martedì 31 luglio 2012

LA MENTE E LE ONDE PENSIERO

La mente sembra intelligente e conscia.… non è così. E’ soltanto uno strumento di conoscenza che abbiamo a disposizione.
Adriana Lazzini - 05/06/2012 

La mente e le onde-pensiero
La conoscenza o percezione che abbiamo delle cose è un’onda-pensiero nella mente, che noi dobbiamo controllare, perché ciò che accade comunemente è chese l’onda-pensiero è piacevole, noi diciamo “io sono contento” e se l’onda-pensiero è spiacevole, noi diciamo “io sono infelice”. Ma questa identificazione è falsa ed è causa di ogni nostra infelicità.

Infatti la conoscenza o percezione che noi abbiamo di ciò che viene dal mondo esterno, è solo quella materiale e tangibile propria del livello più macro. Ma, ad un livello più micro, vediamo che anche la materia corrisponde all’immateria. Questo concetto apparentemente astratto trova invece fondamento nella scienza, ed in particolare nella fisica subatomica che da Albert Einstein in poi riconosce che anche la materia apparentemente più fissa e stabile è composta da particelle, cui la meccanica quantistica ha tolto definitivamente l’aspetto classificabile come “materiale”, definendole onde.Perciò noi stessi, al pari di un sasso, siamo fondamentalmente immateriali, senza fissità, e costituiti da onde. Quello che compare ai livelli più grossolani della materia e cioè il mondo nelle sue manifestazioni fisiche è solo la superficie di una verità molto più complessa.

Analizzando le cose e il mondo in termini subatomico-quantistici la stessa fisica e meccanica ci dicono che non esiste nulla che abbia un’esistenza concreta e reale di per sé. Questo modo scientifico di avvicinarci, interpretare e vivere le cose e il mondo che ci circonda, ricorda quanto la mente impalpabile e le onde-pensiero che l’attraversano sono inconsistenti quanto l’apparenza e vacuità stessa del mondo, universo e cosmo. Con questa consapevolezza noi dobbiamo arrivare a controllare le onde-pensiero in modo da non identificarci (come già detto), in false credenze che sono l’origine della nostra infelicità. In definitiva la vera “felicità” è raggiungere la calma della consapevolezza che tutto è apparenza e vacuità, niente è come sembra.

Le apparenze che compongono la nostra realtà materiale possono essere percepite o conosciute dalla nostra mente, come pure o impure. Le apparenze pure sono quelle percepite dalle persone che hanno riconosciuto la natura impalpabile della mente e della sua attività, uguale a quella stessa natura vacua dei fenomeni esterni che vediamo, tocchiamo, ecc. Queste persone sono consapevoli, non si fissano sulle apparenze, sono mentalmente libere da ogni forma di attaccamento (brama, desiderio, possesso, ira, collera, dolore, delusione, ecc). Queste persone sono mentalmente libere dal proprio ego-ismo, cioè dall’identificazione erronea dell’ego con le illusorie onde-pensiero, e questa libertà permette loro anche di aprirsi agli altri e comprenderli.

Le apparenze impure sono quelle percepite dalle persone ordinarie che credono, sbagliando, alle apparenze relative che compongono il mondo fuori di loro e le scambiano per qualcosa di distinto dalla propria mente. Invece, siamo noi che crediamo che quel tal evento sussista al di fuori di noi con un significato positivo o negativo, e l’onda-pensiero da noi creata in questo modo, induce il nostro io a identificarcisi, facendoci credere erroneamente che “io sono felice/infelice per quel fatto”.

E’ senz’altro difficile imparare a controllare le proprie onde-pensiero, perché siamo stati abituati a vivere in questo mondo fatto di dualità: bene/male, brutto/bello, cattivo/bravo, giorno/notte, luce/buio… Questo procedere per alternative ci rende difficile non interpretare il mondo e le cose che ci capitano in un senso o nell’altro, con i conseguenti stati emotivi che ciò comporta. La difficoltà sta anche nella stratificazione nel tempo che certi stati emotivi hanno calcificato a causa del percuotersi e ripercuotersi di certe onde-pensiero, creando così in noi anche delle strutture di personalità, il carattere. Onde-pensiero negative per es., possono a lungo andare fissare nella persona malessere e brutto carattere. Queste onde-pensiero, però, possono essere controllate e indirizzate diversamente, facendo anche, nel lungo periodo migliorare le tendenze caratteriali negative della persona. Ci vuole tempo, intenzione e perseveranza, ma è possibile. 

Come posso controllare e cambiare le mie onde-pensiero?
Condizionati dall’abitudine possiamo reagire in modo positivo o negativo.
Se siamo abituati a stati mentali negativi, ovvero a reagire alle situazioni senza consapevolezza né presenza mentale né controllo, senza portare energia positiva (cioè onde-pensiero di amore, generosità, comprensione e verità), avremo depressione, rabbia, paura, collera, desiderio di vendetta e tanta sofferenza.

Se invece siamo abituati a stati mentali positivi, o con intenzione decidiamo incondizionatamente e con vera sincerità di pensare e comportarci positivamente, ovvero ci abituiamo a generare pensieri e azioni coltivando la presenza mentale, la centratura sulla calma, la gentilezza e l’amore, possiamo invertire le nostre emozioni negative, vivere meglio, affrontando con mente sgombra e serena anche problemi, situazioni difficili e dolori. 

Ciò significa liberarsi dall’attaccamento alle cose materiali, che si manifestano così come sono, centrarsi sul qui ed orapadroneggiando l’esperienza del momento senza influenze emotive del passato o del futuro. E’ un percorso non semplice che richiede motivazione, intenzione vera e vera fiducia e credenza. Si può fare. E’ una scelta. E come ogni scelta porta con sè le rispettive conseguenze: una scelta positiva, o meglio fatta con positività, porta conseguenze positive (anche quando all’apparenza ciò può non sembrare). Al contrario, una scelta negativa, ovvero fatta con negatività, porterà conseguenze negative. Energie e vibrazioni positive, portano energie e vibrazioni positive. Scegliere è una nostra responsabilità.

Ma il mondo esteriore, come detto in apertura, le cose che percepiamo e conosciamo, anche nei loro aspetti più belli sono comunque transitori. Sia le cose belle che le brutte sono superficiali e transitorie. Per questo la vera calma è sapere che tutto è vacuità.

Pertanto, quando con la pratica e la disciplina spirituale o mentale (che dir si voglia) avremo offerto onde-penierso di amore, comprensione, generosità, verità, in sostituzione di quelle di collera, ira, desiderio, delusione, ecc., anche le onde-pensiero positive dovranno man mano essere neutralizzate in una visione di calma interiore per così dire “neutra”. E solo allora potremo con presenza e centratura scegliere come orientare questo nostro viaggio nella vita ordinaria, nella vera consapevolezza di quanto sin qui consolidato. Potremo allora liberamente scegliere il bene o  il male (consci comunque di permanere in mete terrene e caduche, che secondo l’interpretazione propria della spiritualità orientale coincidono con la perpetuazione di un karma attraverso il samsara) o l’illuminazione (in vista di mete spirituali e di una realizzazione ascetica più alta secondo le proprie mire ed attitudini). 
Per quanto ci affanniamo, saremo ricompensati solo secondo i nostri desideri: ciò che conta sono le nostre intenzioni. Se vogliamo perseguire una calma illuminata, la otterremo; se vogliamo solo piaceri e potere li otterremo; se vogliamo perseguire il male, avremo il male. L’opportunità è in mano nostra.

“La mente dell’uomo illuminato è calma, non perché sia egoisticamente indifferente ai bisogni altrui, ma perché conosce la pace che è in ogni cosa, anche dove in apparenza c’è miseria, lotta, malattia  e bisogno.”(2)

Questa attitudine alla calma interiore, ricercata con sincera e fiduciosa pratica e pensiero, si raggiunge superando l’attaccamento a desideri e bisogni. Il non attaccamento ci rende liberi e padroni di noi stessi, non più in balia delle emozioni. Il non attaccamento ci permette di discriminare il reale e l’immaginario. 

Superare l’attaccamento richiede tempo e non è detto si raggiunga subito, né facilmente. Non è una pratica di austerità o pena, ma una pratica di riconoscimento, analisi e distacco dalle cose materiali che ha bisogno anche di preparazione e sincera disposizione a farlo. L’esito sarà la libertà da desideri e bisogni immaginari, senza rinunciare a ciò che è veramente importante per noi: la centratura, l’equilibrio, la calma interiore. Ogni nostro sforzo in questa direzione, anche il più piccolo, anche quando ci sembrerà di non farcela, non sarà inutile, mai, neppure quando ci sembrerà di aver fallito. Bisogna provare, aver fede, metterci energia. Nessuno sforzo sarà sprecato.

La nostra vita temporale di esseri mortali, veicola un’anima o spirito, attraverso il corpo fisico che “sta” dentro un’esperienza materiale. Perciò la disciplina fisica e l’espressione corporea sono tanto importanti nell’allineare la mente su di un'unica centratura, o unione mente/corpo. Pertanto, come già si diceva, non sono solo importanti un’impostazione mentale  e una disposizione spirituale, ma anche una pratica, cioè anche azioni che vadano nella direzione scelta. Di qui la possibilità di scegliere se impegnare il proprio corpo e canalizzare anche l’energia fisica nello sport, arti marziali, yoga, corsa, nuoto, passeggiate, ecc. e impegnarci in occupazioni zen o similari (coltivazione di bonsai, giardini, costruzione di mosaici, ricamo o altro...), allo scopo di predisporre anche il corpo e non solo la mente alle nuove aperture ed orizzonti di vita.

lunedì 30 luglio 2012

AN-CORAGGIO

Appena arrivato a Padova per studiare ho subito
notato una cosa sconvolgente...che da lì ai prossimi
5 anni la mia vita sarebbe stata "una fila"...


Infatti, "da studente", Padova è tutta una "fila";
devi fare la fila per la mensa, per gli esami, per
entrare in aula e per andare in bagno;-))


Come sicuramente saprai, noi Italiani siamo noti
per la nostra "correttezza" nelle file...vero?


Un giorno, mentre ero in fila con degli amici si
avvicinano un gruppo di ragazzi (maleducati) che
ci superano...raggiungendo un loro amico che era
in fila davanti a noi.


"Ok...la solita mossa da furbetto...e va bene" tranne
che ad un certo punto, 1 di questi ragazzoni sgarbati
inizia (non verbalmente) ad allargare la propria
sfera personale...


In pratica continuava a venirmi addosso pestandomi,
di tanto in tanto i piedi..."mi chiede scusa una sola volta"
e continua a farlo...


Quando ecco che ad un tratto penso "azz...ma conosco la
PNL, adesso vedi che ti combino"...tiro fuori un fazzoletto
di carta e fingo di essere molto raffreddato...


Mi soffio il naso in continuazione facendo dei "finti starnuti"
fastidiosi e fragorosi...hai presente vero? di quelli che ti
fanno saltare dalla sedia;-)


E ogni volta che "provocavo una forte reazione" la ancoravo
battendo il piede per terra:-) Hai capito vero dove voglio
arrivare...


Esatto, tecnicamente ancoravo la sua risposta (un mix di
ripudio e spavento), con il suono del mio piede...ed
indovina cosa è successo?


Il "maleducato" si spostava lontano da noi...anche solo se
battevo il piede per terra...


Ho utilizzato molte volte questa "sporca tecnica" per impartire
"lezionicine" gratuite in diverse occasioni;-)


Se hai la fortuna di essere in spiaggia...ma il tuo vicino si sta
"comportando male"...puoi riciclare questa tecnica...che ho
battezzato scherzosamente "an-coraggio".


Perchè questo nome stupido? Perchè ci vuole coraggio per
elicitare (tirare fuori) la risposta che vuoi ottenere...e, quando
parlo di coraggio intendo...il giusto atteggiamento..right?;-)


Ok...adesso hai una piccola "strategia pratica" che ti aiuterà
a tenere lontano le "persone indesiderate" in modo gentile ed
inconscio;-))


A presto
Genna

Read more: http://www.psicologianeurolinguistica.net/2008/08/coraggio.html#ixzz227QeoKgu

domenica 29 luglio 2012

MEDITAZIONE DELLA MONTAGNA




Meditare visualizzando di scalare una montagna, salendo da valle fino alla vetta; immaginare di risalire partendo da valle, attraversando la boscaglia, inerpicandosi per i sentieri della montagna; scalarla attraversando le nubi, percependo il silenzio delle vette per fermarsi infine sulla cima e di lì visualizzare la pianura e le altre sommità circostanti, favorisce lo sviluppo della volontà.
E' una tecnica che ci mette in comunicazione con il Sé, con la dimensione transpersonale dell'individuo, secondo la prospettiva psicosintetica.
Non è un caso che la montagna, la vetta della montagna, sia il luogo d'eccellenza per l'incontro con il divino in quasi tutte le religioni.
Mosé riceve le tavole dei Comandamenti sul Sinai, Cristo muore sul Golgota, l'Himalaya dei Tibetani, ecc...
Ed è proprio la volontà, l'esercizio della volontà, più che l'intelligenza, che potremmo dire ci distingue dagli altri esseri viventi e ci avvicina al divino.
Questa meditazione se fatta in autoipnosi o sotto ipnosi ericksoniana ha effetti di trasformazione importanti.

L’immagine che il soggetto percepisce durante la meditazione (lo scenario delle vette, ecc...) può essere utilizzata per ancorare lo stato psichico raggiunto. Successivamente esso può essere indotto di volta in volta richiamando l’immagine dalla memoria.
Ripetere la meditazione in autoipnosi rinforzando l’ancoraggio, permette di allenare progressivamente la volontà. 


fonte Ass.cult.MH Erickson


Per ulteriori informazioni info@ipnocounselling.com    


bibliografia









Usare il Cervello per Cambiare Usare il Cervello per Cambiare
L'uso delle submodalità nella programmazione neurolinguistica
Richard Bandler

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Teoria e pratica della Psicosintesi
Piero Ferrucci

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C. Alexander Simpkins - Annellen Simpkins

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giovedì 26 luglio 2012

IL SACRO FUOCO

“ Tutti voi avete visto della legna bruciare in un camino, ma vi siete mai chiesti come fosse possibile che dei rami secchi, neri, contorti, potessero diventare così belli e scintillanti? Non è un miracolo vedere qualcosa di così nero diventare così luminoso ?... Allora, anche voi, quando vedete un fuoco bruciare, oppure quando siamo tutti insieme attorno al fuoco, al Bonfin, immaginate di gettarvi tutti i vostri vecchi rami, cioè i vostri vecchi istinti, le vostre sciocchezze, i vostri capricci. Tutto quello che è inutile, gettatelo nel fuoco ! Perchè esso è capace di trasformare tutto in calore, in luce... e siete voi a beneficiarne. Altrimenti, che potreste farne di quei vecchi rami? Non vi possono nè riscaldare, nè illuminare, perchè non siete in grado di trasformarli. Gettateli nel fuoco ed esso ve li restituirà sotto forma di luce e di calore.”O.M. Aïvanhov - La nuova terra




SACRIFICARSI E’ ESSERE DIVORATI DAL SACRO FUOCO DELL’AMORE DIVINO

Il fuoco rappresenta uno dei più grandi misteri. Ma quanti fra voi potranno comprenderlo? Abbiamo portato della legna, dei rami "morti" come si suol dire, dei rami neri, ricurvi, privi della benché minima traccia di bellezza. Una volta accesi, osservate che splendore, che luce!
Perché gli Iniziati, quando devono celebrare un rito magico, oppure i sacerdoti quando devono dire messa, accendono almeno una candela, un cero affinché la luce sia presente? Sono fatti a voi noti che tuttavia non avete mai cercato di approfondire. Quello che vi rivelerò a tale proposito è estremamente importante, al punto che, nell'attimo in cui ne verrete a conoscenza, sarete obbligati a realizzarlo nella vostra vita. Per alimentare la fiamma, la candela le fornisce i suoi materiali, e, così facendo, si consuma. La combustione rappresenta quindi un sacrificio. Se non c'è sacrificio, non ci sarà luce. Affinché la luce e il fuoco possano esistere, occorre un nutrimento, e la candela costituisce questo nutrimento. Anche noi rappresentiamo una candela con tutti i materiali combustibili. Si tratta di materiali opachi, morti; solo il fuoco può ravvivarli, renderli luminosi, a condizione che vi sia una scintilla in grado di infiammare la materia.
Fintanto che l'uomo conduce un'esistenza mediocre, egli permane una materia inerte, nera, al pari dei rami secchi. Solo dopo essere stato visitato dal fuoco dello spirito, egli si illumina, diventa bello, vivo, pieno di calore. Ciò non toglie che, per approdare a questa condizione, egli debba sacrificare la sua vita personale. Quello che impedisce agli esseri umani di compiere questo sacrificio, è il timore di scomparire. È pur vero che qualcosa scompare, ma questo qualcosa deve per l'appunto scomparire affinché compaia qualcos'altro. La materia della candela scompare per consentire alla luce e al calore di apparire. Mi direte che, nel volgere di qualche tempo, non resta più nulla della candela; questo è vero, ma l'uomo può ardere all'infinito. Una volta acceso, non può più spegnersi. In lui ci sarà sempre una materia che brucerà.
La cosa maggiormente auspicabile, miei cari fratelli e sorelle, consiste nell'essere divorati dal sacro fuoco dell'amore divino, poiché in quell'ardore troverete il segreto della vita. La maggior parte degli esseri umani non è ancora approdata all'illuminazione; essi mantengono intatta la loro personalità, non vogliono essere consumati, ragion per cui si ritrovano ad essere come candele che non sono ancora state accese. Bisogna che si decidano. Per ricevere la luce e il calore, è necessario che un giorno si decidano a bruciare tutto. Con quanto piacere abbiamo portato questa legna e questi rami per arderli! Avrebbero potuto benissimo rimanere in un angolo, abbandonati, inutili. Una volta accesi, osservate quanta gioia, quanta felicità infondono a tutti noi! E tutte queste energie ritornano in alto verso il sole da dove sono giunte... Il crepitio che sentite rappresenta una gioia, un'esultanza, una liberazione di energie. Sono catene che si spezzano, laddove i prigionieri escono dalla loro prigione e si liberano.
Se vige la tradizione di pregare il Signore accendendo una candela, facendo bruciare dell'incenso, è perché la candela che brucia, l'incenso che brucia simboleggiano il sacrificio che, consumandosi, produce dei risultati. Senza sacrificio non si ottiene nulla. Solo il sacrificio, che trasforma le energie, trasmutandole in un diverso stato, produce la guarigione, l'Illuminazione. Vedete, accendere una candela... Nessuno dei gesti che l'uomo compie nel corso della sua esistenza è privo di significato. Perfino quelli che sono apparentemente insignificanti racchiudono un senso molto profondo. Ogni volta che accendo un fuoco o una candela, vengo catturato dalla profondità di quel fenomeno che è il sacrificio, la qual cosa mi induce puntualmente a pensare che, per ottenere la luce, anche la luce interiore, la luce dell'intelligenza, la luce dello spirito, occorre un sacrificio, occorre sempre bruciare qualcosa dentro di sé.
Gli esseri umani hanno accumulato talmente tante cose all'interno di loro stessi, che potrebbero bruciare! Se potessero bruciare tutte le impurità, tutte le inclinazioni egoistiche e passionali che li spingono verso le tenebre, ciò produrrebbe una luce e una forza tali, che ne uscirebbero completamente trasformati. Eppure, anziché bruciarle, le conservano gelosamente. Aspettano di avere troppo freddo, ovverosia di essere privi d'amore, d'amicizia, di tenerezza, di dolcezza come nei periodi di freddo terribile in cui, non avendo più di che riscaldarsi, ci si mette a bruciare le vecchie sedie, le vecchie cassapanche, i vecchi armadi. Ora, occorre che l'uomo venga travolto da gravi preoccupazioni, da gravi disgrazie e da gravi delusioni affinché si decida finalmente a bruciare le cianfrusaglie che, da secoli, sono accatastate dentro di lui. Ma questo momento arriverà, arriverà per tutti. Quelli che mi hanno compreso, proveranno un sommo piacere nell'andare a stanare tutto ciò che è ammuffito, tarlato o consunto, per poi scaraventarlo tra le fiamme! Un braciere immenso... certo, se non siete altro che una fiammella, vi ritroverete presto spenti: basterà un anelito impercettibile per cancellarvi. Se invece siete un braciere, niente e nessuno vi potrà spegnere; al contrario, più si soffierà, più il fuoco aumenterà.
Finché si è piccoli, deboli, malaticci, finché non si è ancora saldi, alla minima prova ci si spegnerà. Ma, quando si è già ben accesi e vigorosi, tutte le difficoltà, le disgrazie e le ostilità vengono solo per rafforzare il fuoco, il dinamismo e la potenza. Certo, se siete forti, tutto ciò che accade corrobora il vostro fuoco. Ecco perché il vento è pericolosissimo per il fuoco. Quando c'è vento, i grandi incendi sono molto difficili da spegnere, perché esso li attizza. Se invece sussiste solo un piccolissimo focolaio, basterà soffiarci sopra per spegnerlo! Quante volte lo si è riscontrato: una lieve contrarietà e una tenue opposizione sono sufficienti perché i deboli cedano allo sconforto, gettando la spugna e arrendendosi. Per contro, coloro che rappresentano un braciere si esaltano, e addirittura cresce la loro determinazione ad andare avanti, sfidando ogni ostilità. A questo punto non chiedetemi se siete un braciere o se siete la fiamma di una candela. Potete arrivarci da soli. Se le più piccole contrarietà della vita vi inibiscono, non siete certo un braciere.
Che quelli che si sentono spenti si avvicinino a me affinché possa dar loro un fiammifero. Perché dovete sapere che io ho molti fiammiferi. Non ho altro che fiammiferi. Nell'arco della mia intera esistenza mi sono occupato di fiammiferi, ne ho a tonnellate. Allora, se ci sono candidati, si facciano pure avanti che ne darò loro qualcuno. Il solo pericolo è che, invece di accendere loro stessi, vadano ad appiccare il fuoco alle fattorie e ai granai! Così non può andare. Ma voi non mi capite... Avete constatato come il fuoco abbia attecchito in fretta? E con quale vigore, con quale gioia! Ci sono dei casi in cui esita, mentre questa sera, ah! Era formidabile! Notate anche com'è contento che io parli di lui. A questo punto il problema consiste nel sapere in che modo conservare il fuoco sacro. Ebbene, miei cari fratelli e sorelle, lo si conserva gettandogli ogni giorno alcuni frammenti di personalità. La personalità è appunto predestinata ad alimentare lo spirito. Finora non avete mai saputo a che cosa servisse la personalità. Vi chiedevate come sbarazzarsene. Non occorre sbarazzarsene, perché senza di essa non potreste sopravvivere sulla terra. Grazie alla sua presenza, disporrete invece di numerosi elementi per alimentare lo spirito. Sappiate che esiste una legge magica, secondo la quale, se volete ottenere dei risultati molto elevati, dovete sacrificare qualcosa della vostra personalità.
Quando vi recate a far visita ad un Iniziato, ad un mago, ad un grande Maestro per domandargli di guarire voi o un membro della vostra famiglia, oppure di donarvi il successo nell'ambito di particolari imprese, l'Iniziato vi spiega che, per fare ciò, dovete rinunciare ad alcuni vizi, ad alcune abitudini perniciose.
Se per esempio avete l'abitudine di indulgere alla maldicenza, di rubare o di mentire, dovete rinunciare a queste debolezze, dal momento che, in virtù di questa rinuncia, libererete un'energia che alimenterà il vostro successo. L'origine dei sacrifici, che si riscontra in tutte le religioni del mondo fin dalle epoche più remote, risiede in questo aspetto; la cosa triste è comunque ravvisabile nel fatto che i religiosi saranno gli ultimi a comprendere il grande segreto magico del successo. Sapete che nell'antichità si era soliti sacrificare gli animali. Le energie contenute nel sangue che colava si diffondevano nell'atmosfera dell'ambiente dove esse alimentavano certe entità che favorivano la realizzazione di simili richieste. La venuta di Gesù ha tuttavia insegnato agli esseri umani a non sacrificare più nulla di esteriore: animali, frutta, farina, olio; infatti, quand'anche questi doni avessero rappresentato un sacrificio per chi li faceva, non si trattava comunque di un sacrificio tanto essenziale quanto la rinuncia a certe debolezze, appetiti e bramosie. Perché sono questi i veri sacrifici.
Dunque, Gesù è venuto ed ha chiesto agli esseri umani di non immolare più i poveri animali esteriori, ma gli animali interiori, e poiché la personalità è la dimora di tutte queste bestiole, bisogna bruciarla affinchè possa liberare tutte le forze in essa accumulate. A quel punto lo spirito, sotto forma di luce, di calore e di vita, si troverà nell'abbondanza. Inutile dire che nell'uomo si è già prodotta una combustione, grazie alla quale la vita esiste, benché sia ancora una vita prettamente vegetativa, una vita animale, mentre io vi sto parlando della vita spirituale. Si tratta di qualcosa di diverso: a bruciare non sono più il corpo fisico né le cellule, ma la personalità e, quantunque essa non sia visibile, è comunque immensa, al punto che ci si può riscaldare e illuminare per secoli grazie a lei.Per il momento, purtroppo, non si sta bruciando la personalità, ma il corpo fisico. Osservate come, invecchiando, l'uomo si rimpicciolisce e si avvizzisce! Ad ogni modo è preferibile, cari fratelli e sorelle, tralasciare la combustione fisica che è naturale, che è normale per tutti noi e occuparsi della combustione della personalità.
Accendete un fuoco: noterete che sale, che tende verso l'unità, a differenza dell'acqua che, espandendosi, tende verso la molteplicità. Ecco perché il fuoco (e l'aria) è stato scelto come simbolo dello spirito, e l'acqua (e la terra) è stata designata come simbolo della materia. L'aria alimenta il fuoco che in sua assenza si spegne. L'aria e il fuoco si comprendono, salgono sempre verso l'alto. Il fuoco e l'aria sono due fratelli, mentre l'acqua e la terra sono due sorelle che si amano immensamente: l'acqua penetra sempre nella terra.

fonte link

lunedì 23 luglio 2012

LA TECNICA DELLO STOP

La Crepa nel muro: Meditazione quotidiana dello Stop: Ambra Guerrucci Ho scelto di proporre questa tecnica, che prende spunto dal filosofo e maestro Gurdjieff, perché penso che la meditazione non debba essere una fuga dal mondo, ma uno stato da integrare nella vita quotidiana. Mentre i discepoli di Gurdjieff erano impegnati nelle attività quotidiane, profondamente immersi in ciò che stavano facendo, il maestro diceva “stop!” e tutti si dovevano fermare esattamente nella posizione in cui erano. Questo esercizio così semplice è un tesoro che “Mister G.” ha regalato all’umanità, in quanto è in grado di fermare la mente e riportarti nell’attimo presente. Come ha scoperto il russo Pavlov, l’attività mentale e quella fisica sono profondamente connesse e bloccando improvvisamente l’attività fisica con uno “stop!” anche la mente si ferma inevitabilmente.segue......

La tecnica di Niceforo l'Esicasta


Nella seconda metà del XIII secolo, l'eremita Niceforo l’Esicasta è il primo che attesti un legame tra la preghiera di Gesù e una tecnica di respirazione. Dopo aver chiarito la funzione del cuore e i suoi rapporti con il respiro, egli insegna il raccoglimento dello spirito che deve essere introdotto nelle narici e spinto sin dentro al cuore contemporaneamente all’aria inspirata. Quando lo spirito, placato, è entrato nel cuore, bisogna gridare dentro di sé: “SIGNORE GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME!”.


Su Niceforo è degna di nota la testimonianza di san Gregorio Palamas: "Niceforo che aveva confessato la vera fede (antiunionista) e per questa ragione fu condannato all'esilio dal primo imperatore Paleologo che accettò il pensiero dei latini; che era di origine italica, ma riconosciuta l'eresia di quelle genti, raggiunse la nostra chiesa ortodossa.... qui venuto, adottò la vita più rigorosa, quella dei monaci, e scelse come abitazione quel luogo che porta il nome della santità, cioè l'Athos, casa della virtù, posta al limite del mondo e del soprannaturale. Dimostrò subito di saper obbedire sottomettendosi ai padri più eminenti, dopo un lungo tempo dette loro la prova della sua umiltà; allora anche lui ricevette da loro L'ARTE DELLE ARTI, cioè l'esichia come esperienza (Triadi II, 2,2). Nel suo celebre scritto sulla pratica esicastica, Trattato della sobrietà e della custodia del cuore, Niceforo invita i lettori ad imparare la TECNICA D'ORAZIONE e afferma: "Ritorna dunque, o più esattamente torniamo, cari fratelli, a noi stessi, rigettando col massimo disprezzo il consiglio del serpente [....]. Perchè non vi è che un mezzo per accedere al perdono e alla familiarità con Dio; prima di tutto, ritornare per quanto è possibile in noi stessi". Niceforo fa seguire poi un Elenco di brani patristici che invitano all'attenzione e alla custodia del cuore e nell'ultima parte dello scritto parla della preghiera e del METODO: "Prima di tutto la tua vita sia tranquilla, libera da ogni preoccupazione, in pace con tutti....Orbene:



in quanto a te siediti, raccogli il tuo spirito, introducilo - lo spirito intendo - nelle narici; è appunto questa la via di cui si serve il respiro per arrivare al cuore. Spingilo, forzalo a discendere nel tuo cuore insieme con l'aria inspirata. Quando vi sarà, tu vedrai quale gioia ne consegue: non avrai nulla da rimpiangere... Fratello mio, abitua dunque il tuo respiro a non essere sollecito a uscirne. Agli inizi gli manca lo zelo... per questa reclusione e questo sentirsi alle strette. Ma una volta che abbia contratta l'abitudine, non proverà più alcun piacere a circolare al di fuori, PERCHE' IL REGNO DI DIO E' DENTRO DI NOI e a chi volge verso di lui i suoi sguardi e lo ricerca con preghiera pura, tutto il mondo esterno diviene vile e spregevole. Se fin dall'inizio riesci a penetrare con lo spirito NEL LUOGO DEL CUORE che ti ho mostrato, sia ringraziato Dio! Glorificalo, esulta e attaccati unicamente a questo esercizio. Esso ti insegnerà ciò che ora ignori. Sappi che mentre il tuo spirito si trova là, tu non devi nè tacere nè stare inerte. Ma non avrai altra preoccupazione che quella di GRIDARE: "SIGNORE GESU' CRISTO, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA' DI ME". Ma fratello mio, se malgrado tutti gli sforzi, non giungi a penetrare nei luoghi del cuore pur seguendo le mie indicazioni, fà come ti dico e, con l'aiuto di Dio, arriverai allo scopo. Tu sai che la ragione dell'uomo ha sede nel petto.... Dopo aver bandito da questo luogo ogni pensiero (lo puoi, basta volerlo), donagli l'invocazione "SIGNORE GESU' CRISTO ABBI PIETA' DI ME" e costringiti a gridare interiormente queste parole, escludendo ogni altro pensiero. quando, col tempo, sarai reso padrone di questa pratica, essa ti aprirà senz'altro l'entrata nel luogo del cuore.



All'esicasta dunque che vuole avvalersi di un metodo psicofisico nella sua vita di preghiera, Niceforo consiglia una strada che comprende una pluralità di esigenze: scegliersi una guida esperta; sedersi, creando calma, anzitutto fisica, in se stessi; concentrare l'attenzione sulla respirazione, costringere la mente a seguire il respiro che scende verso il luogo del cuore. Infatti la mente dispersa nelle cose esteriori può essere raccolta solo facendola scendere nel cuore, centro di tutto l'uomo. Quando la mente sarà discesa nel cuore, sgorgherà la preghiera. Il metodo d'altra parte non opera da solo. E' per questo che Niceforo invita a legare ad esso la recita interiore della preghiera di Gesù. Infatti è la ripetizione del NOME DI GESU' la vera arma contro il demonio e l'autentica via per elevarsi all'amore e al desiderio di Dio. Tale metodo pur esprimendo una condizione della preghiera dell'esicasta, non ne costituisce nè l'essenza nè lo scopo. La Preghiera del cuore, pur legata alla respirazione, non può tuttavia essere separata da una mistica sacramentaria e da una teologia della grazia. fonte http://www.esicasmo.it/esicasmo.it.htm

sabato 21 luglio 2012

DUE MONACI

Due monaci pregano senza sosta, 
uno è corrucciato, 
l'altro sorride.
Il primo domanda: "Com'è possibile che io viva nell'angoscia e tu nella gioia se entrambi preghiamo per lo stesso numero di ore?"
L'altro risponde: "Perchè tu preghi sempre per chiedere e io prego solo per ringraziare."

venerdì 20 luglio 2012

L'INTERPRETE DI UN FILM



Immagina di essere L'interprete di un Film

Tutto cio' che stai vivendo non è reale
è tutta una messa in scena,
sei l'interprete di un film,l'attore principale
stanno girando la scena di un film
e tu ne sei l'interprete,stai interpretando una parte
la scena di un film, rimani consapevole


Questa meditazione consiste nel vivere la propria vita
come se fosse un film ,un'intuizione che mi è arrivata
dopo l'ascolto di questa canzone di Battisti

Swami Antar Raja

martedì 17 luglio 2012

TORNA A CASA



Quando tutto va a rotoli,quando tutto sembra senza speranza,quando non ti senti amato ,apprezzato,
quando il lavoro diventa un peso, quando ti senti abbandonato,quando perdi un amore,
lascia andare la speranza TORNA A CASA , cambia direzione, vai dentro di te , vai nello spazio dei due respiri, il centro di te stesso,questa è la tua casa , è il tuo centro,il centro dell'uragano,tutto gira ,
tutto si modifica ,ma dentro di te in questo spazio tutto è immobile da sempre e per sempre,
questo è lo spazio da cui arrivi è lo spazio a cui sei destinato TORNA A CASA e i problemi diventano secondari,perdono la loro importanza, sono lontani, puoi lasciarli scorrere senza soffrire senza farti coinvolgere, in questo centro sei il Rè sei il Rè INTERIORE


La tecnica :

è la tecnica piu' semplice che esista,semplicemente rimani nello spazio tra due respiri.
Rimani consapevole e attento a questa pausa a questo spazio a questo silenzio
Inspiri PAUSA espiri PAUSA Inspiri PAUSA espiri PAUSA rimani in questo spazio di silenzio
durante l'attività quotidiana e quando sei a riposo mentre sei coricato e mentre corri..sempre.
se te ne dimentichi appena te ne accorgi ritorna con l'attenzione nello spazio tra due respiri

Swami Antar Raja

venerdì 13 luglio 2012

SATSANG CON SWAHA



Satsang con Swaha

Guarda cio che è... guarda cio che non è... segui la via della verita'

vedi il sito di Swaha http://www.vasantswaha.net/



Vasant Swaha è nato in Norvegia, da  sempre ribelle, e non ha mai seguito le vie cosiddette normali della società, ha lasciato il paese all'età di quindici anni. "L'attrazione per l'avventura ed esplorare la vita era troppo forte e qualcosa c'era qualcosa nel profondo della mia anima che 'ricordare' ..."

Ha viaggiato in Europa e Nord Africa, finendo in India. "Mi sono sentito subito a casa, le vibrazioni antiche della meditazione e del sacro sono ancora vive insu quel paese".

Nel 1977, dopo un viaggio in Himalaya e nel Sud dell'India, Swaha incontrato Osho e si sentiva a casa "cercare non è piu' necessario da ora in poi il viaggio è verso l'interno ho trovato il mio Maestro.». Ora potrebbe davvero dedicare la sua vita l'ultima avventura: sapere chi si è veramente, di tornare a casa in se stessi. Questo viaggio inclusi molti modi e discipline psicoterapeutiche, vari processi, danza, arti marziali, yoga, massaggi, Colorpuncture, ipnosi, guarigione, e, come un filo che attraversa tutte queste cose, la meditazione.

Per molti anni, Swaha viveva nell'ashram come guardia del corpo di Osho. Più tardi, divenne insegnante di meditazione, arti curative e gruppi di crescita. Swaha vissuto in USA e in Messico, dove ha dato lezioni private ed è stato coinvolto nella gestione di centri per la meditazione, la salute e la terapia. Tutte queste esperienze gli ha dato una profonda comprensione del condizionamento umano e le abitudini, ei modi per liberarsi.

Nel 1991, un anno dopo Osho aveva lasciato il suo corpo, Swaha ha avuto una lunga malattia tropicale che quasi ucciso il suo corpo. Durante questo periodo molto intenso, si sentiva che l'esistenza riarrangiato tutti i suoi "fili". Dopo questo ha vissuto una profonda trasformazione interiore e chiarezza. "Io non ero più quello che ero ieri. Non avevo identificazione con qualsiasi personalità o ego. Tutto il passato se n'era andato. Ero 'affogato' in pace, in un ampiezza e profondo silenzio. Questo è stato il culmine della ricerca, il .. fioritura di sannyas Ora, tutto ciò è successo è nelle mani di esistenza, Dio non sapevo cosa fosse successo, era troppo nuovo, mi sentivo come un bambino appena nato in un corpo adulto C'era una immensa forza della natura,. per essere più in silenzio. Tutto era andato a fare. "

Dopo di che, Swaha sentiva attratto l'Himalaya e il passare degli anni l'integrazione di questa esplosione interiore. Ha incontrato "un amico bellissimo antico chiamato Giridhar". Godendo la loro libertà interiore ed esteriore, che si aggiravano queste bellissime montagne, dove tanti illuminati  avevano viaggiato e vissuto.

Nel 1992, Swaha incontrato Poonjaji. "Il mio amato Papa, Poonjaji, è stato un dono enorme. Era veramente un leone della Verità. Nessuna parola può esprimere la mia gratitudine a lui". Papaji Swaha ha detto: "Vai, vai e condividere questo". Ma per questo doveva attendere altri cinque anni.


Poi una bella mattina di primavera, in montagna, nel cuore dell'India, tutto è diventato cristallino solo vita, amore, coscienza,  Esistenza. Le ultime ombre di dubbio scomparse e l'esplosione interna è stato digerita e integrata nel corpo-mente.

Ben presto, la gente ha iniziato a riconoscere in lui questa luce dell'essere; Swaha ha cominciato a ricevere inviti da amici e persone in cerca di condividere 'Questo' in Satsang e ritiri. Ha viaggiato in tutto il mondo per alcuni anni. Nel 2000, alcuni amici hanno trovato un posto nelle montagne della Norvegia chiamato Mystic Mountain. Swaha detto "Sì, fermiamoci qui  Questo è un buon posto sono stanco di viaggiare in tutto il mondo.. Lasciate che i cercatori vengano qui d'ora in poi". Al giorno d'oggi, Swaha viaggia raramente. Tuttavia, ogni anno conduce ancora ritiri dal mare, nel sud del Brasile.

RISVEGLIARE LA MACCHINA BIOLOGICA

Siamo ostaggio di una macchina biologica di origine terrestre. 
Veniamo portati in giro per il mondo, come bambini su un passeggino, da un individuo poco raccomandabile e dalle abitudini piuttosto bizzarre, fatto di carne e ossa. 
Non è una situazione esistenziale invidiabile. 

Ciò che veramente siamo - la nostra autocoscienza - resta seppellita in un marasma di abitudini, reazioni, comportamenti meccanici e condizionamenti psicologici, il primo e più pericoloso dei quali è la convinzione di essere già coscienti e svegli. Convinzione che, in fondo, anche se a parole dicono tutti il contrario, possiedono pure coloro che si occupano di lavoro su di sé. 

“Questa frase di Osho è sbagliata secondo l’esoterismo classico. Perché dovrei credere a una cosa del genere?” Mi ha detto un giorno una persona che, a parole, lavora su di sé. 
La mia risposta, come sempre molto garbata e rispettosa, è stata: 
“Stai dormendo! Hai la stessa vivacità mentale di un tonno in scatola! Non hai alcuna capacità di discernere fra giusto e sbagliato, non solo in riferimento alle parole dei maestri, ma nemmeno per quanto riguarda ciò che è utile per te!” 

Le persone, a parole, vogliono lavorare su di sé - il che implica l’ammissione di essere addormentati e schiavi dei pensieri e delle emozioni della macchina biologica - ma poi all’atto pratico non agisco con l’umile consapevolezza di chi avrebbe bisogno di svegliarsi anche solo per decidere cosa mangiare a colazione senza procurasi troppi danni, bensì con l’arroganza di chi pensa di essere già sveglio e perfettamente in grado di discernere fra insegnamenti validi e meno validi… per sé… e talvolta addirittura anche per gli altri. 

“Questa frase dell’insegnamento di Osho è inutile per te, o per tutti?” Gli chiesi. Era una domanda trabocchetto, ma lui con la stessa ingenuità di una madre che porta il figlio di tre mesi a farsi vaccinare, mi risponde: 
“Non c’entra quello che penso io. Si tratta di un errore oggettivo, perché nel vero esoterismo non s’insegnano queste cose.” 

Lui si preoccupava degli insegnamenti del “vero” esoterismo… e intanto mi rivolgeva la parola dormendo! Oramai ci sono abituato e lo trovo divertente, ma le prime volte di fronte a queste scene restavo davvero stupefatto. 
“Ma non si rendono conto che stanno dormendo e al posto loro sta parlando un grumo di meccanismi mentali?” Mi chiedevo fra me e me. 
No, non se ne rendono minimamente conto! E c’è da spaccarsi dalle risate. 

Quando siete in uno stato di Presenza, con il Cuore aperto, e qualcuno in stato di sonno viene a parlarvi, le prime volte se non fate uno sforzo rischiate di scoppiare a ridergli in faccia, qualunque cosa stia dicendo. Anche se vi racconta che è afflitto perché suo figlio sta morendo di cancro. Anzi, più la racconta grossa più vi viene da ridere. Perché l’identificazione con un problema, vista dal di fuori, risulta esilarante. 

Vi sembra strano… lo so… Succede perché avete letto tantissimo ma non avete idea di cosa sia quello stato. 
Voi non siete in quello stato, voi PENSATE cosa potrebbe essere quello stato; ve ne siete fatti un’idea ben precisa... e basta. E in base a quell’idea parlate di ciò che è giusto o sbagliato nel lavoro su di sé.

In seguito arriva anche la compassione per l’identificazione in cui giacciono gli altri, ma restate comunque pervasi di gioia, non di afflizione per i cosiddetti “mali” degli altri. 

Siamo incatenati alla macchina biologica e questa è una situazione piuttosto sconveniente, ma l’identificazione completa con i meccanismi della macchina fa sì che pensiamo di essere liberi e padroni della nostra vita. Addirittura, più siamo identificati più ci sentiamo forti, perché percepiamo come nostra una forza che invece appartiene alla macchina. Questo è un punto importante. Lo avete compreso bene? 

È come se noi ricevessimo ordini da un aguzzino per tutta la vita, ma la sofferenza che ci procurerebbe la consapevolezza di questa perenne condizione di schiavitù sarebbe per noi insostenibile, allora, come meccanismo di difesa, cominciamo a fare finta di essere noi stessi l’aguzzino, ci identifichiamo con esso a tal punto che quando lui ci grida un ordine, noi fingiamo di averlo gridato noi stessi e di stare eseguendo qualcosa che abbiamo voluto noi. Grazie all’identificazione, più è forte lui, più pensiamo di essere forti noi. 
Non è geniale? 

Ma adesso viene il bello. 
Quando qualcuno – secondo un rapporto di uno ogni milione di abitanti – si accorge di essere totalmente meccanico e asservito a una macchina biologica di origine terrestre, entra in gioco un secondo meccanismo ancora più potente: l’imbarazzo o la sensazione di fastidio nei confronti dell’addormentamento rendono ancora più profonda la nostra identificazione con la macchina! 
Mi può dare fastidio il fatto che la macchina si arrabbi, o venga presa dal panico o abbia le tette piccole… solo nella misura in cui credo ancora di essere la macchina e non la coscienza ospite! 
E questo è davvero geniale. 

Tutte le volte che ci sorprendiamo ad aver agito in stato ipnotico proviamo immediatamente un senso di sconfitta, di ripulsa, di profonda avversione verso le nostre stesse catene terrestri. Ma questa è ancora l’azione subdola della macchina. Anche se molte delle manifestazioni emotive della macchina non sono per nulla piacevoli da mostrare davanti ai parenti riuniti in salotto il pomeriggio di Natale, sappiate che il senso di vergogna è ancora frutto del sonno. 

Che fare? La Quarta Via è la via dei furbi (per questo non ci sono giornalisti sportivi che la frequentano). La buona notizia è che il senso di sconfitta per essere ancora una volta caduti in un meccanismo inconscio può esso stesso venire usato per svegliarsi. 

La macchina biologica terrestre ha milioni di anni di evoluzione alle spalle, nel corso dei quali è divenuta molto astuta nell’intrappolare le coscienze provenienti da altri piani di realtà. Noi, in quanto coscienze che navigano tra i mondi, siamo molto più antichi, ma, sul piano della materia non abbiamo ancora acquisito sufficiente esperienza da poter controllare facilmente la cieca volontà animale di una macchina biologica che ha visto un bel sedere transitare a pochi metri di distanza. 

Si tratta di cogliere al volo il senso di frustrazione per non essere riusciti a fermare la macchina e rimanere in sua presenza in maniera IMPARZIALE; sentire pienamente che anche quella manifestazione di frustrazione non siamo noi. E stare lì. 
Lo sforzo è mille volte più importante di ciò che notiamo durante lo sforzo. 
Questo stato di osservazione imparziale diverrà un giorno un moto d’amore puro nei confronti delle variopinte manifestazioni della macchina. 
La macchina sveglia diverrà docile veicolo del nostro amore. E avremo vinto. 











Stamattina mi sono svegliato e avevo un’ecchimosi sulla fronte. Evidentemente, come previsto dagli scienziati, l’Universo dopo un’iniziale espansione sta cominciando a contrarsi... e io non ho fatto abbastanza attenzione! Questo piccolo incidente mi ha portato a riflettere: chi si dedica al lavoro su di sé spesso non si rende conto che il risveglio ha un prezzo... e questo prezzo deve pagarlo lui, attraverso il sacrificio. 

Cosa possiamo sacrificare? 
Una volta i sacrifici erano umani, poi sono divenuti animali, quindi vegetali... e oggi? Un essere umano sviluppato potrebbe sacrificare molto (vedi Gesù), ma un individuo che giace nel sonno in verità non è nemmeno in grado di compiere veri sacrifici; tutto ciò che può fare è costringere a dei piccoli sacrifici la macchina biologica terrestre in modo da prenderne progressivamente possesso. 


Sacrifichiamo una colazione mattutina, un bicchiere di vino durante il pasto, una sigaretta, una lamentela riguardante il troppo caldo o il troppo freddo. Costringiamo cioè la macchina biologica a rompere un’abitudine meccanica rinunciando a qualcosa. In questo modo creiamo un po’ di attrito fra la Volontà dell’anima e gli impulsi meccanici della personalità. Da questo attrito ricaviamo ulteriore energia per il risveglio. 

Non gettatevi subito in imprese impossibili pensando così di poter risvegliare più velocemente la macchina. Smettere improvvisamente di fumare, bere alcolici, dire parolacce o masturbarvi in pubblico provocherà, è vero, un notevole afflusso di energia, almeno all’inizio, ma poi, inevitabilmente, la macchina – che si era solo furbamente messa da parte – riconquisterà tutto il terreno perduto... e molto di più. Se ne starà acquattata nell’ombra ad aspettare la vostra capitolazione, per farvi sentire dei falliti del lavoro su di sé nel momento in cui sarete costretti a riprendere la vostra abitudine. 

Quando sacrifichiamo qualcosa dobbiamo ripeterci che lo stiamo facendo per gli altri e non per noi. Lo stiamo facendo per il Servizio all’umanità, per aiutare il risveglio delle altre persone prima ancora del nostro. Io vengo aiutato nel risveglio da Forze Superiori solo nella misura in cui lo scopo del mio risveglio è quello di aiutare in maniera più efficace l’umanità. I Superiori Sconosciuti inviano protezione ed energia a chi può e vuole a sua volta diffondere tale energia. L’energia, così come il denaro, arrivano entrambi a chi si fa canale, non a chi accumula per sé. Un desiderio di risveglio egoistico non verrà appoggiato dall’Alto; risulterà quindi estremamente più lento e pieno di ostacoli. 


Questo è il senso occulto del sacrificio. Offrire un agnello a Dio sacrificandolo su un altare equivale, oggi, a offrire a Dio la propria abitudine a mangiare pasticcini, bere il caffé o lamentarsi per il traffico. Sacrifichiamo una parte animale della nostra personalità anziché un animale esterno a noi. Ma un sacrificio fatto solo con l’intento di migliorare se stessi non sarà altrettanto efficace. 

Ogni sforzo condotto in direzione del risveglio assume una potenza decisamente diversa se è sostenuto dal desiderio cardiaco di aiutare il risveglio degli altri sacrificando parti di sé per essi. In questo caso scendono persino degli angeli ad aiutarci. Ma raramente si riscontra questo desiderio altruistico nel discepolo che si sforza di svegliarsi; infatti è altrettanto raro che il risveglio avvenga in tempi brevi. 

Cominciai a credere davvero nell’esistenza di uno Stato di Coscienza Superiore solo dopo aver sfogliato il numero di Max del 2000 con il calendario di Sabrina Ferilli. Da quel momento decisi che mi sarei dedicato al risveglio, a costo di qualunque sacrificio; non era infatti possibile che qualcuno potesse condividere le sue lenzuola con la Ferilli mentre io avrei potuto affrontare Padre Pio nella finale mondiale di una gara di astinenza. 
Questa era la prova più evidente della veridicità delle parole di Gurdjieff: stavo sicuramente vivendo in uno stato di coscienza addormentato!

Mi chiesi: “Cosa posso fare per impedire che la macchina mi derubi in continuazione della mia preziosa – in quanto orientabile al risveglio e all’immortalità – energia?” 
Sviluppare Volontà, la qualità che nell’uomo è meno disponibile. Su questo oramai non avevo dubbi. Ma gli esercizi di ricordo di me stesso che avevo eseguito fino a quel momento (per esempio, costringermi a partire con la gamba sinistra tutte le volte che iniziavo a camminare) non bastavano più; ero giunto a una situazione di stallo. Dopo pochi giorni la macchina riusciva a inglobare nei suoi automatismi qualunque nuovo esercizio. 

Capii allora che avrei dovuto aggirare le resistenze della personalità non più contrastandola, ma rendendo volontario ogni suo atto meccanico. Poteva sembrare un paradosso ma non lo era. 

La mia macchina meccanicamente si aggiusta i capelli con la mano, oppure si gratta un gomito mentre dialoga con qualcuno. Ripete spesso l’intercalare “voglio dire” all’interno del discorso. Bene. Una volta terminata la fase – durata mesi – di osservazione e catalogazione di tutti i comportamenti meccanici della macchina, allora cominciai ad adottare volontariamente quegli stessi comportamenti, ma quando lei meno se lo aspettava. Mi sforzavo cioè di toccarmi i capelli, grattarmi o ripetere “voglio dire” in maniera DELIBERATA, intenzionalmente, quando volevo io, non quando me lo avrebbe fatto fare la macchina per abitudine. 

Non cercavo di fermare con un’azione frontale la sua meccanicità – impresa che sarebbe risultata titanica – ma me ne appropriavo, mi sostituivo a lei nel compiere quegli atti che di solito sancivano il suo potere su di me. Imitavo i comportamenti della macchina affinché questi non restassero involontari e quindi fuori dal mio controllo cosciente. Andavo a sottrarle energia a casa sua. 

La macchina non era abituata a questo. Si aspettava un attacco diretto tipo: “Da adesso ti impedirò di grattarti sotto il mento mentre stai ad ascoltare qualcuno che parla!” E questo era il genere di esercizi che avevo condotto fino a quel momento. Ma adesso il pericolo arrivava in una forma inaspettata che la lasciava incredula: mi stavo sostituendo a lei scimmiottandola volontariamente. E per reagire a questo mio attacco non aveva ancora fabbricato armi. 

Cominciai con i comportamenti fisici, per poi passare a quelli emotivi e mentali. A un certo punto imitavo perfettamente le sue scenate di rabbia, i suoi timori o il senso di ingiustizia. Potevo provare rabbia a comando come davvero pochi attori riescono a fare. 




Risvegliare la Macchina Biologica per Utilizzarla come Strumento Magico 

 Risvegliare la Macchina Biologica per Utilizzarla come Strumento Magico

Salvatore Brizzi

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