domenica 20 gennaio 2013

Padronanza degli Stati d’Animo



Pensare “Io sono la mente” è inconsapevolezza. Comprendere che la mente è solo un meccanismo, proprio come lo è il corpo, conoscere che la mente è separata... viene la notte, viene il giorno: non identificarti con la notte. Non dire: “Io sono la notte”, non dire: “Io sono il giorno”. Viene la notte, viene l’alba, viene il giorno e di nuovo torna la notte: la ruota continua a girare, ma tu resti presente, attento, sveglio, consapevole di non essere nulla di tutto ciò.

E la stessa cosa vale per la mente. Esplode la rabbia, ma tu ti dimentichi – diventi la rabbia. Affiora l’avidità, e tu ti dimentichi – diventi avido. Insorge l’odio, e ti dimentichi – diventi odio. Questa è inconsapevolezza.

Consapevolezza è osservare che la mente è colma di avidità, di rabbia, di odio o di brama, ma tu sei un semplice osservatore, un testimone imparziale di tutto ciò. In questo caso, puoi vedere l’avidità che affiora, ingigantisce, fino a espandersi come una nuvola nera, e poi scomparire... mentre tu ne resti intoccato. Quanto a lungo potrà restare? La tua rabbia è momentanea, la tua avidità è momentanea, la tua bramosia è momentanea. Osserva semplicemente per un po’ di tempo, e rimarrai sorpreso: ognuna di quelle cose viene e se ne va. E tu resti lì, inattaccato, quieto e sereno.

La cosa più essenziale da ricordare è questa: quando ti senti bene, in uno stato d’animo estatico, non iniziare a pensare che durerà in eterno. Vivi il momento con gioia, al massimo della felicità, vivilo totalmente, ben sapendo che, così come è giunto, se ne andrà – proprio come una brezza che rinfresca la tua casa, la colma di fragranze primaverili, ed esce dalla porta sul retro.

Questa è la cosa più importante da ricordare. Se inizi a pensare a come rendere permanenti i tuoi momenti di estasi, hai già iniziato a distruggerli. Quando giungono, sii grato; quando se ne vanno, ringrazia l’esistenza. Resta aperto. Accadrà molte volte: non giudicare mai, non scegliere mai, non privilegiare nulla. Resta in uno stato d’animo privo di scelta. Certo, ci saranno momenti in cui sarai infelice. E con questo? Ci sono persone infelici che non hanno mai conosciuto un solo istante d’estasi; rispetto a loro, tu sei fortunato. Anche nella tua infelicità, ricorda che questo stato d’animo non durerà per sempre: anche questo passerà, non esserne troppo disturbato. Resta quieto.

Così come esistono il giorno e la notte, ci sono momenti di gioia e momenti di tristezza; accettali in quanto parte della dualità della natura: le cose stanno così. E tu sei un semplice osservatore, un testimone imparziale: non diventi la felicità e non diventi l’infelicità. La felicità viene e va, l’infelicità viene e va. Una cosa resta sempre presente – sempre e per sempre – ed è l’osservatore, il testimone imparziale.

Pian piano centrati sempre di più in quell’osservatore. Verranno i giorni e verranno le notti... verranno le vite e verranno le morti... verrà il successo e verrà il fallimento. Ma se tu sei centrato in colui che osserva – visto che quella è l’unica realtà dentro di te – tutto è solo un fenomeno mutevole, di transizione, qualcosa che passa e se ne va.

Prova a sentire per un istante ciò che sto dicendo: sii un semplice osservatore...

Non aggrapparti a un qualsiasi istante, solo perché è bello; e non respingere alcun istante, solo perché è triste. Smetti di comportarti così: l’hai fatto per infinite incarnazioni, eppure non hai mai avuto successo, né potrai mai riuscirci. L’unico modo per trascendere, per restare al di là, è trovare un luogo dal quale puoi osservare tutti questi fenomeni mutevoli, senza identificarti con loro.

Ti narrerò un antico racconto Sufi...
Un re disse ai saggi che aveva a corte: “Voglio farmi fare un anello bellissimo. Possiedo uno tra i diamanti più belli e voglio incastonarlo in un anello. E nell’anello voglio tener nascosto un messaggio che mi possa essere utile in un istante di assoluta disperazione. Dev’essere un messaggio brevissimo, in modo che lo possa nascondere sotto il diamante, all’interno dell’anello stesso”.

I saggi di quel re erano tutti grandi studiosi, uomini in grado di scrivere profondi trattati, ma dare al re un messaggio di non più di due o tre parole, in grado di aiutarlo in un istante di assoluta disperazione... pensarono e scrutarono nei loro testi, senza riuscire a trovare nulla di nulla.

Il re aveva un vecchio servitore, per lui era quasi un padre – era già stato al servizio di suo padre. La madre del re era morta giovane e quell’uomo lo aveva accudito, pertanto il re non lo considerava un semplice servo, provava per lui un profondo rispetto. Quel vecchio gli disse: “Io non sono un sapiente, un uomo colto, uno studioso; ma conosco quel messaggio – poiché esiste un unico messaggio. Quelle persone non te lo possono dare; solo un mistico potrebbe, un uomo che ha realizzato il proprio essere.

“Nella mia lunga vita qui a palazzo ho incontrato ogni sorta di persone, e una volta anche un mistico. Anche lui era ospite di tuo padre e io ero stato messo al suo servizio. Quando è ripartito, come ringraziamento per tutti i miei servigi, mi ha dato questo messaggio...”, e il servitore lo scrisse su un pezzettino di carta, lo piegò e disse al re: “Non leggerlo, tienilo semplicemente nascosto nell’anello. Aprilo solo quando ogni altra cosa si sarà rivelata un fallimento; aprilo solo quando senti di non avere più alcuna via d’uscita”.

E quel momento venne ben presto. Il paese fu invaso e il re perse il suo regno. Stava fuggendo con il suo cavallo per salvarsi la vita e i cavalli dei nemici lo inseguivano. Era solo, i nemici erano tanti. A un certo punto il sentiero di fronte a lui terminò, si trovava in una gola cieca: di fronte a lui c’era un baratro, caderci dentro avrebbe significato una morte certa. Non poteva neppure tornare indietro: i nemici gli erano alle calcagna e già poteva sentire lo scalpitare e i nitriti dei loro cavalli. Non poteva più avanzare e non poteva prendere un’altra strada...

All’improvviso si ricordò dell’anello. Lo aprì, prese quel rotolino di carta e lesse un messaggio il cui valore era veramente prezioso. Diceva semplicemente: “Anche questo passerà”.

Sul re discese un profondo silenzio, mentre quella frase penetrava in lui: “Anche questo passerà”... e passò! Tutto passa, in questo mondo nulla permane. I nemici che lo stavano inseguendo si perdettero nella foresta, presero un altro sentiero; pian piano lo scalpitare dei loro cavalli si allontanò e scomparve.

Il re provò una profonda gratitudine per il suo servitore e per quell’ignoto mistico. Quelle parole si rivelarono miracolose. Ripiegò il foglietto, lo rimise nell’anello, ricostruì il suo esercito e riconquistò il regno. E il giorno in cui rientrò nella capitale, vittorioso, mentre tutti inneggiavano a lui e lo festeggiavano con musiche e danze, e lui si sentiva al settimo cielo per la felicità e l’orgoglio di quella conquista... Di fianco al suo cocchio camminava il vecchio servitore, che gli disse: “Anche questo è un momento adatto per leggere un’altra volta quel messaggio!”

Il re disse: “Cosa vuoi dire? Adesso sono un vincitore, il popolo mi sta festeggiando. Non sono affatto disperato, non sono in una situazione senza vie d’uscita”.

E il vecchio gli disse: “Ascolta. Ecco cosa mi disse quel mistico: questo messaggio non serve solo nei momenti di disperazione, serve anche quando si è alle stelle per la felicità. Non serve solo quando si è sconfitti; è utile anche quando si è vincitori – non solo quando ti trovi in fondo a un vicolo cieco, ma anche quando sei in cima a una vetta”.

Il re aprì di nuovo l’anello, lesse il messaggio: “Anche questo passerà”, e all’improvviso la stessa pace, lo stesso silenzio, tra quella folla che festeggiava e lo inneggiava, che danzava intorno a lui... ma ogni orgoglio, l’ego se n’erano andati. Tutto passa.

Il re chiese al vecchio servitore di salire sul cocchio e di sedere vicino a lui. E gli chiese: “C’è qualcos’altro? Tutto passa... il tuo messaggio mi è stato di immenso aiuto”.

E il vecchio disse: “La terza cosa che quel santo mi disse è questa: ‘Ricorda, tutto passa. Tu solo permani sempre; tu resti in eterno, in quanto testimone’.”

Tutto passa, ma tu rimani. Tu sei la realtà; tutto il resto non è altro che un semplice sogno. Ci sono sogni meravigliosi, e ci sono incubi
terribili... ma non importa che si tratti di un sogno magnifico o di un incubo terrificante; ciò che conta è colui che osserva il sogno. Colui che vede è l’unica realtà.


Osho

Nessun commento:

Posta un commento