La morte è la Soglia nel Divino
“La morte è la Soglia nel Divino; è il nome della soglia del Tempio di Dio. Chi medita muore di sua volontà. Esistono due tipi di morte. La prima è la morte comune: tutti muoiono. Questa non è la morte del mistico. La morte comune accade contro di te, vi entri con estrema riluttanza. Non ci vuoi entrare, ti aggrappi alla vita; non ti apri a quell’abbraccio, non sei disponibile a quell’incontro. Ecco perchè continui a lasciartene sfuggire l’essenza. Sei morto molte volte, ma ogni volta eri così ossessionato dalla vita che non hai potuto vedere cosa fosse la morte. I tuoi occhi erano focalizzati sulla vita, ti aggrappavi alla vita. Venivi trascinato via, e il solo modo per completare quel processo è stato renderti inconsapevole. Quando un chirurgo deve operarti, ti fà l’anestesia, per renderti inconsapevole. E’ ciò che la morte ha fatto per secoli, dall’eternità. Se non puoi entrarci con gioia, danzando, scatta l’anestesia implicita all’organismo: prima di morire perde coscienza. Ecco perchè non ricordi le tue vite passate: diventi così inconsapevole, prima di morire, da chiudere quel capitolo. Se una persona riesce a morire consapevolmente, pienamente attenta e presente, ricorderà le sue vite passate. E’ così che l’India ha scoperto che non esiste un’unica incarnazione: abbiamo vissuto milioni di volte. Nessuno di voi è nuovo su questa Terra, siete tutti pellegrini antichi nel tempo; ma ogni volta siete morti profondamente riluttanti, inconsapevolmente, di conseguenza avete dimenticato ogni cosa. Il mistico muore volontariamente. E muore prima che la morte effettiva accada, muore in meditazione. Gli amanti conoscono un pò questa morte, poichè il cinquanta per cento dell’amore è morte. Ecco perchè l’amore è vicinissimo alla meditazione. Gli amanti conoscono qualcosa dello stato meditativo, inconsapevoli di essersi imbattuti in esso. Gli amanti conoscono il silenzio, l’immobilità; conoscono l’assenza di tempo, ma è qualcosa in cui si sono imbattuti, non è parte della loro ricerca essenziale. Il mistico vi si immerge in totale consapevolezza, deliberatamente. La meditazione è una morte assoluta, volontaria: si muore in se stessi. Prima che la morte si presenti, il mistico muore; muore ogni giorno. Ogni volta che medita, si immerge nella morte; raggiunge quelle vette, quegli abissi e, piano piano, via via che la meditazione diventa naturale, inizia a vivere la morte. A un certo punto, ogni istante della sua vita è anche un istante di morte; a ogni istante muore al passato e resta fresco, poichè morendo al passato diventa vivo rispetto al presente. Muore continuamente e resta fresco come una goccia di rugiada, oppure come una foglia di loto all’alba. La sua freschezza, la sua gioventù, la sua immortalità dipendono dall’arte di morire. Alla fine quando la morte arriverà effettivamente, non ha nulla da temere, poichè ha conosciuto la morte migliaia di volte. Ne è eccitato, incantato; danza! E’ felice di morire; la morte non crea in lui nessuna paura; al contrario, genera un’incredibile attrazione, una spinta fortissima. E poichè muore con gioia, morendo non diventa inconsapevole; pertanto conosce l’intero segreto della morte. Conoscendolo, possiede la chiave universale in grado di aprire tutte le porte. Possiede la chiave in grado di aprire la porta di Dio. Inoltre, adesso sa di non essere un individuo separato; l’idea stessa di separazione è stupida. Quell’idea esisteva perchè non era consapevole della morte. Tu pensi a te stesso in quanto ego separato, poichè non sai cosa sia la morte. Se la conoscessi l’ego evaporerebbe. Nel momento in cui l’ego evapora, inizi a sentirti partecipe dell’intera esistenza.
OSHO Brano tratto dal libro: “Una risata vi risveglierà” Feltrinelli
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