Osho e il "Bardo Thodol"

Osho e il "Bardo Thodol". Il Bardo è un metodo semplice ma molto significativo. Solo chi ha un po’ meditato in vita può trarne beneficio e il Tibet era uno dei paesi in cui quasi tutti si dedicavano alla meditazione – essere semplicemente soli, in silenzio, senza far nulla, limitandosi a essere testimone. Se una persona così non raggiunge l’illuminaione nel corso della vita e sopraggiunge la morte, allora il Bardo è utile.


Un uomo simile è già riuscito ad aprire un po’ la porta. Non ci è ancora entrato, ma almeno ha tentato, almeno ha bussato. Ha una particolare recettività e al momento della morte il suo desiderio certo è di entrare in meditazione.


Ora non c’è più nulla di cui aver paura. La morte è già venuta. Egli può rischiare ogni cosa. E il Bardo è già una specie di ipnosi dolce nel modo in cui io la uso. Ascoltandomi diventi quieto, silenzioso. Il Bardo è una suggestione rivolta alla persona che sta morendo: “Ora sii silenzioso. Lascia questa vita cosciente. Invece che sia la morte a portartela via, lasciala andare, non essere sconfitto dalla morte, non lottare. Semplicemente lascia andare tutti i tuoi attaccamenti. Questo mondo e questa vita sono finiti per te.


Non c’è alcun senso nell’aggrapparsi ad essi, se ti aggrappi lotterai con la morte. Non puoi vincere e così mancherai una possibilità molto significativa. Di tua volontà, semplicemente lascia andare ogni cosa. Rilassati e accetta la morte senza alcun antagonismo, come il culmine della vità, come un fenomeno naturale. Nulla finisce. Rimani cosciente e osserva ciò che sta accadendo – il corpo inizia a diventare sempre più distante da te, la mente inizia a cadere a pezzi, così come uno specchio che cade e si frantuma, le tue emozioi, sentimenti, umori, ogni cosa che ha composto la tua vita, inizierà a scomparire…”E’ la fine di un sogno, questo è il punto fondamentale nel Bardo – hai vissuto un sogno che chiami vita, un sogno lungo settant’anni. Sta arrivando alla fine. Puoi piangere sul latte versato e mancare l’opportunità….perchè così velocemente entrerai in un altro grembo, in un altro sogno. Tra questo due sogni solo pochi secondi sono disponibili per essere sveglio e presente, e se puoi farcela ad essere sveglio hai conquistato la morte, hai conquistato il sogno.


Entrerai coscientemente in un altro grembo, lascerai questo corpo consapevolmente e entrerai in un altro corpo consapevolmente. Sarai in grado di ricordare di ricordare la tua morte ed il sogno che hai vissuto, e nella vita che verrà questo ti renderà capace di non finire nella stessa situazione – di nuovo a caccia di stupidi desideri a finire intrappolato nelel stesse gelosie, a lottare per le stesse rispettabilità senza senso. Ti manterrà sveglio l’averlo già fatto prima. Ogni cosa finisce e anche questo morirà. Perciò il Bardo ti ricorda che ciò che sta scomparendo era un sogno. E’ molto facile, quando la morte sta arrivando, vedere la tua vita come un sogno. Che altro può essere? E’ come se ti stessi svegliando al mattino. Tutta la notte hai vissuto così intensamente, un’infinità di sogni – in una sola notte è come se tu avessi vissuto anni ed anni – ma il Bardo è lì a ricordarti che si trattava solo di un sogno.


Questo insegnamento ti deve essere dato da un essere molto evoluto – un lama, un Maestro – ed egli insiste, questo è il tempo di riconoscere che era un sogno: tu non stati morendo, è solo il sogno che si rompe. E mentre stai passando da un sogno ad un altro….lo spazio vuoto intermedio è tremendamente importante, perché in quella pausa non c’è sogno, ma semplice chiarezza, consapevolezza. Perciò il secondo punto da ricordare è: non mancare quell’intervallo.


E la terza cosa: non mancare il momento in cui entrerai nel nuovo grembo. Allora avrai ottenuto qualcosa che si raggiunge soltanto dopo molte vite di lavoro su di sé.


Il morente semplicemente entra in un profondo silenzio e la morte discende. Egli ascolta queste parole da qualcuno che ha amato, di cui ha avuto fiducia, da qualcuno che non può immaginare lo possa ingannare – solo allora sono significative; questo messaggio non funzionerebbe se arrivasse da chiunque. Il Bardo è a disposizione, tutte le istruzioni sono disponibili, ma acquistano senso solo grazie a qualcuno che hai rispettato, onorato, amato, di cui ha avuto piena fiducia. In un momento così cruciale, anche un piccolo dubbio su quello che la persona sta dicendo distruggerebbe ogni cosa – allora il Bardo sarebbe inutile. Ma se non lo manchi e segui le istruzioni, stai ponendo le fondamenta per una nuova vita che sarà una vita totalmente diversa. Sarà la tua ultima vita, perché chi è in grado di morire cosciente e di usare lo spazio vuoto per avere un assaggio dell’assoluta purezza, entra nell’utero in modo cosciente, nasce cosciente. La sua illuminazione è garantita: egli ne ha in sé il seme, le fondamenta.


Così il Bardo è un processo semplice, ma può essere utile soltanto a quelli che hanno meditato un po’, che sono stati con un Maestro, che ogni tanto hanno assaggiato il silenzio, la presenza e la bellezza di essere nel momento. Essi diventano capaci di usare questo strumento. Il Bardo è il più grande contributo del Tibet all’umanità, il suo unico contributo: è un Paese povero, lontano dal mondo – è il tetto del mondo – inavvicinabile. Persino oggi è difficile raggiungerlo.


Il tibet sviluppò la meditazione grazie all’influenza buddista e alla fine divenne il solo Paese nella storia dell’umanità in cui tutti meditavano, dove la meditazione era vissuta come un fenomeno normale.


Ogni famiglia doveva offrire almeno uno dei suoi membri – qualcuno che fosse pronto – a un monastero, per meditare con totalità. Così da ogni famiglia andò almeno un rappresentante per generazione. Quasi l’intero Paese divenne un monastero. Proprio come la Russia divenne un campo di concentramento, il Tibet divenne un monastero. Centinaia di monasteri sorgevano sulle montagne, raccolti in posti meravigliosi. Ogni famiglia aveva contribuito con qualcuno che era autenticamente interessato alla ricerca. Era l’unico Paese in cui la gente veniva incoraggiata alla ricerca, in cui questa divenna parte integrante dello stile di vita. E anche chi non entrava in monastero meditava più che poteva, così al momento della morte il Bardo era accessibile a tutti.


C’erano molto Maestri, molti esseri evoluti erano disponibili per ripetere le istruzioni - e ognuno aveva un proprio Maestro. Era un mondo totalmente diverso.


In questo secolo molte cose meravigliose sono state distrutte, ma il Tibet è al primo posto. Il Tibet è stato distrutto dall’invazione comunista della Cina. I monasteri sono stati trasformati in scuole, in ospedali, e i monaci sono stati costretti a lavorare nei campi. Anche soltanto nominare la parola “meditazione” è diventato un crimine. E non faceva male a nessuno, il Paese era così tagliato fuori dal mondo. Ma è stato distrutto e non penso sarà mai più possibile ricostruirne la bellezza. Ora lo percorrono autobus, aerei, ci sono i militari. E’ diventato una base militare cinese. La sua età dell’oro è perduta.


Molto presto sarà difficile trovare una sola persona in grado di ascoltare le istruzioni del Bardo e quali impossibile trovare qualcuno in grado di darle. Esse rimarranno nei libri e ora sono disponibili tradotte in tutte le lingue.


Sono istruzioni semplici ma possono venire migliorate e ho intnzione di migliorarle, perché sono molto antiche e molto crude. Possono essere rifinite. Molto vi può essere aggiunto, si può dare loro più dimensioni. Ma la cosa fondamentale è che vi sia spazio per la meditazione. La mia gente medita e sarà uno dei nostri lavori-base rivedere il Bardo in una forma perfezionata in modo da poterlo usare tra noi.


Il Tibet non è più lo stesso ma possiamo creare la situazione, lo stato psicologico dove il Bardo – o qualcosa di simile che sia più evoluto – possa aiutare la gente. E’ un processo maginifico. Proprio come il Giappone ha portato lo Zen dalle fonti della meditazione del buddismo, il Tibet ha dato vita dalle stesse fonti al Bardo. Sono contributi immortali. Quando le armi nucleari verranno dimenticate, queste scoperte conserveranno intatto lo stesso significato, la stessa grandezza.




Osho da “The Path of the Mystic” discorso n. 7 – 7 maggio 1986












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