lunedì 29 ottobre 2018

ESISTE UNA SOLA MEDITAZIONE: OSSERVARE.

Non il "tenere calma la mente", ma l'assenza della mente.
Anche se non sai bene se i vari maestri hanno ragione o torto, se la tua base è solida e genuina i veleni delle dottrine sbagliate non potranno nuocerti, compreso il "tenere calma la mente" e "il dimenticarsi le preoccupazioni". Se ti "dimentichi le preoccupazioni" e "tieni calma la mente" per tutto il tempo, senza fare a pezzi la mente 'della nascita e della morte', allora l'influenza illusoria di forma, sensazione, percezione, volizione e consapevolezza avrà il sopravvento, e inevitabilmente dividerai il vuoto in due. Lasciati andare e diventa vasto, ampio.
Quando sorgono improvvisamente delle vecchie abitudini, non usare la mente per reprimerle. In un momento del genere, è come mettere un fiocco di neve su di un fornello caldo. Per chi ha un occhio attento e un po' d'esperienza, basterà un salto per uscirne fuori e liberarsene.
Solo allora comprenderanno le parole del pigro Yong: proprio quando si usa la mente, non c'è attività mentale. Parole oblique macchiate da nomi e forme, parole dirette senza complicazioni. Senza la mente ma in funzione, sempre in funzione ma non-esistente: l'assenza di mente di cui parlo non è separata dall'avere la mente. Queste non sono parole per ingannare qualcuno.

Per molto tempo c'è stato un fraintendimento tra queste due cose: tenere calma la mente e assenza della mente. Molte persone hanno pensato che fossero sinonimi. Sembrano essere sinonimi, ma in realtà sono quanto più distanti possibile, e non c'è modo di trovare un collegamento tra le due.

Quindi come prima cosa cerchiamo di chiarire il significato di queste due parole, perché tutto il sutra di Ta Hui stasera ha a che fare con la comprensione di questa differenza.

La differenza è molto sottile. Un uomo che tiene calma la mente e un uomo che non ha mente dall'esterno appariranno del tutto identici, perché anche l'uomo che tiene calma la mente è silenzioso. Al di sotto del silenzio di quest'ultimo c'è un grande caos, ma lui non permette che venga alla superficie. Ha grande controllo.

L'uomo senza mente, colui che vive nell'assenza della mente, non ha nulla da controllare. È puro silenzio senza repressioni, senza discipline, è un cielo puro e vuoto.

La superficie può ingannare facilmente. Bisogna essere molto vigili riguardo alle apparenze, perché dall'esterno i due appaiono identici: entrambi sono silenziosi. Il problema non sarebbe sorto se la mente calma non fosse così facile da raggiungere. È facilissima da ottenere, mentre l'assenza della mente non è così facile. Non è a buon mercato, è il tesoro più grande che ci sia al mondo.

La mente può giocare il gioco di essere calma e silenziosa; può giocare il gioco di essere senza pensieri e senza emozioni, ma la verità è che essi sono repressi, ma molto vitali, pronti a saltar fuori in ogni momento. Le cosiddette religioni e i loro santi sono caduti nell'errore di fermare la mente. Se continui a stare seduto in silenzio, cercando di controllare i tuoi pensieri, bloccando le tue emozioni, non permettendo dentro di te alcun movimento, a poco a poco tutto ciò diventa abitudine. Questa è la più grande illusione che tu possa creare per te stesso, perché ogni cosa è identica, non è cambiato nulla, ma apparentemente hai subito una trasformazione.

Lo stato di non-mente o assenza della mente è proprio l'opposto del calmare la mente: è andare al di là della mente. Vuol dire creare una tale distanza tra te e la mente che quest'ultima diventa come la stella più lontana - a milioni di anni luce - e tu sei solo l'osservatore. Quando la mente viene calmata, sei il controllore. Quando la mente non c'è, sei l'osservatore. Questo è il criterio di distinzione.

Quando controlli qualcosa sei in tensione; non puoi essere libero dalle tensioni, perché ciò che viene controllato cerca sempre di ribellarsi contro di te, ciò che è schiavo vuole la libertà. Prima o poi la tua mente esploderà nella sua vendetta.

Una storia che ho amato molto....

In un villaggio c'era un uomo molto aggressivo e pieno di rabbia, così violento da arrivare ad uccidere sua moglie, e per un motivo banale. Tutto il villaggio aveva paura di quest'uomo, perché non conosceva altro argomento se non la violenza.

Il giorno in cui aveva assassinato sua moglie gettandola in un pozzo, stava passando di là un monaco gianista. Si radunò una folla, e il monaco disse: "Questa mente colma di rabbia e di violenza ti porterà all'inferno".

L'uomo allora replicò: "Vorrei essere silenzioso come te, ma che posso fare? Non so nulla. Quando la rabbia mi prende, arrivo quasi a perdere coscienza, e ora ho ammazzato la mia amata moglie".

Il monaco gianista disse: "L'unico modo per calmare questa mente colma di rabbia, di furia e di violenza, è quello di rinunciare al mondo". Il giainismo è una religione di rinuncia, e la rinuncia suprema comprende persino i vestiti. Il monaco giainista vive nudo, perché non gli è permesso nemmeno di possedere un vestito.

L'uomo era un tipo molto arrogante, e questa per lui divenne una sfida. Di fronte a tutti gettò i suoi vestiti nel pozzo insieme alla moglie. Il villaggio intero non poteva crederci; persino il monaco giainista si spaventò un po' e disse: "Ma sei matto o cosa?" L'uomo si gettò ai suoi piedi e disse: "Per te forse ci sono voluti decenni per arrivare allo stadio della rinuncia; io rinuncio al mondo, rinuncio a tutto. Sono tuo discepolo, dammi l'iniziazione".

Si chiamava Shantinath, e shanti vuol dire "pace." Accade spesso... se vedi una donna brutta, è molto probabile che si chiami Sunderbhai, che vuol dire "donna bella". In India la gente ha strane idee... chiamano un cieco Nayan Sukh. Nayan Sukh vuol dire "uno che ricava grande piacere dagli occhi".

Il monaco giainista disse: "Hai un bel nome. Non lo cambierò; lo conserverò, ma d'ora in poi devi ricordare che la pace deve essere la tua reale vibrazione".
L'uomo si sottopose alla disciplina, calmò la sua mente, digiunò a lungo, si torturò, e in breve divenne più famoso del suo maestro. Le persone piene di rabbia, arroganti, egoiste, possono fare cose che per le persone tranquille richiedono molto tempo. Divenne famoso, e migliaia di persone andavano da lui solo per toccargli i piedi.

Dopo vent'anni si trovava nella capitale. Un uomo del suo villaggio era venuto per un qualche motivo, e gli venne in mente: "Sarà una bella cosa vedere la trasformazione accaduta a Shantinath. Si sono sentite tante storie: che è diventato un uomo completamente diverso, che il suo vecchio essere è scomparso, e che in lui è nato un nuovo e fresco essere, che è veramente diventato pace, silenzio e tranquillità".

Quindi l'uomo del villaggio si recò da lui con grande rispetto, ma quando vide Muni Shantinath, quando osservò il suo volto, i suoi occhi, non riuscì a credere che fosse accaduto un cambiamento. Non vedeva assolutamente la grazia che si irradia sempre da una mente silenziosa. Quegli occhi erano ancora egoisti, anzi erano diventati egoisti in un modo più acuto. La presenza dell'uomo era ancora più brutta di prima.
Ciò nonostante, l'uomo gli si avvicinò. Shantinath lo riconobbe - era un vicino di una volta - ma ora riconoscerlo sarebbe stato al di sotto della sua dignità. L'altro vide bene che Shantinath l'aveva riconosciuto, e che fingeva di no. Pensò: "Ecco una cosa molto significativa". Si avvicinò ancora di più a Shantinath e chiese: "Posso farti una domanda? Qual è il tuo nome?"
Naturalmente in Shantinath nacque una grande rabbia, perché sapeva che quest'uomo conosceva perfettamente il suo nome. Tuttavia riuscì a mantenere il controllo, e disse: "Mi chiamo Muni Shantinath".
L'altro replicò: "È un bel nome, ma io ho una pessima memoria, puoi ripeterlo? Ho dimenticato... cosa hai detto?"
Adesso era troppo. Muni Shantinath era solito portare con sé un bastone. Prese in mano il bastone... si dimenticò di tutto - vent'anni di controllo della mente - e disse: "Chiedilo di nuovo e ti farò vedere io chi sono. Ti sei dimenticato? Ho ucciso mia moglie, sono lo stesso uomo".

Solo allora si accorse dell'accaduto...

Comprese come in un singolo istante d'inconsapevolezza avesse gettato nella spazzatura vent'anni della sua vita: non era cambiato per nulla. Milioni di persone percepivano in lui un grande silenzio... Sì, era diventato molto controllato, riusciva a reprimersi, e tutto questo aveva dato dei frutti: un grande rispetto - anche se non aveva le qualità per ottenere quel rispetto - e tanti onori, per cui persino dei re andavano a toccargli i piedi.

I tuoi cosiddetti santi sono solo animali controllati. La mente non è altro che una lunga eredità di tutto il tuo passato animale. Puoi controllarlo, ma la mente controllata non è la mente risvegliata.

Il meccanismo per controllare, reprimere e disciplinare, viene insegnato da tutte le religioni, e a causa di questo insegnamento erroneo, l'umanità non è progredita nemmeno di un millimetro, è rimasta allo stato di barbarie. In qualsiasi momento la gente può cominciare ad ammazzarsi a vicenda. Non ci vuole neanche un istante perché si perdano, dimenticando completamente di essere uomini, umani, che ci si aspetta da loro qualcosa di meglio, qualcosa di più. Solo pochissime persone sono riuscite ad evitare questo errore del controllo della mente credendo di aver ottenuto l'assenza della mente.
Raggiungere l'assenza della mente richiede un processo completamente diverso: lo chiamo alchimia suprema. Consiste solo di un elemento: l'osservare.

Gautama Buddha sta passando per una città quando una mosca si posa sulla sua fronte. Lui sta parlando con il suo discepolo, Ananda, e continua a parlare mentre muove la mano per scacciare la mosca. Poi improvvisamente si accorge che il movimento della sua mano è stato inconsapevole, meccanico. Dato che stava parlando con Ananda in modo consapevole, la mano ha scacciato la mosca in modo meccanico. Si ferma, e anche se adesso la mosca non c'è più, muove di nuovo la mano con consapevolezza.
Ananda dice: "Ma che fai? La mosca non c'è più...."
Gautama Buddha replica: "La mosca se ne è andata... ma io ho commesso un peccato, perché l'ho fatto con inconsapevolezza".

Solo Gautama Buddha usa la parola "peccato" nel suo giusto significato. Essa deriva da una radice che vuol dire dimenticanza, inconsapevolezza, mancanza di osservazione, fare le cose in modo meccanico, e la nostra vita è quasi del tutto meccanica. Dalla mattina alla sera, in continuazione, ci muoviamo come dei robot.

Un uomo che vuole entrare nel mondo dell'assenza della mente deve imparare solo una cosa: un solo passo e il viaggio è finito. Quell'unico passo è quello di fare tutto con la qualità dell'osservare. Muovi la mano e osservi; apri gli occhi e osservi; cammini, fai i tuoi passi in modo vigile, consapevole; mangi, bevi, ma non permetti mai che la meccanicità prenda il sopravvento. Questo è l'unico segreto alchemico della trasformazione.
Un uomo che può fare tutto con piena consapevolezza diventa un fenomeno luminoso. È solo luce, e la sua vita è piena di fragranza e di fiori. L'uomo meccanico vive in buchi oscuri, sporchi. Non conosce il mondo della luce; è come un cieco. L'uomo che osserva è veramente un uomo che ha gli occhi.

Ta Hui sta a poco a poco penetrando nei segreti più profondi della trasformazione interiore. Afferma:
"Anche se non hai appreso se i vari maestri hanno ragione o torto, avendo una base solida e genuina, i veleni delle dottrine sbagliate non potranno nuocerti.
Sta dicendo che non serve pensare dove esiste il torto e chi ha ragione. Ci sono migliaia di dottrine, centinaia di filosofie, e se continui a cercare la verità nelle loro parole, ti perderai in una giungla senza poter ritrovare il sentiero. Tutto ciò che puoi fare è di trovare una base solida dentro di te.

Comprendi il "tener calma la mente" e "il dimenticarsi le preoccupazioni". Se ti "dimentichi le preoccupazioni" e "tieni calma la mente" per tutto il tempo, senza fare a pezzi la mente 'della nascita e della morte', allora l'influenza illusoria di forma, sensazione, percezione, volizione e consapevolezza avrà il sopravvento, e inevitabilmente dividerai il vuoto in due.

Lasciati andare e diventa vasto, ampio....

Non è un problema il tenerti separato dall'esistenza grazie al controllo; è una questione di lasciarti andare e diventare vasto, vasto come l'esistenza. Nell'osservare diventi infinito: questa è l'unica cosa che non ha limiti.

Dai un'occhiata al tuo osservare, al tuo testimoniare: è illimitato. Non c'è inizio né fine... è privo di forma.

Questa calma assoluta della mente è esattamente la non-mente o assenza di mente. Non è controllo, né disciplina; non è che metti tutta la pressione sulla tua mente e la mantieni silenziosa. No, semplicemente non c'è. In casa non c'è nessuno, nessuno che controlli e nessuno che viene controllato. Tutte le idee di controllo sono svanite nella pura osservazione. Questo osservare si va espandendo. Dopo averne avuto almeno un piccolo assaggio, continua a espandersi fino ai confini dell'universo.


Lasciati andare e diventa vasto, ampio. Quando sorgono improvvisamente delle vecchie abitudini, non usare la mente per reprimerle. In un momento del genere, è come mettere un fiocco di neve su di un fornello caldo.

Ta-Hui ti sta ricordando che quando sei sul sentiero dell'osservazione, a volte le vecchie abitudini possono ripresentarsi. Ma non ti preoccupare; sono come fiocchi di neve su di un fornello caldo: svaniranno da sole. Tu osserva. Non preoccuparti, non lasciare che ti sconvolgano.

A volte ci sarà rabbia, altre volte sarai ambizioso, ma non potranno disturbare la tua osservazione. Arriveranno e se ne andranno senza lasciare traccia sulla superficie pura del tuo specchio. Devi ricordare solo una cosa: non metterti a lottare con loro, non cercare di spezzarle, distruggerle, eliminarle. Per la mente è del tutto naturale, quando c'è qualcosa che non va, di saltarci sopra e di distruggerla. Questa è l'unica cosa di cui essere consapevoli, perché è questo che non permette mai di andare oltre la mente. Le vecchie abitudini compariranno di nuovo, e le vecchie abitudini sono vecchie di molte e molte vite. La tua consapevolezza è nuova e fresca; la tua meccanicità è antica, quindi è naturale che a volte torni.

Qualcuno ti insulta; non c'è bisogno di arrabbiarsi, ma improvvisamente nasce la rabbia. Non è uno sforzo, è una vecchia abitudine, una reazione vecchia. Non cercare di contrastarla, o di sorridere per nasconderla. Osservala, e la vedrai arrivare e andare via...Come un fiocco di neve su di un fornello caldo.

Per chi ha un occhio attento e un po' d'esperienza, basterà un salto per uscirne fuori e liberarsene. Solo allora comprenderanno le parole del pigro Yong: proprio quando si usa la mente, non c'è attività mentale.

Se un uomo ha imparato l'arte dell'osservare, può anche usare la mente, senza avere un'attività mentale.

Io vi parlo, e uso la mente, perché non c'è altro modo.

La mente è l'unico modo di trasmettere un messaggio a parole; è l'unico meccanismo disponibile. Ma la mia mente è assolutamente silenziosa, non c'è attività mentale. Non sto pensando a cosa dire dopo, e non sto pensando a quello che ho detto prima. Sto solo rispondendo a Ta Hui spontaneamente senza adoperare il mio pensiero.
È come quando vai in montagna e gridi, e la montagna fa eco: la montagna non sta avendo alcuna attività mentale, fa solo eco. Quando parlo su Ta Hui, sono solo una montagna che fa eco. Quando uso la mente, non ho alcuna attività mentale.
Parole oblique macchiate da nomi e forme, parole dirette senza complicazioni. È un'esperienza strana, quella di usare la mente senza attività mentale. Senza la mente ma in funzione, sempre in funzione ma non-esistente

Fin da bambino ho amato molto il silenzio.

Per quanto possibile, stavo seduto in silenzio. Naturalmente la mia famiglia pensava che sarei stato solo un buono a nulla, e avevano ragione. Sicuramente mi sono dimostrato un buono a nulla, ma non me ne pento.
Era arrivato a un punto tale che a volte ero seduto, e mia madre arrivava e diceva qualcosa di questo genere: "Sembra che non ci sia nessuno in casa. Ho bisogno di qualcuno che vada al mercato a prendere della verdura". Io ero seduto proprio di fronte a lei, e dicevo: "Se dovessi vedere qualcuno, glielo dirò...."

Era un fatto riconosciuto che la mia presenza non significava nulla; se c'ero oppure no, non faceva alcuna differenza. Una volta o due hanno provato e hanno scoperto che "è meglio lasciarlo da parte, e non notarlo neppure", perché se mi mandavano alla mattina a comprare la verdura, alla sera tornavo per chiedere: "Ho dimenticato cosa volevate che comprassi, e ora il mercato è chiuso". Nei villaggi il mercato della verdura chiude alla sera, e i venditori tornano ai loro villaggi.

Mia madre diceva: "Non è colpa tua, è colpa nostra. Abbiamo aspettato tutto il giorno, ma tanto per cominciare non avremmo mai dovuto chiedertelo. Dove sei stato?"
Rispondevo: "Mentre uscivo di casa, proprio qui vicino ho visto un bellissimo albero di bodhi", lo stesso tipo di albero sotto cui si era illluminato Gautama Buddha. L'albero ha preso il nome bodhi tree [in italiano il 'fico delle magnolie'] -- in inglese bo tree -- per via di Gautama Buddha. Non si sa come fosse chiamato prima di Gautama Buddha; doveva pur avere un nome, ma dopo Buddha è diventato associato al suo nome.

C'era un bellissimo bodhi tree, e per me era una grande tentazione.

C'era sempre un tale silenzio, una tale frescura alla sua ombra, nessuno mi disturbava, e così potevo star seduto lì sotto per un po'. E a volte penso che quei momenti di pace si sarebbero potuti estendere al resto della giornata.

Dopo alcune volte, in cui sentivo di aver deluso i miei che avevano pensato: "È meglio non dargli fastidio". E io sono stato immensamente felice che avessero accettato il fatto che quasi non esistessi. Ciò mi ha dato una grandissima libertà. Nessuno si aspettava niente da me. Quando nessuno si aspetta niente da te, cadi nel silenzio.... Il mondo ti ha accettato; ora non ha più aspettative su di te.

Quando a volte tornavo a casa tardi, mi cercavano in due posti: uno era il bodhi tree, e proprio perché mi cercavano sotto all'albero del bodhi, cominciai ad arrampicarmi sull'albero e a sedermi tra i suoi rami. Quindi anche se arrivavano, si guardavano intorno e dicevano: "Sembra che non sia qui".

E anch'io facevo di sì con la testa e dicevo: "Sì, è proprio vero. Non sono qui".

Ma poi mi hanno scoperto, perché qualcuno mi ha visto mentre mi arrampicavo e ha detto loro: "Vi ha preso in giro. Lui è sempre qui, la maggior parte del tempo è seduto sull'albero". Perciò mi sono dovuto spostare un po' più in là.

C'era un cimitero musulmano....

Ora, la gente di solito non va nei cimiteri. Certo, tutti devono andarci almeno una volta, ma a parte quella volta, a nessuno piace andare nei cimiteri. Quindi era il posto più silenzioso... perché i morti non parlano, non creano problemi, non fanno domande inutili, non chiedono nemmeno chi sei o se possono essere presentarsi.

Di solito mi andavo a sedere in questo cimitero musulmano. Era molto grande, con molte tombe e ombreggiato da grandi alberi. Quando mio padre venne a sapere che andavo a sedermici, disse: "Questo è troppo!" Un giorno venne a cercarmi e disse: "Puoi sederti sotto il bodhi tree o anche sopra, e nessuno ti disturberà. Questo è troppo, è una cosa pericolosa; in realtà, quando qualcuno va in un cimitero dovrebbe cambiarsi gli abiti e fare un bagno. Tu sei rimasto seduto qui tutto il giorno e qualche volta anche di notte, e quando torni a casa non sappiamo da dove vieni".

Questa è una cosa abituale, che quando torni dal cimitero... Di solito nessuno ci va a meno che non sia un dovere, a meno che ti venga chiesto; e anche così, ci si va con riluttanza. Dal cimitero normalmente la gente va direttamente al fiume per fare un bagno e cambiarsi i vestiti e solo dopo entrano in casa. Mio padre disse: "Non so per quanto tempo sei andato avanti a fare questo".

Risposi: "Da quando mi avete disturbato mentre ero sul bodhi tree. Dovevo pur trovare un posto..." E continuai: "Piacerebbe persino a te una volta ogni tanto. Quando sei stanco e teso, vieni pure qui: nessun morto ti disturberà".

Lui disse: "Non parlarmi dei morti, e specialmente di un cimitero musulmano..." I musulmani sono poveri; le loro tombe sono fatte di terra. A volte con le piogge emerge un cadavere. La terra è stata portata via, e puoi vedere il morto; appare una testa, o una gamba. Lui disse: "Non mi dire più che ci vai. Solo l'idea che un giorno sarò in quella posizione e la mia testa apparirà fuori della tomba, mi terrorizza... sei proprio uno strano ragazzo!"

Io dissi: "Che c'è di male? Il poveretto è morto, non può fare nulla. Piove, lui non ha un ombrello, che può fare? Se appare una gamba, cosa può fare? Non può tirarla dentro; facendolo, creerebbe altri problemi, quindi se ne sta tranquillo e lascia che le cose restino come sono".

L'amore del silenzio e l'amore d'essere assente mi ha aiutato moltissimo a comprendere cosa dice Ta Hui. Sempre in funzione ma non-esistente: l'assenza di mente di cui parlo non è separata dall'avere la mente. Queste non sono parole che ingannano qualcuno.
Ta Hui sta dicendo: "Non sto usando queste parole per ingannare qualcuno; non sto facendo mostra delle mie conoscenze; non sto fingendo di sapere più di voi. Dico queste parole solo per condividere la mia esperienza, sul fatto che la non-mente e la mente possono coesistere. Non si dovrebbero usare metodi repressivi, ma solo una osservazione pura... e a poco a poco la mente perde tutti i suoi contenuti. Diventa non-mente".

Quindi l'assenza della mente e la mente non sono separate. L'assenza della mente è mente senza i contenuti, senza i pensieri. È come uno specchio che non riflette nulla.
Il silenzio che viene dall'essere uno specchio che non riflette nulla, è l'estasi più grande che l'esistenza stessa permette a un uomo. A partire da lì le cose continuano ad espandersi, misteri su misteri... nessuna domanda, nessuna risposta, ma solo esperienze straordinarie... grazie alle quali l'anima affamata che ha peregrinato per vite e vite, si sente nutrita, realizzata, pienamente soddisfatta.
È ora di smettere questo peregrinare.
E per questo c'è un metodo molto semplice, cioè quello di osservare la mente, il corpo, le tue azioni. Qualunque cosa fai o non fai, devi essere consapevole di una cosa: stai osservando. Non perdere l'osservatore e allora non importa se sei cristiano o indù o buddista.

L'osservatore non è nessuno. È solo consapevolezza pura.

Questa consapevolezza pura può solo condurre a una nuova umanità, a un nuovo mondo dove la gente non si offenderà a vicenda per sciocchi motivi . Le nazioni, le razze, le religioni, le dottrine, e tutte le ideologie, sono solo giochi per bambini, non per persone mature. Per una persona matura esiste solo una cosa ed è la consapevolezza.

...Un monaco va a diffondere il messaggio di Gautama Buddha. Non è ancora illuminato; ecco perché Gautama Buddha lo chiama e gli dice: "Ricorda, devo dirtelo perché non sei ancora illuminato... parli bene, sei eloquente, puoi diffondere il messaggio. Forse non sarai in grado di spargere i semi, ma potresti attrarre verso di me alcune persone; tuttavia usa questa opportunità anche per la tua crescita personale".

Il monaco chiese: "Come posso fare, ad usare questa opportunità?"

E Buddha rispose: "C'è solo una cosa da fare in ogni occasione, in ogni situazione, ed è osservare, essere consapevoli. A volte troverai che alcuni si irriteranno, si arrabbieranno, perché hai ferito la loro ideologia, le loro dottrine, i loro pregiudizi. Rimani silenzioso e osserva. Ci saranno dei giorni in cui non avrai da mangiare perché tutti saranno contro di te e non ti daranno neanche un po' d'acqua. Osserva... osserva la fame, osserva la sete... ma non irritarti, non lasciarti disturbare. Quello che insegnerai alla gente non è importante tanto quanto la tua consapevolezza, e la tua capacità d'osservare.

Se ritornerai da me con questa qualità, ne sarò immensamente felice. Il numero delle persone che riuscirai ad avvicinare non ha importanza, come non ha importanza a quante persone avrai parlato. Ciò che importa alla fine è se sei arrivato a casa, se hai trovato il fondamento solido dell'osservare. Allora tutto il resto è irrilevante".
Questa è l'unica meditazione che esista; tutte le altre sono variazioni dello stesso fenomeno.

Quindi questo sutra di Ta Hui è uno dei più importanti.

Okay, Maneesha?

Sì, Osho.

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TUTTI PARLANO DI LIBERTA' MA POI SCELGONO DI FARE GLI SCHIAVI




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GIOCO COSMICO

Le regole del primo tempo

1. Giocatori devono dimenticare chi sono veramente e credere invece di essere qualcos'altro, per esempio, di essere il loro corpo, il loro 'io', la loro identità anagrafica/sociale..
I Giocatori devono credere che le proprie esperienze olografiche siano reali e quello che viene percepito con i sensi stia veramente accadendo la fuori, in una qualche realtà obiettiva ed indipendente.
I Giocatori devono credere che quel che incontrano là fuori abbia il potere sopra essi, potere che può aver effetti sulle loro vite.
I Giocatori devono credere nel giudizio di buono e cattivo, giusto e sbagliato, meglio e peggio, bene e male.
I Giocatori devono credere che c'è qualcosa di sbagliato nella realtà che vedono là fuori, la quale deve essere cambiata, sistemata o migliorata.
I Giocatori devono credere di aver il potere di creare una realtà diversa rispetto a quella di cui stanno facendo esperienza e di conseguenza, sentirsi imperfetti e inadeguati (più limitati) quando falliscono.
I Giocatori devono credere che possono uscire dal Gioco Umano usando il loro corpo, usando le loro menti, o amando il loro cuore.
I Giocatori devono credere di poter fare accadere qualcosa, e quando falliscono incolpano se stessi per non essere più all’altezza, migliori o per lavorare più duramente.
I Giocatori devono credere che vi siano obiettivi da raggiungere, propri scopi da soddisfare o lezioni da imparare.
I Giocatori devono credere che loro e solo loro, siano responsabili nel soddisfare le proprie necessità o i propri desideri, per i quali devono lottare ogni giorno.

La Paura e la resistenza sono le fondamenta del primo tempo del Gioco e il giudizio con le conseguenti credenze, sono la colla che fa continuare le illusioni del mondo olografico.
Queste illusioni non devono mai crollare o i Giocatori vedrebbero attraverso il Gioco.


Alcune di queste regole ti suonano familiari?
In base a questo modello, il primo tempo del Gioco Umano è progettato per sperimentare limitazione e restrizione in tutte le forme e dimensioni e tutte queste regole portano a quello. Così se stai seguendo queste prime regole (e alcuni non potrebbero letteralmente fare nient’altro), hai probabilmente vissuto una gran quantità di limitazione e restrizione nella tua vita. Non lo sapevi fino ad ora, perché non dovevi saperlo.
Comprendo che probabilmente non ti piacevano le limitazioni e restrizioni della prima metà del Gioco Umano, che non ti facevano stare bene, non ti facevano sentire giusto, e ti portavano a pensare di fare qualcosa di sbagliato. Ma non hai fatto niente di sbagliato. Anche la tua resistenza e il tuo giudizio non erano sbagliati.
Tutti noi abbiamo giocato al Gioco esattamente come dovevamo giocare. E tutti noi giocheremo il secondo tempo esattamente nel modo in cui dovremo giocarlo.


In altre parole, abbiamo fatto un fantastico lavoro come Giocatori cosmici. Solo non sapevamo e non potevamo apprezzarlo dal nostro punto di osservazione.
Dato che il primo tempo del Gioco Umano è l’opposto dello stato naturale, nel secondo tempo tutto avverrà senza sforzo. Nel secondo tempo le regole si invertiranno. Questo è il momento del non giudizio, della chiarezza, il momento della completa equanimità. In questo stadio non stai neppure a guardare i fenomeni che accadono attorno, ma stai semplicemente sospeso nello spazio e nel tempo.

Le regole del secondo tempo:
Il Giocatore sa che ciò che viene chiamata realtà non è vera per nulla, ma un ologramma creato per giocare al Gioco Umano. Questo Gioco è giocato dalla coscienza, nella coscienza e per la coscienza; infatti non vi è alcun là fuori là fuori. Nessuna realtà oggettiva, separata e indipendente.
Il Giocatore sa che una volta arrivato a questa seconda metà del gioco, tutto l’ologramma sperimentato sarà totalmente a sostegno della sua metamorfosi da bruco a farfalla, al posto di portare più limitazioni e restrizioni.
Il Giocatore sa che non può e non sperimenterà alcunché nel suo ologramma che il suo Sé Infinito non ha creato e voluto, e che il suo Sé Infinito ha scritto ed approvato il copione usato da chiunque altro appaia nell’ologramma del Giocatore. Nessuno nell’ologramma del Giocatore può fare o dire alcunché che il suo Sé Infinito non abbia richiesto.
Il Giocatore sa che il suo focus cambia da pensare a provare/sentire/percepire. Nel secondo tempo non c’è nulla da analizzare, esaminare o comprendere. Non c’è mai alcun motivo di chiedersi “perché?” .
Il praticare e il leggere sono ora solo la conseguenza di una curiosità interiore, per espandere la propria conoscenza invece di essere volute per apparire al mondo, ad elevarsi spiritualmente o cambiare il Giocatore in meglio o più illuminato.
Il Giocatore cambia da dare via il potere rendendo reale un ologramma, a prendersi indietro il potere da esso. Quando l’ologramma appare la causa di qualsiasi malessere è un indicazione che il Giocatore ha ceduto un qualche potere all’ologramma per renderlo reale mentre giocava nella prima metà, e questa è l opportunità per riconoscere che l ologramma in realtà non è per nulla vero e rivendicare il potere da esso.
Il Giocatore lascia dietro qualsiasi giudizio su tutto e tutti, in qualsiasi ologramma di qualsiasi tempo, lascia cose tipo buono e cattivo, o giusto e sbagliato.
Il Giocatore sa che non c’è nulla che necessiti di essere sistemato, cambiato o migliorato nell’ologramma che sta vivendo.
Il Giocatore cambia da essere reattivo a essere procreativo. Non vi è più nulla che il Giocatore necessiti ancora di fare accadere. Essere procreativo significa che quando un’illusione olografica che appare là fuori, sembra richiedere una decisione, una risposta o un azione, il Giocatore la prende (fintanto che non include disagio). O, quando il Giocatore sente un motivazione interna o un impulso ad agire, lo fa. In altre parole, il Giocatore segue la sua eccitazione interiore finché è divertente e porta totale gioia.
Il Giocatore vive momento per momento, un giorno alla volta. Non ci sono strategie, pianificazioni, target, obiettivi e fini propri. Non c’è passato né futuro solo l’adesso.
10. Il Giocatore ha la consapevolezza che non c’è motivo di essere preoccupato di nulla.
11. Il Giocatore si sveglia ogni giorno guardando l’ologramma cosmico come un immenso sogno privo di inizio e fine.
(di Jed McKenna)

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domenica 28 ottobre 2018

DIO è un giocattolo

Dio è per quelli che non riescono a crescere nella consapevolezza, che sono ritardati per ciò che riguarda la consapevolezza. È una specie di giocattolo; i ritardati ne hanno bisogno. E nel momento in cui dichiaro che è un giocattolo, a te resta la scelta di cosa farne – sarà come una scimmietta o come un elefante? Sta a te decidere se dargli quattro zampe o mille zampe. È la tua creazione.


Osho
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FERITE EMOZIONALI E RELAZIONI

Le nostre ferite emozionali incidono fortemente sulla percezione che abbiamo della realtà. Quando nell'ambito della filosofia new age si dice: "tu crei la tua realta" si intende principalmente questo... realisticamente non possiamo creare nulla perché nella creazione c'e' un atto volontario e cosciente: un artista... un attore, un musicista, un pittore, un danzatore sono "alchimisti" che dal loro sentire profondo, dalla dimensione del caos, producono coscientenente un'opera d'arte. Noi invece costruiamo una o piu' realta' del tutto inconsapevolmente.
Si tratta di un processo inconscio e automatico, nel senso che il nostro cervello percepisce solo quegli stimoli che rientrano nella nostra "mappa del mondo". Ognuno di noi ha una sua rappresentazione interna del mondo costituita da credenze inconsce, schemi cognitivi, emotivi che si esprimono in copioni relazionali. Noi percepiamo e agiamo sulla base di queste credenze, di questi schemi e copioni.
Ecco perché non siamo mai veramente liberi: per essere liberi bisogna essere capaci di vedere e intervenire sugli schemi attraverso una ristrutturazione.
Anche Pinocchio, nella favola di Collodi, ha dovuto liberarsi dalla sua natura di burattino e ascoltare la voce della sua coscienza per diventare un bambino vero. Le credenze ci rendono burattini perché limitano la nostra libertà d'azione:
Se crediamo che gli uomini sono tutti stronzi percepiremo quella realta' e incontreremo solo quel genere di uomo...
Se crediamo che le donne sono tutte false percepiremo quella realtà e incontreremo solo quel genere di donna...
Se pensiamo che non ci si puo' fidare di nessuno andremo a "creare" una realta' in cui non daremo fiducia noi agli altri per primi e daremo valore solo a quelle esperienze che confermano quella realtà.
La psicologia cognitiva chiama questi processi automatici "distorsioni" o "bias cognitivi". Nell'enneagramma della personalità vengono definite fissazioni cognitive che nascono da un "veleno mentale", una passione emotiva, di cui siamo inconsapevoli che ci rende ciechi agli altri stimoli che evitiamo di considerare. In termini immaginali la passione è un "demone".
Non esiste una realtà veramente oggettiva perché ogni stimolo è filtrato e distorto dalla nostra visione del mondo: proiettiamo noi stessi all'esterno e ci facciamo assorbire dagli eventi.
E' necessario tornare al centro: in alchimia e nella psicologia del profondo chiamiamo questo processo il riassorbimento del reale e il ritiro delle proiezioni.
Con le nostre ferite succede lo stesso: noi crediamo che l'altro ci abbia abbandonato, tradito, rifiutato, umiliato o che sia ingiusto cio' che ci accade ma questo ci deresponsabilizza mettendoci in una posizione di vittime e proiettando sull'altro la responsabilità.
L'abbandono, il rifiuto, il tradimento, l'umiliazione, l'ingiustizia abitano già dentro di noi: l'altro con i suoi comportamenti (inconsci o meno) ha risvegliato una ferita che era già presente in noi... sopita dal nostro torpore quotidiano.
E' come se due burattini recitassero su un palco ma i fili che li muovono sono manovrati da altri: questi altri sono i nostri avi, la famiglia, la società che ci ha trasmesso a livello transgenerazionale quell'idea, quella credenza, quel comportamento a cui noi abbiamo, per un obbligo d'amore, aderito.
Attraverso il risveglio della ferita, già dalla prima volta, abbiamo indossato una maschera per proteggerci recitando nel mondo un ruolo che non ci appartiene e mettendo in scena quello che definisco il "dramma."
Paradossalmente e' proprio chi ti ferisce che ti sta indicando la strada verso la guarigione: egli e' il tuo "terapeuta". Un terapeuta particolare che non è arrivato per darti una carezza sulla testa ma per aiutarti, nella maniera più dura, a far crollare la tua maschera e vedere realmente quell'immagine di te che non riesci a cogliere e ad accettare. L'altro allora, il partner, il genitore, il collega, l'amico, diventa il tuo "maestro": il prossimo passo evolutivo verso l'amore per te stesso... il prossimo passo verso la liberazione dalle idee distorte che hai coltivato su te stesso e sugli altri, sull'amore e sulla vita e che ti conduce a una maggiore coscienza di te stesso.
Questo forse intendeva Gesù con la frase: "ama i tuoi nemici." Non c'e' nessun nemico: c'e' solamente un incontro sacro tra esseri umani riflessivi e riflettenti.

Tiziano Cerulli
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giovedì 25 ottobre 2018

..Una volta all'anno porto il lutto per quelle cose che non sono accadute.

Non so chi sia questo autore russo (usa il pseudonimo "Кит не спи" che non ha molto senso in italiano, e nemmeno in russo, enigmatico, insomma...), ma mi è sembrato un pezzo di buona prosa, e anche molto sensato. Così l'ho tradotto.

"...Una volta all'anno porto il lutto per quelle cose che non sono accadute.

Per le persone che pensavo fossero "mie" ma che se ne sono andate, o per quelle che ho abbandonato io, e non ce l'ho fatta a dire che avrei voluto tornare. Per quelle persone che sono rimaste lontane, per quanto io avessi cercato di avvicinarle.


Il lutto per le città che non sono riuscito a visitare, perché mi è passata la voglia di andarci, perché il nome della città ha smesso di farmi venire il brivido dell'attesa del viaggio, o dell'avventura. E' triste la perdita di un sogno.

Il lutto per le quelle parole che non sono state dette. Quelle che avevo sempre sulle labbra, tranne quell'unico momento quando avrei potuto dirle ma non le ho dette. Ogni loro ricordo mi riempie la bocca di saliva amara.

Il lutto per i piani non realizzati, per le idee svanite a metà strada.
Per i regali che sono rimasti nelle botteghe e nelle librerie, malgrado sapessi già come sarebbe stata contenta la persona alla quale dovevano andare.

No, non è una festa dell'auto commiserazione.
Semplicemente, tutti questi "...e se fosse", "... se fosse accaduto" continuano a seguirmi, cantando le loro tristi canzoni.

Le storie delle sconfitte, i "non ce l'ho fatta", "non ho potuto" sono importanti come tutte le altre storie. Sono i tuoi punti sensibili, dolenti, e solo crescendo e diventando più alto, più forte, più sonoro, li potrai abbandonare.

...dopo un bel pianto, sembra che inizi una nuova giornata. Anche io il giorno dopo mi sveglio vivo e vulnerabile, fino al giramento di testa. Come quando ero bambino, all'alba del compleanno: sembrava di poter volare, appena alzato. Tanta leggerezza, tante forze.

E qui capisci che il giorno prima non era dedicato alla tristezza. Parlava, invece, d'amore. "


Olga SamarinaLA RUSSIA ESOTERICA E SCIENTIFICA


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La malattia e l'evoluzione

Domanda di una signora durante un seminario: «Ma Brizzi, tu ti ammali ancora? Dovresti essere ormai al di sopra di queste cose».
Non posso descrivervi la faccia che ho fatto... ma vi assicuro che valeva la pena esserci.
Mentre nel mondo della meccanicità di norma la malattia non ha un significato e viene considerata una disgrazia che colpisce “a caso” - qualcosa di cui il malato è solo in minima parte responsabile (magari perché fuma o per cattiva alimentazione) - nell’ambiente di chi lavora su di sé si sta verificando sempre più spesso un altro problema: le persone si sentono in colpa quando si ammalano, in quanto la malattia sarebbe sintomo d’una realizzazione interiore non ancora perfetta!
La malattia viene vista come il segnale d’uno sbaglio, della capacità di commettere ancora errori, qualcosa di cui vergognarsi poiché espressione della nostra imperfezione interiore. Questo atteggiamento peggiora il nostro rapporto – già di per sé difficile – con la malattia.


Vi ricordo che la perfezione è solo dei maestri (quinta iniziazione), i quali hanno un dominio totale dei tre corpi (fisico, emotivo e mentale) al punto di essere capaci di abbandonare un corpo e ricostruirsene un altro (resurrezione). Tutti noi siamo invece, a gradi diversi, “sula Via”, per cui è inevitabile – anzi, opportuno – che commettiamo errori e ci ammaliamo, talvolta in misura maggiore rispetto a chi non svolge un lavoro su di sé, proprio perché noi abbiamo deciso di accelerare i tempi attraverso il lavoro su noi stessi.


La malattia e l’errore – per quanto alle volte risultino dolorosi – sono opportunità di crescita, non qualcosa di cui vergognarsi perché sintomo che “sono ancora poco evoluto”. La malattia permette all’anima di scendere in profondità e questo dovrebbe provocare un senso di grande rispetto verso chi sceglie con coraggio di entrare dentro di sé. Il primo a sentire questo rispetto dovrebbe essere il malato stesso... mentre questo spesso non accade.


La personalità non è contenta della malattia o del fallimento, ma l’anima, che è immortale, riceve con piacere questi eventi, in quanto gli eventi traumatici le consentono un’elaborazione più rapida. L’anima ricava sempre delle qualità da quelli che a noi paiono degli ostacoli; tali qualità faranno parte del suo bagaglio nelle vite successive.


Sovente nelle malattie lunghe e dolorose – per esempio nei tumori – il malato ha trasmutato sui piani sottili il suo male e l’anima ha svolto il suo compito, quindi se ne va. Ciò avviene anche se il soggetto non sa nulla di lavoro su di sé: è l’anima che svolge il lavoro. Questo accade sempre nei bambini. Ai parenti dispiace di perdere un loro caro, e questo è perfettamente comprensibile, tutto il dolore che emerge in quelle occasioni è sacrosanto e va lasciato fluire. Ma ciò che conta per l’anima è che nella vita successiva quella persona non dovrà più affrontare quel problema ed entrerà in incarnazione con un livello di saggezza superiore.


Già oggi potete scorgere negli occhi di alcune persone una profondità che deriva proprio dall’aver sofferto molto nella vita precedente. Ecco perché è assurdo vergognarsi di essere “ancora” soggetti alla malattia.


Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]
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lunedì 22 ottobre 2018

...Un'anima gemella ha le chiavi per aprire i tuoi lucchetti

"...Un'anima gemella ha le chiavi per aprire i tuoi lucchetti. E anche le tue chiavi aprono i suoi lucchetti. Quando ti senti talmente al sicuro da poter aprire le tue porte, i vostri veri "io" s'incontrano, e tu puoi presentarti così come sei veramente.
Allora ti amano perché tu sei tu, e non perché stai cercando di essere qualcuno. Ognuno scopre i lati migliori dell'altro.
Con questa persona ti senti in paradiso, malgrado tutto ciò che vi fa soffrire. Un'anima gemella è quella che condivide le tue profonde aspirazioni, la direzione che hai scelto.
Un'anima gemella è quella persona grazie alla quale inizi a vivere una vita vera."


(Sapienti Sat, VK)

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sabato 20 ottobre 2018

DI QUALE AMORE STAI PARLANDO ...

"Qualcuno dice: "Io amo"... Sì, ama, d'accordo, ma si pone delle domande sulla natura di quell'amore? Si preoccupa di sapere che esistono due tipi di amore, uno interessato e l'altro disinteressato? L'amore disinteressato non aspetta nulla dagli altri, non si arrabbia, non si aggrappa a loro, non li turba. È una sorgente che zampilla, che dona senza sosta, senza preoccuparsi di sapere chi verrà ad attingere la sua acqua; gli piace distribuirla senza fare calcoli. L'amore interessato, invece, agisce sugli esseri come una costrizione, cerca unicamente di prendere e trascina con sé l'impazienza, la delusione, la collera, la gelosia, l'angoscia...
L'amore disinteressato evita anche le discussioni, i dubbi, la diffidenza, e porta la gioia, la bellezza, la speranza. È una nuova vita che si apre il cammino e rende gli esseri sempre più liberi, forti e felici. È il cammino della resurrezione. Quindi, ora, cercate di scoprire a cosa assomiglia il vostro amore."


Omraam Mikhaël Aïvanhov

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venerdì 19 ottobre 2018

Qualunque cosa tu cerchi, la troverai

La mente è automaticamente connessa all’egoismo. La persona egoista è sempre alla ricerca di quello che non va. E quando sei alla ricerca di qualcosa che non va la troverai sempre, troverai anzi più di quanto tu chieda. È questo il guaio del mondo: qualsiasi cosa tu cerchi, la troverai. Se cerchi di trovare le cose che non vanno... e l’ego è sempre alla ricerca di cose che non vanno, perché l’ego ha bisogno di continuo disagio, esiste nel disagio. Quando tutto va bene, l’ego scompare.
L’ego ha bisogno di scarpe strette che continuino a fargli male, solo così ti puoi ricordare chi sei. Ecco perché un egoista non sa amare, né meditare, né pregare, perché se realmente prega ogni cosa ritorna al proprio posto, e l’ego si dissolve. Ego significa coscienza di sé.
Quando qualcosa va per il verso sbagliato, solo allora c’è coscienza di sé. Quando va tutto bene, non c’è coscienza di sé. Guarda ciò che è comune, osserva ciò che è comune: non essere eccezionale. Ma noi vogliamo essere eccezionali. Ma la vita intera consiste di cose ordinarie. E la grandezza non è nelle cose: la grandezza è nella qualità che tu dai alla tua vita, alle cose ordinarie. Vivi nel mondo ordinario, trova ciò che è comune, non cercare di essere fuori del comune; altrimenti, quello stesso sforzo strapperà via le tue radici dal Logos.
Sebbene il Logos sia comune a tutti,
la maggior parte degli uomini vive come se ognuno
avesse una propria intelligenza privata.
Se vivi in armonia con ciò che è comune, se segui ciò che è comune e non cerchi di diventare un individuo, sarai più vicino al Logos e sarai in grado di comprenderlo.
La natura umana non è capace di reale comprensione
solo la natura divina ne è capace.
Sì, è così. Noi veniamo dal Tutto, e ritorniamo al Tutto. Giungiamo come sconosciuti, partiamo come sconosciuti. Senza sapere da dove veniamo, senza sapere dove siamo diretti. L’intero processo è misterioso. Come puoi avere un’intelligenza privata?

O.

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Prof. Vittorio Marchi - il confine (soglia) con l'aldilà


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giovedì 18 ottobre 2018

Nell’adesso, il tempo cessa di esistere

Tutta la felicità e pienezza a cui gli uomini aspirano, esiste nel momento presente. Nell’adesso, il tempo cessa di esistere e sperimentiamo una presenza che è totalizzante, completamente in pace e totalmente soddisfacente.
Niente potrebbe essere più vicino del presente, ma nulla scivola via altrettanto velocemente. In un istante la nostra mente ci può portare lontano ai ricordi del passato o alle fantasie riguardanti il futuro. O possiamo rimanere catturati in una lotta contro il tempo, sentendoci come se non ce ne fosse mai abbastanza. Diciamo frasi come “il tempo vola”, “il tempo corre”, o “non ci sono abbastanza ore in una giornata”.
In qualche modo dimentichiamo che possiamo scegliere se fare del tempo un nemico o un alleato. Possiamo passare dalla concezione del tempo come limite e vincolo a una percezione dove il tempo non esiste … all’estasi che può essere trovata solo nel momento presente. Se vuoi avere tutto il tempo del mondo, puoi allenarti con semplici esercizi:


Immergiti nella sorgente della consapevolezza. La maniera più efficace per vivere nel flusso senza tempo è la meditazione. Quando mediti la tua coscienza si sveglia dentro di sé. Con la pratica regolare della meditazione, il silenzioso testimone dentro di te colma e illumina la mente in modo che essa non guarda più al passato o al futuro per la sua realizzazione. Sperimenta la pace e la libertà interiormente e in ogni momento.

Presta attenzione. Per tutta la giornata, quando noti che i tuoi pensieri si perdono lontano, ritorna dove sei. Ti accorgerai immediatamente del perché ti sei fatto trascinare, chissà perché sei annoiato, ansioso, perché ti soffermi sul passato o anticipi il futuro. Non giudicarti, semplicemente rivolgi nuovamente la tua attenzione su ciò che hai davanti ora.

Senti le sensazioni nel tuo corpo. Mentre la mente vive nel passato e nel futuro, il corpo vive nell’adesso. Connetterti alle sensazioni del tuo corpo ti riporta alla consapevolezza del momento presente.

I nostri pensieri ci spingono sempre verso il futuro o il passato, lontano dal presente. Ma è nel momento presente che troviamo lo Spirito, il nostro essere essenziale e la forza che anima la vita. Connettendoci al presente rivolgiamo la nostra attenzione dentro di noi, lontano dal caos e dall’attività, e sperimentiamo la nostra eterna, illimitata natura.

Deepak Chopra

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Mente e Cuore

Attraverso la mente puoi imparare molte cose, puoi dimenticare il cuore, perché il cuore cresce attraverso l’esperienza, e la mente attraverso cosa cresce?...

attraverso il pensiero.
E il pensiero è semplicemente morte.


Non c’è crescita attraverso il pensiero.
E con la mente puoi girare in tondo.
La mente è solo un computer, un computer biologico: raccoglie informazioni.
La stessa cosa può essere fatta da un computer molto meglio che dalla tua mente.

Ma il cuore non è un computer.
Il cuore è completamente diverso dalla mente: non accumula, non ha memoria, vive semplicemente momento per momento; risponde al momento presente in modo vivo.

Osho:

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domenica 14 ottobre 2018

NON CERCARE DI COMPRENDERE!

NON CERCARE DI COMPRENDERE!
Tienilo come punto fisso

Questo è uno dei problemi fondamentali che l’Occidente, la mente moderna, deve affrontare; cerchiamo di comprendere tutto… ma la vita è di base un mistero. Puoi viverla, ma non puoi comprenderla. Se insisti a volerla capire, rimarrai superficiale.
L’intelletto funziona solo in superficie, solo fino a un certo punto, ma poi non riesce ad andare più in profondità. La profondità non è la dimensione dell’intelletto; la lunghezza è la sua dimensione. Quindi se vuoi conoscere i dettagli, l’intelletto te ne darà tantissimi, quanti ne vuoi, ma non potrà andare in profondità; non potrà scavare in un fatto nella dimensione della profondità, verticalmente. Lascia perdere; non occorre comprendere.


La rabbia è presente; è sufficiente sapere questo. Dev’essere buttata fuori, perché se rimane in te non ti sentirai mai calmo e tranquillo; continuerà a bruciare come un fuoco dentro di te. Continuerà a trovare pretesti all’esterno e, se non la butti fuori senza alcun pretesto, la butterai fuori con qualche pretesto – e allora il problema sarà ancora più complicato. La butterai sulla moglie, sui figli, sull’amico, su qualcuno. Ma così creerai ancora più complicazioni per te stesso perché non avrai afferrato il punto.
Osho
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giovedì 11 ottobre 2018

La psicologia della rabbia.

La psicologia della rabbia è: volevi qualcosa, e qualcuno ti ha impedito di ottenerlo. Qualcuno ha creato un blocco, un ostacolo. Tutta la tua energia era lanciata a ottenere qualcosa, e qualcuno l’ha bloccata. Non hai potuto ottenere ciò che volevi.

Quest’energia frustrata diventa rabbia… rabbia contro la persona che ha distrutto la possibilità di soddisfare il tuo desiderio.


Non puoi prevenire la rabbia, perché è un sottoprodotto, ma puoi fare qualcos’altro per far sì che questo sottoprodotto non venga creato affatto.

Ricordati di una cosa nella vita: non desiderare nulla con un’intensità tale da renderla una questione di vita o di morte. Sii un po’ giocoso.

Non sto dicendo di non desiderare, perché quella sarebbe repressione. Sto dicendo di desiderare, ma di fare in modo che il desiderio sia giocoso. Se si realizza, bene. Se non si realizza, magari non era il momento giusto; si vedrà la prossima volta. Impara un po’ dell’arte di giocare.

Noi siamo così identificati col desiderio che, quando qualcosa blocca o impedisce la sua realizzazione, la nostra energia prende fuoco e ci brucia. In questo stato vicino alla follia, puoi fare cose di ogni genere, delle quali ti pentirai in seguito. Puoi creare una catena di eventi nei quali sarai intrappolato per tutta la vita. Per questo motivo, per migliaia di anni si è detto: “Lascia andare i desideri”. Ma questo è chiedere qualcosa d’inumano. Persino quelli che hanno detto: “Lascia andare i desideri”, ti hanno dato un motivo, un desiderio e cioè che se diventi privo di desideri, raggiungerai la libertà suprema del moksha, del nirvana. Anche questo è un desiderio.

Puoi reprimere un desiderio per uno ancora più grande, e puoi dimenticarti persino che sei ancora la stessa persona – hai solo cambiato obiettivo. Certo, non ci sono molte persone che stanno cercando di arrivare al moksha, quindi non ci sarà tanta competizione. In effetti, la gente sarà molto felice se cerchi di ottenere moksha – uno di meno con cui competere. Ma, per quanto ti riguarda, non è cambiato nulla. Se accade qualcosa che disturba il tuo desiderio per moksha, la rabbia divamperà un’altra volta. E questa volta sarà ancora più forte, perché ora il desiderio sarà molto più grande. La rabbia è sempre in proporzione al desiderio.

Inizia a pensare a te stesso in modo rilassato, non come a un qualcosa di speciale; non pensare di essere destinato a essere vittorioso, ad aver successo in ogni situazione. È un mondo molto grande, e noi siamo molto piccoli.

Se questo fatto riesce a prendere piede nel tuo essere, tutto diventa accettabile. La rabbia scompare, e allora hai veramente una sorpresa perché, quando la rabbia scompare, si lascia dietro un’energia immensa di compassione, d’amore e d’amicizia.
OSHO

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mercoledì 10 ottobre 2018

sentiti un bambù cavo

Sedendo senza far nulla, con la bocca chiusa, la lingua contro il palato, in silenzio, non vibrante di pensieri, con la mente osservatrice passiva, senza aspettare nulla, sentiti un bambù cavo. Improvvisamente, un’energia infinita comincerà a versarsi in te; e sarai riempito dall’ignoto, dal misterioso, dal divino.”

Patanjali dice: quando agite, fatelo con determinazione, ma allo stesso tempo non vi aspettate di ottenere per forza il risultato che vi siete prefissi. Agite mettendo il cuore in ciò che fate ma rimanete aperti riguardo alle conseguenze, perchè i risultati delle vostre azioni non sono nelle vostre mani.


Come il contadino anche se lavora bene non pensa che le sorti delle sue piante dipendono solo dal suo lavoro, Patanjali ci invita ad agire per l'azione stessa, ci incita ad essere fiduciosi e a restare nell'azione.

La vera libertà è nell'azione: forse non otterremo quello che pensavamo e forse si o forse otterremo qualcos'altro che non ci aspettavamo, ma solo rimanendo aperti ne potremo apprezzare i lati positivi.

E quando il lasciarsi andare è abbandono vero, cosciente, allora accade qualcosa.


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La vita E' fatta di piccole cose,

La vita non e' fatta di cose incredibili, fantastiche.
E' fatta di piccole cose, ma quando non chiedi l'impossibile, quelle piccole cose si trasformano in realtà eccezionali.

Osho
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martedì 9 ottobre 2018

L’apertura del Cuore rende l’uomo un Re.

Muoversi con il Cuore aperto significa camminare per le città provando la costante sensazione di “essere a casa propria”, di “trovarsi nel proprio regno”.
A tutti sarà capitato di provare un senso di sicurezza nel chiudersi la porta alle spalle, la sera, tornati a casa dopo aver passato la giornata fuori, sull’autobus o in auto, fra persone sconosciute e potenzialmente pericolose. Che bella quella sensazione di familiarità, di caldo, di riparo... che bello ritrovarsi dentro le quattro mura domestiche.
Ebbene, QUELLA STESSA SENSAZIONE DI SICUREZZA È POSSIBILE PROVARLA IN OGNI LUOGO E OCCASIONE: attraversando a piedi un quartiere malfamato, prima di un decisivo incontro di lavoro, quando si apprende dal telegiornale del diffondersi di un’epidemia o dell’imminenza di nuovi attentati terroristici...

Il senso di essere protetto... avvolto... riscaldato... accompagna in ogni situazione dell’esistenza l’essere umano che si è fatto Re, che ha attivato il suo Cuore.
Un tale individuo cammina nel mondo portando sempre con sé la percezione di trovarsi nella propria abitazione, in un luogo familiare. Nessuno gli è estraneo. Nulla di male può succedergli. Non c’è pericolo che possa nascondersi dietro il prossimo angolo... perché in verità non è mai uscito da casa sua.

Avere il Cuore in fiamme significa non uscire mai dall’avvolgente, tiepida sicurezza della propria dimora, pur trovandosi nel bel mezzo di una rissa di strada.
E questo è un miracolo.

Allora capita che le persone incrociate nel corso di una giornata smettano di costituire fonte di paura, ansia e apprensione... per trasformarsi in abili COMPLICI. Una sottile, intima intesa si stabilisce fra sconosciuti amici.
Non solo nessuno può mai danneggiare il Re, ma ognuno, nessuno escluso, diviene suo complice in ogni circostanza della vita.
Non sei più tu a sforzarti di amare il tuo nemico... ma è il tuo nemico che ti ama.
E questo è rendere testimonianza alla Verità.

S. Brizzi
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giovedì 4 ottobre 2018

LA DOSE ...

"Quando cresce il disagio, torna il bisogno di una dose: chiamare l'amico, uscire, la ragazza, cibo, tenersi occupati, fare yoga, andare a correre, prostitute, bere, fumare, ecc.
Non si cerca di star bene, ma si cerca di non star male. Non si tratta necessariamente di evitare certe esperienze, ma di scoprire il grosso fraintendimento alla base. Nella soddisfazione momentanea, il livello del disagio diminuisce, anche se per brevi momenti. Confondere, quindi, l'essere felici e lo star bene, con il non essere infelici e il non star male, è un primo elemento di fraintendimento comune. Facilmente diciamo di star bene con qualcuno, quando invece grazie a quel qualcuno non stiamo male, perché abbiamo una distrazione dal disagio esistenziale che ci accompagna tutta la vita. Ci si abitua a certe emozioni, e l'altra persona o situazione diventa il pretesto per continuare a sentirle, evitandone altre più spaventose. Nella solitudine, nell'assenza di direzioni, anziché vivere quella verità, cerchiamo nuovamente di innamorarci di qualcuno, o di fantasticare su qualche futuro. Insomma, vogliamo la nostra dose. Preferiamo una falsa felicità piuttosto che una vera, solo per evitare di non attraversare la grotta ed uscire dall'altra parte. Conosciamo persone e situazioni apparentemente nuove, ma mai dopo aver superato la grotta, bensì sempre allo stesso punto. Infatti, pur cambiando corpi e scenografie, le emozioni, le colpe, le pretese, sono sempre le stesse.


Provare a rimanere senza soluzioni, senza correre verso la propria dose personale, è l'azione più coraggiosa che si possa fare. La via verso la disintossicazione emozionale passa, necessariamente, per il sentire il proprio corpo e la mente tremare al bisogno della sua dose personale. Vedere la propria ombra per la prima volta, sentire quella paura di essere uccisi da questa, e scoprire che non uccide .."

.......................

Una discesa nelle proprie ombre che richiede il coraggio più grande, il sacrificio più profondo.

Amore, arte, paura, pensieri, emozioni, cibo, sesso... sono solo alcuni dei temi affrontati in quest'opera chiarificatrice.

Diverse domande sulla nostra vera natura, sulla purezza dell'essenziale, sull'abbandono delle rigidità fisiche e psicologiche.

Un approccio esistenziale, pratico, funzionale e diretto, riguardante l'incoraggiamento di quel presentimento di libertà che ogni individuo si porta con sé.


Libero di Essere Nessuno


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mercoledì 3 ottobre 2018

Il Mondo dopo la morte raccontata da un Nativo Indiano

Silver Birch ci descrive sinteticamente ciò che dobbiamo aspettarci dopo il “Passaggio”, e ‘come’ e ‘dove’ vivono i nostri cari che hanno già varcato la Soglia.
Silver Birch è uno Spirito-Guida che non si è mai incarnato sulla Terra. Per fornire un aspetto “umano” di se stesso al medium (colui che è capace di parlare con gli spiriti) Maurice Barbanell, si presentò a lui sotto le spoglie di un Nativo Americano vissuto più di 3.000 anni fa.

I messaggi da lui trasmessi nei primi decenni del secolo scorso sono ancora attualissimi e trovano pieno riscontro con tutto ciò che oggi sappiamo sull’Aldilà, grazie a migliaia e migliaia di testimonianze dei cosiddetti “ritornati”, e a svariati medium e canalizzatori sparsi in tutto il mondo.

Il giorno dopo la tua “morte” sarai lo stesso individuo che eri il giorno prima, tranne per il fatto che avrai buttato via il tuo corpo fisico. In questa nuova condizione, potrai esprimere te stesso attraverso il corpo eterico, che è una replica di quello fisico, senza però alcuna delle sue imperfezioni.
Tutte le malattie e le infermità saranno state lasciate dietro di te: i sordi udranno, i muti parleranno, i ciechi vedranno e lo storpio non sarà più tale.

È necessario cercare di capire che la vita nel mondo spirituale non è un sogno nebuloso. E’ invece piena di attività e altrettanto reale della vita che ognuno vive qui sulla Terra. Siamo abituati a pensare al mondo materiale come reale e solido, anche se in realtà non è così, come la Fisica dimostra. Le cose della mente, o dello Spirito, ci sembrano oscure e vaghe, ma per coloro che vivono dall’Altra Parte, il mentale è il ‘vero’, mentre il fisico è l’ombra.

Questo, senza dubbio, sarà un po’ difficile da cogliere per voi, ma troverete una perfetta analogia se pensate ai vostri sogni. Quando si sogna, tutte le cose che si incontrano sono reali nel momento del loro accadere, e diventano sogni solo quando vi svegliate. Ma se non vi svegliaste mai ed il sogno fosse lo stato perenne della vostra esistenza, allora quello stato onirico sarebbe la vostra realtà.

Il mondo degli Spiriti è intorno e su di noi.

Alcune persone lo vedono e lo sentono perché possono entrare in sintonia con le sue vibrazioni. Non si trova in qualche continente lontano, ma è una parte dell’universo, miscelato ed intrecciato con il mondo fisico.

È necessario allontanare dalla vostra mente la vecchia idea teologica che, dopo la “morte” c’è un sonno eterno ed indisturbato, sebbene ci possa essere, in un primo momento, un breve periodo di riposo per permettere allo Spirito appena arrivato, di adattarsi alla sua nuova vita. Questo richiede di solito un po’ di tempo, ma poi lo spirito incontra coloro che lo hanno preceduto. Le famiglie sono riunite e i vecchi legami vengono ristabiliti, come pure le antiche amicizie.

So che vi state chiedendo: “Come sarò in grado di riconoscere coloro che mi hanno preceduto?” Questa però non è una vera difficoltà, perché Essi vi conoscono bene, avendovi vegliati ed essendo rimasti in costante contatto con voi; poi, giacché il mondo degli Spiriti è un luogo dove il pensiero è realtà, essi saranno in grado di mostrarsi a voi per come li avevate conosciuti.
Vi è, tuttavia, un fattore di grande importanza operante sempre nel mondo dello Spirito: la ‘Legge Eterna di Attrazione’.
Solo coloro che hanno qualità spirituali affini, possono incontrarsi nella nuova vita, sullo stesso piano. Per esempio, il marito e la moglie che sono stati insieme sulla terra, uniti solo da un legame giuridico e tra i quali il vero amore non è mai esistito, non vivranno insieme nella vita dello Spirito.
A volte, le persone sono perplesse perché scoprono che qui ci sono anche molti edifici. È necessario ricordare, però, che non sono case fatte di mattoni e malta, ma costruite dal pensiero. Ciò vale anche per l’abbigliamento che viene indossato, perché l’istinto di vestirsi è profondamente radicato ed è diventato abituale.
Nessuno si sognerebbe mai di camminare per le strade senza veli, questa abitudine è parte della nostra formazione mentale, ecco perché persiste anche dall’Altra Parte, dove gli stati mentali sono la realtà.

“Che dire del cibo? Gli Spiriti mangiano?”

Finché c’è desiderio per il cibo, questo desiderio mentale viene soddisfatto. Fino a quando l’individuo desidera ardentemente cibo e bevande, può avere l’illusione di soddisfare tale desiderio. Lo si può chiamare un bisogno molto materiale, se volete, ma è molto più sano e logico delle porte del Paradiso e delle arpe d’oro!

Nel mondo dello Spirito, inoltre, non ci sono difficoltà linguistiche. Tutte le persone di tutte le nazioni parlano lo stesso linguaggio: quello del pensiero. Non ci sono parole emesse dalla bocca, perchéle idee vengono trasmesse telepaticamente, da una persona all’altra. Le parole, dopo tutto, sono goffi sostituti dei pensieri, mezzi artificiali con cui comunichiamo le nostre idee l’uno con l’altro e non potranno mai esprimere adeguatamente i pensieri che si stanno cercando di trasmettere.
Un giorno, quando la razza umana si sarà evoluta, la lingua verrà infatti abolita.
Avrete imparato come inviare le vostre idee telepaticamente e così molte delle difficoltà internazionali spariranno. Nel mondo dello Spirito, i pensieri di ogni persona sono noti e non possono essere nascosti: non ci può essere inganno nè finzione. Ogni individuo è conosciuto per quello che è, non può ingannare nessuno, perché mentire è impossibile.“Che dire dell’età?

Cosa succede alle persone anziane quando muoiono?” L’età fisica e la crescita mentale non procedono alla stessa velocità. Voi, in terra, avventatamente giudicate la mente di un uomo dall’età del suo corpo fisico, ma dall’altro lato della vita, è la mente che sopravvive e la crescita mentale consiste di progresso verso la maturità. I bambini invecchiano ed i vecchi diventano più giovani nello Spirito.

Qui ogni persona cerca di esprimere appieno le sue inclinazioni naturali. Durante la vita terrena ci sono migliaia di cantanti che non hanno mai cantato; attori che non hanno mai recitato; pittori che non hanno mai dipinto; poeti che non hanno mai scritto una riga di poesia; musicisti che non hanno mai composto una nota musicale. Tutti questi talenti non hanno mai avuto la possibilità di essere espressi, a causa, per esempio, di avverse circostanze economiche.

Queste persone sulla Terra hanno dovuto intraprendere qualche altra attività per garantirsi il pane quotidiano. Dall’altra parte, invece, costoro possono esprimere il proprio talento: non ci sono pioli quadrati da infilare in fori rotondi in quel mondo. Per loro, la vita è un continuo progresso, ognuno cerca di eliminare le scorie dalla propria natura e perfezionare il proprio essere.
In questa lotta per la perfezione, non c’è limite: si va avanti per l’eternità.

Il mondo dello Spirito non è però così sconosciuto come pensiamo, perché la maggior parte di noi lo visita durante il sonno, anche se pochi poi ricordano ciò che sognano. Quando però si arriva qui, grazie alla legge di associazione delle idee, ci ricorderemo anche delle nostre esperienze notturne.

Certo, ci vuole del tempo per lo Spirito appena arrivato, per acclimatarsi alle nuove condizioni di vita. Inoltre, questo processo di risveglio è diverso a seconda della conoscenza spirituale che il “morto” aveva prima della sua dipartita.

Quanto più‘ignorante’ era in materia, tanto più tempo gli ci vorrà per familiarizzare con le sue nuove condizioni. E’ per questo checoloro che sono stati educati con idee molto ortodosse, con concezioni rigide degli stati “post-mortem”, in questa fase sperimentano spesso grandi difficoltà di adattamento. La fase successiva della vita è infatti uno stato mentale: qui le persone vivono nel mondo mentale che hanno creato, fino a che non si saranno evoluti sufficientemente per eliminare questa illusione.

Quando moriamo, noi non entriamo in Cielo attraverso le “Porte del Paradiso”, né scendiamo all’Inferno attraverso laghi di “fuoco e zolfo”, né dormiamo per sempre.
Ognuno di noi gravita naturalmente nella sfera spirituale a cui è adatto, secondo la vita che ha vissuto ed il carattere acquisito in terra.

Non possiamo occupare una sfera superiore rispetto allo status spirituale che abbiamo raggiunto, né desidereremo occuparne uno inferiore. Automaticamente, andremo solo in quel piano di vita spirituale per il quale siamo adatti, né saremo in grado di far finta di essere migliori o peggiori, perché una volta spogliati del nostro corpo fisico, saremo conosciuti solo per quello che in realtà siamo.
Le persone che hanno vissuto una vita normale, non troveranno nulla di deludente quando arriveranno nel mondo degli Spiriti. E’ l’uomo egoista che dovrà affrontare grandi difficoltà– a causa delle abitudini terrene che agiscono come una barriera verso il progresso da raggiungere – prima di riunirsi a coloro che ama. Se, in virtù della vita che ha vissuto sulla terra, egli sarà tenuto lontano da coloro che ama, questo sarà il suo inferno.

“Che cos’è il Paradiso?”

E’ la ricompensa di una vita saggiamente spesa sulla terra, perché automaticamente vivremo con coloro che amiamo. Il Paradiso e l’Inferno sono solo stati mentali.Naturalmente, coloro che abitano su un piano superiore possono, se lo desiderano, visitare gli Spiriti che gravitano nelle sfere relativamente più basse e spesso lo fanno, mentre è impossibile per coloro che vivono nei piani inferiori recarsi in quelli superiori.

In molti casi, coloro che “muoiono” passano un difficile periodo di stress, a causa del fatto che non possono più contattare i loro cari sulla terra. Fino a quando non si saranno risvegliati nella loro nuova vita, continueranno quindi a tornare dai propri cari per cercare di dir loro che sono vivi.
I defunti spesso non riescono a capire perché, pur potendo vedere ancora i propri familiari e amici, questi ultimi non sono in grado di rilevare la presenza di coloro per i quali sono in lutto. Si tratta di un dolore molto intenso che migliaia di Spiriti provano, e sebbene facciano tutto il possibile per attirare l’attenzione dei loro cari, troppo spesso non ci riescono e devono lasciarli sconsolati.

Per qualche legge che non conosciamo, gli spiriti sanno un po’ in anticipo quando qualcuno sta per passare la Soglia, dal vostro al nostro mondo, così fanno i preparativi necessari per salutarli ed aiutarli durante il Passaggio. Questo spiega il fatto per cui in centinaia di occasioni i moribondi dicono di parlare con i propri parenti “defunti” che possono anche vedere accanto a loro e, a volte, questi parenti in Spirito vengono visti o percepiti anche da chi assiste al decesso.

I chiaroveggenti che assistono alla “morte” di un individuo, affermano di poter vedere, nei frangenti del trapasso, una replica del corpo fisico apparire gradualmente, collegato ancora per un po’ al corpo fisico, da un cordone (che è quello che la Bibbia descrive come il “cordone d’argento”) che si innesta nella testa. Quando il filo viene spezzato, avviene la “morte” vera e propria, e il corpo eterico è poi visto salire verso l’alto, fino a scomparire alla vista.

L’unica cosa che causa grande dolore a coloro che sono trapassati, è vedere il nostro eccessivo dolore.

Esso, curiosamente, agisce da deterrente, impedendo loro di stare vicino a noi. Non amano nemmeno le continue visite al cimitero, in quanto sanno di non essere lì, perciò la maggior parte degli Spiritualisti preferisce mettere fiori dinanzi alla fotografia dei propri cari, in particolare ricordando gli anniversari.

Questo serve a perpetuare l’idea che lo Spirito è sempre in casa.

Lo Spiritualista indulge anche nell’abitudine di comunicare mentalmente con quelli che sono passati, inviando loro messaggi, trattandoli come se fossero effettivamente presenti nella stanza. So, per certo, che questi messaggi vengono ricevuti; per più e più volte ho sentito Spiriti ringraziare per questa comunione e testimoniare che avevano ricevuto il messaggio, ripetendo al medium alcune delle idee espresse loro.
Ormai avrete capito che la vita spirituale, non è uno stato di indeterminatezza o di sonno eterno, ma è piena di attività e lavoro: l’ozio e la disoccupazione non esistono lì.
C’è abbondanza di cose da fare per tutti, anche se so che è difficile per voi che siete immersi negli affari materiali, apprezzare le attività del mondo spirituale. Oltre al lavoro, vi è svago e divertimento: ci sono possibilità di educazione ed istruzione in tutti i rami della vita ed in ogni particolare forma di conoscenza che lo Spirito desidera.
Naturalmente, molti spiriti sono impegnati in compiti di cooperazione con persone che vivono nel vostro mondo. Alcuni sono al lavoro per rendere più facile la comunicazione tra i due mondi, altri, attratti da persone vive che stanno seguendo linee di ricerca simili alle loro, tornano per aiutarle nei loro sforzi, anche se spesso tali persone non hanno interesse al mondo dello Spirito e non si accorgono dell’aiuto che ricevono.


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Ho conosciuto la vostra realtà

Ho vissuto in quella infelicità per millenni,
per parecchie incarnazioni.
Di certo è difficile credere nella mia beatitudine, nella mia verità, ed è inevitabile porsi il dubbio:
“Quest’uomo forse sta sognando”.
Ma anche se questo fosse un sogno, anche se sembrasse un sogno, è migliore della vostra
realtà.
Provatelo!
Non avete nulla da perdere.
Eppure, ancora avete paura di perdere il vostro mondo. E forse quel terrore è dovuto al fatto che pensate di avere qualcosa.
Proprio quella paura di poter perdere qualcosa alimenta la sensazione che abbiate qualcosa da perdere!
Ma vi siete mai guardati in tasca?
Non c’è nulla! In realtà, c’è un grosso
buco. La tua tasca non contiene nulla… tuttavia, per paura di imbatterti in
quella verità, non ti guardi mai in tasca.
Hai paura di guardarti in tasca,
temendo che non ci sia nulla.
Osho


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