sabato 31 maggio 2014

LA PASSIONE é UNA MALATTIA ...

"La passione è una malattia, una zavorra che ci trascina verso il basso", dice. "Di amori veramente riusciti, a esser generosi, ce n'è uno su un miliardo. La cronaca ci parla quotidianamente di coglioni che credono di essere i proprietari dei genitali dell'altro. Non è questo che genera il femminicidio cui stiamo assistendo? Quanti uomini uccidono perché si sentono rifiutati? Vogliamo chiamarlo amore? Quell'uno su un miliardo si verifica quando due stature di altissimo livello si incontrano; allora non si litiga per un dentifricio, e il calo del desiderio non è la ragione sufficiente per una separazione. C'è un malinteso intorno all'amore e al sesso. Troppi credono che sia un sentimento che esplode in una forte tensione sessuale e dopo un po' scema. Ma quella è un'infatuazione, un abbaglio. Anche l'orgasmo è un momento più complesso di una semplice eiaculazione, è la prova generale dell'abbandono del proprio ego".


Tempo sprecato, energie scippate a progetti di vita più importanti, a più alte aspirazioni. Le canzoni d'amore - e gli universi che rappresentano - lo lasciano indifferente. Battiato non ha esitazioni, se non di fronte alle canzoni di Tenco. "È l'autore più triste della canzone italiana... Ci sono belle canzoni d'amore, non sono mai stato contrario alla musica leggera. Ma non mi hanno influenzato. Queste trappole sono fuori dalla mia dimensione". 

... Per il resto... che bello dormire da soli!".  ( Franco Battiato)

Fonte
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/12/01/news/battiato_io_mai_innamorato_che_bello_dormire_da_soli-47816610/

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TRASFORMA LA TUA VITA CON LA PNL

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venerdì 30 maggio 2014

VOLEVO SCRIVERTI...

Volevo scriverti, non per sapere come stai tu, ma per sapere come si sta senza di me. Io non sono mai stato senza di me e quindi non lo so. Vorrei sapere cosa si prova a non avere me che mi preoccupo di sapere se va tutto bene, a non sentirmi ridere, a non sentirmi canticchiare canzoni stupide, a non sentirmi parlare, a non sentirmi sbraitare quando mi arrabbio, a non avere me con cui sfogarsi per le cose che non vanno, a non avermi pronto lì a fare qualsiasi cosa per farti stare bene. Forse si sta meglio, o forse no. Però mi è venuto il dubbio e vorrei anche sapere se ogni tanto questo dubbio è venuto anche a te. Perché sai, io a volte me lo chiedo come si sta senza di te, poi però preferisco non rispondere che tanto va bene così. Ho addirittura dimenticato me stesso per poter ricordare te.

Soren Kierkegaard, “Diario di un seduttore”

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SEI TRISTE? ARRABBIATI !!!



Follia terapeutica

La tristezza e la rabbia sono la stessa cosa. La tristezza è rabbia passiva e la rabbia è tristezza attiva. Se la tristezza è più facile, la rabbia sembra difficile - vuol dire che sei troppo focalizzato sul passivo.


Per una persona triste è difficile essere arrabbiata. Se riesci a far arrabbiare una persona triste, la sua tristezza svanirà subito. È molto difficile che una persona arrabbiata sia triste. Se riesci a farla diventare triste, la rabbia scomparirà immediatamente.


In tutte le nostre emozioni continua la polarità fondamentale: uomo e donna, yin e yang, maschile e femminile. Quindi se sei sintonizzato sulla tristezza, ti sarà difficile muoverti verso la rabbia, ma vorrei che lo facessi comunque. Una semplice esplosione non basterà perché allora starai ancora cercando un modo di essere passivo. No, falla uscire, esprimila nelle tue azioni. Anche se ti sembra senza senso, fallo lo stesso. Appari pure come un pagliaccio ai tuoi stessi occhi, ma esprimila comunque.


Se puoi oscillare tra rabbia e tristezza, diventeranno entrambe facili, allo stesso modo. La tua sarà una trascendenza e a quel punto sarai in grado di osservare. Potrai rimanere al di là dello schermo e guardare questi giochi, e potrai andare al di là di entrambe. Ma prima dovrai riuscire a muoverti facilmente dall'una all'altra, altrimenti tenderai a essere triste e quando ti senti così pesante, la trascendenza è difficile ...



Ricorda che quando due energie, due energie opposte, sono presenti esattamente nella stessa quantità - cinquanta per cento ognuna - è molto più facile venirne fuori, perché lottano tra di loro e si cancellano a vicenda. Nessuna delle due riesce a dominarti.

Quando la tua tristezza e la tua rabbia sono allo stesso livello - sono energie alla pari - si cancellano a vicenda. Di colpo sei libero e puoi sfuggire. Ma se la tristezza è il settanta per cento e la rabbia il trenta, allora è molto difficile. Il trenta per cento di rabbia in contrasto con il settanta di tristezza vuol dire che ci sarà ancora alla fine il quaranta per cento di tristezza e non riuscirai a sfuggire. Quel quaranta per cento rimarrà sospeso su di te.

Questa è una delle leggi basilari dell'energia: far sì che le polarità opposte arrivino ad una condizione identica, dopodiché potrai avere una via d'uscita. Non far intervenire la mente, fa che diventi un semplice esercizio.
Puoi farlo diventare un esercizio quotidiano; non aspettare che accada da solo. Devi essere arrabbiato tutti i giorni, sarà più facile. Salta, corri, urla, e fallo succedere. Quando sarai capace di introdurre la rabbia senza alcuna ragione, sarai molto felice perché cosi sarai libero. Altrimenti la rabbia è condizionata dalla situazione. Non ne sei tu il padrone. Se non puoi farla apparire, come puoi lasciarla andare?

Gurdjieff insegnava ai suoi discepoli a non lasciare andare nulla.
Prima inizia a farla apparire, solo una persona che sa creare la rabbia può riuscire a insegnare ai suoi discepoli il fatto di lasciar cadere qualcosa. Prima di tutto falla emergere, perché solo una persona che può inventarsi la rabbia può anche riuscire a farla cadere a comando - è una semplice aritmetica. Gurdjieff diceva ai suoi discepoli che dovevano prima di tutto imparare ad arrabbiarsi. Erano tutti seduti e improvvisamente diceva: 'Numero uno, alzati in piedi e arrabbiati!' Sembra assurdo.
Ma è possibile manifestarla... È sempre a disposizione, proprio dietro l'angolo, devi solo darle una piccola spinta. Arriva facilmente appena qualcuno ti fornisce una scusa, quando qualcuno ti insulta - è subito lì. Perché aspettare l'insulto? Falla apparire per conto tuo!

All'inizio sembrerà un po' imbarazzante, strano, incredibile, perché hai sempre creduto alla teoria secondo la quale è l'insulto che crea la rabbia. Non è affatto vero. La rabbia era sempre lì; quella persona ti ha solo fornito la scusa perché potesse emergere. Puoi darle una scusa anche tu. Immagina una situazione in cui saresti arrabbiato, e poi arrabbiati. Parla con il muro, dì ciò che vuoi, e presto il muro ti risponderà. Impazzisci completamente. Devi portare rabbia e tristezza alla stessa condizione, al punto in cui esistono nella stessa proporzione una rispetto all'altra. Si cancelleranno a vicenda e tu potrai scivolare fuori.
Gurdjieff chiamava questa 'la via degli scaltri': porti le energie interne a un tale stato di conflitto che sono impegnate a cancellarsi a vicenda, e tu hai l'opportunità di scivolare fuori.
Provalo, mmh?

Osho


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giovedì 29 maggio 2014

Ridere mette il cervello in “stato meditativo”, rinforza la memoria e riduci i danni da stress


Ridere è certamente una delle caratteristiche che meglio distingue gli esseri umani dalle altre specie animali.

I meccanismi psicologici che provocano una risata sono ancora poco compresi, anche se gli esperti ritengono che facciano riferimento all’intelligenza simbolica tipica dell’uomo.
Tuttavia, anche se non si sa ancore bene cosa provochi una risata, i numerosi studi prodotti negli ultimi tempi sicuramente sono riusciti a valutarne gli effetti benefici sulla nostra salute.
L’ultima ricerca prodotta dai ricercatori della Loma Linda University della California ha rivelato che quando ridiamo il nostro cervello passa in una condizione simile al vero stato meditativo, migliorando la memoria e riducendo gli effetti negativi causati dagli ormoni dello stress. Secondo i ricercatori, le risate dovrebbero essere somministrate come una forma di terapia.
Lo studio ha preso in esame 20 adulti sani tra i 60 e i 70 anni, volendo misurare i loro livelli di stress e la condizione della memoria a breve termine. Ad un gruppo è stato chiesto di sedersi in silenzio, di non parlare, non leggere o utilizzare telefoni cellulari. All’altro gruppo, invece, sono stati mostrati una serie di video divertenti.
Dopo 20 minuti, i partecipanti hanno fornito campioni di saliva e fatto un test sulla memoria a breve termine. Il “gruppo humor” ha mostrato una prontezza significativa rispetto all’altro gruppo quando si trattava di richiamare informazioni in memoria, attestandosi su una capacità di richiamo pari al 43,6 per cento, rispetto al 20,3 per cento del gruppo “non-humor”.
Inoltre, il gruppo humor ha mostrato livelli notevolmente più bassi di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, dopo aver visto i video, mentre i livelli del gruppo non-humor sono rimasti pressoché invariati. Cortisolo più basso? Stress diminuito? Memoria migliorata? Sembrano già ottimi risultati, ma i ricercatori dicono che i benefici non finiscono qui.
Altri studi hanno dimostrato gli ampi benefici del ridere sulla salute umana. Una ricerca della Vanderbilt University ha stimato che soli 10-15 minuti di risate al giorno sono capaci di far bruciare fino a 40 calorie. Mentre i ricercatori dell’Università del Maryland hanno scoperto che l’umorismo può proteggerci dalle malattie cardiache.
“Ci sono diversi vantaggi dall’umorismo e le risate”, spiega Gurinder S. Bains, dottoranda all’Università Loma Linda. “Gli anziani hanno bisogno di avere una migliore qualità della vita. Trovando il tempo per ridere, attraverso l’interazione sociale con gli amici, godendo di esercizio in un contesto di gruppo e guardare insieme 20 minuti di umorismo in Tv, si può migliorare la qualità della vità e allontanare il deterioramento delle capacità di apprendimento e memorizzazione”.
“Bisogna trovare ciò che ci fa ridere e includerlo nella nostra routine quotidiana”, continua la Bians. “Nell’età adulta avanzata ci si trova a dover fronteggiare i deficit di memoria, ma l’umorismo e la risata possono essere integrate in un piano di benessere che può tradursi in un significativo miglioramento della qualità della vita: corpo, mente e spirito”.
Tratto da: IlNavigatoreCurioso

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martedì 27 maggio 2014

(Paramahansa Yogananda)


"Ogni cosa di cui avete cognizione ha una vibrazione relativa dentro di voi.
Colui il quale è pronto a vedere e giudicare il male nelle altre persone
reca il seme di quel male in sé stesso. La persona gradita al Signore, la
cui nota di purezza vibra altamente, è sempre consapevole della scintilla
divina in tutto ciò che egli tocca, e la sua vibrazione magnetica dell'anima
richiama a maggiore intensità la forza vibratoria di coloro che si trovano
dentro il suo raggio di vibrazioni."

(Paramahansa Yogananda)
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CHE COS'È LA VERA AMICIZIA
L'amicizia è l'attrazione spirituale e universale che unisce le anime nel legame dell'amore divino. Se apri la porta al potere magnetico dell'amicizia, un'anima o più anime dalle vibrazioni simili alle tue saranno attratte a te. L'amicizia è la manifestazione dell'amo­re di Dio nei tuoi confronti espresso attraverso i tuoi amici, che rappresentano il tesoro più prezioso che un essere umano possa avere.
L'amicizia
Tu attrai le anime simili alla tua: è la legge della vi­brazione. L'amicizia è eterna. Se, attraverso l'amicizia che hai costruito, Dio si è risvegliato in te, allora hai creato l'amicizia più grande di tutte.
Il segreto della vera amicizia è cercare insieme l'evolu­zione dell'anima. L'amicizia non deve mai avere come fine l'ottenimento di un risultato o di uno stato ma­teriale. L'amicizia è la consapevolezza, sempre più pro­fonda, dell'uguaglianza e della fusione delle anime, con l'esclusione di qualsiasi scopo materiale.
Soltanto attraverso l'impegno reciproco si costruisco­no la saggezza e la comprensione intuitiva che legano due anime con le leggi dell'eterno amore divino, un amore incondizionato e fondato sul servizio a livello spirituale.
L'amicizia è la forma d'amore più pura. L'amore dei genitori per i figli è di natura compulsiva, come l'amo­re dei figli per i genitori e l'amore degli amanti, ma nella vera amicizia non esiste compulsione. L'amore è servizio. Se desideri l'amore dei tuoi amici o del mondo intero, devi essere loro d'aiuto.
Paramahansa Yogananda

lunedì 26 maggio 2014

Il DONO DELL' AQUILA. Il varco verso la libertà






Il dono dell'Aquila è un libro nato dall'esperienza vissuta dall'antropologo Carlos Castaneda che, recatosi in Messico per alcuni studi sulle piante psicotrope, incontra Juan Matus, uno sciamano indio che lo introduce nel gruppo di apprendisti stregoni di cui egli è la guida.


Il gruppo è formato da otto «guerrieri» (quattro «cacciatori» e quattro «sognatori») e quattro «messaggeri», ognuno dei quali ha un proprio compito specifico. Juan Matus è il «Nagual», che ha cominciato a cercare i suoi seguaci a partire dai cacciatori e dai messaggeri, costituendo così il nucleo del gruppo.


Ai cacciatori ha insegnato l'arte dell’agguato che, oltre a comprendere tutta una serie di indicazioni sui modo di comportarsi nei rapporti interpersonali, serve a cercare altri quattro guerrieri, i «sognatori». A questi il Nagual ha insegnato l’arte del «sognare», che permette di entrare nel proprio «altro», grazie all'osservanza di alcuni principi e a particolari esercizi di concentrazione.


Prima di passare definitivamente nel luogo della «terza attenzione» - sembra di capire, cioè, prima di morire -, il Nagual deve cercare i suoi successori, Nagual e donna Nagual, che saranno a capo di un nuovo gruppo.
I criteri per la scelta del Nagual e dei guerrieri si fondano sulla particolare forma dell’«uovo luminoso» - vale a dire di quella parte di ciascun essere vivente che e più spesso chiamata «corpo astrale» o «aura» -, che deve corrispondere a determinate caratteristiche dettate dalla «regola» del Nagual.
Il Nagual Juan Matus riconosce il suo successore proprio in Castaneda, e gli spiega la «regola».


Il potere che governa il destino di ogni vivente è chiamato Aquila, non perché sia un'aquila, o abbia a che fare con un'aquila, ma perché appare al veggente come una immensa aquila nera come l'ebano, eretta come stanno erette le aquile, così alta da arrivare all'infinito.




Quando il veggente contempla il nero d'ebano dell'Aquila, quattro lame di luce rivelano quale sia il suo aspetto ... E il quarto e ultimo bagliore gli rivela quello che l'Aquila sta facendo. L'Aquila sta divorando la consapevolezza di quelle creature che - un attimo prima vive sulla terra e ora morte - si sono lasciate trasportare dall'aria come un interminabile sciame di lucciole, fino al suo rostro, per incontrare il loro padrone, la loro ragione di vita. L' Aquila libera queste fiammelle, le spiana, come un conciatore stende una pelle, e poi le consuma; poiché la consapevolezza è il cibo dell'Aquila (...)
E solo dalle azioni dell’Aquila che un veggente può capire quello che essa desidera. L'Aquila, per quanto non si lasci toccare dalle condizioni di nessun essere vivente, concede a ciascuno di essi un dono. Ognuno, secondo i propri desideri e diritti, ha il potere, se vuole, di mantenere la fiamma della consapevolezza, il potere di disobbedire al richiamo della morte e della consunzione.


A ciascun essere vivente è concesso il potere, se vuole, di cercare un passaggio verso la libertà, e di usarlo. Al veggente che scorge quel passaggio, e alle creature che lo attraversano, è evidente che l'Aquila ha concesso tale dono per perpetuare la consapevolezza.
Allo scopo di guidare verso quel passaggio gli esseri viventi, l'Aquila ha creato il Nagual.
Il Nagual è un essere duplice a cui è stata rivelata la regola. Che abbia forma di essere umano, di animale, di pianta, o di qualsiasi essere vivente, il Nagual è spinto da questa duplicità a cercare il passaggio nascosto.
Il Nagual appare in coppia, maschio o femmina. Un uomo duplice, una donna duplice diventano Nagual solo dopo che a ciascuno di loro sia stata rivelata la regola e che ciascuno l'abbia capita e accettata senza riserve.
All’occhio del veggente un Nagual, uomo o donna, appare come un uovo luminoso diviso in quattro parti. A differenza dei comuni esseri umani che hanno solo due lati, la sinistra e la destra, il Nagual ha il lato sinistro diviso in due lunghe sezioni, e il lato destro diviso nello stesso modo.


L'Aquila ha creato il primo uomo Nagual e la prima donna Nagual come veggenti, e subito li ha mandati nel mondo a esercitare queste capacità. Ha dato loro come scorte quattro donne guerriere, esperte nell'arte dell'agguato, tre guerrieri e un messaggero, che essi devono nutrire, tirar su e guidare alla libertà.
II dono dell’Aquila si discosta dunque dalla concezione comune di dono come dare senza ritorno. II dono dell'Aquila non e una elargizione, ma una possibilità, che si compie soltanto a determinate condizioni.
Solo i «guerrieri impeccabili», la cui volontà riesce a guidare non solo i desideri ma il corpo nella sua totalità, riescono a trovare il passaggio verso la libertà, cercandolo anche come luogo fisicamente individuabile sulla terra (un ponte da attraversare, un <<luogo di potere», ecc.).


Questa presenza fisica di luoghi in realtà ultradimensionali -nel senso che esistono in una dimensione parallela a quella fisica, dimensione in cui vengono caricati di significati simbolici- e ritenuta possibile grazie al fatto che la vita dei «guerrieri» si svolge su due livelli: il mondo fisico e I'«altro mondo», che non è solo il mondo dopo la morte, I’ ultima tappa, ma è la dimensione in cui vive il nostro «altro», il corpo non fisico, percepito dal veggente come uovo luminoso che, più che contenere il corpo fisico o sovrapporsi ad esso, ne è l'equivalente nella dimensione dell' «altro».


Il passaggio verso la libertà deve essere conquistato attraverso il ricordo, la memoria del proprio «altro», visto che gli avvenimenti che accadono al livello della «seconda attenzione» -stato di coscienza alterato, che permette di vivere appunto in questa seconda dimensione- vengono dimenticati nel momento in cui si torna allo stato di «prima attenzione», quella del corpo fisico, relativa al mondo dei bisogni quotidiani.
Per imparare a «sognare», cioè a entrare nel mondo della seconda attenzione, sono necessari anni di esercizi, ma all'inizio del training questo passaggio di livello può attuarsi grazie a un semplice gesto del Nagual, della guida: un colpo alla spalla.


Si entra in uno stato in cui manca non solo il senso prospettico, ma uno schema interpretativo che permetta di attribuire, a oggetti ed eventi, collocazioni e valori diversi: è come se tutto apparisse in primo piano. Il movimento e possibile non attraverso azioni muscolari, ma grazie a un puro atto di volontà: «mi accorsi che, per muovermi dovevo avere intenzione di muovermi a un livello molto profondo. In altre parole, dovevo essere profondamente convinto di volermi muovere, o forse sarebbe più esatto dire che dovevo essere convinto di aver bisogno di muovermi».
L'esperienza di questa seconda vita è la chiave verso la libertà, dato che opera in chi la vive una vera e propria metamorfosi, l'assunzione di un punto di vista che capovolge la gerarchia dei valori comunemente accettata e cerca altrove la propria ragione di vita.


La ricerca del varco, del passaggio, come luogo fisico, ci riporta a un altro concetto più volte ribadito nel corso del libro: la «regola» come mappa, vale a dire come percorso da seguire per raggiungere la meta, o anche come insieme di istruzioni per trovare il tesoro nascosto sull'isola-terra.


Il tesoro, il premio, e la libertà, il cui costo è la «perdita della forma umana», che presuppone la liberazione da ogni vincolo materiale e affettivo. Evidentemente, la perdita della forma umana non è intesa nel senso negativo di annullamento della soggettività, anzi è l'unica condizione che rende possibile la sopravvivenza della consapevolezza, conquistata attraverso il ricordo. Grazie alla perdita della forma umana, il «guerriero» è libero da qualsiasi tipo di vincolo terreno, e può esprimersi nella totalità del suo essere, può diventare ciò che Bachtin chiama l'«uomo infinito», che non si lascia rinchiudere nell'ambito ristretto del contingente del suo tempo storico e nei limiti del suo ruolo. Per questo è necessario «usare tutto il proprio non-fare, quale l'annullamento della storia personale, la perdita dell'arroganza, l'interruzione delle abitudini e così via».
Il non-fare non è qui ozio, perdita di tempo; al contrario, è recupero, attività indispensabile, e ha dunque un suo valore, anche se fuoriesce dal normale ciclo produttivo. L'assoluta necessita del non-fare, considerato fondamentale per entrare nella dimensione dell’«altro», è apertura verso la totalità e valorizzazione del presente e, come tale, negazione del calcolo utilitario in senso stretto, che presuppone invece la posposizione, il rimandare il piacere, il controllo motivato da una finalità. Un famoso scrittore, lega il calcolo utilitario alla «presenza», «cioè la vita che si fa presente a se stessa e che si fa centro di energia sintetica secondo distinte potenze operative».
Il non-fare porta invece proprio alla perdita della forma umana, cioè della presenza storica del soggetto, che in questo modo si trova di fronte al Tempo assoluto.


[Florinda] Disse che non dovevo credere, come a un certo punto aveva creduto il NaguaJ Juan Matus, che c’è un vero e proprio passaggio fisico per entrare nel proprio altro. La fessura che io avevo visto era solo un'idea della loro volontà... un'espressione fisica del potere di muovere la «ruota del tempo» che i due uomini possedevano ... il tempo è l'essenza stessa dell'attenzione; le emanazioni dell'Aquila sono fatte di tempo... Disse che la ruota del tempo è come uno stato di intensificata percezione che è parte del proprio altro ... e che potrebbe essere descritto fisicamente come un tunnel di lunghezza e larghezza infinite; un tunnel con solchi riflettenti.


Ogni solco è infinito e ve n'è un numero infinito. Le creature viventi sono costrette, dalla forza della vita, a guardare nel proprio solco. Guardare vuol dire esserne intrappolati, vivere in quel solco. I guerrieri che sono riusciti a far girare la ruota del tempo possono guardare in qualsiasi solco e attingerne tutto quel che desiderano. Essere intrappolati a forza in un solco di tempo vuol dire vedere le immagini di quel solco soltanto quando se ne allontanano.


Essere liberi dalla forza magica di quei solchi vuol dire poter guardare in ogni direzione, sia che le immagini si allontanino sia che si avvicinino.


La conquista del proprio «altro» viene così a coincidere con la scomparsa dalla scena sociale e cioè, in ultima analisi, con la follia: «il non esserci più in una storia umana e la follia». Non a caso, la peculiarità delle «guerriere» Zoila e Zuleica è proprio quella di essere un po' folli in determinate circostanze.
Non solo: la cosiddetta «follia controllata» è una delle pratiche cui i «guerrieri» devono far riferimento. «Per poter praticare la follia controllata, poiché non si tratta di una maniera per ingannare o castigare la gente o per sentirsi superiore, si deve essere capaci di ridere di se stessi».


La «follia controllata» appare come un modo per prendere le distanze, una maniera per «essere al di fuori» anche nel mondo dei bisogni quotidiani e dei normali rapporti interpersonali, fornendo una diversa visione di se stessi e degli altri, capovolgendo o inventando ruoli e situazioni anche attraverso la recitazione.
I «guerrieri» devono imparare a raggiungere questo stato di dissociazione e di alienazione e il Nagual, l'essere duplice cui è stata rivelata la regola, deve essere la loro guida: il dono che ha ricevuto deve diventare il mezzo che permette ad altre persone, scelte in base a determinate caratteristiche stabilite dalla regola stessa, di trovare il passaggio verso la libertà.
«Essere legato alla regola può essere descritto come vivere un mito. Don Juan viveva un mito, un mito che s'era impossessato di lui e ne aveva fatto un Nagual, quell'immenso significato che lui aveva ai nostri occhi e a quelli dei suoi altri compagni. La sua assoluta preminenza si fondava sui fatto casuale di essere legato alla regola».


Il significato del Nagual, il valore della sua vita, e il suo legame con la regola, che lo costringe senza scampo a portare a termine il suo compito, la sua missione di guidare i suoi «guerrieri» verso la libertà: il dono che egli ha ricevuto, la duplicità, grazie alla quale gli è stata rivelata la regola, diventa a sua volta dono per altri.
Una volta conosciuta la propria duplicità e accettata la missione, è impossibile tornare indietro: la scelta non ammette ripensamenti, e il fallimento comporta la morte definitiva, il dare la propria consapevolezza in pasto all'Aquila.


A un certo punto ci viene detto, però, che l' Aquila si accontenterebbe di una «ricapitolazione» al posto della vera consapevolezza. La ricapitolazione consiste in pratica nel rivivere, più che ricordare, tutta la propria vita fin nei minimi particolari, come per farne una copia di egual valore con cui l'Aquila si lasci ingannare.
Il dono dell'Aquila come possibilità dipendente dalla volontà individuale, il fatto che la regola venga rivelata solo ad alcuni eletti, le evidenti tendenze finalistiche ci riportano a concetti presenti nella religione cristiana come in molte altre religioni rivelate o comunque organizzate in sistemi di valori-guida: il rapporto tra libero arbitrio e grazia divina, la rivelazione, il significato della redenzione e le finalità ultime della vita e della morte.
Se l'Aquila dona il potere di conservare la consapevolezza, in realtà soltanto pochi eletti corrispondono ai modelli richiesti dalla regola perché sia formato il gruppo dei «guerrieri»; solo in un secondo momento, a condizione che queste caratteristiche siano risultate adeguate, entra in gioco la libera scelta individuale e l'impegno a vivere «impeccabilmente», secondo la regola.



L' «impeccabilità» è il sacrificio necessario affinché il «guerriero» raggiunga lo stato d'animo e la concentrazione per poter ricordare il proprio «altro». Comincia a questo punto il cammino a ritroso, la conquista.

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domenica 25 maggio 2014

la mente è il potere che governa questo corpo


Non permettere mai alla tua mente di ospitare pensieri di malattia o di limitazione: vedrai che il tuo corpo cambierà in meglio. Ricorda che la mente è il potere che governa questo corpo, quindi se la mente è debole anche il corpo diventa debole. Non intristirti o preoccuparti di nulla
“Perché la vita è così piena di prove?”

“Attraverso le prove noi impariamo le lezioni della vita. Le prove non sono fatte per distruggerci: sono fatte per sviluppare il nostro potere. Esse fanno parte della naturale legge dell’evoluzione e sono necessarie per noi per avanzare da un livello più basso ad uno superiore. Tu sei molto più forte di tutte le tue prove. Se non lo capisci adesso, dovrai capirlo più tardi. Dio ti ha dato il potere di controllare la tua mente e il tuo corpo e così liberarti dai dolori e dai dispiaceri. Non dire mai “sono finito”. Non inquinare la tua mente pensando che se cammini un po’ di più ti sforzerai troppo o che se non puoi avere un certo tipo di cibo soffrirai, e così via.”

“Non permettere mai alla tua mente di ospitare pensieri di malattia o di limitazione: vedrai che il tuo corpo cambierà in meglio. Ricorda che la mente è il potere che governa questo corpo, quindi se la mente è debole anche il corpo diventa debole. Non intristirti o preoccuparti di nulla. Se rafforzi la tua mente non sentirai sofferenze fisiche. Non importa cosa succede, devi essere assolutamente libero nella tua mente.
Come in un sogno puoi pensare che stai male e svegliandoti di colpo vedi che non è vero, così nello stato di veglia devi sapere che la vita non è altro che un sogno. La mente non ha alcun legame con il corpo se non quello che tu gli dai. Quando la mente potrà rimanere distaccata dal corpo a tuo piacimento, tu sarai libero. Ricorda che sei immortale.
Per poter superare le prove della vita avrai bisogno di ringiovanire sia il corpo che la mente. Dovrai sviluppare l’elasticità mentale. Se non puoi fare fronte alle prove della vita, sarai indifeso quando i problemi e le tribolazioni arriveranno. A volte la vita sembra un gioco crudele. La sola giustificazione per questo è che la realtà è solo un sogno. Hai avuto molte esperienze attraverso molte incarnazioni e ne avrai altre in futuro, ma non dovrebbero impaurirti. Devi recitare tutte le parti in questo film della vita, dicendo a te stesso “Io sono Spirito”. Questa è la grande consolazione che la saggezza ci dà”.

Paramahansa Yogananda
(Inner Culture, aprile 1941)

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Autobiografia di uno Yogi

Autobiografia di uno Yogi
Nuova edizione con CD audio allegato
Paramahansa Yogananda

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sabato 24 maggio 2014

DIVINAZIONE e i messaggi del destino


Un produttore sta valutando un copione su un personaggio storico. Alza lo sguardo e si trova proprio nella via che ne porta il nome. Pura coincidenza? Bragadin non ha alcun dubbio: è un segno che quel film si deve fare.

Gian Marco Bragadin ha cominciato oltre vent'anni fa a studiare l'affascinante argomento delle coincidenze e dei segni del destino capaci di aiutarci nel momento giusto, in seguito a un'intensa e sconvolgente vicenda personale. La sua vita iniziò a popolarsi di segni di cui imparò con il tempo a decifrare il contenuto.

Ha raccolto migliaia di esperienze simili e di testimonianze che confermavano l'esistenza di una comunicazione da parte dell'Universo basata sulla fondamentale legge di sincronicità, e da ricercatore ha ritrovato il tema in molti testi sacri di religioni diverse, nei libri di scienziati e filosofi, in opere provenienti da tutto il mondo.

Catalogando e organizzando tutti gli esempi è arrivato a definire un metodo per interpretare quello che ci accade...Che in realtà non avviene mai per caso.

In questo libro spiega come cogliere i messaggi (seguendo "le 8A": accorgersi, attribuire, analizzare, associare, ascoltare, agire, allenarsi, annotare) e come "invocarli" quando ci serve un aiuto e quale significato dare agli eventi ricorrenti.

Completata da un prezioso Dizionario dei segni, Il Linguaggio Segreto di Segni e Coincidenze è una guida facile e potente per prendere le decisioni che rimandiamo da troppo tempo, per fermarci prima di commettere un errore irreparabile, per sciogliere un dubbio che non ci fa più vivere, per comprendere perché certi blocchi ostacolano il nostro cammino: insomma potrà essere molto utile per migliorare la nostra vita.

Indovinare il futuro

Dieci anni fa, dopo la sua morte, in molti hanno conosciuto vita
e scritti di Tiziano Terzani. Scrittore, corrispondente di guerra,
ha trascorso circa vent’anni in Oriente. Un giorno del 1976 un
vecchio indovino cinese, a Hong Kong, gli disse che nel 1993 non
avrebbe dovuto volare, perché avrebbe corso il rischio di morire.
Terzani, abituato per via della sua professione a credere solo a
ciò che vedeva e toccava, in quel caso dette ascolto all’indovino e
al suo presagio. E quando giunse l’anno indicato si astenne, con
grandissima difficoltà, a causa del suo lavoro, dal prendere aerei.
Quell’esperienza ci ha regalato il bellissimo libro che è Un indovino
mi disse. E a Terzani ha salvato la vita perché, nel marzo del 1993,
un elicottero dell’ONU con ventitré giornalisti a bordo, compreso
il collega tedesco del giornale per cui lavorava lo stesso Terzani,
partito al suo posto, si schiantò al suolo e tutti rimasero uccisi.
Questa storia, come mille altre che si potrebbero raccontare,
indica che da sempre, in ogni civiltà, gli uomini hanno cercato
di indovinare il proprio futuro ricorrendo ai mezzi più diversi, a
volte anche molto curiosi.
Già nell’antichità grande attenzione veniva data agli oracoli. Il più
famoso dei quali, nell’antica Grecia, si trovava nel tempio di Delfi,
dedicato ad Apollo, sul cui frontone era scritto conosci te stesso.
Lì, come in mille altri luoghi sacri, sacerdoti e indovini, pitonesse e
sibille divinavano il futuro, interrogando il mondo invisibile.
Esisteva sia in Grecia sia più tardi nell’antica Roma, all’interno
dei templi, anche una camera apposita chiamata psicomanteion,
dove i richiedenti potevano incontrare i loro cari defunti.
Ne hanno parlato Raymond Moody, l’autore della Vita oltre la
vita, e il simbologo Lorenzo Ostuni, che ha ricostruito la camera
segreta in occasione di una puntata di Misteri, una trasmissione
Rai di molti anni fa.
Nell’antichità era lo stesso sacerdote che entrava in questa
piccola stanza con le mura dipinte di nero e un grande specchio
davanti al quale c’era una candela fioca di colore rosso. E, come un
medium di oggi, si metteva in contatto con l’anima del defunto,
facendo da tramite per chi era lì a fare domande o ad ascoltare una
parola di conforto.

Tante forme di divinazione

I popoli antichi, tramite sciamani, veggenti, stregoni, maghi,
indovini, interrogavano la Natura in tutte le sue forme, per conoscere
il futuro. Dalla Geomanzia, l’interpretazione dei segni sul
terreno, praticata dagli antichi Persiani, all’Astrologia, a tutte le
forme di divinazione attraverso gli animali, i fenomeni naturali, il
cibo (tra cui i famosi fondi di caffè), ogni mezzo è stato usato per
indovinare il futuro. Celebri erano le indicazioni del volo degli
uccelli, o i cruenti sacrifici durante cui si osservavano le viscere
di un capretto appena ucciso. Con il tempo sono nati dei veri e
propri metodi di divinazione, più o meno sacri, come le Rune, i
Tarocchi, l’I Ching, tanto per citare i più famosi.
Le Rune, dono del dio Odino ai Druidi, i sacerdoti dei Celti,
erano dei segni magici che simboleggiavano uno speciale alfabeto,
dai differenti significati. I Druidi conoscevano il modo di trarre
dalle Rune indicazioni, presagi, previsioni per il futuro.
È quanto accade anche con i Tarocchi, apparsi in Francia nel
XIV secolo, che affondano le loro radici nell’antico Egitto. Un
«gioco» costituito da ventidue carte, gli arcani maggiori, da sempre
utilizzati per scrutare il futuro, e da cinquantasei arcani minori,
che rappresentano le chiavi del simbolismo, dell’esoterismo e della
divinazione. Ogni carta che viene scelta possiede un linguaggio segreto
che contiene un messaggio iniziatico attraverso cui è possibile
ricevere sorprendenti rivelazioni sul nostro destino.
L’antica Cina ha ideato l’I Ching, un metodo che tratteremo
in seguito, ma che è stato studiato anche da scienziati come Carl
Gustav Jung. Si tratta di un antichissimo mezzo che utilizza gli
elementi della Natura per ottenere risposte armoniche tramite cui
correlare la nostra vita con il mondo che ci circonda.


Il Linguaggio Segreto dei Segni e delle Coincidenze Gian Marco Bragadin

Il Linguaggio Segreto dei Segni e delle Coincidenze
Come riconoscere e capire i messaggi del destino
Gian Marco Bragadin

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venerdì 23 maggio 2014

Arancione: Gestire il potere...

Arancione: Gestire il potere...“Una cosa è più che certa: i giorni dei politici sono finiti.

Che potere hanno i politici? Siamo stati noi a dare loro tutto il potere di cui si sentono padroni. E possiamo riprendercelo. Non è loro, appartiene a noi. Dobbiamo solo trovare il modo, perché dare potere è molto facile, ma riprenderselo è un po’ più difficile. Il potere è nostro, ma quella gente continuerà a conservarlo, se le masse continueranno a sostenerli e le masse possono essere convinte a fare qualsiasi cosa.” Osho

giovedì 22 maggio 2014

L'ESSENZA DELLA MEDITAZIONE


Il nucleo essenziale del mio insegnamento è: nessun credo, nessun dogma, nessuna fede, nessuna religione, niente che sia preso in prestito. Puoi fare affidamento solo su ciò che hai sperimentato di persona; devi dubitare di tutto il resto. Proprio come le altre religioni trovano il loro fondamento nella fede, il mio è nel dubbio.Il mio principio fondamentale è lo stesso su cui si basa la scienza: dubita, finché non trovi qualcosa nella tua esperienza di cui è impossibile dubitare.

La scienza si muove verso l’esterno, io mi muovo verso l’interiorità. Questo movimento verso l’interno è ciò che chiamo meditazione. Per poterti muovere all’interno devi compiere tre semplici passi, e il quarto accade da solo.

Il primo passo è osservare tutte le tue attività; quello è il tuo corpo e quelle sono le sue azioni: camminare, tagliare legna, attingere acqua dalla fonte. Rimani un testimone. Non agire da robot.

In secondo luogo, quando diventi capace di osservare il tuo corpo, di essere un testimone delle sue azioni, puoi fare il secondo passo: osservare le attività della tua mente: pensieri, sogni, fantasie. Rimani un testimone, come se ti trovassi sul ciglio di una strada e, su questa strada, stesse passando una processione di pensieri. Tu non ne sei parte. Sei solo uno specchio che riflette, senza giudicare, perché uno specchio non ha giudizi. Con un bel viso, lo specchio non dice: “Splendido.” Con un viso brutto, lo specchio non dice: “Oh no!” Lo specchio non fa che riflettere tutto ciò che appare di fronte ad esso. Esattamente allo stesso modo uno deve diventare un testimone puro, senza giudizi, valutazioni: questo è buono, questo è cattivo. Allora si verifica una strana esperienza: quando la tua capacità di osservazione cresce, i pensieri diminuiscono, e nella stessa percentuale. Se il tuo testimoniare è il dieci per cento, ci sarà un novanta per cento di pensieri; se la tua consapevolezza, la tua coscienza, è del novanta per cento, ci sarà solo un dieci per cento di pensieri. Col cento per cento di capacità di osservazione, ci sarà il nulla totale; questo è lo stato di non-mente, questa è la porta verso il terzo e ultimo passo.

Adesso osserva le emozioni più sottili, gli stati d’animo. I pensieri non sono così sottili. Gli stati d’animo, un’ombra di tristezza, una certa gioia.

Il primo passo riguarda il corpo, il secondo la mente, il terzo il cuore. E quando puoi osservare anche il terzo, il quarto accade da solo. All’improvviso un salto quantico, e ti ritrovi proprio al centro del tuo essere, dove non c’è nulla di cui essere consapevoli. La consapevolezza è consapevole di se stessa, la coscienza è cosciente di se stessa. Questo è il momento dell’estasi suprema, del samadhi, dell’illuminazione, o comunque vuoi chiamarlo; in ogni caso questo è il momento supremo, al di sopra del quale non c’è nulla. Non c’è modo di andare oltre, perché dovunque tu vada al di là di esso, sarai comunque un testimone. Se inizi a osservare l’osservatore, non sei andato più in alto; sei sempre un testimone. Quindi l’osservazione è la fine del viaggio, sei arrivato a casa.

Il mio insegnamento è tutto qui. È assolutamente scientifico. Non ha bisogno di fede, ciò che serve è sperimentare. Non chiedo a nessuno di aver fede in me. Chiedo solo di provare e sperimentare.

So che accadrà anche a te perché è accaduto a me, e io sono un essere umano normale proprio come te. Non sostengo di essere un profeta o un salvatore o un’incarnazione di Dio. Non vanto alcuna capacità speciale. Sono proprio uguale a te. L’unica differenza è che tu stai ancora dormendo, e io sono sveglio. È solo una questione di tempo, prima o poi anche tu ti sveglierai.

Quindi non c’è alcun bisogno di fare di me un oggetto di venerazione, non c’è bisogno di adorarmi. Se mi ami veramente, questo è sufficiente perché tu possa partecipare all’esperimento. Ti darò una garanzia: accade veramente. Ti posso dare un incoraggiamento, ma non sarò il tuo salvatore. Non mi prenderò la responsabilità, ma farò del mio meglio per scuoterti e far sì che ti svegli.

Osho


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mercoledì 21 maggio 2014

TI VIDI PIANGERE....















Ti vidi piangere: la grande lacrima lucente
Coprì quell'occhio azzurro
E poi mi parve come una viola
Stillante rugiada.


Ti vidi sorridere: la vampa di zaffiro
Accanto a te cessò di brillare;
Non poteva eguagliare i raggi che affollavano
Vividi quel tuo sguardo.

Come le nubi dal sole lontano
Ricevono un colore intenso e caldo
Che a stento l'ombra della sera vicina
Può cacciare dal cielo,

Quei sorrisi infondono nell'animo
Più triste gioia pura;
Il loro sole lascia dietro un fuoco
Che risplende sul cuore.

George Gordon Byron

I sentieri dei papaveri FBhttp://divinetools-raja.blogspot.it/
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martedì 20 maggio 2014

IRA INESPRESSA


Se incontrate difficolta a dare sfogo alla vostra ira in presenza di altre persone, provate il
seguente esercizio:

Ritiratevi in una stanza oppure cercate un posto all’aria aperta dove non sarete disturbati.
Ripensate a una situazione concreta in cui non avete osato dare libero corso
all’ira. Prendete un cuscino e immaginate che sia la persona con la quale siete entrati in
conflitto. Parlate liberamente, come se quella persona si trovasse di fronte a voi. Dovete
sentirvi forti, alzare la voce, urlare e diventare materiali. Esagerate un po’ e lasciatevi
andare alla situazione.





















IRRITAZIONE QUOTIDIANA
Praticate la manifestazione di comportamenti aggressivi per qualche giorno. Cercate le
situazioni che vi fanno adirare e incontrate le persone che sapete vi provocheranno. Esprimete
con forza la vostra ira. Osservatevimentre siete adirati. `E come pensavate che fosse?
So che `e difficile. Lo scopo dell’esercizio `e di eliminare il comportamento automatico
verso le difficolt`a e gli ostacoli. Se non riuscite affatto ad arrabbiarvi, questo esercizio
dovrebbe esservi d’aiuto in modo particolare: vi “allenate” a reagire con decisione per
riuscire a farlo quando `e effettivamente necessario, perch´e in una situazione reale `e pi`u
difficile, dal momento che esistono sempre molti motivi per non alzare la voce. Se siete
delle teste calde, questo esercizio sar`a utile per diventare consapevoli del vostro tipo di ira.
Se create deliberatamente una situazione in cui adirarvi, state cominciando a padroneggiare
la vostra aggressivit`a e il vostro tipo di ira cambier`a, perch´e la consapevolezza
trasforma le risposte emozionali automatiche.

MOVIMENTO
Il movimento fisico che provoca traspirazione rafforza l’elemento Legno. Oltre ai lavori
pesanti, molti sport raggiungono lo scopo. Le arti marziali (ad esempio judo, karate e
aikido) rafforzano in modo particolare un elemento Legno debole e combattono l’eccesso
di peso.




Manuale Pratico di Medicina Cinese

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Il potere dei cinque elementi
Achim Eckert

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domenica 18 maggio 2014

*INGIUSTIZIE* - un metodo per sopportarle ...


"Un giorno venne a trovarmi un uomo che soffriva atrocemente per l'atteggiamento dei suoi figli già adulti: benché egli manifestasse nei loro confronti molta bontà e generosità, in cambio non riceveva che ingratitudine e crudeltà, ed era indignato, devastato da quell’ingiustizia.
Gli dissi: «Vuole che le dia un rimedio, un antidoto efficace?
Supererà tali prove se accetterà l’idea che la Provvidenza utilizza questo metodo per rafforzarla, o liberarla, o farla riflettere, o renderla migliore.
Ciò che la sta minando e la fa ammalare è il pensiero che quel che le sta accadendo sia ingiusto.
Inizi a pensare che è giusto, e guarirà». Quell’uomo ebbe fiducia in me e guarì.
Accettò anche di dire a se stesso che forse stava pagando per certi errori commessi in una esistenza precedente…
Finché non si riesce ad accettare questo modo di pensare, ci si rode e ci si distrugge.
Se dunque vi sentite vittima di ingiustizie, accettate l’idea che l'ingiustizia esiste solo in apparenza.
Forse non è vero, forse siete realmente innocenti, ma questa idea vi aiuterà,
poiché accettandola vi libererete.
L’ho verificato anche per me."

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Lasumira Puraluce FB
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venerdì 16 maggio 2014

QUANDO IL SOGNO è INFRANTO

Molti dovrebbero sentirsi gelosi di te. Sapere che tutto ha fallito è l’inizio di un nuovo viaggio.
Sapere che “Qualsiasi cosa io abbia conseguito è persa”, è l’inizio di una nuova ricerca di qualcosa che non può essere persa.
Quando si è totalmente disillusi del mondo e dei suoi successi, solo allora si diventa spirituali.
Potresti non esserne ancora consapevole, ma qualcosa si sta muovendo, una nuova gioia sta sorgendo dietro il velo della tristezza – la gioia di una nuova ricerca, di una nuova avventura, di una nuova vita, di un nuovo modo di essere.
Non riesco a sentire la fine di tutto ciò – o non c’è nessuna fine?”
Esiste un inizio della mente, ed esiste una fine della mente, esiste un inizio dell’ego, ed esiste una fine dell’ego, ma non esiste un tuo inizio e non esiste una tua fine. E non esiste l’inizio del mistero dell’esistenza né la tua fine.
È un processo continuo. Misteri su misteri ti aspettano, da qui l’eccitazione e l’estasi.
Sentiti estatico per il fatto che nella vita non esiste fine, che quando hai raggiunto un picco, improvvisamente un altro comincia a sfidarti – un picco più alto, più arduo da scalare, più pericoloso da raggiungere, e quando hai raggiunto quest’altro picco, ce ne sarà un altro; picco dopo picco. È un eterno Himalaya di vita.
Prova a immaginare di essere arrivato a un punto, dopo il quale non c’è nient’altro. In quel caso sarai profondamente annoiato; la noia sarà il tuo unico destino! La vita non è noia, è una danza. La vita non è noia, è esultazione, è esuberanza.
Accadranno tante e tante cose, e tante e tante cose dovranno sempre ancora accadere. Il mistero non finisce mai, non può finire. Ecco perché è chiamato mistero, non può nemmeno essere conosciuto. Non diventerà mai sapere, per questo è chiamato mistero: qualcosa in esso resta eternamente elusivo. In questo c’è tutta la gioia della vita. Il grande splendore della vita è che ti tiene eternamente impegnato, alla ricerca, in esplorazione. La vita è esplorazione, la vita è avventura.
 
L’estasi è la tua vera natura; non essere estatici, è semplicemente non necessario. Essere estatici è naturale, spontaneo. Essere estatici non ha bisogno di sforzo. Per essere felici non c’è bisogno di sforzo, c’è bisogno di un grande sforzo per essere infelici.
Ecco perché sembri così stanco, perché l’infelicità è proprio un duro lavoro; conservarla è veramente difficile, perché stai facendo qualcosa contro natura. Stai andando controcorrente – ecco cos’è l’infelicità.
E cos’è la beatitudine? È fluire col fiume – in maniera tale che la distinzione fra te e il fiume è semplicemente persa. Tu sei il fiume. Come può essere difficile? Per fluire con il fiume non c’è bisogno di nuotare; basta galleggiare con il fiume e il fiume stesso ti porta all’oceano. Sta già andando verso l’oceano.
La vita è un fiume. Non spingerlo e non sarai infelice.
Il Libro della Saggezza (Ed. del Cigno)
http://www.osho.com/it/read/featured-articles/emotional-ecology/when-the-dream-is-over
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breatharianismo NUTRIRSI DI LUCE

(Intervista a Jasmuheen* apparsa sul Bangkok Metro Magazine del gennaio 1997)
Domanda: Che cos’è esattamente il breatharianismo, e in che cosa consiste? Dove e quando è sorto?
Risposta: Il breatharianismo è sorto all’alba dei secoli. La Mente Universale indica che ci fu un tempo in cui tutti gli esseri erano sostenuti da forze praniche. Breatharianismo è la capacità di assorbire tutti gli elementi nutritivi – vitamine e cibi dei quali si ha bisogno per avere un veicolo fisico sano – dalla forza vitale universale o energia chi. Colui che lo pratica non ha bisogno di cibo. Se si vuole divenire breathariani occorre esercitare il dominio sulla propria mente, attuare cioè una consapevole riprogrammazione della memoria cellulare, eliminando ogni convinzione limitativa e meschina.
Domanda: Come si diventa breathariano e quali sono i requisiti?
Risposta: Come detto, il problema sta nella capacità di porsi in sintonia. La ricerca indica che gli esseri umani hanno un sistema basato su quattro corpi: fisico, emozionale, mentale e spirituale; sistema paragonabile a una chitarra a quattro corde. Ciascuna corda rappresenta una nota, e quando è accordata, la musica che ne scaturisce (come la vita che si vive) è magica: allo stesso modo un essere umano acquista armonia e capacità illimitate. Se è invece in disarmonia, l’individuo, come uno strumento scordato, proverà malessere emotivo, fisico e mentale. I requisiti per essere un breathariano consistono unicamente nel forte desiderio di non avere limiti e di condurre la vita al massimo potenziale. Questo significa esaltarsi sino al punto di aprire la mente a seducenti possibilità. Significa avere il cuore pieno di gioia e gratitudine per il dono che ci è stato elargito di creare e di essere testimoni della grandiosità della creazione. Significa avere la capacità di assorbire tutto quello che desideriamo da tutte le dimensioni, attraverso questi cinque sensi cui si aggiungono i due sensi più sottili: l’intuizione e il sapere. vivere di luce è semplicemente una conseguenza naturale del viaggio e dell’esperienza di essere assolutamente perfetti.
Domanda: Quanti breathariani vi sono nel mondo e dove si trovano?
Risposta: Per quel che ne so, oltre 200 persone dell’area oceanica sono coinvolte in questo movimento. Da circa quattro anni ho intrapreso questo particolare viaggio iniziatico, e la mia attività attuale è molto differenziata; comunque, a causa dei miei continui spostamenti vengo a conoscenza di molte iniziative al riguardo. Non si conoscono però nomi e luoghi, e non vi sono documenti indicanti quanto il fenomeno sia esteso. Comunque si tratta di una pratica molto comune per gli sperimentatori dell’immortalità, per gli yoghi dell’India e dell’Himalaya: costoro vivono senza nutrirsi né dormire, e sono in grado di mutare a loro piacimento la temperatura corporea.
Domanda: Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi di questa pratica?
Risposta: Uno dei primi vantaggi di cui potei godere di una incredibile luminosità del mio essere, una ampiezza nel sentire, un percepirmi carica d’energia, estesa, multidimensionale. Tutti benefici derivanti dal lasciarsi sostentare dalla scintilla divina che è in noi. Ricordo il primo giorno in cui provai la sensazione di non essere più limitata dalla realtà fisica, ma di essere completamente libera. Libera di scegliere. Libera di creare. Libera di studiare, di ricercare, e quindi di mettere in pratica questi nuovi modi di essere e di pensare. Ogni giorno sento che la vita è un dono, e per questo ringrazio la forza creatrice per la gioia che mi concede di vivere questa esperienza fisica. Cerco di avere sempre presente il dato di “essere un ente spirituale che vive un’esperienza umana”. Sento che tutto è meraviglioso, in quanto essere spirituale la cui essenza si fonda sulla legge di risonanza, la quale opera – a vari gradi e in tutti i campi – in maniera elettromagnetica.
Per quanto concerne altre prerogative, in molti si elevano i livelli energetici e con questi la capacità terapeutica, la chiaroveggenza e la sensibilità uditiva. Ad alcuni ricrescono i capelli, ad altri i capelli grigi riacquistano il loro colore naturale. Badate che ciò non dipende dal tipo di alimentazione, ma dalla acquisita libertà di scelta.
Ribadisco infatti, che nessuna cellula del mio corpo ha bisogno di essere alimentata per vivere. Avendo la consapevolezza di ciò, sia a livello teorico che pratico, so che ha ben poca importanza il fatto di mangiare odi non mangiare. La mia predisposizione naturale è di vivere di luce. Poterlo fare è così semplice che potrei dire faccia parte dei data base della mia memoria. In ogni caso la mia ricerca e il comunicare quanto vado apprendendo, serve a facilitare ad altri questa pratica iniziatica. Pratica che se ormai non mi preoccupa più, essendo attivamente impegnata nel M.A.P.S., è rivolta ad insegnare agli altri il vero potenziale umano. In tal modo l’energia debilitante della sfiducia, determinata da paura ed ignoranza, può essere trasformata nella luce della conoscenza.

mercoledì 14 maggio 2014

Promessa d’eterno Amore… a se stessi!

Qui di seguito è spiegato il rito di Beltane, per celebrare il matrimonio Sacro fra il maschile e femminile. L’unione del Dio e della Dea che da vita a tutti gli esseri viventi sulla Terra, in realtà è il simbolo dell’unione divina del maschile e femminile dentro di noi. Un rito che si può celebrare con se stessi indipendentemente dalla lunazione, che è già avvenuta. Una promessa che facciamo a noi stessi e che si può pronunciare in qualsiasi momento, nulla toglie valore a questo patto d’alleanza spirituale.
Per chi invece, volesse seguire la tradizione, il rito scozzese sarà il 15 Maggio.
Sei co-creatore dell’universo, in te vive la Magia alchemica della scintilla che distilla la Vita, guardati allo specchio ora e pronuncia la promessa d’eterno amore, quella che hai sempre sognato pronunciare con la tua anima gemella, ecco ora l’hai trovata.. sei tu, è in te, è quel sorriso che ti nasce sulle labbra ogni volta che provi amore verso te stessa/o, quello scintillio negli occhi quando ti prendi cura di te, quando ti perdoni per tutto il veleno del giudizio con cui hai nutrito il tuo corpo fino ad oggi.
**
Io Prendo te ( dite il vostro nome d’anagrafe o nome spirituale)
Come mia/o Sposa/o
Io ti amo e ti accetto come sei
Prometto di non offenderti mai più
Di non criticarti ma di consigliarti eventuali strade di evoluzione
Prometto di esserti fedele, di essere autentica/o
Di guardare al nostro corpo come tempio del divino
Prometto di riempire la nostra vita di bellezza e abbondanza
Di nutrire la nostra anima con amore, armonia ed equilibrio.
Prometto di prendermi cura del nostro corpo e del nostro spirito.
Prometto di provvedere ad ogni nostro bisogno
Di avere fiducia nelle nostre capacità,
Prometto di liberarmi da ogni pensiero di giudizio verso me stessa/o
Di liberarmi da ogni persona, cosa o situazione che non ci permette di essere felici
Prometto di aver cura ogni giorno del nostro benessere
Io ti amo Riflesso Divino di me stessa/o
Io ti chiedo perdono per ogni parola, pensiero, azione, pieni di veleno, di giudizio, di critica
Che ho inconsciamente o consapevolmente detto, pensato, fatto contro di te.
Oggi io prometto di Onorarti e Onorarmi ogni giorno della mia vita
Così ho detto e così è
Il Dio e la Dea ora sono Uno in me

Prometti adesso e ogni giorno della tua vita di nutrire corpo e anima solo di amore e bellezza, compassione e benedizione.Permetti all’essere di Luce che sei di assumere le sue vere sembianze, di irradiare il mondo della sua bellezza. Abbracciate voi stessi, ballate, piangete, fate l’amore con voi stessi, accarezzate e riconoscete in voi la capacità d’amare, di godere, di donarvi completezza, vibrate il vostro essere Uno.

Beltane (più comunemente pronunciato “Bell-tayn”, o “Beel-teen”, “Beel-Tawn-uh”, o “Byal-Tinn”) è uno dei Sabba maggiori dell’ anno, di solito è celebrata il 1 ° maggio , ma può essere celebrato già dalla notte del 30 aprile, a seconda della tradizione o – se si è solitari – semplicemente a scelta personale. Nella tradizione celtica si celebra il 1 ° Maggio o durante la prima luna piena in Toro. La tradizione scozzese di PectiWita invece celebra il sabba il 15 Maggio. Nella tradizione nordica, il periodo delle celebrazioni va dal 22 Aprile al 1 Maggio sotto la festività di Valpurgis- Thrimilci.
La notte di Valpurga è una notte di festa e baldoria, le nove notti che intercorrono tra il 22 e il 30 ( duratnte le quali cade anche la moderna Festa della Terra, proprio il 22) sono venerate in ricordo dei nove giorni in cui Odino “ All Father” rimase appeso a Yggdrasil l’ albero del mondo. Durante la nona notte Walpurgisnacht (30 Aprile) Egli vide le rune, le afferò nella sua morte rituale momentanea. In quel momento tutta la luce dei nove mondi si spense e per un istante regnò il caos più totale. Allo scaccare della mezzanotte poi, la luce tornò in modo abbagliante, così come tornò la vita del Dio dopo il suo sacrificio e in onore di ciò ci sono fuochi danzanti accesi ancora oggi. Durante la notte di Walpurgisnacht i morti hanno spazio sulla terra e in oltre in questa data si conclude anche la Caccia Selvaggia. Il primo Maggio è invece la festa di Thirimilci – l’inizio dell’ estate, festa di gioia e di fertilità quanto Ostra, in questo periodo la maggior parte della gente del Nord era finalmente uscita dal freddo e dalla neve.
Altri nomi utilizzati per questo Sabbat sono Bealtaine (irlandese Wittan), Pentecoste o Vecchio Bhealltainn (Scottish PectiWita), Bealtinne (Caledonii o Druidi), Samhradh e La Baal Tinne (Faery Wicca), Roodmas, Rudemas ( stregoneria messicana), Walburga ( teutonica), Walpurgis Eve, Estate Celtica, Giamonios, Tanas Day – La Giornata di Tana (Aridian), Floralia, Il Grande Rito, primo maggio, e maggio Eve. E ‘noto anche come Cetshamain in Irlanda, ed è uno dei pochi festival irlandesi.
Questo Sabba è soprattutto una festa della fertilità, con incantesimi della Natura e le offerte agli Elementali. Il ritorno della vera e propria fertilità è ora molto evidente. I poteri degli elfi e delle fate sono in crescita e raggiungeranno il loro massimo potere durante il Solstizio d’Estate. Le celebrazioni più poplari sono volte a saltare i manici di scopa o a ballare intorno ai pali maggio, che sono simboli della fertilità. Il salto dei falò e suonare i corni sono altre forme di celebrazione tradizionale. Tessere e intrecciare sono le arti tradizionali in questo periodo dell’anno, l’unione di due sostanze per formarne una terza è linea con lo spirito di Beltane. Questo Sabba rappresenta infatti l’unione del Dio e della Dea, il matrimonio sacro, tutta la vita nuova, e la fertilità per tutte le cose viventi.
Si celebra quindi l’ handfasting (matrimonio) della Dea e del Dio, che segna anche il risveglio della fertilità della terra nella sua pienezza. Questo è l’unione tra la Grande Madre e il sio giovane consorte, questo accoppiamento porta nuova vita sulla terra. E ‘sul piano spirituale, l’unificazione del Maschile Divino e del Femminile Divino per portare avanti il terzo, la coscienza. Sul piano fisico l’unione della terra e del sole per realizzare la fecondità della stagione di crescita.
Visto su Visione Alchemica
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martedì 13 maggio 2014

TEMPO DI RICONGIUNZIONE

Ti sto aspettando…amore
Sto aspettando da sempre
un secolo è solo un attimo

Ti sto aspettando
dall'inizio dei tempi... 
.. dalla prima discesa nella materia

Lo sento nell'aria al di la 
delle molecole di idrogeno e ossigeno
si avvicina il tempo della ricongiunzione

Lo sento nella dolcezza che sento dentro
Lo sento in quello che senti
il tempo della ricongiunzione sta arrivando

per le due anime separate nel momento della creazione
è tempo di stare insieme è il tempo dell'Unione
è il tempo di  rinascere...


Antar Raja

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sotto la pioggia



















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ASPETTANDO IL WESAK _ (14 maggio 2014)


*I SOLARI*
Figli e Figlie della terra vi salutiamo, 
per il giorno del Wesak che si avvicina ameremmo dirvi questo:
Questa festa, che alcuni di voi celebrano da anni, è in questi giorni,
la prima di una nuova "dimensione" che si apre a voi.
Le energie di Amore-saggezza saranno certamente presenti più che mai.
Tuttavia vi propongono una riunificazione molto importante per i tempi attuali:
la riunificazione delle energie maschili e femminili in ciascuno di voi.
Poco importa che siate di un sesso o dell’altro, quello che oggi è essenziale è di riunificarvi.
Per far ciò, e nel giorno del Wesak, metterete nella sala dove celebrerete questo momento, tre grandi recipienti, se possibile di colore differente, che avrete riempito di acqua pura.
Vi metterete in triangolo intorno a questi ricettacoli affinché quest’onda di forma, questa geometria, dinamizzi l'energia Cristica e Buddica in ciascuno.
Per qualche minuto visualizzerete l'energia rossa-maschile nel recipiente a Sud, l'energia blu-femminile in quello collocato ad ovest e l'energia di colore viola-androgino, promessa del futuro dell'umanità, su quello collocato ad est.
Poi, passerete queste scodelle riempite di acqua pura di mano in mano, affinché ciascuno possa, a voce alta, mettere una qualità che amerebbe vivere o sviluppare durante quest’anno o che amerebbe vedere sulla Terra.
Alla fine di tutto ciò, rimetterete i recipienti in triangolo al centro della stanza e mediterete come d’abitudine per questo giorno preciso, ossia con una meditazione di trasmissione.
Ciascuno dei partecipanti prenderà poi un pò dell'acqua dei 3 recipienti, che berrà in coscienza, accogliendo questa trasformazione.
Fatto questo, finirete questa cerimonia come lo desiderate.
Non dimenticate di mettere della bellezza nei luoghi dove vi riunite, nei luoghi dove lavorate, in quelli in cui abitate. "Il bello fa parte integrante della vostra essenza" ha detto un giorno uno dei nostri.
Che ciò non sia messo da parte, ma diventi concreto per l'epoca che è la vostra.
Vi amiamo e vi salutiamo,
I Solari
§
Anne Givaudan
Lusumira Puraluce FB
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Se c'è vita ci sara' morte

Nella pratica dobbiamo costantemente tenere presente che tutti noi incominciamo necessariamente come bambini, e che non è possibile essere adulti dal primo momento. All’inizio non si è ancora purificati, si cade in stati di sudiciume, si vive impantanati nel fango e nella palude, come un fiore di loto non ancora sbocciato, che ancora dipende dalla sporcizia per il nutrimento. Noi siamo come quel fiore: veniamo al mondo non ancora pienamente maturi, pronti e completi, ma appesantiti dalla necessità di dover combattere contro ogni sorta di ostacoli. Ci sono felicità e sofferenza, bene e male, giustizia ed ingiustizia. Sperimentarlo è una cosa normale per una persona non risvegliata, che abbia ancora polvere nei propri occhi. Chi ha polvere negli occhi non può conoscere la luminosità e la chiarezza non gravate da insoddisfazione ed inadeguatezza. Gli inconvenienti della prima fase, il fatto che all’inizio ci sia sempre da soffrire, sono semplicemente normali. E’ come quando si sta al buio. Vivere nell’oscurità non è così piacevole come si potrebbe aspettare. C’è sempre un certo senso di fastidio e disagio, uno stadio in cui non si è ancora liberi dalla dipendenza, non si è completamente compiuti, ma si continua ad avere esperienza di porzioni di felicità e di sofferenza, un po’ di soddisfazione alternata ad un po’ d’insoddisfazione. E tutto questo perché il mondo delle condizioni non è stato ancora trasceso e non siamo ancora in un luogo sicuro, ma in un continuo girovagare attraverso il samsara, il ciclo di nascita e morte. A volte le situazioni che si determinano risultano positive, altre volte negative, secondo ciò che è puramente la condizione naturale delle cose, fino a quando non sarà raggiunto il punto d’arrivo della nostra pratica..

Ognuno ha bontà, perfezione e purezza in sé stesso, e sicuramente in ciascuno di noi ci sono alcuni tratti della personalità che si possono far emergere nella consapevolezza in un modo efficace, con il compito di renderli completi e perfettamente compiuti. Come le fiamme di un fuoco: dove ora queste divampano, prima non c’era fuoco alcuno, ma una volta appiccate esse appaiono, da ciò che era buio e il fuoco incomincia ad ardere esattamente lì. Per noi come per le fiamme; ciascuno proviene da zone oscure, dall’essere un bambino, una persona priva di forza, non ancora pronta, ed è naturale che ciò produca disorientamento, perché sarebbe semplicemente impossibile con uno stato di questo tipo avere fiducia piena e chiarezza.

La gente si inebria dell’illusione che il corpo sia esente dalla minaccia di malattia, afflizioni, dolori e febbri. Le persone credono di non dover morire, degenerare e decomporrei; non contemplano questa possibilità, anche se è quello che accade. Sebbene il nostro corpo fisico in realtà è un fenomeno condizionato, sempre soggetto alla necessità di assecondare la natura dei costituenti materiali che lo compongono, ci piace considerarlo come permanentemente potente, solido, forte, non afflitto dalla malattia e dal dolore. Vogliamo guardare al corpo a partire dalla nostra ottica abituale, come se esso dovesse essere immutabile in ogni situazione, mentre il Buddha ha mostrato che: se c’è luce ci sarà buio, se c’è caldo, freddo. Le cose devono procedere necessariamente così, per cui ogni stato di vigore, agilità o agio può, assecondando la propria natura, degenerare in uno stato di declino e rovina nell’arco di un giorno, o in un singolo istante. Il corpo non va considerato come qualcosa d’importante a cui continuare ad attaccarsi o a cui far aderire concezioni di un sé personale.

Il Buddha ha chiamato sakkayaditthi l’illusione generata intorno al corpo, la visione che esso sia un sé, che noi e gli altri siamo i nostri corpi, e che il corpo è un nostro possesso; il Buddha ci ricorda di richiamare continuamente alla mente come nulla sia nostro, o sia il nostro sé,che ci appartiene realmente. Per mezzo di questa riflessione si incomincia a mollare la presa dell’attaccamento alle cose (upadana), che è la radice di ogni senso di importanza personale.

Quanto più diamo importanza a noi stessi, tanto più diveniamo inclini ad un movimento sconsiderato proteso verso sensazioni non salutari, verso l’insoddisfazione, fino al punto che finiamo lanciati all’inseguimento di un sentiero che conduce in regni di oscurità, nella fluttuazione attraverso i cicli di nascita e divenire, che il Buddha ha mostrato costituire l’intera sofferenza. Ecco che vengono in essere stati di rabbia, avidità o confusione; sorgono desiderio, avversione ed ignoranza; e tutto ciò racchiude insoddisfazione ed infelicità.

Phra Visuddhisamvara Thera (Luang Por Liem Thitadhammo) 

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