La concezione della libertà in Krishnamurti








- Agosto 2013
Di Silvano Demarchi

Krishnamurti fu uomo libero e lo dimostrò non solo attraverso il suo pensiero, ma con la sua vita, quando, sconvolgendo i piani di Annie Besant, che l’aveva cresciuto come un figlio intravvedendo in lui il novello Istruttore, sciolse l’Ordine della Stella d’Oriente e tra la delusione generale preferì far parte per se stesso, forse per non essere vincolato dal culto della Personalità. Da allora in poi, girando il mondo e tenendo conferenze dinanzi a migliaia di persone che accorrevano per ascoltare la sua parola, volle rimanere libero da ogni forma di condizionamento da parte di strutture organizzate o di ideologie. Nel libretto La vita liberata, che raccoglie le sue conferenze sul tema della libertà, si vede come egli cerchi costantemente di liberare la mente dell’uomo da dogmi, convinzioni assolute, forme d’intransigenza intellettiva, gusti preformati, ideologie religiose o politiche che, come abbiamo potuto constatare attraverso la storia, hanno sempre imprigionato la mente dell’uomo nell’illusione di presentare la verità e inducendolo agli eccessi del fanatismo per la sua propagazione o difesa. Scrive il Maestro: “Io combatto contro tutte le tradizioni che legano, contro tutte le adorazioni che limitano, contro tutte le partigianerie che corrompono il cuore. Se volete trovare quella verità verso cui vorrei indirizzarvi cominciate, come feci io, con l’essere scontenti, con l’essere in rivolta, col dissentire interamente da tutto ciò che vi circonda”. La libertà viene dunque intesa, filosoficamente, come liberazione, solo che il campo viene ampliato, non più liberazione dalle passioni che ci legano ai sensi e ai beni terreni, ma liberazione soprattutto della mente da ogni forma di tirannia e di imprigionamento, giacché dalla mente parte il comportamento umano. E dunque: “Se bramate la libertà combattete, come io ho combattuto contro qualsiasi genere d’autorità, perché autorità è antitesi di spiritualità”. Non ci debbono essere capi perché ognuno deve diventare il capo di se stesso. Queste affermazioni, che potrebbero apparire anarchiche, in realtà non lo sono perché inducono l’uomo ad essere pienamente se stesso e ad accettare l’autorità della propria coscienza.
“Quando siete liberi – dice Krishnamurti – come l’uccello nell’aria, la vostra vita diventa semplice. La vita è complicata solo quando vi è limitazione. Allora avete bisogno di tradizioni e di credenze per sostenervi”. Si pensi a questo riguardo a tutte quelle regole imposte dalle varie confessioni religiose - in particolare dall’islamismo che è il più restio ad evolversi col mutamento del costume verso la piena liberazione dell’uomo - che creano nell’essere umano una seconda natura, prospettando verità illusorie di natura escatologica che nessuno ha mai potuto verificare e costringendolo a pratiche inutili quanto mortificanti, a restrizioni nei confronti della donna ritenuta inferiore all’uomo.“Quando vi staccate da ogni cosa – prosegue Krishnamurti – allora vi staccate dal vecchio ordine per entrare in quella nuova vita che vi condurrà verso la perfezione, che è liberazione e felicità”. Come si vede, la libertà non è il fine ultimo, ma la condizione preliminare e indispensabile per raggiungere la perfezione, lo sviluppo interiore, per unirsi, come egli dice, con l’Amato. “Quando avete stabilito l’Amato nel vostro cuore, la sorgente e la foce sono unite e il tempo più non esiste, poiché avete in voi l’Eternità”.

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