giovedì 3 novembre 2011

SULLA MORTE..


KAYYAM  O. (1122):
“Il giorno e la notte dipingono una sola grande scacchieradove il destino gioca con gli uomini come a scacchi.Qua e là delle mosse, degli scacchi, delle uccisionie uno dopo l'altro si torna a giacere in una scatola.”



KRISHNAMURTI: “La ragione per la quale la morte è così ardua per voi è che avete basato la vostra vita sull’attaccamento e l’accumulazione. Volete sapere come morire (come si fa a morire)? Pensate a ciò che avete di più caro e lasciatelo andare. Quella è la morte”. … “Dobbiamo morire ogni giorno. Dobbiamo morire ogni momento. Dobbiamo morire adesso”.



ROSENBERG L.: “Un confronto reale con la morte ci mette in grado di apprezzare la vita in modo interamente nuovo e di farne un uso migliore. La luce splendente della morte può liberare la nostra vita”. La verità è che siamo tutti sul Titanic, anche se immaginiamo che si tratti di una crociera di piacere, proprio come pensavano i passeggeri del Titanic”. … “Gli attaccamenti, secondo il buddismo, che creiamo durante la vita e che dovremo abbandonare alla morte, sono la causa della nostra sofferenza. … Sapere di dover lasciare andare gli attaccamenti nel momento della morte ci da la possibilità di lasciarli andare adesso, risparmiandoci così tanta sofferenza”. … “Può capovolgere il nostro mondo, indirizzandoci verso un modo interamente nuovo di vivere”. … “Così, anziché sprecare tempo sulla questione se ci sia vita dopo la morte, possiamo dedicarci interamente alla questione se c’è vita prima della morte”.



JUNG C. G.(1934) “L’uomo giovane viene preparato per vent’anni e più al pieno sviluppo della sua esistenza individuale; e perché non dovrebbe per vent’anni e più preparare la sua fine?”.



SENECA L.A.: Lettere, III, 26, 10:“Devi esercitarti a morire; chi lo afferma, ci invita ad esercitarci ad essere liberi. Colui che ha imparato a morire, ha disimparato a servire: è al di sopra di ogni potere altrui o, per lo meno, ne è al di fuori. … Una sola è la catena che ci tiene avvinti: l’amore per la vita. Certo, non lo si deve respingere, ma ridurlo al punto  che, quando le circostanze lo esigano, nulla più ci trattenga, nulla ci impedisca dall’essere pronti a fare immediatamente quel che un giorno o l’altro bisognerà pur fare.



EPICURO: Lettera sulla felicità (a Mecenao):          

    126 - Il vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un male (come per i buddisti), né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce.

    130 – Consideriamo inoltre una gran cosa l’indipendenza dai bisogni, non perché sempre ci si debba accontentare di poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto, convinti come siamo che l’abbondanza si gode con più dolcezza se meno da essa dipendiamo.(Non Attaccamento dei buddisti) In fondo ciò che veramente serve non è difficile a trovarsi, l’inutile è difficile.

    131 - … Saper vivere di poco non solo porta salute e ci fa privi d’apprensione verso i bisogni della vita ma anche, quando ad intervalli ci capita di menare un’esistenza ricca, ci fa apprezzare meglio questa condizione e indifferenti verso gli scherzi della sorte.

    135 -  Però è meglio essere senza fortuna ma saggi (e questa mi pare già una grossa fortuna) che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato. Medita giorno e notte tutte queste cose e altre congeneri, con te stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell’ansia. Vivrai come un dio tra gli uomini. Non sembra più nemmeno mortale l’uomo che vive fra beni immortali.


NATOLI S.: “L’esperienza del dolore” e”Dizionario dei vizi e delle virtù”

" … spesso le religioni sono state un tentativo di superare la paura della morte? … Ci sono due punti di vista:

Antropologia del credente: proprio perché devo morire, questa mia vita non vale niente. E allora c’è bisogno di una compensazione, c’è bisogno di un al di là che compensi questa vita, che se è fatta per la morte, non avrebbe senso. E’ un’antropologia che non sopporta la morte.

Antropologia del non credente: la morte verrà, è naturale. Ecco, allora per me il compito più alto non è di allontanare la morte, ma di realizzare al meglio questa mia vita. Visto che la morte è naturale, proprio perché dovrò morire, devo vivere con pienezza questa vita, cercando di valorizzarla al massimo. E’ questa un’antropologia che si porta all’altezza della morte".



HEIDEGGER M.: “Essere e Tempo”

"La morte sovrasta l’esserci. La morte non è affatto una semplice presenza non ancora attuatasi, non è un mancante ultimo ridotto ad minimum, ma è, prima di tutto, un’imminenza che sovrasta. … La morte è una possibilità di essere che l’esserci stesso deve sempre assumersi da sé. Nella morte l’esserci sovrasta se stesso nel suo poter-essere più proprio. … La morte è per l’esserci la possibilità di non-poter-più-esserci"..."Un’angoscia davanti alla morte è angoscia davanti al poter-essere più proprio, incondizionato e insuperabile. … Si fa chiaro il concetto esistenziale del morire come esser-gettato nel poter-essere più proprio, incondizionato e insuperabile. … Un essere-per-la-morte è l’anticipazione di un poter-essere di quell’ente il cui modo di essere è l’anticiparsi stesso. … Ma progettarsi sul poter-essere più proprio significa poter comprendere se stesso entro l’essere dell’ente così svelato: l’anticipazione dischiude all’esistenza, come sua estrema possibilità, la rinuncia a sé stessa, dissolvendo in tal modo ogni solidificazione su posizioni esistenziali raggiunte.



OLIVERIO FERRARIS A.: intervista sulla psicologia della paura

"Tutte le paure originano da quella paura fondamentale, dalla consapevolezza che noi siamo persone finite e che un giorno moriremo. La soluzione consiste nel rassegnarci all’idea di doverci preparare a questo evento ultimo, accettando la propria condizione di esseri che nascono e che muoiono".

RAVASI G.: Presentazione della Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Devoniane Bologna: “La pasqua del Cristo nasce dalla crocifissione: la vita sboccia dalla morte”



GIOVANNI PAOLO II (27/10/04): “La riflessione sulla morte si rivela benefica perché relativizza tante realtà secondarie come la ricchezza, il successo ed il potere, che abbiamo assolutizzato”

ANDREOLI V.: La morte come percorso per la comprensione del senso della vita, del senso dell’uomo. Ci vorrebbe una “Educazione alla morte” perché chi uccide, forse, non si è mai interrogato a fondo sul senso della morte. Oggigiorno assistiamo quotidianamente alla morte spettacolo televisiva, mentre la morte esistenziale, di una persona cara, accade raramente e ci trova impreparati. Per comprendere il senso della vita bisogna passare per la consapevolezza della morte, e, quindi, partire dal primo umanesimo, dai primi umanisti.



FREUD S.: (cap. IX de “L’avvenire di un’illusione”):

“L’uomo non è del tutto privo di risorse …. Se distoglierà dall’Aldilà le sue speranze e si concentrerà sulla vita terrena, con tutte le forze rese così disponibili, riuscirà, probabilmente, a rendere la vita sopportabile per tutti e la civiltà non più aggressiva per alcuno”.



FEIFEL H.: “La morte, una variabile rilevante in psicologia”:

"Una delle caratteristiche fondamentali che distingue l’uomo dalle altre specie animali è la capacità di affermare il concetto di una morte futura e inevitabile. … della gran mole degli scritti di psicologia si rimane colpiti di quanto scarsa e trascurata sia la conoscenza sistematica dell’atteggiamento verso la morte. … La nozione dell’unicità e dell’individualità di ognuno di noi acquista il suo pieno significato solo rendendoci conto che dobbiamo morire. … L’idea di morte propone l’eterno mistero che forma il nucleo di alcuni tra i più importanti sistemi religiosi e filosofici".



OSHO: “ Morte, la grande finzione”

"La sola validità della religione è dovuta alla morte. Se la morte non esistesse, nessuno si interesserebbe mai alla religione. … con l’evoluzione dell’uomo anche il suo dio si è raffinato; il vostro dio rappresenta voi. … Noi stiamo cercando nuove dimensioni di Dio, noi aggiungiamo a Dio dimensioni nuove: Dio viene creato. Tu non sei un semplice ricercatore, sei anche un creatore. E il futuro conoscerà visioni di Dio di gran lunga migliori … La paura della morte crea le pseudo-religioni. L’autentica religione ti insegna a scoprire la tua immortalità, a scoprire il Dio dentro di te. … Io definisco l’autentica religione l’arte di trasformare ogni cosa in una celebrazione, in un canto, in una danza". ... "La meditazione ti prepara alla morte, .. ti aiuta a conoscere la morte senza morire. E quando avrai conosciuto la morte, senza morire, la paura della morte scomparirà per sempre". … "La meditazione è l’esplorazione del tuo essere. La meditazione è il vero suicidio, della mente non del corpo, ti porta al di là della mente, che è un condizionamento della società". … "La morte è l’ombra dell’Io, è una menzogna, la morte non esiste. … "Il tuo vero Sé è immortale: la vita non nasce e non muore. L’oceano (Assoluto) permane, le onde vanno e vengono".

Si è semplicemente.

Sul lago della consapevolezza

nessuna increspatura, nessun suono


da Shadowing

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