La Pratica con i TATTWA

Molti conoscono i Tattwa come  strumento di chiaroveggenza in uso presso l’Ordine della Golden Dawn. Ciò però non deve far ritenere che sia uno strumento esclusivo di tale scuola magica in quanto  i Tattwa, che  trovano radice nelle filosofie orientali, trovano impegno ed impiego in numerose pratiche. Ricordiamo che altrettanto famosa è la purificazione dei centri occulti dell’uomo, tramite i Tattwa.
Inoltre vorrei rassicurare il lettore sul termine chiaroveggenza che in questo caso  non deve assolutamente ingannare: qui non è riferito a visioni del futuro o del passato, non è espressione di una terza vista legata al flusso temporale tramite un connubio con entità insistenti nel basso astrale, ma bensì la capacità di vedere\accedere ad altri “mondi” in cui siamo comunque, anche se inconsapevolmente, immersi.
E' infatti patrimonio della conoscenza esoterica il fatto che l'uomo possa accedere a numerosi piani, che differiscono fra loro per grado di densità, attraverso la possibilità di mutare il tratto di unione fra fisico-mente-anima: un risultato conseguibile attraverso la concentrazione, la capacità di isolarsi dalle sollecitazioni esterne, e dai sotterfugi della mente.
I Tattwa, come possiamo vedere nell’apposita tabella, altro non sono che rappresentazioni simboliche dei cinque elementi, concetto tradizionale che troviamo in tutte le scuole esoteriche.  Ognuno dei Tattwa è diverso per forma e per colore, e attraverso questo binomio è fornito all’adepto uno strumento di utilità tanto maggiore, quanto sarà la sua consapevolezza che costantemente esso è “caricato energeticamente” non solo dalla volontà del singolo, ma da quella della moltitudine di operatori che da sempre lo utilizzano.

I CINQUE TATTWA
Brahman è la coscienza-conoscenza assoluta, il punto di origine immanifesto della tradizione orientale, e la sua prima promanazione è la Shakti, che rappresenta il suo principio dinamico o formatore. Da essa, attraverso ulteriori passaggi sottili, emanano i cinque Tattwa, che costituiscono quindi gli elementi archetipali della manifestazione, o in altre parole i mattoni fondamentali sia del macrocosmo, che del microcosmo. Tale universale presenza dei Tattwa permette all'Operatore di interagire su ogni parte della manifestazione, creando ponti attraverso le "simpatie e risonanze" fra gli elementi in sè presenti, che in quelli presenti in altri enti, o piani.
Ogni Tattwa è una  vibrazione del Prana, che è la luce dalle cui frequenze provengono tutti e cinque.
Ognuna delle cinque stratificazioni o Kosha che formano il corpo umano e' impregnata di ognuno dei Tattwa.
Il primo Tattwa é l'Etere, o Akasha; ha natura sottile, diffusa e, per questo, é senza movimento. Il suo colore é il grigio fumo, quasi nero.
Dall'Etere si manifesta l'Aria, o Vayu, a cui é associato il movimento (vento) e il cui colore é il blu.
Da Vayu emana il Fuoco, Tejas, l'energia diventata calda, il cui colore é il rosso e la cui qualità é l'espansione.
Da qui il Prana si raffredda e diventa l'Acqua, Apas, le cui qualità sono fluidità e contrazione e il cui colore é il bianco.
Quando l'energia raggiunge lo stato più denso si ha l'elemento più pesante, la Terra o Prithvi, le cui qualità sono pesantezza e coesione. Il suo colore é il giallo.


Come abbiamo avuto modo di vedere, ad ogni simbolo corrisponde un colore, un elemento, un mantra e/o una potenza angelica. E' attraverso forme, colori e suoni che l'uomo percepisce e legge la realtà circostante ed interiore, ed è attraverso le "potenze angeliche" che crea un ponte fra le proprie parti divise.

La pratica è in sè molto semplice:

1.  Acquisire una posizione consona alla pratica di visualizzazione, si consiglia quella del cadavere se sdraiati, oppure del faraone se seduti.
2.  Profondo rilassamento, e dare moto ad una respirazione circolare con inspirazione dalle narici, trattenimento del respiro nella zona del ventre, ed espirazione dalla bocca, con la lingua collocata a circa due centimetri dagli incisivi. I tre tempi della respirazione devono essere di eguale durata.
3.  Creare un flusso di pensiero attorno all’elemento scelto. ( Fuoco che arde, fuoco che riscalda, fuoco che illumina, ecc…)
4.  Fissare per circa un minuto il Tattwa scelto
5.  Trasferire rapidamente l’attenzione dal tattwa, ad una parete o un soffitto o una superficie completamente bianca
6.  Si vedrà, per effetto ottico riflesso, la stessa forma ma nel suo colore complementare.
7.  Appena focalizzata l’immagine con il colore riflesso, si chiuda gli occhi e si cerchi di visualizzarla dello stesso colore innanzi a noi.
8.  Appena l’immagine si sarà stabilizzata, la si ingrandisca in modo tale che possa accoglierci.
9.  Immaginare di passare oltre la visualizzazione, come se essa fosse una soglia o una porta. Parte integrante di questa pratica è visualizzarsi come l’eremita dei tarocchi, avvolti in un manto, con una lanterna luminosa, e un bastone nodoso. Dall’alto al basso, da destra a sinistra si tracci tre volte la croce cabalistica, e poi si attraversi l’immagine.
10. Superata la soglia del simbolo, si mantralizzi nella tecnica preferita.
11. Volendo terminare la pratica si superi nuovamente la soglia.
12. Si tracci 4 volte la croce cabalistica, e si concluda così la pratica.










































Filippo Goti
http://www.fuocosacro.com/pagine/meditazione/tattwa.htm
http://divinetools-raja.blogspot.it/ La Via del Ritorno... a Casa









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