RISVEGLIARE LA MACCHINA BIOLOGICA

Siamo ostaggio di una macchina biologica di origine terrestre. 
Veniamo portati in giro per il mondo, come bambini su un passeggino, da un individuo poco raccomandabile e dalle abitudini piuttosto bizzarre, fatto di carne e ossa. 
Non è una situazione esistenziale invidiabile. 

Ciò che veramente siamo - la nostra autocoscienza - resta seppellita in un marasma di abitudini, reazioni, comportamenti meccanici e condizionamenti psicologici, il primo e più pericoloso dei quali è la convinzione di essere già coscienti e svegli. Convinzione che, in fondo, anche se a parole dicono tutti il contrario, possiedono pure coloro che si occupano di lavoro su di sé. 

“Questa frase di Osho è sbagliata secondo l’esoterismo classico. Perché dovrei credere a una cosa del genere?” Mi ha detto un giorno una persona che, a parole, lavora su di sé. 
La mia risposta, come sempre molto garbata e rispettosa, è stata: 
“Stai dormendo! Hai la stessa vivacità mentale di un tonno in scatola! Non hai alcuna capacità di discernere fra giusto e sbagliato, non solo in riferimento alle parole dei maestri, ma nemmeno per quanto riguarda ciò che è utile per te!” 

Le persone, a parole, vogliono lavorare su di sé - il che implica l’ammissione di essere addormentati e schiavi dei pensieri e delle emozioni della macchina biologica - ma poi all’atto pratico non agisco con l’umile consapevolezza di chi avrebbe bisogno di svegliarsi anche solo per decidere cosa mangiare a colazione senza procurasi troppi danni, bensì con l’arroganza di chi pensa di essere già sveglio e perfettamente in grado di discernere fra insegnamenti validi e meno validi… per sé… e talvolta addirittura anche per gli altri. 

“Questa frase dell’insegnamento di Osho è inutile per te, o per tutti?” Gli chiesi. Era una domanda trabocchetto, ma lui con la stessa ingenuità di una madre che porta il figlio di tre mesi a farsi vaccinare, mi risponde: 
“Non c’entra quello che penso io. Si tratta di un errore oggettivo, perché nel vero esoterismo non s’insegnano queste cose.” 

Lui si preoccupava degli insegnamenti del “vero” esoterismo… e intanto mi rivolgeva la parola dormendo! Oramai ci sono abituato e lo trovo divertente, ma le prime volte di fronte a queste scene restavo davvero stupefatto. 
“Ma non si rendono conto che stanno dormendo e al posto loro sta parlando un grumo di meccanismi mentali?” Mi chiedevo fra me e me. 
No, non se ne rendono minimamente conto! E c’è da spaccarsi dalle risate. 

Quando siete in uno stato di Presenza, con il Cuore aperto, e qualcuno in stato di sonno viene a parlarvi, le prime volte se non fate uno sforzo rischiate di scoppiare a ridergli in faccia, qualunque cosa stia dicendo. Anche se vi racconta che è afflitto perché suo figlio sta morendo di cancro. Anzi, più la racconta grossa più vi viene da ridere. Perché l’identificazione con un problema, vista dal di fuori, risulta esilarante. 

Vi sembra strano… lo so… Succede perché avete letto tantissimo ma non avete idea di cosa sia quello stato. 
Voi non siete in quello stato, voi PENSATE cosa potrebbe essere quello stato; ve ne siete fatti un’idea ben precisa... e basta. E in base a quell’idea parlate di ciò che è giusto o sbagliato nel lavoro su di sé.

In seguito arriva anche la compassione per l’identificazione in cui giacciono gli altri, ma restate comunque pervasi di gioia, non di afflizione per i cosiddetti “mali” degli altri. 

Siamo incatenati alla macchina biologica e questa è una situazione piuttosto sconveniente, ma l’identificazione completa con i meccanismi della macchina fa sì che pensiamo di essere liberi e padroni della nostra vita. Addirittura, più siamo identificati più ci sentiamo forti, perché percepiamo come nostra una forza che invece appartiene alla macchina. Questo è un punto importante. Lo avete compreso bene? 

È come se noi ricevessimo ordini da un aguzzino per tutta la vita, ma la sofferenza che ci procurerebbe la consapevolezza di questa perenne condizione di schiavitù sarebbe per noi insostenibile, allora, come meccanismo di difesa, cominciamo a fare finta di essere noi stessi l’aguzzino, ci identifichiamo con esso a tal punto che quando lui ci grida un ordine, noi fingiamo di averlo gridato noi stessi e di stare eseguendo qualcosa che abbiamo voluto noi. Grazie all’identificazione, più è forte lui, più pensiamo di essere forti noi. 
Non è geniale? 

Ma adesso viene il bello. 
Quando qualcuno – secondo un rapporto di uno ogni milione di abitanti – si accorge di essere totalmente meccanico e asservito a una macchina biologica di origine terrestre, entra in gioco un secondo meccanismo ancora più potente: l’imbarazzo o la sensazione di fastidio nei confronti dell’addormentamento rendono ancora più profonda la nostra identificazione con la macchina! 
Mi può dare fastidio il fatto che la macchina si arrabbi, o venga presa dal panico o abbia le tette piccole… solo nella misura in cui credo ancora di essere la macchina e non la coscienza ospite! 
E questo è davvero geniale. 

Tutte le volte che ci sorprendiamo ad aver agito in stato ipnotico proviamo immediatamente un senso di sconfitta, di ripulsa, di profonda avversione verso le nostre stesse catene terrestri. Ma questa è ancora l’azione subdola della macchina. Anche se molte delle manifestazioni emotive della macchina non sono per nulla piacevoli da mostrare davanti ai parenti riuniti in salotto il pomeriggio di Natale, sappiate che il senso di vergogna è ancora frutto del sonno. 

Che fare? La Quarta Via è la via dei furbi (per questo non ci sono giornalisti sportivi che la frequentano). La buona notizia è che il senso di sconfitta per essere ancora una volta caduti in un meccanismo inconscio può esso stesso venire usato per svegliarsi. 

La macchina biologica terrestre ha milioni di anni di evoluzione alle spalle, nel corso dei quali è divenuta molto astuta nell’intrappolare le coscienze provenienti da altri piani di realtà. Noi, in quanto coscienze che navigano tra i mondi, siamo molto più antichi, ma, sul piano della materia non abbiamo ancora acquisito sufficiente esperienza da poter controllare facilmente la cieca volontà animale di una macchina biologica che ha visto un bel sedere transitare a pochi metri di distanza. 

Si tratta di cogliere al volo il senso di frustrazione per non essere riusciti a fermare la macchina e rimanere in sua presenza in maniera IMPARZIALE; sentire pienamente che anche quella manifestazione di frustrazione non siamo noi. E stare lì. 
Lo sforzo è mille volte più importante di ciò che notiamo durante lo sforzo. 
Questo stato di osservazione imparziale diverrà un giorno un moto d’amore puro nei confronti delle variopinte manifestazioni della macchina. 
La macchina sveglia diverrà docile veicolo del nostro amore. E avremo vinto. 











Stamattina mi sono svegliato e avevo un’ecchimosi sulla fronte. Evidentemente, come previsto dagli scienziati, l’Universo dopo un’iniziale espansione sta cominciando a contrarsi... e io non ho fatto abbastanza attenzione! Questo piccolo incidente mi ha portato a riflettere: chi si dedica al lavoro su di sé spesso non si rende conto che il risveglio ha un prezzo... e questo prezzo deve pagarlo lui, attraverso il sacrificio. 

Cosa possiamo sacrificare? 
Una volta i sacrifici erano umani, poi sono divenuti animali, quindi vegetali... e oggi? Un essere umano sviluppato potrebbe sacrificare molto (vedi Gesù), ma un individuo che giace nel sonno in verità non è nemmeno in grado di compiere veri sacrifici; tutto ciò che può fare è costringere a dei piccoli sacrifici la macchina biologica terrestre in modo da prenderne progressivamente possesso. 


Sacrifichiamo una colazione mattutina, un bicchiere di vino durante il pasto, una sigaretta, una lamentela riguardante il troppo caldo o il troppo freddo. Costringiamo cioè la macchina biologica a rompere un’abitudine meccanica rinunciando a qualcosa. In questo modo creiamo un po’ di attrito fra la Volontà dell’anima e gli impulsi meccanici della personalità. Da questo attrito ricaviamo ulteriore energia per il risveglio. 

Non gettatevi subito in imprese impossibili pensando così di poter risvegliare più velocemente la macchina. Smettere improvvisamente di fumare, bere alcolici, dire parolacce o masturbarvi in pubblico provocherà, è vero, un notevole afflusso di energia, almeno all’inizio, ma poi, inevitabilmente, la macchina – che si era solo furbamente messa da parte – riconquisterà tutto il terreno perduto... e molto di più. Se ne starà acquattata nell’ombra ad aspettare la vostra capitolazione, per farvi sentire dei falliti del lavoro su di sé nel momento in cui sarete costretti a riprendere la vostra abitudine. 

Quando sacrifichiamo qualcosa dobbiamo ripeterci che lo stiamo facendo per gli altri e non per noi. Lo stiamo facendo per il Servizio all’umanità, per aiutare il risveglio delle altre persone prima ancora del nostro. Io vengo aiutato nel risveglio da Forze Superiori solo nella misura in cui lo scopo del mio risveglio è quello di aiutare in maniera più efficace l’umanità. I Superiori Sconosciuti inviano protezione ed energia a chi può e vuole a sua volta diffondere tale energia. L’energia, così come il denaro, arrivano entrambi a chi si fa canale, non a chi accumula per sé. Un desiderio di risveglio egoistico non verrà appoggiato dall’Alto; risulterà quindi estremamente più lento e pieno di ostacoli. 


Questo è il senso occulto del sacrificio. Offrire un agnello a Dio sacrificandolo su un altare equivale, oggi, a offrire a Dio la propria abitudine a mangiare pasticcini, bere il caffé o lamentarsi per il traffico. Sacrifichiamo una parte animale della nostra personalità anziché un animale esterno a noi. Ma un sacrificio fatto solo con l’intento di migliorare se stessi non sarà altrettanto efficace. 

Ogni sforzo condotto in direzione del risveglio assume una potenza decisamente diversa se è sostenuto dal desiderio cardiaco di aiutare il risveglio degli altri sacrificando parti di sé per essi. In questo caso scendono persino degli angeli ad aiutarci. Ma raramente si riscontra questo desiderio altruistico nel discepolo che si sforza di svegliarsi; infatti è altrettanto raro che il risveglio avvenga in tempi brevi. 

Cominciai a credere davvero nell’esistenza di uno Stato di Coscienza Superiore solo dopo aver sfogliato il numero di Max del 2000 con il calendario di Sabrina Ferilli. Da quel momento decisi che mi sarei dedicato al risveglio, a costo di qualunque sacrificio; non era infatti possibile che qualcuno potesse condividere le sue lenzuola con la Ferilli mentre io avrei potuto affrontare Padre Pio nella finale mondiale di una gara di astinenza. 
Questa era la prova più evidente della veridicità delle parole di Gurdjieff: stavo sicuramente vivendo in uno stato di coscienza addormentato!

Mi chiesi: “Cosa posso fare per impedire che la macchina mi derubi in continuazione della mia preziosa – in quanto orientabile al risveglio e all’immortalità – energia?” 
Sviluppare Volontà, la qualità che nell’uomo è meno disponibile. Su questo oramai non avevo dubbi. Ma gli esercizi di ricordo di me stesso che avevo eseguito fino a quel momento (per esempio, costringermi a partire con la gamba sinistra tutte le volte che iniziavo a camminare) non bastavano più; ero giunto a una situazione di stallo. Dopo pochi giorni la macchina riusciva a inglobare nei suoi automatismi qualunque nuovo esercizio. 

Capii allora che avrei dovuto aggirare le resistenze della personalità non più contrastandola, ma rendendo volontario ogni suo atto meccanico. Poteva sembrare un paradosso ma non lo era. 

La mia macchina meccanicamente si aggiusta i capelli con la mano, oppure si gratta un gomito mentre dialoga con qualcuno. Ripete spesso l’intercalare “voglio dire” all’interno del discorso. Bene. Una volta terminata la fase – durata mesi – di osservazione e catalogazione di tutti i comportamenti meccanici della macchina, allora cominciai ad adottare volontariamente quegli stessi comportamenti, ma quando lei meno se lo aspettava. Mi sforzavo cioè di toccarmi i capelli, grattarmi o ripetere “voglio dire” in maniera DELIBERATA, intenzionalmente, quando volevo io, non quando me lo avrebbe fatto fare la macchina per abitudine. 

Non cercavo di fermare con un’azione frontale la sua meccanicità – impresa che sarebbe risultata titanica – ma me ne appropriavo, mi sostituivo a lei nel compiere quegli atti che di solito sancivano il suo potere su di me. Imitavo i comportamenti della macchina affinché questi non restassero involontari e quindi fuori dal mio controllo cosciente. Andavo a sottrarle energia a casa sua. 

La macchina non era abituata a questo. Si aspettava un attacco diretto tipo: “Da adesso ti impedirò di grattarti sotto il mento mentre stai ad ascoltare qualcuno che parla!” E questo era il genere di esercizi che avevo condotto fino a quel momento. Ma adesso il pericolo arrivava in una forma inaspettata che la lasciava incredula: mi stavo sostituendo a lei scimmiottandola volontariamente. E per reagire a questo mio attacco non aveva ancora fabbricato armi. 

Cominciai con i comportamenti fisici, per poi passare a quelli emotivi e mentali. A un certo punto imitavo perfettamente le sue scenate di rabbia, i suoi timori o il senso di ingiustizia. Potevo provare rabbia a comando come davvero pochi attori riescono a fare. 




Risvegliare la Macchina Biologica per Utilizzarla come Strumento Magico 

 Risvegliare la Macchina Biologica per Utilizzarla come Strumento Magico

Salvatore Brizzi

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