lunedì 25 febbraio 2019

Sii cosciente in ogni istante di ciò che pensi

"Fissa la tua attenzione su te stessa.
Sii cosciente in ogni istante di ciò che pensi, senti, desideri e fai.
Finisci sempre quello che hai iniziato.
Fai quello che stai facendo nel migliore dei modi possibili.
Non t’incatenare a niente che alla lunga ti distrugga.
Sviluppa la tua generosità senza testimoni.
Tratta ogni persona come se fosse un parente stretto.
Metti in ordine quello che hai disordinato.
Impara a ricevere, ringrazia per ogni dono.
Smetti di autodefinirti."


(Gurdjieff)
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domenica 24 febbraio 2019

la GRATITUDINE COME STILE DI VITA

"Quando essere grato diventerà il tuo stile di vita, al mattino ti sveglierai felice di essere vivo, ti sentirai pieno d'amore per la vita, ti sembrerà di poter fare tutto senza sforzo.
Ti sentirai leggero come una piuma e felice come non mai! " - Rhonda Byrne (The Power) -
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martedì 19 febbraio 2019

IL MULINELLO

Non va infatti dimenticato che Osho ha sperimentato ciò di cui parla, direttamente, tuffandosi, sin da bambino, nella vita, incurante del pericolo, assetato di giungere a vedere quella "verità" che si può solo vivere in prima persona, se si vuole coglierla nella sua freschezza e nella sua vitalità. Lui stesso ha narrato un episodio che risale alla sua gioventù:
"Nei fiumi, in particolare quando sono gonfi di pioggia, si formano molti mulinelli, forti e potentissimi: se ne vieni catturato, ti ritrovi spinto inesorabilmente verso il basso; e più scendi in profondità, più il vortice aumenta di forza. La tendenza naturale dell'ego, è di lottare contro questo vortice. È naturale, perché ti sembra di morire, e l'ego ha terrore della morte: l'ego si oppone al mulinello, ma se tenti di lottargli contro, in un fiume in piena, sei perduto, la forza è tale che non puoi uscirne vivo. La lotta non servirà a nulla: più lotti e più ti indebolisci... ben presto ti trovi sopraffatto e trascinato verso il basso. Ma il fenomeno del mulinello d'acqua ha una caratteristica particolare: in superficie è molto largo; più si scende, più la sua forza aumenta, ma diventa anche più piccolo... e all'apice, diventa così piccolo, che ne puoi uscire senza affatto lottare. Anzi, in realtà, arrivato sul fondo, è il mulinello stesso che ti proietta fuori: devi solo aspettare di arrivare sul fondo. Se inizi a lottare, mentre sei in superficie, sei finito: non potrai uscirne vivo".

(Citato in '”Il Maestro dei Maestri”

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Non negare la morte È un esperienza necessaria

La morte è il punto in cui il sapere fallisce e ti apri all’essere – questa è stata l’esperienza buddhista nei secoli. Buddha consigliava ai suoi discepoli, quando qualcuno moriva, di andare a vederlo e di osservare il corpo mentre bruciava sulla pira: ‘Meditate là, meditate sulla nullità della vita.’ La morte è il punto in cui il sapere fallisce e quando fallisce il sapere, fallisce la mente. Quando la mente fallisce c’è la possibilità che la verità penetri in te. Ma la gente non lo sa. Quando qualcuno muore, non sapete cosa fare, vi sentite in imbarazzo; viceversa, quando qualcuno muore è un grande momento per meditare.
Penso sempre che ogni grande città avrebbe bisogno di un ‘Centro della Morte’. Quando qualcuno sta morendo, quando la sua morte è davvero imminente, dovrebbe essere trasferito nel ‘Centro della Morte’. Dovrebbe essere un piccolo tempio nel quale la gente, seduta intorno al moribondo, possa entrare in profonda meditazione e aiutarlo così a morire e tutti dovrebbero unirsi all’essere che scompare nel nulla. Quando qualcuno scompare nel nulla si sprigiona una grande energia. Si sprigiona l’energia che gli apparteneva e che lo circondava. Se siete intorno a lui in uno spazio di silenzio, potete fare un’esperienza intensissima. Nessuna sostanza psichedelica potrebbe darvi questa esperienza. Il morto sprigiona naturalmente una grande energia: se siete in condizione di assorbire quell’energia potete condividere con lui una specie di morte. E potete sperimentare l’assoluto – la sorgente e la meta, l’inizio e la fine.
‘L’uomo è l’essere attraverso il quale il nulla entra nel mondo’, afferma Jean-Paul Sartre.
Heidegger, e così pure Kierkegaard, affermano che il nulla crea spavento. Questa è soltanto la metà della storia: infatti queste due persone sono soltanto dei filosofi – ecco perché in loro crea spavento.
Se interrogate Buddha, Mahakashyapa, Nagarjuna, se interrogate me, ottenete la visione che la morte crea spavento soltanto se osservata in modo parziale, ma se osservata in senso assoluto, totale, la morte risulta la liberatrice da ogni timore, da ogni angoscia, da ogni ansia, vi libera dal samsara.
Cominciate a meditare sulla morte. Ogniqualvolta sentirete avvicinarsi la morte, entrate in essa – attraverso la porta dell’amore, attraverso la porta della meditazione, attraverso la porta di un moribondo. E se in un giorno qualsiasi – e quel giorno arriverà – sarete in punto di morte, ricevetela con gioia, come una benedizione. Se riuscirete a ricevere la morte con gioia, come una benedizione, raggiungerete la vetta più alta della vita, perché la morte è il crescendo della vita. La morte nasconde in sé il massimo dell’orgasmo, perché in essa è nascosto il massimo della libertà.
La morte significa che tu fai l’amore con il divino, oppure che il divino fa l’amore con te. La morte è l’orgasmo cosmico, totale. Perciò abbandona tutte le idee che hai sulla morte – sono pericolose. Ti rendono un antagonista rispetto alla massima esperienza che è necessario tu viva. Se mancherai l’esperienza della morte, rinascerai un’altra volta. A meno che non impari il modo per morire, rinascerai ancora e ancora e ancora. Questa è la ruota, samsara, il mondo. Una volta che avrai conosciuto il massimo orgasmo, per te non sarà più necessario rinascere: scomparirai e rimarrai in quell’orgasmo per sempre. Non rimarrai tu, non rimarrai come un’entità, non rimarrai definito e identificato in qualcosa. Rimarrai come Tutto, non come una parte.

Tratto da: Osho, Il Sutra del Cuore, Ed del Cigno (Fonte Oshoba)
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La Meditazione del "Grande Risveglio"


Dal libro TANTRA: LA COMPRENSIONE SUPREMA di Osho, una tecnica della tradizione tantrica di Tilopa che fa riferimento al "Canto di Mahamudra", un insieme di veri e propri insegnamenti per conseguire il Risveglio, per "raggiungere il non-raggiungimento", lo stato di Mahamudra, appunto.

Questa tecnica è proprio uno di quegli insegnamenti, svelato e reso più chiaro e pratico dalle parole illuminanti di Osho.


"Quando sei del tutto ripulito e il tuo corpo si sente rinfrescato (hai fatto una doccia di energia e il corpo si sente integro, indiviso; ha perso il proprio carattere materiale, e lo senti piuttosto come energia, movimento, processo, come qualcosa di non-materiale) allora sei pronto". Osho


Istruzioni in italiano all'interno


Descrizione dei 2 stadi della meditazione

Preparazione.
Trova del tempo ed un luogo (una stanza tranquilla) in cui puoi praticare questa tecnica di meditazione senza essere disturbato. Indossa vestiti sciolti e confortevoli. Questa tecnica può essere fatta in qualunque momento della giornata o appena prima di andare a dormire, ma se fatta durante il giorno, assicurati di avere un po’ di tempo libero prima di riprendere le normali attività.

Nota.
Secondo la descrizione di Osho di questa meditazione, è chiaro che non esiste un tempo prefissato per i due stadi seguenti. Le indicazioni qui fornite sono quelle ideali per cominciare, ma poi col tempo la durata dei due stadi può aumentare in modo naturale.


Primo stadio: Latihan (30 minuti).
In piedi e ad occhi aperti, ascolta la musica e lascia che il tuo corpo sia sciolto e ricettivo, in attesa. Poi, quando improvvisamente senti l’urgenza di muoverti, asseconda i movimenti spontanei così come vengono. Quando il tuo corpo è rilassato ed è nello stato di lasciar accadere qualsiasi movimento, l’energia sottile che è al di là del tuo controllo comincia a muoverlo. Lascia che questa possibilità prenda il possesso del tuo corpo, semplicemente permetti a ciò di accadere. Questo è Latihan.

Secondo stadio (15 minuti).
Inginocchiati, chiudi gli occhi e alza le braccia con le palme delle mani rivolte verso l’alto. Percepisci la tua testa come se fosse la bocca di un vaso vuoto e il tuo corpo cavo. Senti l’energia riempirti, permettile di andare il più a fondo possibile, nel corpo, nella mente e nell’anima. Il tuo corpo comincerà a vibrare e a scuotersi, come una foglia al vento. Dopo due o tre minuti, quando ti senti completamente pieno di energia, chinati in avanti e appoggia la fronte per terra. Ora riversa l’energia alla terra; prendi dal cielo e restituisci alla terra.
Questo intero processo va fatto almeno sette volte, una per ogni chakra.
Osho raccomanda “ripetilo per sette volte; perché ogni volta l’energia penetra in uno dei chakra, in uno dei centri del corpo e ogni volta penetra più a fondo. Facendolo meno di sette volte ti lascerà un senso di irrequietezza, perché l’energia resterà sospesa a metà strada.....puoi farlo più di sette volte, se vuoi, ma non di meno”.



Lo stato finale di orgasmo con il tutto si chiama Mahamudra, il grande orgasmo.

Cos'è l'orgasmo? È uno stato in cui il corpo non è più percepito come materia, bensì vibra come energia, come elettricità. Il corpo vibra così intensamente, fin dal più profondo essere, che ci si dimentica della sua materialità e diventa un fenomeno elettrico.

[...] Questa vibrazione di due in uno è l'orgasmo. E quando succede non con una persona, ma con l'intera esistenza, è Mahamudra, il grande orgasmo. Succede; vorrei indicarvi come potete provare ad accostarvi a Mahamudra, al grande orgasmo. Il latihan è uno dei più antichi metodi tantrici. È il primo passo verso Mahamudra. Consiste nel permettere al corpo di vibrare, di diventare energia, di diventare qualcosa di non-sostanziale, di non-materiale, di sciogliersi e di perdere i propri confini. Il latihan è una cosa semplice. È il primo passo. Devi stare in piedi, rilassato, sciolto e naturale. Meglio se da solo, in modo che nessuno ti disturbi.

[...] Il latihan è il primo passo. A poco a poco nel latihan ti sentirai bello e ti accorgerai che si sta verificando un incontro fra te e il cosmo. Ma è solo il primo passo: in sé è molto bello, ma non è tutto. Fai il latihan per almeno mezz'ora: un'ora di latihan è magnifico. Passa a poco a poco da mezz'ora a un'ora. E senti l'energia inondarti, dentro e fuori. La danza non è solo esterna. Ben presto, quando entri in sintonia con la danza, ti accorgi di una danza interna; ti accorgi che non danza solo il tuo corpo, ma che dentro anche l'energia danza.

Quando sei del tutto ripulito e il tuo corpo si sente rinfrescato (hai fatto una doccia di energia e il corpo si sente integro, indiviso; ha perso il proprio carattere materiale, e lo senti piuttosto come energia, movimento, processo, come qualcosa di non-materiale) allora sei pronto. Allora inginocchiati.
Poi alza entrambe le mani al cielo, a occhi chiusi; e sentiti un recipiente cavo, un bambù cavo, sentiti cavo internamente come un vaso di terracotta. La tua testa è la bocca del vaso: e l’energia ti cade in testa con forza possente, come se fossi sotto una cascata. Sei effettivamente sotto una cascata; e, dopo il latihan, sarai in grado di percepirla. Non è una doccia, ma una vera e propria cascata. E, quando sei pronto, cade con maggior forza, il tuo corpo incomincia a tremare, come una foglia agitata da un forte vento oppure proprio come quando sei sotto una cascata. Se sei stato sotto una cascata, sai cosa voglio dire; se no, vacci, e prova che sensazione dà. È la stessa sensazione che proverai dopo il latihan.

[...] Inchinati sette volte. Prendi dal cielo e versa nella terra; bacia la terra, e versa in lei, vuotati completamente. Vuotati tanto completamente quanto prima ti sei riempito. Poi alza di nuovo le mani al cielo, riempiti di nuovo, e versa di nuovo l'energia nella terra. Ripetilo per sette volte; perché ogni volta l'energia penetra in uno dei chakra, in uno dei centri del corpo e ogni volta penetra più a fondo. Facendolo meno di sette volte ti lascerà un senso di irrequietezza, perché l'energia resterà sospesa a metà strada.

[...] Per sette volte: puoi farlo più di sette volte, se vuoi, ma non meno. Questo processo è Mahamudra nella sua completezza. Se lo fai ogni giorno, presto, in circa tre mesi sentirai di non esserci più. Sarà solo l'energia a pulsare con l'universo: ma non ci sarà nessuno, l'ego sarà andato perduto, non ci sarà più nessuno che agisce. Ci sarà l'universo, e tu, l'onda che pulsa con l'oceano. Quello è Mahamudra, è l'orgasmo finale, lo stato di coscienza più estatico che sia possibile.

Tratto da: Osho TANTRA: LA COMPRENSIONE SUPREMA, Bompiani editore.
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domenica 17 febbraio 2019

L'illuminazione di Osho

Dal libro "Una vertigine chiamata vita" - da pag. 76:
"Per quanto possa ricordare, ho sempre cercato la soglia dell'illuminazione, sin dall'infanzia. Devo aver ereditato questa idea dalla vita precedente, perché non ricordo un solo giorno, nell'infanzia di questa vita, in cui non l'abbia cercata. Naturalmente tutti pensavano che fossi matto. Non giocavo mai con nessun bambino; non ha mai trovato alcun modo di comunicare con i bambini della mia età: mi sembravano stupidi, occupati in ogni tipo di idiozia. Non ho mai fatto parte di una squadra di calcio, di pallavolo o di hockey, naturalmente, tutti pensavano che fossi matto. E, per quanto mi riguardava, man mano che cresciamo, cominciava considerare matto il mondo intero.

L'ultimo anno, avevo 21 anni, fu un periodo di crisi nervosa e di trasformazione. Naturalmente, coloro che mi amavano-la famiglia, gli amici, i professori-potevano capire ben poco di ciò che stava accadendo in me: perché ero tanto diverso dagli altri bambini, perché stavo seduto per ore e occhi chiusi, perché stavo seduto sulla riva del fiume a guardare il cielo per ore, a volte per tutta la notte!... Naturalmente, coloro che non potevano capire cosa del genere, né io mi aspettavo che le capissero, mi presero per matto. A casa ero diventato praticamente assente.

A poco a poco smisero di chiedermi alcunché e, piano piano, cominciarono ad avere la sensazione che non ci fossi. Amavo il modo in cui ero diventato un nulla, un nessuno, un'assenza. Quell'anno fu terribile. Ero circondato dal nulla, dal vuoto. Avevo perso tutti i contatti con il mondo. Se qualcuno mi ricordava di fare un bagno, lo facevo per ore. Poi dovevano bussare alla porta e dirmi: "Adesso esci dal bagno. Ti sei lavato quanto basta per un mese! Esci". Se mi ricordavano di mangiare, mangiavo; altrimenti passavo giorni senza toccare cibo. Non che stessi digiunando; non pensavo minimamente a mangiare o a digiunare. La mia unica preoccupazione era di andare sempre più in profondità dentro me stesso. E la soglia era tanto magnetica, l'attrazione così forte simile a ciò che i fisici chiamano un buco nero. (...)

Da pag. 84:
"Mi ricordo quel giorno fatidico... Ho cercato per molte vite, ho lavorato su di me, ho lottato, ho fatto tutto quanto era possibile e non è mai successo nulla. Ora capisco perché non accadeva nulla: lo sforzo era l'ostacolo, la sete di ricerca era l'ostacolo. È vero che non ci si può realizzare senza cercare, la ricerca è necessaria; ma arriva un momento in cui la ricerca deve essere lasciata cadere. La barca necessarie per attraversare il fiume, ma poi arriva un momento in cui devi scenderne, dimenticartene, lasciarti alle spalle quella barca.

Lo sforzo è necessario: senza sforzo nulla è possibile, e allo stesso tempo, con uno sforzo non s'ottiene nulla. Esattamente sette giorni prima del 21 marzo 1953, smisi di lavorare su di me: arriva un momento in cui si vede la totale inutilità dello sforzo. Hai fatto tutto quello che potevi fare, e non è successo nulla. Hai fatto quanto è umanamente possibile, che cos'altro potresti fare? La speranza viene meno e si abbandona ogni ricerca: il giorno in cui misi di cercare, il giorno in cui non aspettai più l'accadere di qualcosa, qualcosa iniziò ad accadere. (...)

il giorno in cui smisi di sforzarmi, anch'io mi fermai: infatti, non si può esistere senza sforzo, né si può esistere senza desiderio o senza lotta. Il fenomeno del'ego, del sé, non è un oggetto, bensì un processo. Non è la sostanza che si trova dentro di te: la devi generare in ogni istante. E' simile all'azione del pedalare: se pedali, la bicicletta continua ad andare; se non lo fai, si ferma. Potrebbe proseguire per un po', a causa della forza d'inerzia, ma quando smetti di pedalare, di fatto la bicicletta inizia a fermarsi: non ha più energia, non ha più la forza di andare oltre. È inevitabile che si fermi e cada a terra. L'ego esiste perché noi continuiamo a pedalare sul desiderio, perché continuiamo a lottare per ottenere qualcosa, perché continuiamo a proiettarci in avanti. Il fenomeno del'ego è proprio questo: proiettarsi in avanti, nel futuro, oppure nel passato. Proiettarsi in ciò che non esiste, crea l'ego.

E poiché questo fenomeno scaturisce da qualcosa che non è esistenziale, è simile a un miraggio. E' formato unicamente da desideri; è soltanto una sete e null'altro. L'ego non è nel presente, e nel futuro. Se vivi nel futuro, l'ego sembra estremamente concreto. Se sei nel presente, l'ego è un miraggio... Inizia scomparire.(...) Ero in uno stato catatonico: verso le otto andai a dormire. (..) Fu un sonno stranissimo, il corpo era addormentato, io ero sveglio. verso mezzanotte gli occhi si aprirono all'improvviso. Non li aprii io, il sonno fu rotto da qualcos'altro. Intorno a me, nella stanza, sentii una presenza imponente. La stanza era piccolissima. Sentii tutt'intorno a me una pulsazione di vita, una vibrazione assordante, simile all'uragano: una tempesta incredibile di luce, gioia ed estasi. Ero sommerso: era tanto reale che ogni altra cosa divenne irreale. I muri della stanza divennero irreali, la casa divenne irreale, il mio stesso corpo divenne irreale.

Ogni cosa era irreale perché ora, per la prima volta, la realtà era presente. (...) quella notte un'altra realtà aprì la sua porta, un'altra dimensione divenne disponibile. All'improvviso era presente, quella realtà "altra", una realtà separata: la realtà vera, o in qualsiasi modo tu voglia chiamarla. Chiamala Dio, verità, Dhamma, Tao, o come meglio preferisci. Era senza nome. Ma era presente,così opaca, così trasparente, e tuttavia tanto evidente che chiunque avrebbe potuto toccarla. Nella stanza mi stava soffocando: era troppo intensa e io ero incapace di assorbirla. Sorse in me il bisogno spasmodico di precipitarmi fuori da quella stanza, uscire sotto il cielo. Se fossi rimastopochi minuti ancora, sarei soffocato. Così mi sembrava. Corsi fuori, uscii all'aperto. Sentivo la necessità di essere semplicemente sotto il cielo, con le stelle, con gli alberi, con la terra, essere con la natura. (...) mi incamminai verso il giardino più vicino. Era una camminata totalmente diversa, come se la forza di gravità fosse scomparsa. Camminavo, o correvo, o semplicemente volavo; Era difficile decidere.

La gravità era assente. Mi sentivo senza peso, come se una forza mi trasportasse: ero nelle mani di un'altra energia. Per la prima volta non ero solo, per la prima volta non ero più in individuo, per la prima volta la goccia era caduta nell'oceano; ora l'intero oceano era mio, io ero l'oceano. Non c'erano più limiti. Un potere tremendo sorse dentro di me, come se avessi potuto fare qualsiasi cosa, in qualunque situazione... Io non ero presente, esisteva solo quel potere. (...) ero rilassato, mi lasciavo andare. Non ero presente. Lui era lì-chiamatelo Dio-Dio era presente. Preferirei chiamarloLui, perché Dio è una parola troppo umana, ed è stata logorata dall'abuso, troppe persone l'hanno inquinata: cristiani, indù, musulmani, preti e politici, tutti hanno fatto di tutto per corrompere la bellezza di questa parola, perciò lasciate che lo chiamiLui. Lui era presente, e io ero semplicemente trasportato.. trasportato da un'onda.

Quando entrai nel parco, ogni cosa divenne luminosa. Ovunque era benedizione, beatitudine. Per la prima volta potei vedere gli alberi.. il loro verde, la loro vita, la loro linfa scorrere. (...) Quando tornai a casa, erano le quattro del mattino, per cui, secondo l'orologio, era rimasto là perlomeno tre ore; ma fu un'infinità. Non aveva nulla a che vedere con l'orologio, era senza tempo. Quelle tre ore divennero un'eternità, senza fine. Non c'era tempo, non esisteva lo scorrere del tempo. Era la realtà vergine, incorrotta, intatta, incommensurabile."

http://lampidiluce.blogspot.com/2012/04/lilluminazione-di-osho.html
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Una Vertigine Chiamata Vita
Autobiografia di un mistico spiritualmente scorretto
€ 10,50

IL SAPIENTE NON SI CURA DELLA SOFFERENZA E DELLA POVERTA’. GIORDANO BRUNO PARLA DI SE’.

«Venni, tra gli altri io, attratto dal desiderio di visitare la casa della sapienza, ardente di contemplare codesto Palladio, onde non mi vergogno d'aver sopportato la povertà, la malevolenza e l'odio dei miei, le esacrazioni, le ingratitudini di coloro ai quali volli giovare e giovai, gli effetti d'un'estrema barbarie e d'un'avarizia sordidissima; [...]. Per il che non mi duole d'esser incorso in fatiche, dolori, esilio: ché faticando profittai, soffrendo feci esperienza, vivendo esule imparai: ché trovai in breve fatica lunga quiete, in leggera sofferenza gaudio immenso, in un angusto esilio una patria grandissima».
Oratio valedictoria, in Opere latine

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giovedì 14 febbraio 2019

HANNO UCCISO OSHO, OSHO E' VIVO

Osho venne sottoposto a «una serie di procedimenti illegali», e tenuto in stato di arresto per molti giorni in più rispetto a quella che sarebbe stata la normale procedura, senza che i suoi avvocati fossero avvisati dell’arresto. Venne trasferito in 12 giorni prigioni diverse, «senza motivo e senza una regolare procedura». In un carcere fu registrato col falso nome di David Washington: perché?

Fu tradotto in un penitenziario di contea e non nel carcere federale, dove per giunta rimase 4 notti anziché una, come previsto in genere per i prigionieri in transito. Leggendo la sua biografia, e il libro che alcuni suoi discepoli hanno scritto sulla sua morte, saltano agli occhi poi alcune cose.

Anzitutto la testimonianza di un detenuto in carcere per omicidio, Jonh Wayne Hearu, che al processo dichiarò di essere stato avvicinato per gettare una bomba sulla comunità di Osho.
Furono addirittura insabbiate le testimonianze di alcuni agenti federali, che dichiararono che stavano indagando su un’altra bomba, destinata non alla comunità di Osho ma al carcere nel quale il leader spirituale era stato tradotto. Gli uomini dell’Fbi fecero capire che si trattava di «telefonate partite da centri istituzionali», ma «l’inchiesta su questa vicenda venne insabbiata e il funzionario che stava indagando venne trasferito».


Il giorno dell’arresto, continua Franceschetti, erano pronti centinaia di militari che avevano circondato la comunità di Osho.

Erano «in assetto da guerra e con elicotteri da combattimento».

Il leader spirituale però «fu avvertito della cosa e quel giorno si fece trovare a casa di una sua seguace, dove si consegnò pacificamente».

Per giunta, da giorni, i suoi legali chiedevano notizie circa l’eventuale possibile arresto di Osho «il quale, nell’eventualità, voleva consegnarsi spontanemente».

Le autorità americane rassicuravano gli avvocati, ripetendo che non dovevano temere nulla. Eppure, «l’arresto fu effettuato a sorpresa e con la preparazione di un vero esercito».


Motivo? «A mio parere – dice Franceschetti – avevano preparato una strage, che fu sventata dall’allontanamento di Osho dalla comunità». Probabilmente, «per il governo la cosa migliore sarebbe stato provocare un incidente per poter uccidere Osho direttamente il giorno dell’arresto».

Giornali e televisione, che avevano sempre creato problemi alla comunità dipingendola come un covo di satanisti orgiastici, avrebbero liquidato l’eventuale Discepoli di Osho a Raineeshpurammassacro come l’inevitabile esito di un atto di ribellione da parte di fanatici fondamentalisti, una rivolta «repressa con le armi dall’eroico esercito americano».

Altro fatto inspiegabile: Osho disse di essere stato in carcere per 11 giorni, quando invece i giorni erano stati 12. «In altre parole, per un giorno Osho perse la memoria. Non fu mai chiarito il perché e il come». Resta il fatto che al guru fu riscontrato un avvelenamento da tallioche lo portò alla morte in pochi anni.

«Nei giorni successivi all’arresto, Osho fu trattenuto in carcere più del dovuto perché doveva prepararsi l’avvelenamento da tallio», che avvenne probabilmente «spargendo la sostanza nel letto dove Osho dormì». Era solito dormire su un fianco, e la parte del corpo che risultò agli esami maggiormente contaminata era proprio quella dove Osho aveva dormito. Una morte così sospetta, da mettere in allarme politici e intellettuali anche in Italia, firmatari di una denuncia scritta. Tra questi Lorenzo Strik Lievers, Luigi Manconi, Marco Taradash, Michele Serra, Giorgio Gaber, Lidia Ravera, Giovanna Melandri, Gabriele La Porta. «Il quadro dei fatti è impressionante», scrissero, «e gravissimi sono gli interrogativi che ne escono».

Per cui, «se coloro cui spetta non vorranno o non sapranno dare risposte persuasive, saranno essi a legittimare come fondata la denuncia dei discepoli di Osho». I firmatari chiesero l’apertura di un’inchiesta internazionale, per «far luce su questa pagina oscura», e per sapere «se, ancora una volta nella storia, il “diverso” sia stato prima demonizzato e poi eliminato nell’indifferenza generale».

Perché fu ucciso, Osho Rajneesh?
I suoi allievi accusarono «i fondamentalisti cristiani, che vedono Satana in tutto ciò che non è cristiano». Secondo Franceschetti, erano completamente fuori strada. Tanto per cominciare, «Bush padre, come il figlio e come Reagan (presidente al tempo dell’arresto di Osho) non sono cristiani nel senso “cristiano” del termine». Il cristiano vero «dovrebbe essere tollerante e amorevole verso tutti, e non dovrebbe per nessun motivo uccidere».

Loro? «Sono cristiani nel senso “rosacrociano”; fanno parte cioè di quel ramo dei Rosacroce deviato, l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro», e quando parlano di Dio e di Cristo «intendono questi termini in senso esattamente opposto al senso cristiano: non a caso in nome di Dio scatenano guerre uccidendo milioni di persone».

Bush ha spesso ha ripetuto che “Dio è con lui”. Già, ma «il Dio in nome del quale scatenano la guerra è il loro dio, Horus, non il Dio dei cristiani». Bush quindi «non è un cristiano», mentre Reagan e BushOsho «è più cristiano di molti “cattolici”, in quanto seguiva alla lettera i principi di amore e tolleranza che sono scritti nei 4 Vangeli».

Franceschetti indaga il profilo spirituale del crimine e la sua traduzione politica: «La comprensione e l’interiorizzazione dei principi su cui si basa la filosofia di Osho è idonea a scardinare proprio quei capisaldi su cui la massoneria rosacrociana basa la sua forza: ovvero il concetto della morte e il concetto del denaro».

Di fatto, con i suoi scritti, «Osho incita a non temere la morte, e a viverla come uno stato di passaggio, in cui addirittura si vivrà meglio che nel corpo fisico».

Quanto ai soldi, «nonostante girasse in Rolls Royce, non era attaccato al denaro: da giovane insegnava all’università ma rifiutò una promozione perché, disse, non voleva regalare ancora più soldi allo Stato con le tasse». Non si preoccupò mai del denaro, «perché sosteneva che nell’universo arriva sempre esattamente ciò di cui hai bisogno, nel momento giusto».

Le Rolls Royce?
«Arrivarono perché la sua comunità attirava anche gente ricca, e ciascuno metteva in comune ciò che aveva: gli avvocati gestivano gratis i problemi della comunità, i muratori costruivano, i medici curavano, i docenti di varie discipline insegnavano e, ovviamente, chi aveva soldi, donava soldi».

Secondo Osho, «il denaro e il lusso sono un mezzo come un altro, possono esserci o meno, ma non devono intaccare la serenità interiore, che invece si acquista con altri mezzi». Insegnava ad amare la vita, ma non ne era attaccato. Lo dimostrano le testimonianze dei seguaci che raccontano la sua ultima notte: rifiutò l’assistenza del medico personale.

«E’ il momento che me ne vada», disse. «Inutile forzare ancora le cose. Ormai soffro troppo, in questo corpo».

Per Franceschetti, dunque, «Osho faceva paura perché il sistema massonico in cui viviamo si basa su due fondamenti, la paura della morte e la paura della perdita economica».

Senza queste paure, il potere, che vive di minacce dirette o indirette (se ti opponi perderai il lavoro, perderai la vita, perderai l’onore perché ti infagheremo) non potrebbe resistere.

Senza la paura della morte (tua e dei tuoi cari) svanisce anche il ricatto familiare che si riassume nella frase: non ti opporre al sistema, se tieni alla tua famiglia.
A questo sistema la comunità Franceschetti di Osho contrapponeva un modello alternativo, basato sul mutuo aiuto: baratto e libero scambio di beni e competenze quotidiane, senza mercificazione.

«Anche dal punto di vista religioso, Osho poteva far paura», conclude Franceschetti. «Non ha fondato una sua religione, né si ispirava ad una religione particolare. Nei suoi libri e nei suoi discorsi utilizzava il Vangelo quando parlava a persone cattoliche, i Sutra buddisti quando parlava a buddisti, i Veda indiani quando parlava a induisti, e attingeva da fonti ebraiche, sufi e chassidiche».

Tra i tanti libri, scrisse anche “Le lacrime della Rosa mistica”, quella a cui si ispirano i Rosacroce. «Si possono leggere i suoi scritti, quindi, pur restando buddisti, cristiani, o ebrei. Ma dava una lettura dei testi sacri più moderna e al passo coi tempi, il che poteva far paura a coloro che ancora ragionano con schemi che risalgono a migliaia di anni fa, e che usano la religione come uno strumento per tenere sotto controllo le menti degli adepti».
Osho, in altre parole, «fu ucciso per lo stesso motivo per cui furono uccisi altri leader spirituali famosi, come Gandhi e Martin Luther King».

Soprattutto, «fu ucciso per la stessa ragione per cui vengono uccisi tutti quelli che si ribellano al sistema denunciandolo fin nelle fondamenta, dai cantanti, agli scrittori, ai registi, ai magistrati, ai giornalisti».

Il potere aveva ragione di temerlo: «La diffusione delle idee di Osho poteva contribuire a scardinare il sistema».

Se non altro, il suo pensiero non è andato perduto: lo testimonia la continua ristampa dei suoi libri, sempre più diffusi. «Per certi versi, Osho è più vivo che mai».

Fonte: http://www.libreidee.org/2015/05/insegnava-a-non-avere-paura-per-questo-osho-fu-ucciso/

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lunedì 11 febbraio 2019

Quaderni di Lanzarote




JOSÉ SARAMAGO
Dal libro "Quaderni di Lanzarote"

"Il piacere profondo, ineffabile, che è camminare in questi campi deserti e spazzati dal vento, risalire un pendio difficile e guardare dall’alto il paesaggio nero, scorticato, togliersi la camicia per sentire direttamente sulla pelle l’agitarsi furioso dell’aria, e poi capire che non si può fare nient’altro, l’erba secca, rasente al suolo, freme, le nuvole sfiorano per un attimo le cime dei monti e si allontanano verso il mare, e lo spirito entra in una specie di trance, cresce, si dilata, manca poco che scoppi di felicità. Che altro resta, allora, se non piangere?»


José Saramago ha vissuto gli ultimi 18 anni della sua vita a Lanzarote.
C'era un profondo legame tra lui e l'isola.
Adesso la sua casa è trasformata in Museo,
quella che lui definì "Una casa fatta di libri".




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ABBI CURA DI ME

























"Adesso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Più che perle di saggezza sono sassi di miniera
Che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera
Non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso
Anche in un chicco di grano si nasconde l’universo
Perché la natura è un libro di parole misteriose
Dove niente è più grande delle piccole cose
È il fiore tra l’asfalto lo spettacolo del firmamento
È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento
È la legna che brucia che scalda e torna cenere
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
Perché tutto è un miracolo tutto quello che vedi
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrò paura di cadere
Che siamo in equilibrio
Sulla parola insieme
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore
Tu non cercare la felicità semmai proteggila
È solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima
È una manciata di semi che lasci alle spalle
Come crisalidi che diventeranno farfalle
Ognuno combatte la propria battaglia
Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso
Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarà pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
Abbi cura di me qualunque strada sceglierai, amore
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Che tutto è così fragile
Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino
Perché mi trema la voce come se fossi un bambino
Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andare.
Abbi cura di me."


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domenica 10 febbraio 2019

I due poli

Nel corpo umano vi è un magnete unico, accumulatore del fuoco creativo, che si sviluppa lungo l'asse verticale in un dipolo energetico. Il polo superiore è il corpo mercuriale, o più precisamente il suo nucleo, l'uomo storico, pulsante nel cervello in corrispondenza della ghiandola pineale. Il punto chiamato dagli antichi caldei Ashìn, lo specchio celeste.
Il polo inferiore è il centro sessuale che ha la sua sede nella regione sacro/lombare.
Questi poli sono idealmente le due estremità della bacchetta o verga magica del mago (la colonna vertebrale) e tra di essi vi è un significativo e vitale interscambio di energia. Il barometro di questo interscambio è il pensiero.
Più produttivo è il polo inferiore, più esso lega le sue energie con l'esterno e meno energia viene consegnata alla funzione del pensiero. E, viceversa, più radicalmente viene negato il deflusso di energia sessuale verso l'esterno, maggiore è il beneficio che ha il potere del pensiero e maggiori sono le possibilità di sviluppo del corpo mercuriale.
Il centro sessuale "insegue" l'immortalità per mezzo della propagazione nella progenie.
L'uomo storico "insegue" il suo risveglio cercando di pervenire ad una immortalità conscia. E questo scopo richiede delle enormi energie che sono immagazzinate nel centro sessuale. Dal momento che i due poli sono in relazione reciproca l'uno con l'altro, il raggiungimento di questo scopo implica una vita temporaneamente e intelligentemente casta: il polo superiore si può risvegliare solo se il polo inferiore gli presta la sua energia. Ecco perchè non si può avere successo nell'ascesi se non si ha il controllo assoluto del desiderio sessuale.
Difatti l'uomo naturale vive all'esterno, cioè vede il mondo attraverso il velo dei propri desideri e delle proprie passioni; ma l'uomo spirituale vive all'interno, cioè vede il mondo senza desideri, con gli occhi dello spirito.
Tratto da:
I due poli
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mercoledì 6 febbraio 2019

EVITA LE CREDENZE, RIFIUTA LE FEDI...

“...Il mezzo più sicuro per rifiutare la verità è credere in determinati sistemi di credenze. Invece di cercare e esplorare, invece di fare delle domande, tu сi credi. Avere una credenza significa che tu l’ hai presa in prestito, l’hai presa dagli altri, e anche loro l’avevano preso in prestito, eccetera.
La fede significa che non hai una tua esperienza, e finché l’esperienza non è tua, non è la verità.


Un cristiano, un musulmano, un buddista – tutti loro pensano di sapere perché l’avevano letto nei libri sacri e avevano ascoltato le parole dei loro sacerdoti.
La verità rende liberi, questo è vero, ma deve essere tua, solo allora ti renderà libero. Se la verità appartiene a qualcun altro, crea nuove catene; anche dorate e con le pietre preziose incastonate... è difficile volersene liberare, perché non ci pensi alle catene, ci pensi in termini di gioielli.
Le credenze sono le catene, non sono i gioielli.
Non vi propongo di diventare i non credenti, perché sarebbe una credenza negativa... sono le due facce della stessa moneta.

Non essere teista e non essere ateista. Un vero ricercatore resta agnostico, resta aperto evitando di trarre delle conclusioni. Lui dice: “So solo di non sapere nulla”, e resta aperto. Nel momento in cui arrivi ad una conclusione, smetti di essere aperto alla verità; le conclusioni ti chiudono. I tuoi occhi non sono più vuoti, non sono più puliti, non sono simili ad uno specchio; non rifletteranno ciò che è, ma altereranno tutto a secondo della tua fede.

Per questo un induista che vive un’esperienza di Dio, vede Krishna con il suo flauto. Un cristiano non vede mai Krishna, e questo è strano, vede sempre Cristo in croce; e l’induista non lo vede. Com’è strano!
Un buddista non vedrà mai Maometto o Mosè. Tutti loro vedranno i simboli delle loro fedi. E’ molto semplice: vedi ciò che proietta la tua mente.

Evita le credenze, rifiuta le fedi, che siano cattoliche o comuniste. Evita tutte le fedi. Sii pulito e vuoto.

E’ questo il significato della meditazione: lo stato di silenzio, senza pregiudizi, senza credenze. Allora sei molto vicino alla verità che all’improvviso esplode in te, e la sua esplosione è una tale benedizione che non puoi immaginare a meno che tu non la viva.
Questo stato è inesprimibile ma può essere vissuto.”

http://www.aum.news/psikhologiya/2092-izbegay-verovaniy

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sabato 2 febbraio 2019

Ogni cosa è un dono. Dagli valore

“Sei single e ti manca un partner.
Sei in coppia e ti manca la libertà.
Lavori e ti manca il tempo.
Hai troppo tempo libero e vorresti lavorare.
Sei giovane e vuoi crescere per fare le cose degli adulti.
Sei adulto e vorresti fare le cose dei giovani.
Sei nella tua città ma vorresti vivere altrove.
Sei altrove ma vorresti tornare nella tua città.
Forse è tempo di smettere col guardare sempre a ciò che ci manca e iniziare a vivere nel presente, apprezzando davvero quello che abbiamo.
Goditi il profumo della tua casa prima di aprire la porta ed uscire a cercare i profumi del mondo.
Perchè niente è scontato, e ogni cosa è un dono. Dagli valore.”
(Oscar Travino - Sette secondi)
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