martedì 13 dicembre 2022
vigilanza...
venerdì 4 novembre 2022
APPUNTI DI VIAGGIO
sabato 29 ottobre 2022
TELEMENTAZIONE
venerdì 28 ottobre 2022
INDUZIONI MENTALI e CURE A DISTANZA
- per smettere cattive abitudini
- per il miglioramento personale
- per depressione
- per guarigioni del corpo e degli organi interni
- per problemi psicosomatici
- per paure ansia angoscia
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martedì 25 ottobre 2022
RAJA JOY MEDITATION
venerdì 23 settembre 2022
Dal sesso al terzo occhio
Dal sesso al terzo occhio
Nel rispondere alla domanda di un meditatore, Osho offre una semplice tecnica di meditazione dalle profonde implicazioni...
Un prezioso testo apparso su Osho Times n 227
Un sannyasin dice: “C’è una zona del mio corpo, sopra l’area genitale, che si è attivata molto durante il campo di meditazione, dandomi anche tensione. Ci ho lavorato su e ho sentito che molta di quell’energia è legata alla tematica di essere amato”.
Molto bene. Quello è il punto nel corpo dove l’energia si accumula. È la vera dinamo del corpo. Quando l’energia comincia a spostarsi agli altri centri senti un certo fastidio nel corpo, perché si deve riadattare.
L’energia ha incominciato a muoversi, quindi fai una cosa: quando senti l’energia lì vicino al centro sessuale, chiudi gli occhi e dirigi l’energia verso l’alto. Chiudi gli occhi e senti come se tutta la tua attenzione interiore fosse congiunta al centro sessuale, come un filo bianco e luminoso. Prima visualizzalo: quella specie di filo congiunge la tua attenzione al centro sessuale. Poi comincia a sentire che l’energia si muove all’interno del filo, intorno al filo, verso l’alto. Come se la temperatura stesse salendo nel termometro e quindi continuasse a muoversi.
Prima portala vicino al cuore e sentirai un’esplosione di energia d’amore. Ti sentirai immensamente innamorato dell’esistenza in quanto tale… Innamorato di ogni cosa, di tutto. Sentirai di essere diventato semplicemente amore. E fallo per almeno due settimane. Porta la tua energia su al cuore, ma non farlo in fretta, vai piano.
Dopo due settimane, comincia a portare l’energia in alto verso il terzo occhio. Quando arriva al terzo occhio sentirai una certa chiarezza di visione: che tutto è diventato psichedelico, multicolore, e persino i tuoi sogni non saranno più in bianco e nero.
Dopo 4 settimane vieni a dirmi come va. L’energia dovrebbe essersi sistemata, rilassata. Deve arrivare al terzo occhio. Normalmente, da un punto di vista biologico, l’energia si accumula vicino al centro sessuale. Nello Yoga lo chiamano muladhar, il chakra della radice. In natura l’energia si raccoglie lì, è il punto più basso. Più in basso di lì non c’è nulla, quindi l’energia si raccoglie al fondo. Se si continua a usarla facendo sesso non c’è mai abbastanza energia per andare verso l’alto.
Se arriva un po’ più in alto diventa amore. Se va ancora più in alto diventa preghiera, meditazione. E tutto il lavoro del meditatore consiste nel portare l’energia dal centro sessuale al terzo occhio. È un grande passaggio. A quel punto il terzo occhio diventa il deposito di energia. E quando l’energia comincia a raccogliersi al terzo occhio, un giorno, il salto… Dal terzo occhio arriva al settimo chakra, il sahasrar. Ma per quello non devi fare nulla. Devi solo continuare ad accumulare energia nel terzo occhio.
A un certo punto, quando l’energia è troppa e il terzo occhio non riesce più a contenerla, esplode spontaneamente, in modo naturale. E raggiunge il settimo e ultimo centro, il più alto.
In quel centro l’energia diventa samadhi, estasi. E non devi fare niente per quello. Accade da solo. Ma fino al terzo occhio c’è bisogno di uno sforzo. Quindi comincia subito e dopo 4 settimane dimmi come va. Accadranno molte cose… (1)
Dopo circa un mese il sannyasin torna da Osho, dicendo di aver fatto l’esercizio e che ora sente molta energia pulsare nel terzo occhio.
Il metodo ha funzionato, ha fatto il suo lavoro. Ora non c’è bisogno di continuare. L’energia sta scorrendo. Ora devi dimenticartene.
Questo va compreso: che l’energia funziona in due modi. Prima bisogna lavorarci su attivamente, spingendola, costringendola a muoversi, perché il passaggio non è stato usato quindi ha molti blocchi. Quando l’energia comincia a muoversi, il secondo passo è dimenticarsene totalmente.
È come quando mangi: una volta inghiottito te ne dimentichi. Se continuassi a pensare: “Dove sarà adesso quello che ho mangiato? Nello stomaco, nell’intestino? Chissà cosa gli sta succedendo, se i succhi gastrici arrivano oppure no, se sarà assimilato oppure no, se sto digerendo bene oppure no…”.
Se ti preoccupi troppo del tuo stomaco, lo stomaco ne risentirà. Puoi provare e sentirai lo stomaco pesantissimo. E senza fare nulla, solo preoccupandoti. Lo stomaco deve essere lasciato in pace: una volta inghiottito il cibo, te ne dimentichi.
Ora la tua energia ha raggiunto il punto in cui puoi dimenticartene. L’hai inghiottita! Così come il cibo scende nella gola, l’energia SALE nella gola. E dopo aver superato il centro della gola tu non te ne devi più preoccupare. Se ti preoccupi il tuo terzo occhio comincerà a fare male. E quel male non è dovuto all’energia in sé ma al fatto che sei diventato troppo conscio del suo movimento. È naturale, ma ora te ne devi dimenticare. L’energia procede per conto suo e continuerà a lavorare.
La musica ti farebbe bene… Se hai voglia di cantare, canta. Se hai voglia di suonare uno strumento, suona. C’è qualche strumento che ti piace?
Il sannyasin dice: “Preferisco cantare”.
Bene, cantare è la cosa migliore. Ti siedi in silenzio e poi canti. Per nessuno, è solo un’offerta al divino. Ma canta come fosse una preghiera, il più possibile. E non c’è bisogno di andare di fretta, perché non è una performance. Puoi andare piano, al tuo passo. Puoi andare molto lentamente e goderti ogni sfumatura del suono. Comincia a cantare e dimenticati dell’energia…
Quando sei completamente assorbito dal cantare e ti dimentichi del corpo, dell’energia, della mente e di tutto, l’energia lavora meravigliosamente. Ora il passaggio è aperto, l’energia scorre. Se continui a pensarci diventerai tu stesso una barriera e poi l’energia comincerà a fare male, potrebbe persino creare una ferita. Se pensi troppo allo stomaco ti viene l’ulcera! Quindi è ottimo che tu ci abbia lavorato, e l’hai fatto bene. Ora dimenticatene completamente. Canta, balla, perditi in qualsiasi cosa ti piaccia, okay? (2)
Continua la lettura su Osho Times n. 227
Testi di Osho tratti da:
1. The Great Nothing #4
2. God Is Not For Sale #8
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lunedì 29 agosto 2022
𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗶 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼, 𝗼 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝘀𝗰𝗵𝗲𝗿𝘇𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲?
mercoledì 4 maggio 2022
DOMANDA: Osho, DIRESTI DELLA MORTE DI TUO PADRE IERI?
DOMANDA: Osho, DIRESTI DELLA MORTE DI TUO PADRE IERI?
Osho:
Vivek, NON È STATA ASSOLUTAMENTE UNA MORTE. O è stata la morte totale. Ed entrambi significano la stessa cosa. Speravo che morisse così. È morto di una morte per cui tutti dovrebbero essere ambiziosi: è morto a samadhi, è morto completamente distaccato dal corpo e dalla mente.
Sono andato a trovarlo solo tre volte durante tutto il mese in cui era in ospedale.
Ogni volta che sentivo che era sul punto di vista, andavo a trovarlo. Le prime due volte ho avuto un po' paura che se fosse morto sarebbe dovuto rinascere; un po' di attaccamento al corpo c'era. La sua meditazione si approfondiva ogni giorno, ma alcune catene con il corpo erano ancora intatte, non erano rotte.
Ieri sono andata a trovarlo: ero immensamente felice che ora potesse morire di morte giusta.
Non era più interessato al corpo. Ieri, di buon mattino alle tre, ha raggiunto il suo primo sguardo dell'eterno -- e subito ha capito che ora stava per morire. Questa era la prima volta che mi chiamava per venire; le altre due volte ero andato da solo. Ieri mi ha chiamato per venire perché era certo che stava per morire. Voleva dire addio, e lo ha detto benissimo -- senza lacrime agli occhi, senza più desiderio di vita.
Quindi, in un certo senso non è una morte ma una nascita nell'eternità. È morto nel tempo ed è nato nell'eternità. Oppure è una morte totale -- totale nel senso che ora non verrà più. E questa è la conquista finale; non c'è niente di più alto.
Ha lasciato il mondo nel silenzio più totale, nella gioia, nella pace. Ha lasciato il mondo come un fiore di loto -- valeva la pena festeggiare. E queste sono le occasioni per imparare a vivere e a morire. Ogni morte dovrebbe essere una festa, ma può essere una festa solo se ti porta a piani più alti di esistenza.
È morto illuminato. Ed è così che vorrei che ognuno dei miei sannyasin morisse. La vita è brutta se non sei illuminato, e anche la morte diventa bella se sei illuminato.
La vita è brutta se non sei illuminato perché è una miseria, un inferno. La morte diventa porta del divino se sei illuminato; non è più miseria, non è più inferno. Infatti, al contrario, si sta uscendo da tutto l'inferno, da ogni miseria.
Sono immensamente felice che sia morto così come è morto. Ricordatelo: man mano che la meditazione si approfondisce, diventi sempre più lontano dal tuo composito corpo-mente. E quando la meditazione raggiunge l'apice finale, puoi vedere tutto.
Ieri mattina era assolutamente consapevole della morte, che era arrivata. E lui mi ha chiamato.
Questa era la prima volta che mi chiamava, e nel momento in cui lo vidi ho visto che non era più nel corpo. Tutti i dolori del corpo erano scomparsi. Ecco perché i medici erano perplessi: il corpo funzionava in modo assolutamente normale. Questa era l'ultima cosa che i medici avrebbero potuto immaginare, che potesse morire. Sarebbe potuto morire da un giorno all'altro.
Soffriva profondamente, c'erano molte complessità nel corpo: il cuore non funzionava bene, mancava il polso; c'erano coaguli di sangue nel cervello, nella gamba, nella mano.
Ieri era assolutamente normale. Hanno controllato, e hanno detto che era impossibile; ora non c'era nessun problema, nessun pericolo. Ma è così che succede. Il giorno del pericolo, secondo i medici, non si è rivelato pericoloso. Le prime ventiquattro ore in cui fu ricoverato in ospedale un mese prima erano le più pericolose; avevano paura che morisse. Non è morto. Poi per le successive ventiquattro ore erano ancora titubanti a dire se sarebbe stato salvato o no. Un chirurgo era arrivato anche il suggerimento di tagliare completamente la gamba, perché se iniziassero ad accadere coaguli di sangue in altri posti sarebbe impossibile salvarlo.
Ma io ero contrario al taglio della gamba, perché uno deve morire un giorno -- perché distorcere il corpo e perché creare più dolore? E il solo vivere in sé non ha senso, solo allungare la vita non ha senso. Ho detto di no. Erano sorpresi. E quando è sopravvissuto per quasi quattro settimane hanno pensato che avessi ragione, che non c'era bisogno di tagliare la gamba; la gamba stava tornando, tornando viva. Aveva iniziato a camminare anche lui, cosa che il dottor Sardesai riteneva un miracolo. Non avevano sperato tanto, che potesse camminare.
Ieri era perfettamente normale tutto normale E questo mi ha dato l'indicazione che ora la morte era possibile. Se la meditazione avviene prima della morte, tutto diventa normale. Si muore in perfetta salute, perché non si sta morendo davvero ma si entra su un piano superiore. Il corpo diventa un trampolino di lancio.
Ha meditato per anni. Era un uomo raro -- è molto raro trovare un padre come lui.
Un padre che diventa discepolo del proprio figlio: è raro. Il padre di Gesù non ha osato diventare un discepolo, il padre di Buddha ha esitato per anni a diventare un discepolo. Ma ha meditato per anni. Tre ore al giorno, la mattina dalle tre alle sei, era seduto in meditazione. Anche ieri, anche in ospedale, ha continuato.
Ieri è successo. Non si sa mai quando succederà. Bisogna continuare a scavare... un giorno uno si imbatte nella sorgente dell'acqua, la fonte della coscienza.
Ieri è successo; è successo in tempo giusto. Se avesse lasciato il suo corpo solo un giorno prima sarebbe tornato presto di nuovo nel corpo -- un po' di aggrappamento c'era. Ma ieri la tabula rasa era completamente pulita. Non si è fermato, è morto come un Buddha.
Cosa si può avere di più di Buddhahood?
Il mio sforzo qui è aiutare tutti voi a vivere come Buddha e a morire come Buddha. La morte di un Buddha è entrambe le cose! Non è una morte, perché la vita è eterna. La vita non inizia con la nascita e non finisce con la morte. Milioni di volte sei nato e morto; sono tutti piccoli episodi Nell'eterno pellegrinaggio. Ma poiché sei incosciente non puoi vedere ciò che va oltre la nascita e la morte.
Man mano che diventi più cosciente, puoi vedere il tuo volto originale. Ha visto il suo volto originale ieri. Ha sentito una mano applaudire, ha sentito il suono senza rumore. Quindi non è una morte: è raggiungere la vita eterna. Dall'altra parte si può chiamare morte totale -- morte totale nel senso che non verrà più.
Gioisci!
Osho.
Sii fermo e conosci.
Capitolo :: 9
martedì 3 maggio 2022
Un diamante di Consapevolezza -
Questo è l'unico diamante che esiste, perché è il solo tesoro che ci sia; tutto il resto non è altro che illusione.
Infatti la morte si porterà via ogni cosa: tutto è momentaneo. Ti puoi vantare delle tue ricchezze, del potere, del prestigio, ma poi ecco che sopraggiunge la morte e in un colpo solo tutto è annientato: l'intero edificio in cui hai riversato tutta la tua esistenza, tutte le tue energie scompare in un istante e tutti gli incredibili castelli che avevi eretto in aria, e per i quali hai sacrificato tutta la tua vita svaniscono per sempre.
La consapevolezza è l'unica ricchezza, perché la morte non te la potrà sottrarre. Ed è l'unica cosa che la morte non potrà portarti via, perché si può essere consapevoli perfino mentre si muore: morendo puoi restare cosciente, presente.
Ecco perché in Oriente la consapevolezza è definita il vero diamante. Chiunque possieda questo diamante è ricco; chiunque non lo possieda è povero, un miserabile.
Osho
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sabato 30 aprile 2022
Ricorda la consapevolezza nascosta all'interno
In questo metodo proposto da Shiva, si dice che i sensi sono semplici porte, stazioni riceventi, medium, strumenti, ricettori. Tu sei nascosto al loro interno: "Quando sei intensamente cosciente grazie a uno dei sensi in particolare, conserva la consapevolezza." Quando ascolti una musica, non dimenticarti di te stesso nell'ascolto, non perderti nelle orecchie. Ricorda la consapevolezza nascosta all'interno. Sii attento, presente, consapevole. Prova questo semplice esperimento: guarda qualcosa o qualcuno. Puoi guardare con gli occhi, senza essere consapevole di essere nascosto al loro interno; oppure attraverso gli occhi, in questo caso gli occhi sono semplici intermediari tra me e te. Tu sei presente dietro di loro e li usi per guardare, allo stesso modo in cui qualcuno guarda attraverso una finestra o un paio di occhiali. Non perderti. Ricorda sempre la consapevolezza nascosta all' interno dei sensi: stai all'erta! All'improvviso sentirai un cambiamento di qualità, la tua messa a fuoco cambierà. Fanne una meditazione: ascoltando, ascolta attraverso le orecchie e resta consapevole del tuo centro interiore. Quando tocchi, tocca attraverso la mano e ricorda l'essere interiore nascosto dietro quel toccare. Attraverso ogni senso puoi avere un'intuizione del centro interiore, e ogni senso raggiunge il centro interiore. Deve consegnare le proprie informazioni. Per questo quando mi vedi e al tempo stesso mi ascolti, in profondità dentro di te sai che vedi lo stesso uomo che stai ascoltando, e se il mio corpo emanasse un odore, sentiresti anche quello. I tre sensi trasmettono le loro informazioni a un unico centro, per questo puoi operare un coordinamento, altrimenti sarebbe impossibile. Colui che conosce è diverso dai singoli sensi e ogni senso trasmette a lui il proprio messaggio; è qui, in questo centro, che ogni cosa si raccoglie e si organizza, diventando un unico insieme. Questo è miracoloso! All'esterno io sono un unico essere. I tuoi sensi mi divideranno in parti, ma poi, di nuovo, da qualche parte dentro di te tornerò a essere un'unità. Laddove io torno a essere un'unità si trova il centro del tuo essere: quella è la tua consapevolezza, e tu l'hai completamente dimenticata. Questa dimenticanza è ignoranza, mentre la consapevolezza aprirà le porte della conoscenza del Sé. E non puoi conoscere te stesso in nessun altro modo! Provaci: resta cosciente, attento. All'inizio sarà difficile, ci si continua ad addormentare, sembra arduo vedere attraverso gli occhi, sembra più facile vedere con gli occhi! All'inizio ti sentirai a disagio, ma se acquisirai quest'arte di essere sempre presente dietro ai sensi, i sensi non ti potranno più ingannare. Altrimenti, essi sono un inganno: in un mondo che è semplice apparenza, essi ti hanno ingannato, portandoti a credere che tutto sia reale. Se riuscirai a vedere attraverso i sensi, restando cosciente, pian piano il mondo ti sembrerà illusorio, simile a un sogno, e riuscirai a penetrarlo fino a raggiungerne la sostanza, la sua reale essenza." Per rendere più facile l'esperimento proposto da Osho, si consiglia di provare dunque questa tecnica: è sufficiente avere un'ora a disposizione da dedicare all'evoluzione del proprio essere.
Primo stadio: 15 minuti Siediti in una posizione comoda e guarda un oggetto: il muro, un fiore, un albero. L'oggetto non è molto importante, lo è di più colui che osserva. Ricordati che tu guardi attraverso gli occhi; i tuoi occhi non sono altro che finestre o porte: tu sei all'interno, e guardi attraverso di loro.
Secondo stadio: 15 minuti Chiudi gli occhi e ascolta la musica. Le tue orecchie sono semplici strumenti che ricevono. Mentre ascolti, non dimenticare te stesso, non perderti nelle orecchie. Ricorda la consapevolezza nascosta all'interno. Sii attento e presente! I suoni viaggiano in cerchi che raggiungono ciascuno di noi. Tu sei sempre al centro del suono: ascolti il suono stando nel tuo centro silente.
Terzo stadio: 15 minuti Tieni gli occhi chiusi (fatta eccezione per quando ti sposti nella stanza) e tocca qualsiasi superficie o oggetto. Toccando, limitati a toccare attraverso la mano e ricorda l'essere che è nascosto al tuo interno.
Quarto stadio: 15 minuti A occhi chiusi, sdraiati e resta immobile e in silenzio per quindici minuti: una pura e semplice presenza. Non fare nulla, lasciati esistere: questa è la dimensione essenziale della meditazione.
"Quando non fai assolutamente nulla di fisico, di mentale, di emotivo; quando qualsiasi attività si arresta e tu esisti semplicemente, sei semplicemente presente, quella è meditazione. Gli esercizi servono solo a sintonizzare il tuo strumento interiore, poi si tratta di lasciar accadere qualcosa... si tratta di una sottile comprensione interiore." Osho
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mercoledì 6 aprile 2022
Non cé niente che devi sapere
domenica 3 aprile 2022
Ottieni solo ciò che hai già
Il fatto che dio ti protegga è una benedizione, ma la benedizione è possibile solo se sei in beatitudine. Questa è una delle leggi fondamentali della vita: se hai, avrai di più, se non hai, perderai anche quello che hai. È una legge molto strana, ma bisogna capirla. Non c’è niente da fare, bisogna seguirla: è così.
È così nel mondo comune, è così nel mondo interiore. Il ricco diventa più ricco, perché il denaro attira più denaro; e il povero diventa più povero. Lo stesso vale anche nel mondo interiore: la persona beata diventa più beata; tutte le benedizioni di dio si riversano su di lei. La persona infelice diventa più infelice. Ottieni solo ciò che hai già, perché ciò che hai diventa una forza magnetica che attrae qualcosa di simile a sé. È come quando un ubriacone arriva in città: presto troverà altri ubriaconi. Se arriva un giocatore, presto incontrerà altri giocatori. Se arriva un ladro, troverà altri ladri. Se arriva un ricercatore della verità, troverà altri ricercatori. Qualunque cosa creiamo in noi diventa un centro magnetico, crea un certo campo di energia. E in quel campo di energia le cose iniziano ad accadere.
Quindi, chi vuole la benedizione di dio, deve creare tutta la beatitudine di cui è capace, deve fare del suo meglio; e la sua beatitudine diventerà mille volte più grande. Più ne hai, più ne arriverà. Una volta compreso questo segreto, si diventa sempre più ricchi interiormente e sempre più profonda è la gioia. E non c’è fine all’estasi, bisogna solo iniziare nella giusta direzione.
La sensazione di essere un estraneo deve essere trascesa, perché è fondamentalmente sbagliata. Facciamo parte dell’esistenza, non siamo estranei. Siamo onde dell’oceano, non siamo estranei all’oceano. Come possiamo essere estranei all’oceano? Nasciamo dall’oceano, ci viviamo, un giorno ci spariremo dentro. Ne facciamo parte. Questa esistenza è la nostra casa. Non siamo estranei; anche se volessimo non riusciremmo a starne fuori, ne facciamo parte.
Non c’è alcun luogo dove andare, non possiamo uscire dall’esistenza, è tutto dentro. Non c’è un confine dove l’esistenza finisce e possiamo saltarne fuori. Il pesce può uscire dall’oceano, ma noi non possiamo uscire dall’esistenza, è impossibile. Ovunque siamo, siamo radicati nell’esistenza.
Questo è il sentimento religioso fondamentale. Una persona non religiosa sente di essere uno straniero, un estraneo, un alieno. Quella sensazione è cresciuta molto in questo secolo. In tutto il mondo tutte le persone intelligenti soffrono di uno strano tipo di malattia. La malattia può essere chiamata “sensazione di essere estranei”, di non appartenere all’esistenza, che l’esistenza non ci appartiene, che siamo solo degli incidenti, che non stiamo adempiendo a nessuno scopo, che non siamo necessari, che le cose andrebbero benissimo senza di noi, che siamo superflui. Tutto questo è totalmente sbagliato, assolutamente sbagliato.
Persino un minuscolo filo d’erba è intrinseco, non accidentale. È importante quanto la stella più grande. Senza di lui l’esistenza non sarà la stessa, qualcosa mancherà, rimarrà uno spazio vuoto. Non è superfluo, niente è superfluo. Quando lo capisci, tutta la paura scompare e arriva un grande rilassamento naturale. Diventi capace di riposare, perché questa è la nostra casa.
Percepire l’esistenza come “casa”, sentire che è nostra madre, nostro padre, che gli alberi e le montagne e le stelle sono la nostra famiglia, è l’esatto significato della parola “dio”.
E dio è dolce! E anzi, il fenomeno più dolce, il fenomeno più delizioso è dio. Chi ha assaggiato dio ha assaggiato il nettare. Diventa immortale, non sa nulla di nascita e morte. Per lui il tempo diventa irrilevante, inizia a vivere nell’eternità.
Man mano che si va in profondità nella meditazione, la vita diventa sempre più dolce, piena di canzoni, musica, gioia. Migliaia di fiori sbocciano e tutto l’anno è primavera. E tutto diventa profumato di dio, perché tutto è pieno di dio. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è un modo per vederlo; e la meditazione è il modo.
I miei sannyasin devono vivere una vita di beatitudine, questa è la loro meditazione. Devono abbandonare ogni serietà, devono diventare più giocherelloni. Devono considerare la vita non come un problema, ma come un mistero. Se lo consideri un problema diventi serio, perché allora sorge una grande tentazione di risolverlo ed è irrisolvibile. Ti porterà a una serietà sempre maggiore, alla frustrazione, alla tristezza.
Non è possibile arrivare a una conclusione. Sì, potresti trovare molte risposte, ma ogni risposta creerà più domande di quante ne risolverà. Ecco perché i filosofi, i teologi, diventano molto seri. Perdono ogni giocosità. Dimenticano cosa significa essere leggeri e se dimentichi cosa significa essere leggero dimenticherai cosa significa essere pieno di gioia, perché sono due aspetti dello stesso fenomeno. Essere leggeri è un requisito fondamentale affinché la gioia accada.
La gioia accade solo negli stati d’animo leggeri.
Non prendere la vita come un problema, non è affatto un problema. È un mistero da vivere, non da risolvere; è da godere, ballare, amare, cantare, ma non da risolvere. Non è un enigma, non è una sfida a risolverla. È una sfida a esplorarla, con meraviglia, con stupore, come un bambino.
Per i miei sannyasin la beatitudine è meditazione e più diventi beato, più diventi meditativo. Quindi impara a essere allegro; prendi le cose come divertimento. Tutto deve essere preso come divertente, persino la morte.
Se riesci a vivere la vita come se fosse solo un ruolo che stai interpretando in una commedia, sei diventato un sannyasin.
La beatitudine è dio. Non esiste altro dio: essere beati è essere divini.
Tratto da: Osho. The Imprisoned Splendor #15
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l’arte dell’essere testimone.
sabato 2 aprile 2022
Tu possiedi un tuo mondo privato;
lunedì 21 marzo 2022
21 marzo 1953 L'illuminazione di Osho
L'illuminazione di Osho
Verso mezzanotte gli occhi si aprirono all’improvviso. Non li aprii io, il sonno fu rotto da qualcos’altro. Intorno a me, nella stanza, sentii una presenza imponente. La stanza era piccolissima. Sentii tutt’intorno a me una pulsazione di vita, una vibrazione assordante, simile a un uragano: una tempesta incredibile di luce, gioia ed estasi.
Ero sommerso: era tanto reale che ogni altra cosa divenne irreale. I muri della stanza divennero irreali, la casa divenne irreale, il mio stesso corpo divenne irreale. Ogni cosa era irreale perché ora, per la prima volta, la realtà era presente. …
Quella notte un’altra realtà aprì la sua porta, un’altra dimensione divenne disponibile. All’improvviso era presente, quella realtà «altra», una realtà separata: la realtà vera, o in qualsiasi modo tu voglia chiamarla. Chiamala Dio, verità, dhamma, Tao, o come meglio preferisci. Era senza nome. Ma era presente, così opaca, così trasparente, e tuttavia tanto evidente che chiunque avrebbe potuto toccarla. Nella stanza mi stava soffocando: era troppo intensa e io ero incapace di assorbirla.
Sorse in me il bisogno spasmodico di precipitarmi fuori da quella stanza, uscire sotto il cielo. Se fossi rimasto pochi minuti ancora, sarei soffocato. Così mi sembrava.
Corsi fuori, uscii all’aperto. Sentivo la necessità di essere semplicemente sotto il cielo, con le stelle, con gli alberi, con la terra, essere con la natura. E subito dopo essere uscito, il senso di soffocamento scomparve: il luogo era troppo piccolo per contenere un fenomeno simile. È più grande del cielo! Il cielo stesso non lo delimita: ma così mi sentivo più a mio agio.
Mi incamminai verso il giardino più vicino. Era una camminata totalmente diversa, come se la forza di gravità fosse scomparsa. Camminavo, o correvo, o semplicemente volavo; era difficile da decidere. La gravità era assente. Mi sentivo senza peso, come se una forza mi trasportasse: ero nelle mani di un’altra energia.
Per la prima volta non ero solo, per la prima volta non ero più un individuo, per la prima volta la goccia era caduta nell’oceano; ora l’intero oceano era mio, io ero l’oceano. Non c’erano più limiti. Un potere tremendo sorse dentro di me, come se io avessi potuto fare qualsiasi cosa, in qualunque situazione… io non ero presente, esisteva solo quel potere.
Raggiunsi il parco dove andavo ogni giorno. Era chiuso: era troppo tardi, era all’incirca l’una di notte. I giardinieri erano profondamente addormentati: dovetti entrare come un ladro, scalando il cancello. Ma qualcosa mi spingeva verso il parco. Non era in mio potere frenare me stesso. Semplicemente fluivo.
Quando entrai nel parco, ogni cosa divenne luminosa. Ovunque era benedizione, beatitudine. Per la prima volta potei vedere gli alberi… il loro verde, la loro vita, la loro linfa scorrere. L’intero giardino era addormentato, gli alberi erano addormentati, ma io potevo vedere il giardino vivo. Perfino le piccole foglie d’erba splendevano di luce.
Mi guardai intorno: un albero era terribilmente luminoso, il Maulshri. Mi attirò, mi trascinò verso di lui. Io non l’avevo scelto. Dio stesso lo aveva scelto. Andai verso l’albero; mi ci sedetti sotto: come mi sedetti là, tutte le cose iniziarono a sedersi con me, l’intero universo divenne una benedizione.
È difficile dire per quanto tempo rimasi in quello stato. Quando tornai a casa, erano le quattro del mattino, per cui, secondo l’orologio, ero rimasto là perlomeno tre ore: ma fu un’infinità. Non aveva nulla a che vedere con l’orologio, era senza tempo. Quelle tre ore divennero un’eternità, senza fine. Non c’era tempo, non esisteva lo scorrere del tempo. Era la realtà vergine, incorrotta, intatta, incommensurabile.
E quel giorno è successo qualcosa, che è continuato, non come ripetizione, ma come corrente sotterranea, come una cosa permanente. In ogni momento continua ad accadere di nuovo: ogni momento avviene il miracolo.
Quella notte, e da quella notte in poi, non sono più stato nel corpo. Mi muovo intorno a lui. Divenni terribilmente potente, e allo stesso tempo molto fragile, divenni molto forte, ma quella forza non è la forza di una roccia, è la forza di una rosa…
Osho
Una vertigine chiamata vita
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martedì 15 marzo 2022
Non è affar nostro salvare il mondo
"Non è affar nostro salvare il mondo. Innanzitutto non l’abbiamo creato noi e non è nostra responsabilità dove andrà a finire e cosa gli accadrà.