giovedì 28 marzo 2013

Vittima, Carnefice o Risvegliato?


Con questo post, posso indicarvi la strada (per chi desidera una vita più consapevole), per uscire fuori dal “programma collettivo altamente depotenziante”, che prevede le seguenti due figure, che interagiscono continuamente tra esse, alla base della nostra società: carnefice e vittima.
I luoghi dove si svolgono gli incontri tra il carnefice e la sua vittima, sono conosciuti da chiunque e molto comuni, ad esempio: alla cassa del supermercato, quando la cassiera ti parla in maniera scorbutica mentre tu le hai solo sorriso; dal parrucchiere se il tecnico del colore ti tinge distrattamente la chioma di ramato chiaro invece che di ramato scuro come avevi gentilmente chiesto; a scuola quando il gruppetto delle solite perfide sparla su di te; all’università quando il prof. palesemente incattivito per i cavoli suoi, ti abbassa la media con un 18 che assolutamente non meriti; a casa quando tuo marito ti dice “stai zitta non capisci niente”; sul pianerottolo del tuo appartamento mentre suoni per l’ennesima volta il campanello dei vicini per chiedere loro di abbassare il volume spropositato dello stereo…
E ancora: dal dottore che ti annuncia che hai un tumore e lo fa in maniera frettolosa perchè dopo il tuo caso, c’è il prossimo caso e di casi ne ha per tutto il giorno e son tutti uguali; a cena in pizzeria quando il cameriere stressato, ti sbatte la pizza davanti, quando poteva carinamente posarla, in fila alle poste quando si litiga per chi è arrivato prima e chi è arrivato dopo, le solite questioni di principio vitali...
La vittima e il carnefice, è una doppia e differente modalità, che vive nella stessa persona, e in tutte le persone, accendendosi in maniera alterna, a seconda delle situazioni di vita comune.
Che ti piaccia o no, tu sei sia il carnefice, che la vittima.
Potrebbe capitare alla mamma più dolce e insospettabile del mondo, di ritrovarsi a urlare in faccia alla maestra d’asilo, perchè i jeans nuovi di suo figlio, strappati dal solito pestifero ingestibile, devono essere ripagati dai suoi genitori e se non lo fanno: “io faccio un macello, tiro su un casino…”.
Quello della vittima e del carnefice, è un programma duale basato sul dolore e l’identificazione a uno dei due ruoli, dove spesso la vittima perde o resta indebolita e il carnefice  non si rende quasi mai conto che sta facendo del male, e anche se si pentisse, non darebbe consolazione alla vittima che ormai ha lesionato.
Se mi identifico nella vittima, mi reputo innocente, buono, meritevole di bene e immeritevole di male e qualsiasi fatto avverso sarà sempre “un colpo che proprio non solo non meritavo, ma che proprio non ci voleva”. Alla vittima serve aiuto, compassione, comprensione e la vittima spesso non è resiliente perchè è troppo identificata nel sentimento di sconfitta ingiusta.
Se io mi identifico nel carnefice, mi sento buono e giustiziero, mi sento forte, sento che le mie azioni mi proteggeranno dal mondo e non importa se queste azioni sono ammazzare, violentare, picchiare, querelare, urlare, litigare, mentire, tradire, rubare… Il carnefice si difende perchè si sente attaccato. Al carnefice non interessa se gli altri soffrono con le sue azioni, perchè tanto, se lo meritano.

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