorre essere dei santi, come Francesco d’Assisi, per guardare alla povertà non come a una odiosa nemica, ma come a una sposa degna d’essere amata: basta sapersi staccare dal dominio tirannico dell’avere, dal ricatto permanente dell’apparire. E non è necessario andare a vivere in un eremo o in un monastero di clausura, per mostrare di non aver paura della solitudine: è sufficiente l’abitudine al raccoglimento, alla meditazione, al silenzio; è sufficiente saper ascoltare le voci che ci parlano nel silenzio, specialmente quella del Maestro interiore.

Quando sapremo vedere nella morte una “sorella” che ci viene incontro per dare sollievo alle nostre membra affaticate dal lungo cammino; nella povertà una sposache ci aiuta a riscoprire le cose importanti, le cose essenziali, liberandoci dalle illusorie apparenze; quando saremo capaci di vedere nella solitudine un’amica preziosa, che ci aiuta a ritrovare la parte più vera di noi stessi, a ritrovare il profumo e il sapore della vita autentica: allora troveremo la pace; perché chi è libero dalla paura, è nella pace.

Chi è nella pace, non si turba e non si spaventa al primo soffio di vento: anche se soffre, anche se è povero, anche se è solo. Essere nella pace, infatti, non vuol dire non soffrire più: il malato soffre, colui che ha perso la persona amata soffre, e soffre chi è oppresso da preoccupazioni; però tutti costoro possono dare un significato diverso alla loro tribolazione.

Non è la sofferenza che va fuggita, ma la sofferenza sterile, disperata, che incattivisce, inaridisce, disumanizza. Si può portare la propria croce anche con un senso di pace. Ed è questo che si riesce a fare, quando ci si è liberati alla paura…

Articolo di Francesco Lamendola
Rivisto da www.fisicaquantistica.it

http://www.fisicaquantistica.it/evoluzione-personale-e-consapevolezza/vincere-le-tre-paure-delluomo-moderno-morte-poverta-solitudine


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domenica 25 settembre 2016

L’installazione estranea


Carlos: «Ma come ci riescono, don Juan? Ci sussurrano queste cose all’orecchio mentre dormiamo?».
Don Juan: «Certamente no. Sarebbe idiota! Sono infinitamente più efficienti e organizzati. Per mantenerci obbedienti, deboli e mansueti, i predatori si sono impegnati in un’operazione stu- penda, naturalmente dal punto di vista dello stratega. Orrenda nell’ottica di chi la subisce. Ci hanno dato la loro mente!

Mi ascolti? I predatori ci hanno dato la loro mente che è la no- stra. La mente dei predatori è barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere smascherata. Benché tu non abbia mai sofferto la fame, sei ugualmente vittima dell’ansia da cibo e la tua altro non è che l’ansia del predatore, sempre timo- roso che il suo stratagemma venga scoperto e il nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopotutto, è la loro, i predatori instillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene...

Le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle nostre due menti.

Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado perché è stata sconfitta e rele- gata nell’oscurità. L’altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è una installazione estranea». 


Don Juan spiega che gli sciamani possono sconfiggere l’installazione estranea attraverso una vita d’impeccabilità (l’uso strategico dell’energia), perché la disciplina strema in modo incommensurabile la mente aliena. 

La disciplina e la sobrietà sono qualità della consapevo- lezza che rendono la patina di splendore dell’uovo luminoso sgradevole al gusto del volador.

Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore e si entra nel silenzio interiore si affatica la mente del predatore in modo così insostenibile che l’installazione estranea fugge. Successivamen- te essa ritorna, ma indebolita. Attraverso ripetuti stati di silen- zio interiore l’installazione estranea prima o poi viene sconfitta e non torna.

Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore, il mondo così come lo conosciamo collassa e affiorano aspetti di noi del tutto straordinari, come se fino a quel momento fossero stati sorvegliati a vista dalle nostre parole.

Don Juan sostiene che il giorno in cui la mente estranea ci abbandona è il giorno più triste e difficile, poiché siamo costretti a contare solo sulle nostre forze e non c’è più nessuno a dirci cosa dobbiamo fare. Dopo un’esistenza di schiavitù, la nostra vera mente è molto debole e insicura e deve ritrovare la sua identità.
La via tolteca fornisce agli amanti della libertà tantis- sime tecniche pratiche per uscire dalla prigione della vita quotidiana: le arti dell’intento, dell’agguato e del sognare, la tecnica della ricapitolazione e i Passi Magici (Tensegrità).


avrah ka dabra - creo quel che dico
 



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PARLA CON CHI NON PUOI PARLARE: E' UNA POTENTE PRATICA DI LIBERAZIONE

Ho tradotto questo interessante articolo, credo che sia utile.
Personalmente, uso questa tecnica da anni, mi era venuto d'istinto. Avevo scritto soprattutto ai deceduti, ai miei cari, inclusi i gatti. E' veramente un atto di purificazione. Certe volte un incomprensibile imbarazzo ci impedisce di dire "ti voglio tanto bene", soprattutto se hai avuto un'infanzia senza molte coccole e sei abituato a tenere i sentimento dentro.
..................
Ciascuno di noi conosce la situazione: i rapporti con una persona sono troncati, ma i sentimenti, i pensieri, le parole destinati a lui/lei traboccano.
I rapporti finiscono i modo diverso: a volte si spengono da soli senza conseguenze, perché hanno esaurito l'energia. A volte si interrompono nonostante non siamo pronti a troncarli.
Esempi: un amico/partner vi abbandona. Siete stati licenziati all'improvviso. Una persona muore...
Proprio un cambiamento repentino lascia un gran numero delle reazioni in sospeso. Non sono state dette le parole che si sono accumulate nel corso degli anni, non è smaltita la reazione stessa alla rottura.
L'impossibilità di dialogo, per varie ragioni, potrebbe tormentare una persona per anni; molti pronunciano dentro di se dei dialoghi mai avvenuti. E la conversazione potrebbe non avere mai luogo...
Che fare, in questo caso?
Scrivete una lettera. Non la scriverete per spedirla, ma per aiutare se stessi a liberarsi dai monologhi mentali, dai forti sentimenti che influenzano la vostra vita.
Uno dei vantaggi di tale messaggio è che potete scrivere ciò che volete, in una forma per voi comoda. Potete chiedere perdono, potrete scoppiare e arrabbiarvi, potete dichiarare l'amore.
La lettera vi fornisce anche questo vantaggio: mette tutto al posto giusto.
Scrivete la vostra lettera a mano, sulla carta
Se questa idea vi ha ispirato, scegliete il posto e l'ora, di modo che nessuno possa disturbarvi. Questo fatto ha la sua importanza: potreste vivere dei forti sentimenti, potreste piangere anche.
La lettera potrà essere lunga o corta, avere una riga sola. Scrivete del vostro dolore, della vostra rabbia, delle vostre delusioni - non ci sono limiti.
Cosa fare adesso?
Decidetelo voi. E' meglio non conservarla. E' possibile fare un rito della "cremazione", in molte culture le fiamme sono viste come purificatorie. In più, quando una vostro intimo muore, per quanto sembri mistico, bruciare la lettera significa "recapitarla" laddove le lettere non si spediscono.
Spero che questa tecnica possa aiutare molte persone nelle situazioni quando non potete far conoscere i vostri sentimenti a coloro che per voi sono importanti.


(Tamila Dnischeva, http://tamila_dnisheva.yvision.kz)


Olga Samarina  FB


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giovedì 22 settembre 2016

AKASHA: L' ARCHIVIO UNIVERSALE, IL LIBRO DELLA VITA

Akashico è un termine derivato dalla parola sanscrita "Akasa" che si riferisce a un'essenza indeterminata quale lo spazio o l'etere.


È un luogo spirituale che funge da memoria centrale di tutte le informazioni di ogni individuo che abbia mai vissuto su Gaia e nel cosmo. Più che un semplice contenitore di eventi, l’Archivio Akashico contiene ogni azione, parola, sentimento, pensiero e intenzione che sia mai avvenuto in qualsiasi momento della storia mondiale. Al contrario di un semplice magazzino di memoria, questo Archivio Akashico è interattivo, poiché esercita una grandissima influenza sulla nostra vita di ogni giorno, le relazioni, i sentimenti, i sistemi di credenze e le realtà potenziali che attiriamo su di noi.

L’Archivio Akashico contiene l’intera storia di ogni anima, sin dall’alba della Creazione. Questo archivio ci connette tutti gli uni agli altri, e contiene ogni simbolo archetipo o racconto mitologico che abbia mai influenzato profondamente il comportamento e le esperienze dell’uomo.

L’archivio Akashico ispira i sogni e le invenzioni, provoca l’attrazione o la repulsione tra gli esseri umani, modella e foggia i livelli della consapevolezza umana, costituisce una porzione della Mente Divina, è il giudice e la giuria imparziali che cercano di guidare, educare e trasformare ogni individuo per farlo evolvere al meglio delle sue possibilità, e infine incarna una matrice fluida e sempre mutevole di futuri possibili che diventano attuali quando noi esseri umani interagiamo e impariamo dai dati che si sono già accumulati.

L’archivio dell’Akasha o Mente Cosmica è, riducendo al minimo, il Grande Archivio Cosmico di tutti i fatti avvenuti da sempre; è una sorta di memoria di Dio, la somma di tutte le memorie.

Un individuo che va molto al di là del proprio corpo emozionale sperimenta l’unione col Sé ed a quel punto gli si apre la connessione con l’archivio dell’Akasha; quando si è nell'Akasha, non si è più sé stessi, ma si diviene il Tutto. Poiché l'Akasha è la "personalità" del Tutto, ecco che si possono ri-vivere delle cose che sono accadute migliaia di anni fa come se le avessimo vissute noi stessi, poiché quando si è nell'Akasha si è Dio.

È una cosa che va molto al di là di una liberazione dal corpo emozionale: è un fatto di livello di coscienza elevatissimo. Questa è una condizione essenziale per contattare l'Akasha.

L'accedere alle informazioni dell’Akasha richiede un armonizzarsi alle vibrazioni speciali sia del deposito che dell'informazione. L'informazione non è alla portata di tutte le anime. Quando un'anima è qualificata all'accesso di ulteriori informazioni contenute negli archivi akashici, l'otterrà, mai prima.

Secondo H. P. Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, l’Archivio Akashico è molto di più che un semplice elenco statico di dati che un essere umano può raccogliere qui e là; piuttosto, l’Archivio esercita un’influenza continua e creativa sul presente:

Akasha è uno dei principi cosmici e un soggetto plastico, creativo nella sua natura fisica, immutabile nei suoi principi più elevati. È la quintessenza di tutte le possibili forme di energia, materiale, psichica o spirituale; inoltre, contiene in sé i germi della creazione universale, che fiorisce sotto l’impulso dello Spirito Divino.

Rudolf Steiner, il filosofo, pedagogista e fondatore della Società Antroposofica nato in Austria, possedeva la capacità di ricevere informazioni da oltre il mondo materiale: un “mondo spirituale” che per lui era tanto reale quanto per gli altri lo era il mondo fisico. Steiner affermava che la capacità di percepire questo altro mondo poteva essere sviluppata, rendendo un individuo capace di scorgere eventi e informazioni in tutto e per tutto concreti come quelli presenti:

...l’uomo è in grado di penetrare alle origini eterne delle cose che svaniscono con il tempo. In questo modo, egli amplia la sua facoltà cognitiva se, per quel che riguarda la conoscenza del passato, non si limita alle evidenze esteriori. Poi egli può vedere negli eventi non percepibili ai sensi, quella parte che il tempo non è in grado di distruggere. Egli passa dalla storia transitoria a quella non-transitoria. È un fatto che questa storia sia scritta in caratteri diversi rispetto a quella ordinaria. Nella gnosi e nella teosofia viene chiamata la “Cronaca Akashica”... Al non iniziato, che non è ancora in grado di fare l’esperienza di un mondo spirituale separato, è facile che l’iniziato sembri un visionario, se non qualcosa di peggio. Chi ha acquisito la capacità di percepire il mondo spirituale arriva a conoscere gli eventi passati nel loro carattere eterno. Questi ultimi non stanno di fronte a lui come la morta testimonianza della storia, bensì appaiono pieni di vita. In un certo senso, ciò che è avvenuto ha luogo davanti a lui.

(pleias.bravehost.com)

Advanced Mind Institute Italia

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Se soltanto volessimo risvegliarci!


Se soltanto volessimo risvegliarci! Ecco il senso dei tanti esercizi proposti in questo libro. Dalla prigione senza sbarre che è la mente che il predatore ci ha installato, è possibile uscire lavorando con determinazione su di sé.

La mente del predatore non vuole e non può interrompere l’incessante dialogo interiore, essa mira invece a man- tenerlo costantemente attivo e puntato su deliri associativi che lo tengono in funzione a ritmo continuo come una radio di pessima lega: «Che palle, piove di nuovo, sono tre giorni che piove e devo andare in banca a depositare i soldi, chissà se c’è ancora quel tipo lento allo sportello, mi ricorda mio zio, poveraccio, chissà se hanno accettato la domanda di adozione di Giuseppe, in italia è proprio vero che non si può fare niente, chissà quanto gli costa tutta quella faccenda... speriamo non porti a casa un bimbo con le orecchie a sventola, sennò sai quanto lo prendono in giro a scuola... ho preso il pane per stasera? mannaggia, forse è meglio se me lo scrivo, dove ho messo la penna? ho abbastanza benzina?...». E avanti così, un’assurdità dopo l’altra a macinare lamentele e sterili considerazioni.

Come fa la mente a imprigionarti nelle trame delle sue infinite idiozie associative?
a) Attraverso l’ininterrotto fluire del dialogo interiore con predilezione verso pensieri confusi, ansiogeni, e in generale negativi come il ricordare cose dolorose del passato e il pre- occuparsi per l’incertezza del futuro.
b) Attraverso una marcata inclinazione all’autosvalutazione e all’autosabotaggio.
c) Attraverso l’uso sciaguratamente continuo e creativo della lamentela.
d) Attraverso il giudizio critico verso sé, gli altri, le situazioni e le cose.
e) Attraverso l’arte di raccontarsela razionalizzando tutto secondo criteri irreali.
f) Attraverso la fuga da tutto ciò che è intenso, appassionato, libero e irrazionale.
g) Attraverso il rifiuto dell’azione disciplinata rivolta verso la realizzazione creativa.
h) Attraverso l’attaccamento ad abitudini stereotipate, ad automatismi compulsivi e a schemi rigidi.
i) Attraverso il mantenimento di sé nel senso di colpa per qualunque cosa.
l) Attraverso la permanenza in un continuo stato di paura.


L’essere umano viene tenuto in scacco proprio sovrali- mentando la mente di superficie con un’infinità di pensieri confusi, irreali, inutili in grado di produrre soltanto le emo- zioni a bassa frequenza energetica citate più sopra. Si tratta di un funzionale insieme di manovre strategiche e di azioni così devastanti da riuscire a farci dimenticare efficacemente chi siamo e da farci rimanere addormentati.

avrah ka dabra - creo quel che dico


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Vivere una vita felice risvegliandosi al Momento Presente
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mercoledì 21 settembre 2016

L'inferno esiste dentro di te, nel tuo non essere meditativo


Per l'uomo che non è in grado di vivere con se stesso l'altro è un bisogno, un bisogno assoluto poiché, quando si trova da solo con se stesso, si annoia: è così annoiato dalla propria presenza che vuole un qualsiasi impegno con qualcun altro. E poiché è un bisogno, diventa una dipendenza: devi dipendere dall'altro. Poiché diventa una dipendenza, ecco che odii, ti ribelli, opponi resistenza, in quanto si tratta di una schiavitù. La dipendenza è una sorta di schiavitù, e nessuno vuole essere uno schiavo.

Un uomo incontra una donna poiché non è in grado di vivere da solo. Anche la donna non lo è, per questo vuole incontrare un uomo, altrimenti non ce ne sarebbe bisogno. Entrambi sono annoiati da se stessi ed entrambi pensano che l'altro li aiuterà a liberarsi dalla noia.

Certo, all'inizio sembrerà così, ma solo all'inizio. Man mano che la relazione si stabilizzerà, e ciò accadrà ben presto, i due vedranno che la noia non è affatto stata distrutta; anzi, non solo è raddoppiata: è moltiplicata.
È successo questo: prima erano annoiati con se stessi, adesso lo sono anche con l'altro, poiché più ti avvicini a lui, più lo conosci, più l'altro in pratica diventa una parte di te.
Ecco perché, se vedi una coppia annoiata camminare di fianco a te, puoi essere certo che i due sono sposati. Se non sono annoiati, puoi essere certo che ancora non lo sono: quell'uomo potrebbe camminare con la moglie di qualcun altro, ecco perché sprizza di gioia!

Quando due persone sono innamorate - quando l'uomo ancora non ha sedotto la donna, e quando la donna ancora non si è convinta a vivere per sempre con l'uomo -, entrambe fingono una gioia straordinaria. E qualcosa in quella gioia è anche vera, poiché l'uomo spera: «Chissà? Potrei liberarmi dalla mia noia, dalla mia angoscia, dalla mia ansia, dal mio senso di isolamento. Questa donna potrebbe aiutarmi» e la donna spera la stessa cosa. Ma, non appena si è insieme tutte
quelle speranze scompaiono, e di nuovo si precipita nella disperazione. Adesso
si è ancora annoiati, e il problema è centuplicato... ebbene, come liberarsi da questa donna?
Poiché non sei meditativo, hai bisogno degli altri per tenerti occupato. E
poiché non sei meditativo, non sei neppure in grado di amare, infatti l'amore è
una gioia che straripa. Se sei annoiato con te stesso, che gioia potrai mai condividere con l'altro? Di conseguenza, anche stare con lui diventa un inferno.
In questo senso, Jean-Paul Sartre ha ragione: l'altro è l'inferno. In realtà non è così, sembra solo che lo sia. 

L'inferno esiste dentro di te, nel tuo non essere meditativo, nella tua incapacità di stare solo ed essere estatico. Ed entrambi i partner sono incapaci di stare soli ed essere estatici; ebbene, entrambi staranno alla gola dell'altro, alla continua ricerca di un po' di felicità da succhiare, da strappare in modo famelico.

Osho con te o senza di te



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martedì 20 settembre 2016

la libertà è il criterio




Fa' in modo che questo sia il tuo criterio: la libertà è il criterio; l'amore ti
da libertà, ti rende libero, ti affranca e quando sarai completamente te stesso, proverai gratitudine per la persona che ti ha aiutato. Quella gratitudine ha
qualcosa di religioso, senti nell'altra persona qualcosa di divino. Lui, o lei,
ti hanno reso libero e l'amore non si è trasformato in possessività.
Quando l'amore si deteriora, diventa possessività, gelosia, lotta per il potere, politica, dominio, manipolazione e migliaia di altre cose, tutte orribili.
Quando l'amore si libra alto nel più puro dei cieli è libertà, libertà totale;
allora è moksha, libertà assoluta.
Tu chiedi: L'amore reale, da ciò che dici, mi sembra associabile alla ricerca dell'Assoluto: solo realizzandolo si può trovare completezza e piena
realizzazione. Ma questa ricerca è individuale: come spiegare dunque il ruolo di completamento giocato dall'amato - di cui parla il Tantra, per esempio -
rispetto alla ricerca del nostro Sé?
Il Tantra è l'amore più puro. Il Tantra è la metodologia tesa a purificare
l'amore da tutti i suoi veleni. Se sei innamorato, dell'amore di cui io sto
parlando, il tuo stesso amore aiuterà l'altro a raggiungere la propria
integrità. Il tuo stesso amore diverrà per l'altro una forza in grado di
cementare. Nel tuo amore l'altro si cristallizzerà, perché gli porterà libertà;
all'ombra del tuo amore e sotto la sua protezione l'altro comincerà a crescere.
Ogni crescita ha bisogno d'amore, ma di amore incondizionato. Se l'amore reca in
sé delle condizioni, la crescita non può essere totale, perché quelle condizioni saranno di ostacolo. Ama incondizionatamente! Non chiedere niente in cambio.

Osho




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domenica 18 settembre 2016

La Vertigine di Scoprirsi Dio


In un mondo in cui si dicono molte bugie e menzogne, la verità fa scandalo. Vero è invece che la verità parla attraverso una sola voce. Siamo noi che abbiamo poche orecchie per ascoltarla.

Eccola.

«Io sono Dio, ma anche tu lo sei: devi solo diventarne consapevole ». Certo, la cosa crea turbamento, ma la vertigine passa quando si capisce che il messaggio significa: “La nostra essenza è la stessa”. E poi: “Se uno trova se stesso, il cosmo è nulla di fronte a lui”. Queste parole di Gesù sembrano fatte apposta per chi trasale e si domanda: «Ma come, io sono Dio?».

Diceva Giovanni Papini, scrittore e aforista italiano: «DIO È ATEO». L’affermazione a quell’epoca destò un enorme scalpore e l’opera da lui scritta nel 1912 Le memorie d’Iddio gli costò un processo per oltraggio alla religione.

In realtà, se ci si pensa bene, sembra un’enormità blasfema affermarlo, ma effettivamente DIO È ATEO. Infatti, l’uomo che si è riconosciuto in Dio, non ha più bisogno di credere in Lui. È Lui e basta. Ma non in senso religioso come intende la dottrina della Chiesa tradizionale, ma in senso spirituale come intendeva Gesù: «IO e il Padre siamo UNO».

Per cui anche un qualsiasi fedele lo è, altrimenti Gesù non avrebbe detto: «Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda» (Gv 17,21).

Ecco perché è giusto che la fede ce l’abbia chi è nel dubbio e si trova ancora sul piano della ricerca, ma la certezza di averla superata tramite la realizzazione, non si può screditarla, perché essa ne è il suo naturale approdo.

Viceversa, cosa dire: era ateo anche Gesù quando diceva: «IO e il Padre siamo UNO» (Gv 10,30)? Aveva bisogno Gesù di credere in Dio, se già lo conosceva e se già sapeva di essere LUI? Secondo i Giudei sì, tant’è che lo volevano lapidare per bestemmia, nonostante Egli andasse dicendo loro: «Non è forse scritto nella vostra legge: “Io ho detto: voi siete dèi?”». L’unica differenza è che Egli lo sapeva, mentre loro no. E la scrittura non può essere annullata.

Infatti le più antiche scritture del mondo, da cui lo stesso Gesù ha attinto le parole della sua predicazione e da cui hanno attinto tutte le scritture che hanno dato luogo alle attuali 180 religioni oggi esistenti nel globo, sono le sacre scritture himalayane (Veda/Vedanta, soprattutto l’Advaita, il non-due).

Lì è scritto: «È bene nascere nella religione, ma non è bene morirci». Ogni religione parla di un Dio ente, locale, topograficamente misterioso e trascendente, addirittura antropomorfo, per quanto riguarda la nostra (si pensi alla Cappella Sistina). La spiritualità no, parla di Divinità.

Ora, tra religiosità e spiritualità c’è una differenza abissale. La religione ci guida a cercare Dio fuori da noi. La spiritualità invece fa l’esatto contrario: ci orienta a cercarlo dentro di noi.

E anche qui.

Non è stato forse detto da Gesù: «Il regno dei Cieli è dentro di te»? E dove avrebbe attinto Egli tanta illuminazione se non da quel “TA TWAM ASI”, ovvero “TU SEI QUELLO” che è la base del pensiero orientale universale? Ma non è forse vero che “se vuoi sapere che cos’è l’eternità, ovunque tu vai ci sei già?” (altro messaggio universale di origine sufica).

Dove va a distinguersi la goccia rispetto all’oceano? Non è forse vero che essa è tutto un fondersi in seguito alla sua estrazione da una stessa fonte?

Oggi persino le neuroscienze e la fisica quantistica, con un ritardo di 5000/7000 anni rispetto ai testi himalayani, si sono accorte che Osservatore e Osservato sono la stessa cosa, cioè fatti della stessa ESSENZA universale. Si può pensare davvero allora che i terroristi (per esempio i martiri musulmani che si immolano in nome di Allah o come facevano i crociati in nome di Dio) e i feroci assassini di ogni specie di tutto il mondo si sarebbero macchiati di tanti orrendi delitti, facendosi esplodere o seminando vittime dappertutto, se “QUALCUNO” avesse spiegato loro che essi non dovevano credere di avere, ma di essere Dio (e non nel senso di persona/individuo, ovviamente, ma di totalità indissolubile)? Che uccidere l’altro, il nemico (inesistente), in realtà significava uccidere se stessi?

Ecco l’AMORE assoluto che predicava Gesù. E nessun Gesù al mondo ha mai fondato religioni, che sono invece istituzioni umane relative, costruite intorno a un personaggio divino.

Esse sono tutte necessarie, ovviamente, ma anche a termine, come lo può essere il racconto “forzato” di Babbo Natale per un bambino di 10 anni, non ancora maturo, il quale andrebbe sicuramente in crisi se gli fosse proposto di concepire un Dio diverso da quello così infantilmente religioso qual è quel GRANDE PADRE irraggiungibile che il catechismo gli ha insegnato ad adorare.

Ora, è normale che il bambino/uomo, non avendo ancora completato la sua maturazione evolutiva e cerebrale per fronteggiare il mistero della VITA, a causa del suo ego ancora acerbo (“il suo bambino difficile”), si appoggi a una CREDENZA IMMAGINARIA, a un GRANDE PROTETTORE MAGICO che lo rassicuri e lo consoli, liberandolo dalle sue paure, in primis da quella della morte (inesistente).

Come potrebbe egli essere in grado, infatti, di recepire una diversa informazione?

E ciò spiega il perché per accedere alla spiritualità dell’IO SONO (ciò che non crediamo di essere, perché la cosa ci crea uno shock coscienziale, una rivoluzione individuale e una vertigine interiore) debba prima passare per la porta della religiosità.

È normale.

Paradossalmente “normale” è anche che la Chiesa di Roma abbia potuto compiere un massacro di duecento milioni di persone dichiarate eretiche nel corso dei secoli. È il prezzo pagato dall’umanità per la rivelazione, per far cadere il velo dell’insapienza – il termine “ignoranza” ha troppi nemici – per arrivare a capire il Chi sono Io.

Ma è meno normale che una volta che si è andati oltre i giorni dell’evoluzione dell’adolescenza umana e si siano ormai raggiunti gli anni della maturità, si continui a rimanere nel mondo dei sogni e della fantasia, luogo in cui si rischia la morte. Perché a continuare a vivere nell’astrazione del trascendente ci si condanna a vivere sicuramente da morti.

È sperabile quindi che a chi denuncia tutto questo possa essere risparmiato il rischio di essere proposto per un urgente ricovero in una struttura da neurodeliri o per un trattamento sanitario obbligatorio.

In fondo, davanti al patibolo del dogma dualistico “io e Dio” cui la gente è stata per secoli costretta a genuflettersi per riscattare peccati e tabù di ogni genere, il concetto dell’UNO, che ne fa una totalità, ci aiuta a superare certi spauracchi paralizzanti.

Pertanto, forse non sarebbe male se a tutti gli allievi, studenti e studentesse, di ogni ordine e grado del nostro sistema di istruzione scolastica, anziché perdere tanto tempo con delle speculazioni teologiche/relativistiche di idee che hanno fatto la loro epoca, si dicesse loro onestamente: «Ricordatevi ragazzi, che la scienza (e la teologia) sono campi del sapere dove si impara e si insegna, ma la conoscenza si “elabora”, e nessun altro al mondo potrà farlo al posto vostro e meglio di voi per voi stessi».

Una direttiva del genere sarebbe il miglior viatico nella disponibilità di un insegnante di orientare i giovani verso la ricerca della realtà ultima delle cose, onde agire per il cambiamento profondo della società, vale a dire nel pragma (da pragmatos, “fatto”) dell’azione fattiva e concreta.

Compito infatti di un vero insegnante e dell’educazione moderna non dovrebbe essere quello di creare solo degli ottusi istruiti o degli ignoranti eruditi, ma di produrre in primis una coscienza che sia realmente umana.

Vittorio Marchi


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La Vertigine di Scoprirsi Dio

giovedì 15 settembre 2016

L'ARTE DEL SILENZIO MENTALE

“...Anche una semplice rimozione del dialogo interiore è già una meditazione. La chiamo “meditazione bianca”: stacchi il dialogo interiore e godi lo stato in cui ti trovi. Non a caso dicevano gli antichi: l’Universo si piegherà davanti a colui che imparerà a conservare il silenzio interiore...
Il problema principale sta nella nostra coscienza, piena di spazzatura mentale (ansie, dispiaceri, pezzi di canzoni, reazioni a qualche trasmissione TV, liti in famiglia e così via).
La gran parte del tempo la nostra coscienza permane allo stato “sporco”.
Ma un momento... il cervello gestisce tutto l’organismo, qualsiasi processo che vi si svolge è gestito dal cervello. E cosa succede? Succede che tutta questa spazzatura determina la nostra salute o le nostre malattie??!!
Si. E’ proprio così. Ecco perché non andiamo d’accordo con noi stessi e con il mondo. E non è facile liberarsi da questa spazzatura. E’ un compito molto gravoso, e occorre applicare tanti sforzi per liberarsene.
Riflettete su questo fatto: allo stato tranquillo il nostro cervello consuma circa il 10% di tutta l’energia dell’organismo. Quando è sotto tensione, ne consuma il 25%.
Se lo liberiamo da un lavoro inutile, questa energia liberata servirà per il ripristino dell’organismo. Ecco perché le persone che sono sempre in ansia vivono meno di quelli che sanno mantenere i nervi saldi.”


(Lenny Rossolovski)

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Le Ventidue Istruzioni Segrete del Maestro



ORA CHE SONO RITORNATO IN ME stesso, aspiro in dolore infinito a ciò che sono così poco capace di ottenere. Sanguino interiormente, così che la mia passione traccia nella mia carne le parole del grido che non riesco ad urlare, l'invocazione all'anima del Maestro, allo scopo di fondermi con lui.

Per rispondere egli emette la sua volontà, così che, proiettando ombre sulle nubi della vita, possa essere per metà letta da colui i cui occhi sono abbastanza illuminati dalla virilità del suo amore. In tale modo ho imparato come meglio adattarmi a compiere la mia vita, nella vita del Maestro, ed offrire il sangue mio al suo cuore.

0.
Non sapere!
Tutti i modi sono permessi per l'innocenza.
La Pura Follia è la chiave dell'Iniziazione.
Il Silenzio irrompe in estasi.
Non essere nè uomo nè donna, ma entrambi in uno.
Sii silenzioso, bimbo nell'uovo di blu, in modo che tu possa crescere per
portare poi la lancia ed il graal!
Vaga da solo, e canta!
Nel palazzo del Re, sua Figlia ti attende.

I.
Il vero Sè è il significato della Volontà Vera: Conosci Te Stesso, a modo tuo! Calcola bene la formula della tua Via!
Crea liberamente; assorbi gioiosamente; dividi attentamente; consolida completamente.
Lavora, onnipotente, onniscente, onnipresente, e per l'eternità. 

II.
La Purezza dimora solo nell'Altissimo; e l'Altissimo è tutto; sii tu come Artemide per PAN!
Leggi "Il Libro della Legge", ed irrompi attraverso il Velo della Vergine! 

III.
Questa è l'armonia dell'Universo, e l'Amore unisce la Volontà di creare alla comprensione della creazione: comprendi la tua stessa Volontà!
Ama e lascia amare!
Godi ogni forma d'amore, e da queste ottieni l'estasi tua ed il tuo nutrimento! IV.
Versa acqua su di te: in tal modo sarai una fontana per l'Universo. Trova te stesso in ogni Stella!
Raggiungi ogni possibilità!

V.
Offriti vergine alla Conoscenza e Conversazione del tuo Santo Angelo Custode!
Tutto il resto è pericolo.
Divieni atleta nelle otto discipline Yoga; poichè senza di queste, non potrai sostenere alcuna lotta.

VI.
L'Oracolo degli Dei è la voce del Bimbo d'amore della tua stessa anima! Ascoltala!
Non dar retta alle sirene dei sensi, o alla voce fantasma della ragione: riposa in semplicità, e ascolta il silenzio!

VII.
L'apparizione dell'Avvoltoio, due in uno, uniti; questo è il Carro del Potere. TRINC: l'Ultimo Oracolo!

VIII.
Equilibra contro ogni pensiero il suo esatto opposito!
Poichè il matrimonio di questi è l'annichilimento dell'Illusione.

IX.
Vaga solitario; portando la luce e la tua verga!
E sia quella luce tanto chiara che nessuno possa vederti!
Non farti smuovere da nulla, dentro o fuori: mantieni il silenzio ovunque! 

X.
Segui la tua fortuna, senza badare a dove ti conduce!
L'Asse non si muove: cerca tu di fare altrettanto!

XI.
Mitiga l'energia con l'amore; ma fà che l'amore divori ogni cosa.
Adora il nome ________*, quadrato, mistico, meraviglioso, e il nome della sua casa 418 (Tale nome è comunicato a coloro che sono degni di una simile Iniziazione).

XII.
Fà che le acque in cui ti muovi non ti bagnino!
Ed essendo giunto alla scogliera, pianta la vite e gioisci senza vergogna. XIII.
L'Universo è cambiamento: ogni cambiamento è l'effetto di un atto d'amore;
ogni atto d'amore contiene gioia pura. 
Muori ogni giorno!
La morte è l'apice di una spira del serpente chiamato vita: vedi ogni opposto quale complemento necessario, e gioisci!

XIV.
Mesci liberamente tutto ciò che desideri dal vaso nella tua mano destra, e non perderne una sola goccia! Non hai forse nella sinistra un altro vaso?
Trasmuta ogni cosa completamente nell'immagine della tua Volontà, portando tutto al suo vero segno di perfezione!
Dissolvi la perla nella coppa di vino: bevi e rendi manifesta la virtù della perla! XV.
Con il tuo occhio destro crea ogni cosa che ti serve, e con il sinistro accetta tutto ciò che è creato diversamente!

XVI.
Smantella la Fortezza dell'Io individuale, affinchè la tua Verità sgorghi libera dalle rovine!

XVII.
Usa ogni energia possibile per governare il pensiero: brucia il tuo pensiero come la fenice!

XVIII.
Fà che l'illusione del Mondo passi via, ininfluente, come si passa dalla mezzanotte al mattino!

XIX.
Emetti la Luce tua senza esitazione verso ogni cosa: le nuvole e le ombre non son fatte per te.
Crea parole e silenzio, energia e quiete; le doppie forme del tuo essere!

XX.
Sia ogni tuo atto un atto d'amore e di fede!
Sia ogni tuo atto il comando di un Dio!
Sia ogni tuo atto l'emissione di gloria radiante!

XXI.
Tratta il tempo ed ogni condizione di evento quali servi della tua Volontà, creati nell'attuale Universo per servirti nelle forme dei tuoi progetti.
E: benedizioni e preghiere per profeta della Stella d'Amore!


ED INFINE LE OMBRE IMPROVVISAMENTE si disperdono come le nuvole svanirono dal cielo; e non vi è più alcuna scritta nei cieli, poichè ciò che vi era un tempo scritto, grava ora sul mio cuore.




Aleister Crowley Ordo Templi Orientis Di


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Le Quattro Virtù del Cuore del Maestro



LA LUCE

è posta nel Cuore del Maestro, in modo che egli non pensi il male; poichè in quella Luce è ogni Verità. La Falsità non è altro che una funzione delle condizioni di tempo e di spazio, e l'idea del male viene solo dalla percezione degli oppositi che sono trascesi dalla Verità. Così ogni cosa che esiste, poggia le sue radici nella necessità; e ove anche la minore di queste si perda, l'intera opera è compromessa.

LA VITA

dimora nel Cuore del Maestro; la Morte non è che la sistole di quella meravigliosa pulsazione. Immaginari, sono i fantasmi dell'Illusione: questi tremano e vibrano della scintilla della sua realtà; Egli non lascia alcuna possibile forma immota o inerte; in Lui ognuno partecipa al sacramento della nascita di Verità.

LA LIBERTA'

salta nel Cuore del Maestro: poichè ogni uomo e ogni donna è una Stella. Ciascuno segue, libero e gioioso, la sua Volontà; poichè ogni Volontà possiede la sua funzione essenziale nel ritmo del Cuore del Maestro. Nessuna stella può deviare dal suo corso scelto: poichè nell'infinita anima dello spazio, ogni strada è senza fine, tutto abbracciante: perfetta.

L'AMORE

brucia nel Cuore del Maestro; Egli, vedendo solo Dio in ogni cosa, con la fiamma bianca della preghiera la pulisce di ogni imperfezione illusoria. La sua infinita adorazione riempie lo spazio, non lasciando vuoti intoccati dalla sua passione.

Mediante la virtù della Sua LEGGE,

egli inonda ogni pensiero con l'amore, e lo coniuga a turno ad ogni altro pensiero; ed ogni notte di nozze i frutti sono duplici: l'Estasi del Silenzio, ed un qualche nuovo mondo inaspettato di fantasia; di questi ne vede uno oriibile ed uno grottesco, questo lirico e quello signorile, il tremendo ed il grazioso eguali nel suo sguardo, poichè essi non sanno nè come limitare, nè come agevolare l'infinita varietà della loro bellezza, creando nuove armonie ad ogni attimo, oltre ogni possibile tregua dalla gioia.



Passi da Ordo Templi Orientis Di Aleister Crowley  


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lunedì 12 settembre 2016

OSHO: Dare e ricevere



Dare e ricevere

Sappiamo davvero cosa significano?


Preziosi testi apparsi su Osho Times n. 212





Osho,
che cosa significa dare? E che cosa significa ricevere? Mi rendo conto che sto cominciando solo ora ad averne qualche barlume. La ricettività mi fa sentire come se stessi morendo e di conseguenza tutto dentro di me entra in allarme! Aiuto! L’esistenza mi appare così enorme.

Prem Dhiresha, posso capire ciò che ti preoccupa. Preoccupa quasi tutti. È bene che tu lo abbia riconosciuto perché ora è possibile cambiare la situazione. Sfortunato chi è affetto dallo stesso problema senza esserne consapevole. A causa di questa inconsapevolezza non c’è alcuna possibilità di trasformazione.
Hai avuto il coraggio di esporti. Ne sono immensamente felice. Voglio che tutta la mia gente sia abbastanza coraggiosa da esporsi, per quanto brutto possa sembrare.
Il condizionamento porta a nascondere il brutto, continuando a far finta che sia bello. Questo crea una situazione di schizofrenia: continui a mostrarti come non sei; e continui a reprimerti in ciò che sei veramente. La tua vita diventa una guerra civile continua. Combatti con te stesso, e una guerra con te stesso non può che distruggerti, nessuno può uscirne vittorioso.
Se la mia mano destra e la mia mano sinistra iniziano a combattere, pensi che una mano possa vincere? A volte posso riuscire a far sì che la mano destra creda di aver vinto e, talvolta, posso riuscire a cambiare la situazione e lasciare che sia la mano sinistra a pensare di aver vinto, ma nessuna delle due può mai vincere davvero, perché entrambe mi appartengono.
Quasi ogni essere umano ha sviluppato una doppia personalità e il fatto più significativo è che si identifica con la parte falsa e nega la propria realtà. In questa situazione non puoi sperare di crescere in quanto essere spirituale.

La tua domanda è immensamente importante da comprendere per tutti. Chiedi: “Che cosa significa dare?”.
Vi siete mai chiesti che cosa significa dare? Pensate di dare già tanto ai figli, alla moglie, alla fidanzata, alla società, al Rotary Club, al Lions Club. Date così tanto! Ma la realtà è che non sapete che cosa vuol dire veramente.
Se non dai te stesso non dai affatto.
Puoi dare dei soldi, ma tu non sei i soldi. Se non dai te stesso, e questo significa “se non dai amore”, non sai che cosa significa dare.
“E che cosa significa ricevere?”. Quasi tutti pensano di sapere che cosa vuol dire ricevere. Ma hai ragione a metterti in discussione e ad esporti sul fatto che non sai che cosa vuol dire veramente. Esattamente come “se non dai amore non sai cosa vuol dire dare”, lo stesso vale per il ricevere: se non sei in grado di ricevere amore, non sai cosa vuol dire ricevere.
Tutti volete essere amati, ma non vi siete mai chiesti se siete in grado di ricevere amore. Ci sono così tanti ostacoli che non vi permettono di riceverlo!
Il primo ostacolo è che non avete alcun rispetto di voi stessi, quindi, quando l’amore arriva, vi sentite inadeguati a riceverlo. Ma siete in una tale confusione che non riuscite neanche a vedere un semplice fatto: dal momento che non vi siete mai accettati come siete, non avete mai amato voi stessi. Come potete ricevere l’amore di un’altra persona?
Pensate di non esserne degni, ma non volete ammettere e riconoscere che questa stupida idea di non esserne degni vi è stata propinata da altri. Allora cosa fate? Rifiutate l’amore, semplicemente. E per rifiutarlo dovete trovare delle scuse.
La prima scusa, e la più importante, è che “non è amore, è per questo che non posso accettarlo”. Non riuscite a credere che qualcuno possa amarvi.
Quando tu stesso non riesci ad amarti, quando non hai mai visto te stesso, la tua bellezza, la tua grazia e la tua grandezza, come puoi crederci quando qualcuno dice: “Sei bello. Vedo nei tuoi occhi la profondità insondabile di una grazia immensa. Vedo nel tuo cuore un ritmo, in sintonia con l’universo”. Non è possibile credere a tutto questo, è troppo.
Siete abituati a essere giudicati, siete abituati a essere puniti, siete abituati a essere rifiutati, siete abituati a non essere accettati come siete! Queste cose riuscite a incassarle molto facilmente!
L’amore avrà un impatto enorme, perché prima di riceverlo dovrai attraversare una grande trasformazione. Prima dovrai accettare te stesso, senza alcun senso di colpa.
Non siete peccatori, come i cristiani e le altre religioni continuano a insegnarvi.
Non vedete la stupidità di tutta la faccenda. Un tizio in un passato lontano, un certo Adamo, disobbedì a dio, che non è un gran peccato. Anzi, aveva assolutamente il diritto di disobbedirgli. Se qualcuno aveva commesso un peccato era proprio dio, vietando a suo figlio, a sua figlia, di mangiare a volontà dall’albero della conoscenza e dall’albero della vita eterna. Che razza di padre! Che razza di dio! Che razza di amore!
Se fosse stato amore dio avrebbe detto ad Adamo ed Eva: “Prima di mangiare qualsiasi altra cosa, ricordatevi di questi due alberi. Mangiate dall’albero della saggezza e dall’albero della vita eterna quanto volete, in modo da essere anche voi nello stesso spazio di immortalità in cui mi trovo io”.
Dovrebbe essere una cosa semplice per chi ama, ma dio che proibisce ad Adamo la saggezza significa che vuole che lui rimanga ignorante. Forse è geloso, ha paura, è ansioso… che se Adamo diventa saggio, diventerà uguale a lui. Vuole mantenere Adamo nella sua ignoranza in modo che rimanga inferiore. E se mangiasse il frutto della vita eterna, diventerebbe un dio lui stesso!
Questo dio che ha impedito tutto ciò ad Adamo ed Eva doveva essere molto geloso, totalmente cattivo, disumano, senza amore. E se questi non sono peccati, allora cosa può essere peccato? Ma le religioni vi hanno insegnato – ebrei e cristiani e musulmani – che state ancora portando in voi il peccato commesso da Adamo.
C’è un limite a perpetuare le menzogne così a lungo. Anche se Adamo ha commesso un peccato, non potete essere voi a portarlo. Siete stati creati da dio, secondo queste religioni, e non portate in voi il divino, ma la disobbedienza di Adamo ed Eva!
Questo è il modo occidentale di condannarvi: siete dei peccatori!

Il modo orientale arriva alla stessa conclusione, ma da premesse diverse. Dicono che tutti sono carichi di peccati e atti malvagi immensi, commessi in milioni di vite passate. In realtà, il peso di un cristiano, di un ebreo o di un musulmano è molto meno. Avete solo il peccato commesso da Adamo ed Eva. E deve essere diventato molto diluito nel corso di secoli e secoli. Non siete gli eredi diretti dei peccati di Adamo ed Eva. Sono passati in molti milioni di mani, ormai la quantità deve essere quasi omeopatica.
Ma il concetto orientale è ancora più pericoloso: non portate in voi il peccato di qualcun altro. In primo luogo non è possibile portare il peccato di qualcun altro. Tuo padre commette un reato: non possono mandare te in prigione. Anche il comune buon senso umano dirà che se il padre ha commesso un peccato o un delitto, è lui che deve pagare. Il figlio o il nipote non possono essere inviati al patibolo perché il nonno ha commesso un omicidio.
Ma il concetto orientale è molto più pericoloso e velenoso: è il vostro peccato che state portando, non quello di Adamo ed Eva. E non è una piccola quantità: cresce a ogni vita! E avete vissuto milioni di vite prima di questa, e in ogni vita avete commesso tanti peccati. Si sono accumulati tutti sul vostro petto. Il carico è più grande dell’Himalaya, vi schiaccia. Questa è una curiosa strategia per distruggere la vostra dignità, per ridurvi a esseri subumani!
Come puoi amare te stesso?
Puoi odiare, ma non puoi amare. Come puoi pensare che qualcuno possa essere in grado di amarti? È meglio rifiutarlo, perché prima o poi la persona che ti sta offrendo il suo amore scoprirà la tua realtà, che è molto brutta: niente altro che un grande, enorme carico di peccati. E a quel punto quella persona ti rifiuterà. Per evitare il rifiuto è meglio rifiutare l’amore. Ecco perché le persone non accettano l’amore. Lo desiderano, anelano all’amore… Ma quando arriva il momento e c’è una persona disposta a inondarti d’amore, ti ritiri. La tua ritirata rivela una psicologia profonda. Hai paura: è bello, ma quanto durerà? Prima o poi la mia realtà sarà rivelata, è meglio essere prudenti fin dall’inizio. Amore significa intimità, amore significa due persone che si avvicinano, amore significa due corpi ma una sola anima.
Hai paura: la tua anima? L’anima di un peccatore, gravata dalle azioni malvagie di milioni di vite. No, è meglio nasconderla; è meglio non mettersi nella posizione in cui la persona che voleva amarti ti respinga. È la paura del rifiuto che non ti permette di ricevere amore.
Non puoi dare amore, perché nessuno ti ha mai detto che sei nato come essere amorevole. Ti hanno detto: “Sei nato nel peccato!”. Non puoi amare e non puoi nemmeno ricevere amore e questo ha ridotto ogni possibilità di crescita.

Dici: Mi rendo conto che sto cominciando solo ora ad averne qualche barlume.
Sei fortunata, perché ci sono milioni di persone al mondo che sono diventate completamente cieche ai loro condizionamenti, ai brutti carichi che la vecchia generazione ha passato loro. Fa così male che è meglio dimenticare tutto. Ma dimenticando non è possibile liberarsene. Dimenticando un cancro non è possibile intervenire. Evitando di riconoscerlo, tenendolo nascosto, ti stai assumendo il più grande rischio contro te stesso, un rischio inutile. Continuerà a crescere. Ha bisogno di oscurità. Ha bisogno che tu lo ignori. Prima o poi invaderà tutto il tuo essere e nessuno ne sarà responsabile, tranne te.
Quindi, se senti di avere dei barlumi, alcune finestre si stanno aprendo per te.

La ricettività mi fa sentire come se stessi morendo.
Ci avete mai pensato? La ricettività vi fa sentire come se steste morendo. È vero. La ricettività vi fa sentire come se steste morendo, perché assomiglia a un’umiliazione. Ricevere qualcosa, soprattutto amore, significa essere un mendicante. Nessuno vuole essere dalla parte di chi riceve, perché ti rende inferiore a chi dà.

La ricettività mi fa sentire come se stessi morendo e di conseguenza tutto dentro di me entra in allarme! Questo allarme ti è stato impiantato dalla società che hai sempre rispettato, dalle stesse persone che hai sempre pensato fossero i tuoi benefattori. E non dico che stiano intenzionalmente cercando di farti del male. Sono stati danneggiati da altri e stanno semplicemente trasferendo tutto ciò che hanno ricevuto dai loro genitori, dai loro insegnanti, dalla vecchia generazione.
Ogni generazione continua a trasmettere le sue malattie alla nuova generazione e, naturalmente, la nuo­va generazione si appesantisce sempre più. Voi siete gli eredi di tutti i concetti superstiziosi e repressivi di tutta la storia. Ciò che entra in allarme non è qualcosa che vi appartiene. È il vostro condizionamento che entra in allarme!
E la tua ultima frase è solo uno sforzo per razionalizzare. Anche questo è anche uno dei grandi pericoli di cui ognuno deve essere consapevole.
Non razionalizzate.
Andate alle radici di ogni problema.
Ma non trovate scuse, perché se trovate scuse, non riuscirete a rimuovere quelle radici.
La tua ultima affermazione è una razionalizzazione. Forse non sei stata in grado di vederne la qualità intrinseca.

Dici: Aiuto! L’esistenza mi appare così enorme.
Ora pensi di aver paura di ricevere perché l’esistenza è così enorme, di aver paura di dare perché l’esistenza è così enorme. Che senso ha dare il tuo piccolo amore, una goccia di rugiada, all’oceano? L’oceano non lo saprà mai, quindi non ha alcun senso dare e non ha alcun senso neanche ricevere, perché l’oceano è così im­menso che ti travolgerà. Quindi ti appare come una morte, ma è proprio questa la tua razionalizzazione.
Tu non sai niente dell’esistenza; non sai nulla di te stessa, che per te è il punto più vicino dell’esistenza. Se non inizi dal tuo essere, non conoscerai mai l’esistenza. Quello è il punto di partenza e tutto deve cominciare dal principio.
Conoscendo te stessa, conoscerai la tua esistenza. Ma il sapore e la fragranza della tua esistenza ti daranno il coraggio di andare un po’ più in profondità nell’esistenza degli altri. Se la tua esistenza ti ha reso così felice... è un desiderio naturale entrare negli altri misteri che ti circondano: i misteri umani, i misteri degli animali, i misteri degli alberi, i misteri delle stelle.
E quando avrai conosciuto la tua esistenza non avrai più paura della morte.
La morte è una finzione; non accade, ma appare soltanto... così sembra dall’esterno. Hai mai visto la tua morte? Hai sempre visto qualcun altro morire. Ma ti sei mai visto morire? Nessuno si è mai visto morire, altrimenti anche questo minimo di vita diventerebbe impossibile. Ogni giorno vedi qualcuno che muore, ma è sempre qualcun altro, non sei mai tu.
Il poeta che ha scritto: “Non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”, ha una comprensione più profonda di te. Doveva essere cristiano, perché in un villaggio cristiano, quando qualcuno muore, la campana della chiesa suona per informare tutti: la gente che lavora nelle fattorie, nei frutteti, le persone che sono andate a lavorare da qualche parte. La campana della chiesa ricorda loro che è morto qualcuno, quindi tutti devono tornare per dare l’ultimo saluto.
Il poeta ha un’immensa comprensione quando dice: “Non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”.
Ma nella vita reale non suona mai per te. Un giorno succederà, ma non sarai più qui ad ascoltarla. Non pensi mai a te stesso sulla soglia della morte… e tutti sono sulla soglia. Vedi sempre qualcun altro morire, per questo l’esperienza è oggettiva, non soggettiva.
L’altro non sta davvero morendo, ma solo cambiando casa. La sua forza vitale si sta spostando in una nuova forma, in una nuova dimensione. Soltanto il corpo è rimasto senza energia vitale, ma il corpo non l’ha mai avuta.
È come quando in una casa buia brucia una candela che illumina tutta la casa. Persino dall’esterno è possibile vedere la luce dalle finestre e dalle porte, ma la luce non è parte integrante della casa. Nel momento in cui la candela si estinguerà la casa sarà nelle tenebre. In realtà è sempre stata nelle tenebre: la candela era la luce.
Il tuo corpo è già morto. Ciò che dà l’impressione che sia vivo è la tua forza vitale, il tuo essere, che si irradia attraverso il corpo, che lo riempie di vitalità. Tutto ciò che vedi quando qualcuno muore è che qualcosa è scomparso. Non sai dov’è andato, se è andato da qualche parte, o se ha semplicemente cessato di essere. Così, dall’esterno, è nata la finzione della morte.
Chi ha conosciuto se stesso sa senza alcun dubbio di essere eterno. È morto molte volte, eppure è vivo.
La morte e la nascita sono solo piccoli episodi del grande pellegrinaggio dell’anima. La tua paura della morte sparirà immediatamente nel momento in cui entrerai in contatto con te stesso e un cielo totalmente nuovo da esplorare si aprirà. Quando sai che non c’è morte, ogni paura scompare. La paura dell’ignoto, la paura del buio... in qualunque forma si presenti, ogni paura scomparirà. Per la prima volta comincerai a essere un vero avventuriero. Comincerai ad addentrarti nei diversi misteri che ti circondano.
Per la prima volta l’esistenza diventa la tua casa.
Non c’è nulla da temere: è tua madre, le appartieni. Non può sommergerti, non può distruggerti.
Più la conosci, più ti sentirai nutrito; più la conosci, più ti sentirai benedetto; più la conosci, più esisterai. A quel punto potrai dare amore, perché lo avrai. A quel punto potrai ricevere amore, perché non c’è rifiuto.

Prem Dhiresha, la tua domanda sarà utile a tutta la mia gente. Ti ringrazio per la tua domanda e per il coraggio di esporti. Questo coraggio è necessario per tutti, perché senza questo coraggio non è possibile sperare in alcuna possibilità di trasformazione… in un nuovo mondo, in una nuova consapevolezza, nel vostro essere autentici, che è la porta della realtà e della benedizione suprema.

Testo di Osho tratto da: Satyam Shivam Sundaram #5


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domenica 11 settembre 2016

SIAMO DI PASSAGGIO...


Siamo di "Passaggio" nella vita stessa, figuriamoci se non lo siamo nella vita delle persone, nelle situazioni e nel tempo che qualcuno ci concede.

Siamo "Ancore" a cui qualcuno può aggrapparsi per poi riprendere improvvisamente il mare. Siamo "Porti sicuri" dove approdare durante le peggiori tempeste, ma pronti ad essere abbandonati appena torna il sole.
Siamo "Incroci" sbagliati per chi vede solo una via, dritta e senza variazioni e siamo possibilità di nuove rotte per coloro che la bussola hanno smarrito.
Siamo possibilità sconosciute per chi ha sempre voglia di scoprire nuove opportunità, oppure siamo niente per chi è certo di conoscere e sapere tutto.
Non importa cosa siamo per gli altri, ma quanto valiamo per noi stessi. Possiamo vincere o perdere, correre o camminare, prendere o lasciare e scegliere se fermarsi o proseguire. Quello che conta è "Essere"! Conta avere un percorso dietro di noi e un bagaglio ricco da portare con noi nel percorso che abbiamo davanti.


S Nelli

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In questo silenzio non aspetto nulla ...

A furia di guardarmi
mi sono consumato
non è rimasto più nulla da vedere
nulla da sentire
nulla da fare.


Rimango seduto tranquillo
senza nemmeno notare
un tempo che passa
perché non c'è rimasto nulla a segnarlo.

Qualche volta arrivano
dei pensieri a trovarmi
e li guardo tranquillo senza rifiutarli
quasi curioso di questi ospiti evanescenti
che inattesi si disperdono come fumo al vento.

In questo silenzio non aspetto nulla
c'è solo un essere, un dimorare,
in un'assenza di oggetto
e qualcosa è cosciente di sé
senza essere cosciente di sé
ma semplicemente essendo quello che è.

I am my own and I love it deeply
so deeply that only the flame remains,
untouched.



Emanuele Marifa De Benedetti FB


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sabato 10 settembre 2016

Stasera ho voglia di cantare ...




Stasera ho voglia di cantare di gridare  e di ballare in riva al mare ...
quello che resta da dire lo diremo domattina...

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CELEBRARE LA SOFFERENZA

Quando ti dico di godere della sofferenza, non voglio dire che devi diventare un masochista; non voglio dire che devi creare sofferenza per te stesso e poi provarne piacere. Non voglio dire: vai, buttati giù da una rupe, procurati qualche frattura e poi goditela. Niente affatto.

Non ti sto dicendo di essere masochista; sto solo dicendo che la sofferenza esiste, non hai bisogno di andarla a cercare. Ce n’è già a sufficienza, è sempre presente: la vita per sua natura crea sofferenza. Ci sono le malattie, c’è la morte, c’è il corpo; per la loro stessa natura, si crea sofferenza. Guardala, osservala con occhio spassionato. Guardala: che cos’è, che cosa succede. Non sfuggirla.

La mente subito dice: “Scappa, non guardarla nemmeno”. Ma se scappi, non puoi essere estatico.

Quando fare questa tecnica: La prossima volta che ti ammali e il dottore ti dice di rimanere a letto.

Il metodo: Chiudi gli occhi e resta tranquillo a letto osservando la tua malattia: guarda che cos’è, osservala. Non cercare di analizzarla, non trovare teorie per spiegarla; osserva solo cos’è. Il corpo è stanco, febbricitante; osservalo.

All’improvviso, sentirai che sei circondato dalla febbre eppure dentro di te c’è un punto molto fresco; la febbre non può toccarlo, non può influenzarlo. Il corpo sta bruciando, ma quel punto di freschezza non viene toccato.

Mentre sei a letto, con la febbre e il corpo che brucia, osserva. Osservando, ritornerai verso la sorgente. Osservando, senza far nulla… Cosa puoi fare? Hai la febbre, devi passarci attraverso; non serve a nulla combatterla. Ti riposi; se lotti con la febbre, questa potrà solo aumentare ancora, ecco tutto. Quindi osserva.

Osservando la febbre, diventi fresco; più osservi e più diventi fresco. Solo con l’osservare arrivi a una vetta, a una vetta così fresca, che persino l’Himalaya te l'invidierà; persino i suoi picchi non sono così freschi. Questo è il Gourishankar, l’Everest che ti porti dentro. Quando senti che la febbre è scomparsa… In effetti non c’è mai stata; era solo nel corpo, molto, molto distante.

Tra te e il tuo corpo esiste uno spazio infinito; ti dico che è uno spazio infinito, una frattura insuperabile. Tutta la sofferenza esiste alla periferia. Gli indù dicono che è un sogno, proprio perché la distanza è così grande e insuperabile. È come un sogno che accade da qualche altra parte, in un altro mondo, in un altro pianeta, non a te.

Quando osservi la sofferenza, all’improvviso non sei più uno che soffre, e inizi a provare gioia. Tramite la sofferenza diventi consapevole del polo opposto, il tuo essere interiore colmo di estasi. Quindi, quando dico di celebrare la sofferenza, intendo: osserva. Ritorna alla sorgente, centrati. E allora, di colpo, l’agonia scompare, e c’è solo estasi.

Chi vive alla periferia, esiste nell’agonia; per lui non c’è estasi. Per chi è arrivato al suo centro, non c’è agonia ma solo estasi.

Quando parlo di infrangere la coppa, intendo dire spezzare la periferia. E quando vi parlo di essere totalmente vuoti, sto dicendo di ritornare alla sorgente originaria, perché nasciamo dal vuoto e ritorniamo al vuoto. Vuoto è una parola migliore di Dio perché con Dio cominciamo a pensare che ci sia una persona. Buddha non ha mai usato “Dio”; ha usato sempre sunyata – il vuoto, il nulla. Al centro sei non-essere, sei nulla, uno spazio vastissimo ed eternamente fresco, silenzioso, estatico. Quando dico di celebrare la sofferenza, voglio dire osservala, e allora potrai goderla. Quando dico di goderla, intendo: non sfuggirla.

Osho, Tratto da: A Bird on the Wing

http://www.osho.com/it/meditate/meditation-for-busy-people/celebrating-suffering

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martedì 6 settembre 2016

Ciò che sei è magnifico



Ciò che sei è magnifico;
ciò che crediamo di essere è così limitato.
Non abbiamo bisogno di perpetuare questa storia personale.
Non contribuisce alla bellezza e la libertà della tua vita.
Non essere schiava della mente condizionata o indottrinata.
Lei vuole festeggiare gli anniversari della tua sofferenza, lascia perdere.
Non è necessario essere così fedeli,
così fedeli ad ogni tendenza che provoca sofferenza.


Spesso rimuginiamo sul passato ma non allo scopo di essere liberi,
solo per rafforzare il senso di 'me'.

Diciamo che è impossibile cambiare il passato, ma tu lo puoi!
Hai capito bene in primo luogo?
Chi può affermare che la tua percezione sia un dato di fatto?

Sarebbe un compito infinito e inutile
cercare le innumerevoli trame che hanno contribuito
a fare la persona che credi di essere; per lo più se ne sono perse le tracce.
Meglio lasciar perdere tutto
e rimanere vuoti dai detriti concettuali.
Sii fresca ogni momento.
Sii tanto fresca quanto la coscienza – senza-storia e felice.

Mooji

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lunedì 5 settembre 2016

LA VITA E' COME UN MANDALA



Tutto puoi essere distrutto... da un gesto, un colpo di vento, quindi vivi senza attaccamenti
e ricordati di cio' che é eterno

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sabato 3 settembre 2016

giovedì 1 settembre 2016

NON CONFORMARTI






















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Il mondo è la mia psicologia

Un campo del sapere ancora poco esplorato riguarda il rapporto di causa-effetto fra la nostra psicologia e ciò che ci accade nel mondo. In tutti i miei libri in fondo non faccio altro che analizzare questo rapporto. Che relazione c’è fra le persone che incontro, gli eventi della mia vita... e le caratteristiche della mia psicologia? E quali cambiamenti psicologici devo causare in me affinché cambi la mia realtà esterna? Questo è stato il mio percorso, fino a giungere agli ultimi due libri – Il Libro di Draco Daatson e Il Libro di Draco Daatson-Il Regno del Fuoco – dove parto dal presupposto, piuttosto radicale, che il mondo si trovi addirittura all’interno e non all’esterno della coscienza.



Fino a pochi decenni fa il fatto che gli avvenimenti del mondo esterno fossero in relazione diretta con la nostra psicologia non veniva nemmeno preso in considerazione, se non da alcuni filosofi un po’ strambi e alcuni rari psicologi... forse provenienti da altri sistemi solari! Il pensare e il sentire comune sono sempre stati unidirezionali: l’ambiente esterno influenza la mia psicologia, ma non viceversa.


Per esempio, se a un party universitario un ragazzo fa la corte alla tua fidanzata, tu provi gelosia. Possiamo affermare che un avvenimento esterno ha provocato in te un’emozione negativa. Questo rappresenta il modo di pensare comune e più ovvio, ma decisamente poco originale per i miei gusti. Indubbiamente, però, questo è ciò che nei fatti è accaduto. Il problema è che non ti poni la domanda successiva: “Perché quel ragazzo ha fatto la corte proprio alla mia fidanzata?” Magari si scoprirebbe che la tua gelosia – quella che ti porti dentro, nell’inconscio, in stato latente – ha causato quell’episodio... che poi in un secondo tempo ha scatenato l’attacco di gelosia.


La tua psicologia costruisce un evento e poi l’evento provoca in te un’emozione. Ma allora la causa prima delle tue arrabbiature sei tu stesso. Punto di vista piuttosto bizzarro. Chi non se la sente di continuare può smettere di leggere a questo punto e cancellarsi dalla mailing-list in maniera onorevole.


Bene. Ora che siamo rimasti in pochi, possiamo azzardare un pensiero quantomeno audace: la nostra psicologia è il nostro destino. Già... perché il modo stesso in cui siamo fatti, non può che provocare determinati eventi nella nostra vita dei prossimi anni. Se tu sei geloso, è già scritto dentro di te quello che ti capiterà. Non possono non capitarti episodi che faranno emergere questa tua gelosia. Sei già segnato... condannato. Darai la colpa della tua gelosia all’altro ragazzo o alla tua fidanzata, quando in verità quell’episodio era già “scritto” all’interno di te da parecchio tempo.



Vi rendete conto dell’importanza di questo nuovo punto di vista e dell’urgente necessità di divulgarlo? Sto dedicando la mia vita a fare questo. Cerco persone che facciano la stessa cosa nel loro ambiente.


Se con la nostra psicologia – il materiale inconscio che si trova dentro di noi e che spesso nemmeno conosciamo – creiamo gli episodi della nostra vita, allora agendo sulla nostra psiche possiamo cambiare il nostro destino.


Il futuro d’un uomo non è altro che la proiezione dilatata nel tempo della sua psicologia attuale. In apertura ho accennato ai due libri che ho scritto su questo argomento, ma in verità, a una coscienza attenta, sarebbe bastata questa sola pagina. Questa è una pagina che vale non il prezzo d’un libro, ma un milione di euro. Non a caso Victoria Ignis nel primo Libro di Draco Daatson dice: “Non c’è prezzo per ciò che ti sto dando. Per quanti soldi tu possa offrirmi, per quanti piaceri tu possa farmi, non potrai mai ripagarmi per questo insegnamento. Tuttavia c’è un modo che ti permette di sdebitarti con la vita: porta altri alla medesima realizzazione!”
È un’affermazione decisamente importante, ma vi renderete conto voi stessi di quanto risulterà fondamentale per la vostra vita questo mutamento di prospettiva. Davvero non c’è prezzo.


Seguitemi bene: il mondo che vediamo adesso non è reale... è solo uno specchio del nostro passato, mentre la nostra psicologia attuale è reale e rappresenta il nostro futuro.Gli amici, il partner, il lavoro, la quantità di denaro che abbiamo adesso rappresentano il nostro passato perché sono la conseguenza della nostra psicologia trascorsa. Per cui è impossibile cambiare qualcosa agendo direttamente su questi fenomeni esterni, in quanto sono solo proiezioni, sono fantasmi. Sarebbe come cercare di agire sulle immagini di un film: ormai è troppo tardi per cambiare le scene, bisognava agire prima, quando il film è stato girato. Quella che vediamo intorno a noi è la proiezione finale d’un film che è già stato girato. Non è più modificabile.


Dentro la nostra attuale psiche invece si nasconde il nostro futuro. È lì che dobbiamo intervenire per modificare la proiezione che deve ancora manifestarsi.



Per modificare la tua psicologia... non devi fare niente... o quasi. È sufficiente che tu te ne vada in giro con questa nuova consapevolezza, 24 ore su 24. La consapevolezza di essere dentro una matrix, una psicoprigione. Però devi ricordartene (ricordarti di te), e questa è la parte difficile. Quando avrai finito di leggere questa pagina la tua vita sarà cambiata, proprio perché camminerai per strada e agirai sul lavoro ricordandoti sempre che le persone e gli eventi che hai di fronte in realtà scaturiscono dal tuo inconscio. Le cose cambieranno da sole (devono cambiare), prima dentro e poi fuori.
E questa è una magia.
Non fraintendermi, non è necessario che da oggi tu analizzi il significato psicologico di tutto ciò che ti accade. Si tratta solo di acquisire questa nuova consapevolezza e mantenerla come un “centro di gravità permanente”, mentre te ne vai in giro dentro la proiezione tridimensionale del tuo passato.


Salvatore Brizzi
(professione: domatore di fiumi)



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