domenica 4 gennaio 2015

Riprogrammare il subsonscio, la consistenza, la fede

Mornah Simeona affermava del subconscio che è come un bambino, e, come tale va educato essendo insistenti, gentili, quasi pedanti con lui..bisogna essere estremamente pazienti al punto di essere accondiscendenti. Il bambino può essere capriccioso fino al punto di diventare malvagio, può essere un terribile nemico, può creare sintomi, incidenti, e altre coincidenze nefaste pur di attrarre l'attenzione del mondo su di lui. I lati del subconscio meno comprensibili sono proprio questi, a mio avviso.. la sua totale accentratura solo su se stesso, il suo bisogno di essere speciale, di essere al centro del mondo, ed è precisamente questo su cui cadiamo spesso e volentieri quando ci mettiamo a fare pratiche e discipline di qualche tipo, tendiamo immediatamente a volerci sentire unici, speciali, particolari. Ma questo sarebbe un problema secondario rispetto al fatto che non ci rendiamo conto che per riprogrammare il subconscio, o meglio, per rieducarlo, possono volerci mesi, anni di lavoro e che ui farà di tutto per farci smettere, usando mille stratagemmi tra i quali, il più bastardo di tutti, il messaggio: "MA QUESTO ESERCIZIO NON FUNZIONA!!". Ogni volta che do delle pratiche a qualcuno molto spesso il qualcuno in questione si limita a poche settimane di pratica per poi abbandonare il tutto affermando che 'non funziona' o che gli serve 'qualcosa di più veloce e incisivo'. Si cerca l'atto psicomagico, la parola di potere, il viaggio astrale, l'esperienza 'strana' e il contatto con lo spirito guida per avere 'prove' dell'esistenza di quel qualcos'altro che darebbe senso alla ricerca, e non ci sarebbe niente di male in tutti questi strumenti se non il fatto che spesso e volentieri diventano piccoli sprazzi di luce nel buio totale dell'inconsapevolezza. A nulla vale una esperienza in astrale se non c'è una totale rieducazione di quel torrente incontrollato di immaginazione inconscia che dirige le nostre vite attraverso i suoi invisibili fili. A nulla vale un contatto con lo spirito guida fintanto che non riusciamo a tenere le redini dei nostri impulsi più bassi, se non riusciamo a gestire la rabbia, l'ansia, l'attaccamento al desiderio, la fretta di arrivare al risultato. Quand'anche lo spirito guida mi desse un consiglio utile difficilmente riuscirò a metterlo in pratica se non conosco e non so guardare i meccanismi del subconscio e tutti i suoi trucchi. Ecco perchè sono e continuo ad essere un grande fan del concetto della riprogrammazione del subconscio, della lenta, metodica, e continua ridirezione del flusso dei propri pensieri e delle proprie emozioni piuttosto che delle pillole 'una botta e via'. L'arte di creare forme pensiero potenti e durature e di dirigere le nostre esistenze dal punto di vista della coscienza dipende unicamente da questo, dalla capacità di insegnare al subconscio a fare ciò che vogliamo che faccia, eliminandone o riducendone i difetti o le storture, e aumentando le sue virtù. A questo scopo vi racconto la testimonianza di lettrice del blog. Questa ragazza iniziò a fare gli esercizi di Emmet Fox (i cosiddetti trattamenti spirituali) per il tempo consigliato sull'articolo ma si rese conto che in quelle poche settimane nulla era cambiato per lei, quindi mi scrisse sconsolata ed io le consigliai di continuare la pratica, dicendole che per riprogrammare il subconscio potrebbero volerci più di tre o quattro settimane (c'è ancora chi afferma che bastano 21 giorni, ma ritengo che sia un pò una leggerezza crederlo). Lei continuò per altri due o tre mesi...ancora niente...continuò per altri mesi, poi dopo più di un anno mi scrisse ancora dicendomi che, ancora nulla di preciso si era manifestato per lei, tuttavia provava come un senso di pace e di 'sollievo' rispetto alle cose che aveva chiesto. Le dissi che quel momento era fondamentale. Il subconscio aveva allentato le sue resistenze e aveva 'accettato' le nuove abitudini (quindi era stato riprogrammato) ed ora mancava davvero poco allo spostamento su un'altra linea di vita. Giorni fa mi ha scritto riferendomi che, in effetti, lo spostamento è avvenuto. La curiosità è che all'inizio non se n'era neanche accorta...per lei la 'programmazione' , il 'rito' di fare gli esercizi era diventato un piacere, una abitudine e non stava più pensando ai risultati, quanto piuttosto stava godendosi lo stato di pace interna che aveva raggiunto. Inoltre, mi scrive, il suo livello di fede era notevolmente aumentato, la sua sensazione di fondo era già da tempo la certezza che le cose sarebbero arrivate. Questa storia mi ha testimoniato per l'ennesima volta che per riprogrammare il subconscio ci vogliono alcuni ingredienti non facili da veicolare e da includere in una pratica: ci vuole consistenza, ossia la continuità e la ripetizione di una pratica. Ci vogliono fiducia, e aspettativa che le cose prima o poi accadano, come carburanti di una qualsiasi pratica. Ci vuole pazienza, accondiscendenza col subconscio, ci vuole la fermezza di continuare a praticare anche laddove non si vedano risultati immediati. E infine ci vuole una buona dose di distacco e di capacità di essere felici 'a prescindere' dal risultato.

Andrea
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