Osho sulla morte...
La morte non è un nemico Osho, sono un medico… nel mio lavoro, nella mia attività esiste un rifiuto intrinseco ad accettare la morte, la malattia e la sofferenza umana. Quindi, in profondità, un rifiuto ad accettare la vita o l’esistenza così come sono. C’è un desiderio molto profondo di correggere alcuni dei meccanismi della natura. Tutta la mia attività professionale è spinta dalla paura, una profonda paura personale della malattia, della sofferenza e della morte. Non so come considerare il mio lavoro nella prospettiva del ‘Tutto’. Questa è una domanda significativa, che nasce da un atteggiamento sbagliato della medicina occidentale. In Oriente abbiamo una visione completamente diversa: l’approccio alla medicina è diametralmente opposto. Dovrai comprendere alcune cose. La domanda dice: “Nel mio lavoro, nella mia attività esiste un rifiuto intrinseco ad accettare la morte, la malattia e la sofferenza umana”. Ora, è necessario fare una distinzione. La malattia, la sofferenza sono una cosa, la morte è tutt’altra cosa. Nella mente occidentale la malattia, la sofferenza e la morte sono una cosa sola, arrivano in un’unica confezione. Il problema nasce proprio da qui. La morte è bella; la sofferenza, la malattia non lo sono. La morte è bella. La morte non è una spada che recide la tua vita, è un fiore, il fiore più bello, che sboccia all’ultimo istante. È la vetta. La morte è il fiore sull’albero della vita. Non è la fine della vita ma il suo crescendo. È l’orgasmo supremo. Non c’è nulla di sbagliato nella morte, è bellissima – ma devi sapere come vivere e come morire. C’è un’arte di vivere e c’è un’arte di morire, e la seconda ha molto più valore della prima. Tuttavia puoi conoscere la seconda solo quando hai conosciuto la prima. Solo chi sa come vivere nel modo giusto sa come morire nel modo giusto. Allora la morte è una porta per il divino. Quindi, come prima cosa per favore tieni la morte da parte. Preoccupati solo della malattia, della sofferenza. Non occorre che lotti contro la morte. È questo che crea problemi nella mente occidentale, negli ospedali e nella medicina occidentale. La gente lotta contro la morte. Ci sono persone negli ospedali che vegetano soltanto, sono vive solo grazie alle medicine. Grazie al sostegno medico la loro morte viene rimandata… A volte sono in coma – e una persona può essere in coma per mesi o anni. Ma a causa di questo antagonismo verso la morte, questo è diventato un grosso problema per la mente occidentale: cosa fare quando una persona è in coma e non ne uscirà mai, e tuttavia può essere mantenuta in vita per anni? Diventerà un cadavere, un cadavere che respira, ecco tutto. Non sarà vivo, potrà solo vegetare. Che senso ha? Perché non permettergli di morire? Perché c’è la paura della morte. La morte è il nemico – come si può arrendersi al nemico, alla morte? Quindi c’è grande controversia nella mentalità medica occidentale: Che fare? Si può permettere che la persona muoia? Si può lasciare che decida se vuole morire? Si può permettere alla famiglia di decidere se farlo morire? Perché a volte la persona è inconscia e non può decidere da sola. È giusto aiutare qualcuno a morire? Nella mente occidentale nasce una grande paura. Morire? Vuol dire assassinarlo! La scienza esiste per mantenerlo in vita. Ma questo è stupido! La vita in se stessa non ha alcun valore se non c’è gioia, se non c’è danza, se non c’è creatività, se non c’è amore – la vita in se stessa non ha significato. Vivere soltanto, e nient’altro, è senza significato. Arriva il punto in cui uno ha vissuto abbastanza, il punto in cui morire è naturale, in cui morire è bello. Proprio come, quando hai lavorato tutto il giorno, arriva il punto in cui ti addormenti. La morte è una specie di sonno – un sonno più profondo. Nascerai di nuovo con un nuovo corpo, con un meccanismo nuovo dotato di nuove caratteristiche, di nuove possibilità, di nuove sfide. Questo corpo è vecchio e bisogna lasciarlo. È solo la tua abitazione. …la morte non è una nemica ma un’amica. La morte ti dà riposo. Sei stanco, hai vissuto la tua vita, hai conosciuto tutte le gioie che si possono conoscere nella vita, la tua candela si è completamente consumata. Ora vai nell’oscurità, riposa per un po’ e poi potrai nascere di nuovo. La morte ti darà una vita nuova, più fresca. Quindi la prima cosa è: la morte non è una nemica. La seconda è: la morte è la più grande esperienza della vita, se riesci a morire consapevolmente. E puoi morire consapevolmente solo se non ti opponi ad essa. Se ti opponi, sorgerà un grande panico, una grande paura. Quando sei così spaventato che la paura diventa intollerabile, esiste un meccanismo naturale nel corpo che rilascia delle sostanze che ti rendono inconscio. C’è un punto al di là del quale non è possibile sopportare, perdi coscienza. Quindi milioni di persone muoiono inconsciamente e mancano un momento importante, il più importante di tutti. È samadhi, è satori, è la meditazione che ti accade. È un grande dono. Se rimani vigile puoi vedere che non sei il corpo… Sarai costretto a vederlo, perché il corpo scompare. Riuscirai facilmente a vedere che non sei il corpo, che sei separato. Poi vedrai che sei separato anche dalla mente. Allora la mente scomparirà. Alla fine sarai solo una fiamma di consapevolezza, e questa è la più grande benedizione possibile. Quindi la prima cosa: non pensare alla morte negli stessi termini in cui pensi alla malattia e alla sofferenza. La seconda cosa: la malattia e la sofferenza sono un male perché accadono solo quando non sei naturale. Qualcosa è andato per il verso sbagliato. La salute è naturale, la morte è naturale, ma la malattia non lo è. La malattia è solo un’indicazione che qualcosa non va nella tua natura. Ad esempio, hai mangiato troppo e hai mal di stomaco. Il dolore non è naturale: hai fatto una cosa innaturale. Non hai dormito per due o tre giorni, perché correvi dietro ai soldi… oppure eri candidato in una elezione e non riuscivi a dormire, o non avevi abbastanza tempo per dormire. Ora la tua testa… come se volesse scoppiare. Ma questo è solo un sintomo. La natura ti sta dicendo: ‘Torna da me. Ti sei allontanato troppo’. Molte malattie si presentano solo quando siamo in qualche modo persi rispetto alla natura. Se l’uomo vivesse naturalmente non ci sarebbero malattie. E la natura è così gentile che non grida, anzi bisbiglia. La natura è molto silenziosa, la sua è una voce sottile, delicata. Continua a dirti: ‘Non farlo, non farlo, non farlo’, e continua a sopportare. C’è un punto oltre il quale non può più sopportare e scoppia la malattia. Cosa deve fare il medico? In Oriente il medico non combatte la malattia, non gli si chiede di distruggere la malattia. Il medico deve solo riportare la persona alla natura. Il medico non corregge la natura, corregge l’uomo. È una prospettiva completamente diversa. Il medico non corregge la natura, la natura è sempre corretta. Ma a volte l’uomo può sbagliare, perché è libero. Il medico corregge l’uomo. Il medico non va contronatura, ma riporta le persone alla giusta via… e ricorda sempre che un medico non guarisce mai, non può guarire. Può solo far sì che la forza guaritrice diventi disponibile per il paziente. È il Tutto che guarisce, non il medico e nemmeno la medicina. La medicina e il medico e l’ospedale servono a riportare la parte più vicina al Tutto, dove la guarigione può accadere. Medico e medicine sono solo degli strumenti. Sufis: The People of the Path, Vol 2 #6 Non negare la morte È un esperienza necessaria La morte è il punto in cui il sapere fallisce e ti apri all’essere – questa è stata l’esperienza buddhista nei secoli. Buddha consigliava ai suoi discepoli, quando qualcuno moriva, di andare a vederlo e di osservare il corpo mentre bruciava sulla pira: ‘Meditate là, meditate sulla nullità della vita.’ La morte è il punto in cui il sapere fallisce e quando fallisce il sapere, fallisce la mente. Quando la mente fallisce c’è la possibilità che la verità penetri in te. Ma la gente non lo sa. Quando qualcuno muore, non sapete cosa fare, vi sentite in imbarazzo; viceversa, quando qualcuno muore è un grande momento per meditare. Penso sempre che ogni grande città avrebbe bisogno di un ‘Centro della Morte’. Quando qualcuno sta morendo, quando la sua morte è davvero imminente, dovrebbe essere trasferito nel ‘Centro della Morte’. Dovrebbe essere un piccolo tempio nel quale la gente, seduta intorno al moribondo, possa entrare in profonda meditazione e aiutarlo così a morire e tutti dovrebbero unirsi all’essere che scompare nel nulla. Quando qualcuno scompare nel nulla si sprigiona una grande energia. Si sprigiona l’energia che gli apparteneva e che lo circondava. Se siete intorno a lui in uno spazio di silenzio, potete fare un’esperienza intensissima. Nessuna sostanza psichedelica potrebbe darvi questa esperienza. Il morto sprigiona naturalmente una grande energia: se siete in condizione di assorbire quell’energia potete condividere con lui una specie di morte. E potete sperimentare l’assoluto – la sorgente e la meta, l’inizio e la fine. ‘L’uomo è l’essere attraverso il quale il nulla entra nel mondo’, afferma Jean-Paul Sartre. Heidegger, e così pure Kierkegaard, affermano che il nulla crea spavento. Questa è soltanto la metà della storia: infatti queste due persone sono soltanto dei filosofi – ecco perché in loro crea spavento. Se interrogate Buddha, Mahakashyapa, Nagarjuna, se interrogate me, ottenete la visione che la morte crea spavento soltanto se osservata in modo parziale, ma se osservata in senso assoluto, totale, la morte risulta la liberatrice da ogni timore, da ogni angoscia, da ogni ansia, vi libera dal samsara. Cominciate a meditare sulla morte. Ogniqualvolta sentirete avvicinarsi la morte, entrate in essa – attraverso la porta dell’amore, attraverso la porta della meditazione, attraverso la porta di un moribondo. E se in un giorno qualsiasi – e quel giorno arriverà – sarete in punto di morte, ricevetela con gioia, come una benedizione. Se riuscirete a ricevere la morte con gioia, come una benedizione, raggiungerete la vetta più alta della vita, perché la morte è il crescendo della vita. La morte nasconde in sé il massimo dell’orgasmo, perché in essa è nascosto il massimo della libertà. La morte significa che tu fai l’amore con il divino, oppure che il divino fa l’amore con te. La morte è l’orgasmo cosmico, totale. Perciò abbandona tutte le idee che hai sulla morte – sono pericolose. Ti rendono un antagonista rispetto alla massima esperienza che è necessario tu viva. Se mancherai l’esperienza della morte, rinascerai un’altra volta. A meno che non impari il modo per morire, rinascerai ancora e ancora e ancora. Questa è la ruota, samsara, il mondo. Una volta che avrai conosciuto il massimo orgasmo, per te non sarà più necessario rinascere: scomparirai e rimarrai in quell’orgasmo per sempre. Non rimarrai tu, non rimarrai come un’entità, non rimarrai definito e identificato in qualcosa. Rimarrai come Tutto, non come una parte. Tratto da: Osho, Il Sutra del Cuore, Ed del Cigno (Fonte Oshoba) |
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