lunedì 30 settembre 2013

PACE INTERIORE



Vuoi Trovare la Pace Interiore?
fai come me
Fatti uno Shampoo

L’Amore non è l’incontro di due corpi

L’Amore non è l’incontro di due corpi, ma la fusione di due quintessenze.
Può accadere che due esseri non si siano mai sfiorati nemmeno con un dito, eppure possano sentire tra loro un legame potente, indistruttibile; altri, invece, pur dormendo da anni nello stesso letto si sentono soli, estranei l’uno all’altro.
Quando due esseri si amano veramente, niente e nessuno può separarli.
Anche se ci fossero migliaia di chilometri tra loro, in realtà essi sono sempre insieme.
Nonostante i muri, nonostante le montagne e gli oceani, essi sono insieme, perché ciò che vivono si trova così in alto, da sfuggire alle limitazioni del piano fisico.

(Omraam Mikhaël Aïvanhov)

domenica 29 settembre 2013

15 minuti di Ricordo di Sé


15 minuti di Ricordo di Sé


Molte persone presenti ai corsi e ai seminari mi hanno chiesto di pubblicare un approfondimento circa l’esercizio che consiste nei quindici minuti di »ricordo di sé«. Qualcuno mi ha anche chiesto cosa si intende veramente per Ricordo di Sé o Presenza.

Il principale segreto degli alchimisti (il secondo è il Cuore) consiste nel »ricordo di sé«, la PRESENZA, l’ATTENZIONE DIVISA di cui parlano anche Gurdjieff, Ouspensky, John G. Bennett ed E.J. Gold. Lo sforzo di restare presenti produce il »fuoco alchemico« – il FuocoFisso – necessario per l'Opera di risveglio dell’individuo alla sua anima.

Stiamo parlando di una “via breve”, per cui necessariamente difficile e adatta a pochi. Le pratiche che adottano concentrazione e meditazione sono più semplici, ma, da sole, non portano allo stesso risultato. Non conosco nessuno che si sia risvegliato praticando solo la meditazione. Tutto ciò che di norma si ottiene per quella via consiste in un (temporaneo) stato di quiete interiore talvolta associato a esperienze più o meno mistiche... ma i problemi della tua vita quotidiana non li risolvi.

Il »ricordo di sé« non usa mezzi termini: ti costringe a portare direttamente e forzosamente la tua autocoscienza nella quotidianità.
Non lo si può spiegare a parole: lo si intuisce direttamente facendo gli esercizi. Si tratta di essere presenti qui-e-ora almeno in corrispondenza di determinate occasioni che vengono stabilite a priori. Un uomo risvegliato è un uomo che si ricorda di sé sempre, è un uomo che è sempre presente qui-e-ora. Il »ricordo di sé« è infatti un livello di coscienza superiore che si può raggiungere solo sforzandosi di ricordarsi di sé!

Io compio un atto (cammino, mi lavo i denti, fumo una sigaretta...) e mentre lo compio sono cosciente di essere io a compierlo. Una parte dell’Attenzione è rivolta all’atto, un’altra parte è rivolta a me, al mio esserci. Questa si chiama »attenzione divisa«.

Il »ricordo di sé« è il “terribile segreto” dell'Ars Regia che tutti gli alchimisti hanno sempre cercato e quasi nessuno ha mai trovato, poiché prima dell’avvento di Gurdjieff veniva insegnato solo in scuole esoteriche alchemiche molto ben protette e praticamente inaccessibili. Lo stesso Gurdjieff è transitato per numerose prove prima di potervi accedere. È il »regime«, l'»agente universale«, il FuocoFisso a cui la materia deve essere sottoposta per ottenere una trasformazione.

Premettiamo che l'effettivo stato di »ricordo di sé« è uno stato EMOTIVO SUPERIORE, non un fenomeno intellettuale. Qui stiamo parlando dello “sforzo” di ricordarsi di sé, ossia l'unico stato attualmente possibile per il neofita: uno stato ancora principalmente mentale, in cui ci si sforza di essere presenti per ricordarsi di sé. Attraverso gli sforzi ripetuti sarà però possibile attivare il Centro Emotivo Superiore ( il Cuore ) e quindi entrare nel reale »ricordo di sé«... e questo è il nostro scopo.

L'unico modo che abbiamo per capire cosa è il »ricordo di sé« è fare degli esercizi; esso non può essere compreso attraverso una spiegazione intellettuale come un qualunque altro concetto. Attraverso il persistente sforzo teso al »ricordo di sé« si produce una trasmutazione alchemica che consente di costruire i “corpi sottili” e di trasferire in essi la nostra coscienza. Tali corpi sopravvivono alla morte del nostro corpo fisico. Stiamo quindi parlando di sopravvivenza alla morte ( corpo lunare o astrale ) e successivamente di »immortalità« ( corpo di gloria o corpo causale ).

Nel mio libro Risveglio è presente un’approfondita spiegazione del »ricordo di sé« con tutti i relativi esercizi.

L’esercizio dei 15 minuti è molto antico, apparteneva alle vecchie volpi che si annidavano nelle scuole esoteriche. Si parte dal presupposto che troppo spesso l’individuo dissipa le sue energie svolgendo più esercizi e seguendo differenti vie. Per acquisire Potere, per sviluppare FuocoFisso, non possiamo seguire al contempo più linee di lavoro. Quei 15 minuti devono diventare per noi IL Risveglio. Nel corso della giornata presto svilupperemo un forte desiderio di ricordarci di noi e ci sentiremo avviliti perché dovremo imporci di non fare nulla per svegliarci al di fuori dei nostri 15 minuti quotidiani.

Avvilimento e insoddisfazione provocati dal dover confinare entro i 15 minuti tutti gli sforzi tesi al Risveglio... dovrebbero far sorgere un senso di trepidazione e impazienza da coltivare accuratamente affinché i 15 minuti divengano ancora più potenti. L’essere obbligati a non poter fare di più, rende straordinariamente denso quel quarto d’ora. Sfruttando questi sentimenti, sorti nel corso della giornata, ci “carichiamo” ancora di più per i 15 minuti.

Costanza, regolarità, fermezza e determinazione ci rendono INESORABILI – anche se amorevoli – nei confronti della personalità terrestre, la quale deve comprendere in profondità fin dal primo giorno che non ci fermeremo MAI. In fondo le stiamo chiedendo molto poco, ma glielo chiederemo con maniacale regolarità... e questo produrrà risultati certi: il frutto dell’esperienza di coloro che nel corso della storia hanno sfidato e vinto la meccanicità.

Dopo un po’ di tempo – variabile da individuo a individuo a tal punto da rendere totalmente inutile il discuterne qui – va aggiunta alla prima una seconda “testa di ponte”. Questa volta solo 5 minuti, scelti in un momento della giornata distante dal quarto d’ora. Attraverso azioni focalizzate e mirate ci apriamo dei varchi di consapevolezza nel territorio dell’addormentamento.

Se ci limitiamo a spazi così circoscritti (15 e 5 minuti), seppur estremamente intensi, la personalità non entrerà in uno stato di allarme e ci lascerà fare tranquillamente. I nostri tentativi di Risveglio non desteranno i sospetti dello Sfidante, gli sembreranno insignificanti, ci sottovaluterà... e questo con il tempo ci consegnerà l’inevitabile vittoria. 


http://www.salvatorebrizzi.com/2011/04/15-minuti-di-ricordo-di-se.html



Clicca qui per il video: Tu sei il Padrone di te stesso




Risveglio (eBook)

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Con gli esercizi delle Antiche Scuole Esoteriche
Salvatore Brizzi

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sabato 28 settembre 2013

AMORE E NON AMORE

L'Uomo è Volonta' di Potenza

VAI IN PROFONDITA'


Per prendere le perle del mare occorre tuffarsi in profondità.

A cosa giova dilettarsi tra le onde vicino a riva giurando che il mare non contiene perle e che tutti i racconti sulla loro esistenza sono falsi? 


Così pure, se siete determinati a ottenere il massimo beneficio dall'Avatar Sathya Sai (o qualsiasi altra forma del Divino), immergetevi profondamente e completamente.

Non sono di alcun aiuto assenza d'entusiasmo, dubbi, esitazioni, cinismo, ascolto di favole, ecc.

Solamente una fede intensa e totale può portare alla vittoria.

È così per ogni attività mondana, non è vero?

Quanto più vero dovrà allora essere in campo spirituale?

Un centinaio di persone potrebbero venire a casa vostra e trattarvi anche con affetto, ma voi non li chiamereste "Babbo o papà"!

Allo stesso modo rimanete attaccati al Nome ed alla Forma che vi sono care. Mantenete la vostra mente fissa su questo in ogni istante.


Discorso Divino del 10 luglio 1959


BABA




S A M A S T A L O K A S U K I N O B A V A N T H U
O M S H A N T I S H A N T I S H A N T I O



Ai Divini Piedi di Loto di



Bhagavan Sri Sathya Sai Babaૐ

fonte

LA MENTE AUTOMATICA



Bisognerebbe osservare meglio la mente automatica, quella parte della mente che agisce quando si fa un lavoro meccanico. In questo caso la mente automatica si assume il lavoro manuale e così la coscienza pensa ad altro. Nella persona poco cosciente funzionano così molti automatismi mentali nei quali predomina l’ego e il pensiero negativo e la coscienza viene scavalcata. (© Marisa Haltiner)



"Per sorvegliare i pensieri e i sentimenti che vi attraversano, dovete mostrarvi ogni giorno svegli, vigili, e non è facile! Osservatevi: ci sono momenti in cui siete intenti a cucinare,
a riparare qualcosa o a guidare la vostra auto,
e apparentemente siete concentrati su quello che state facendo. In realtà, però, una parte di voi stessi è andata a smarrirsi
in mezzo a pensieri e sentimenti negativi, e ciò può anche durare a lungo senza che neppure ve ne rendiate conto.
È dunque particolarmente in questi casi
che dovete imparare a diventare vigili
per essere in grado di intervenire
in ogni momento nella vostra vita interiore.
Il primo passo verso la libertà,
il primo passo verso la vera potenza,
consiste nell'abituarvi a gettare uno sguardo in voi stessi
per vedere dove vi trovate.
E se vi accorgete che state scendendo nelle regioni oscure
della coscienza, reagite subito cercando di mettere
in moto forze costruttive."
-Omraam Mikhaël Aïvanhov-

venerdì 27 settembre 2013

CHI SEI?



https://www.facebook.com/photo.php?v=10202097463023213&set=vb.378316337616&type=2&theater

CHI SEI..............VERAMENTE???!?
Questo video trae ispirazione dal video creato da Kosi con le parole di Gangaji. Ho scelto di farne una versione in italiano perché potesse apprezzarlo anche chi non conosce l'inglese.

Sito di Gangaji: www.gangaji.org
Voce: http://www.facebook.com/IanRitterEvolution
Video originale in inglese:http://www.youtube.com/watch?v=kUtH0DDJorM
— con Fausta VantiniAlberto Lombardo eBernardo Bassoli

CREATE CONNESSIONI SENZA RIMANERE LEGATI

Come scritto più volte su questo sito Peter Deunov (il cui nome spirituale fu BEINSA DUNO) era solito impartire le sue lezioni "occulte" a giovani, donne, adulti . Lo faceva in parte prestissimo alla mattina (poco prima dell'alba), sui monti Rila o la domenica mattina, per tutti. Dei suoi "discorsi" abbiamo conoscenza grazie alla dedizione di discepoli che nel corso degli anni (e durante il comunismo con grande coraggio e abnegazione) hanno trascritto testi stenografati, poi in tempi recenti stampati. Tutto il suo insegnamento fu orale.
"Amate qualcuno per la sua mente illuminata. Questo è un terzo della verità. Lo amate per il suo cuore. Anche questo è un terzo della verità. Quando giungete all'Amore Divino, questo abbraccia tutto. In questo caso amate il Divino: Dio nell'uomo". (P. Deunov, The Wellspring of Good, Kibea publ, Sofia)
Dalla lezione METODI DI PURIFICAZIONE del 1922 (di cui al link per richiedere l'intera traduzione), riporto le note seguenti:
Da un punto di vista occulto, dovrete chiarire a voi stessi la questione di dare e ricevere. Ogni pensiero e sentimento che avete deve essere strettamente determinato. Quando amate, dovreste farlo senza alcuna compulsione. Chiunque è amato fa un favore alla persona che lo ama. E chiunque ama ha bisogno di non essere oppresso per sentirsi meglio.
In altre parole, chiunque ama vuole dare parte del suo fardello all’amato. Dice:”Vedo che sei forte, così voglio mettere parte del mio fardello sulla tua schiena”. Amare ed essere amati in termini occulti significa la giusta distribuzione del fardello tra 2 persone.

Le mutue relazioni tra loro sono rappresentate negli esempi della bottiglia vuota e della sacca piena. Se la vostra bottiglia è vuota, lasciate che qualcun altro la riempia, se il vostro sacco è pieno di pane, diamolo agli altri che non hanno niente. Dovete osservare queste due situazioni per creare mutue relazioni basate sul rispetto e la stima.
Molte persone non hanno rispetta o stima per loro stessi e gli altri. Primo, uno dovrebbe mantenere il rispetto per sé stesso, il rispetto per la coscienza più elevata di un altro, per l’anima, e poi – per gli altri, per quelli intorno a noi.
Se avete un gatto a casa, come lo trattate? Toccate le sue orecchie e la sua coda, carezzate il suo pelo, così che alcune volte il gatto quando è arrabbiato, vi graffia. Se trattate una persona come un gatto insulterete quella persona.

Questo è perché quando incontrate qualcuno non dovreste esprimere il vostro amore come lo fareste per un gatto. L’amore per un gatto differisce dall’amore per una persona. L’amore per una persona è basato strettamente su determinate relazioni matematiche. Se questi individui che si amano osservano queste relazioni, ci sarà l’armonia.

Oggi, quando due persone si incontrano, una di loro penserà: “Io sono più educato”, “Io sono più alto”, “Sono più ricco” e così via. In risposta, l’altro penserà:”Ma io sono più intelligente,” Sono migliore”,ecc. Come risultato di questi paragoni cominceranno a lottare e competere e questo rovinerà la loro relazione.
Chiedo: qual è la ragione per le relazioni disarmoniche tra persone contemporanee?
Questa disarmonia deriva dal fatto che gli uomini basano il loro amore sulla conoscenza, sulle ricchezze…Dovreste considerare una cosa: l’Amore è una relazione.  
Può essere sperimentato. Né la conoscenza né il potere né le ricchezze possono trattenere l’amore. Potete sempre osservare questo nella vita. Mostratemi qualcuno che è felice perché è potente, istruito o ricco. Qualcuno potrà pensare che saranno esclusi dall’amore. No, l’amore non esclude.

Tanto tempo dovrà passare prima che ci sia posto per il divino, al Grande che è dentro ogni persona.Durante questo tempo gli umani dovranno lavorare su loro stessi per creare relazioni pure tra loro, basate non sulla violenza, ma sulla Legge della LibertàCreate connessioni senza rimanere legati; mettete delle limitazioni su voi stessi senza essere limitati! In altre parole, quando fate una trappola per gli altri e per voi stessi, mettete sempre due porte, così che quando entrate per la prima porta, potete uscire dalla seconda."  
Trad. Cristina Bassi

INVITO AL SILENZIO

"Non sono un pensatore. Non sono un filosofo. Non sono un uomo di parole. Sebbene abbia usato le parole più di chiunque altro, nella storia dell’umanità, insisto: non sono un uomo di parole. Le mie parole sono solo segnali verso il silenzio. Vi parlo in modo tale che voi possiate imparare a non parlare. Vi parlo in modo che possiate essere in silenzio.

Il mio lavoro è estremamente contraddittorio, ma mi ha sempre divertito, mi piace, e ho trovato persone che ne hanno compresa la contraddizione intrinseca, persone che hanno gettato via le parole e hanno assorbito il contenuto reale nelle profondità del proprio essere.Le parole sono solo dei contenitori: il contenuto è il silenzio." Osho


Dalla prefazione dell'editore

Se dovessi dire in una parola chi è Osho, potrei solo dire: silenzio! Per anni ho cercato di portare alla soglia della mia coscienza la sensazione più intima che ha accompagnato la presenza di Osho nella mia vita: è stato un processo interiore che ha sempre detto qualcosa su di me, sul mio aprirmi alla vita, sulle mie limitazioni, o presunte tali, sui miei pregiudizi, poco o nulla su di lui, fino a quando non ho toccato dentro di me quello spazio interiore che tanto tangibilmente caratterizza Osho: il silenzio.

Il riconoscimento è stato immediato, indiscutibile, totale, lampante: quello era il sapore; nel mio silenzio interiore Osho si stagliava in tutta la sua magnificenza.

Pertanto, se dovessi dire in breve cosa è stato, ed è, Osho nella mia vita, direi: un trampolino di lancio verso quella dimensione cui tutti aspiriamo e che tuttavia temiamo, perché la sua presenza implica la totale assenza di ogni cosa, prima di tutto dell’io che tanto ci determina, che tanto coltiviamo, ritenendolo il nostro bene più prezioso, la nostra identità, senza la quale pare impossibile esistere.

Spesso il silenzio che noi conosciamo non è affatto silenzio. Osho dice: "Esistono due tipi di silenzio: il primo è quello che si intercala ai suoni, e che può essere disturbato da questi. Non è profondo, non è vero silenzio; è semplice assenza di suoni. Non ha alcuna qualità positiva implicita, è semplice assenza di suoni. A volte non ci sono rumori, il traffico si ferma, è scesa la notte e all’improvviso ti senti circondato dal silenzio. Di fatto non si tratta di silenzio: semplicemente ti viene a mancare il rumore abituale, e tu prendi coscienza di ciò che manca. Se guardi in profondità in questa sensazione, scoprirai che è il rumore mancante a creare questo silenzio: di per sé non ha un proprio centro. Esiste poi un altro tipo di silenzio, un silenzio reale, che non ha nulla a che vedere con la presenza o con l’assenza del suono. Il suono può continuare, il traffico può esistere, la piazza del mercato con ogni sorta di rumore può procedere indisturbata nella sua follia caotica e cacofonica, tuttavia il vero uomo di silenzio rimane silente. Il rumore viene e gli passa accanto, egli ne rimane indisturbato, nulla lo può distrarre: al suo interno rimane immacolato". Fonte




Invito al Silenzio

Invito al Silenzio
Una introduzione al mondo interiore
Osho

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mercoledì 25 settembre 2013

Earthing - CONNESSIONE ALLA TERRA


Earthing - assorbire l'energia della Terra

Marcello Pamio

“Girogirotondo, casca il mondo, casca la Terra…tutti giù per terra”.
Questa filastrocca, che viene insegnata a tutti i bambini fin dall’asilo, oggi assume un significato molto più profondo, e anzi, dovrebbe essere messa in pratica da tutti, adulti compresi.
Prima di spiegare questa affermazione, è necessario addentrarci negli aspetti bioelettrici della Terra.

Il nostro azzurro pianeta, rispetto al Cielo, è l’entità a maggior carica negativa esistente. Se saliamo di altitudine, se cioè ci alziamo dal pavimento, il potenziale elettrico aumenta di circa 200 volt per ogni metro.
Non è necessario essere elettricisti per capire che si tratta di numeri importanti, visto che nelle prese domestiche vi sono 220 volt.
Detto questo, in una giornata in cui il cielo è terso, la differenza di potenziale elettrico, tra la parte più alta della ionosfera e la superficie terrestre, può variare da 250.000 a 500.000 volt!
Un’immagine che ben rappresenta questa situazione è una gigantesca batteria, in cui il polo negativo è la Terra e il polo positivo il Cielo, l’uomo sta proprio nel mezzo: il ponte tra l’alto e il basso.

Quando c’è bel tempo, l’aria non è un buon conduttore di elettricità se non c’è particolato conduttivo (nanoparticelle, inquinanti, ecc.), soprattutto vicino al terreno, ma non è neppure un isolante, per cui una corrente molto debole di elettroni, chiamata “corrente di bel tempo”, fuoriesce dal terreno...




La Natura è perfetta e si riequilibra grazie ai continui temporali: i cumulonembi generano infatti correnti elettriche enormi (la corrente fuoriesce dal suolo nel punto del fulmine e ritorna al terreno, in un perenne riequilibrio generale). A livello globale vi sono continuamente dai 1000 ai 2000 temporali che sviluppano oltre 5000 fulmini al minuto: una corrente dai 1000 ai 2000 ampère, trasferisce continuamente una carica negativa alla superficie della Terra e una carica uguale ma opposta nella parte alta dell’atmosfera. Questo riequilibrio avviene costantemente.

A noi interessa la carica negativa, cioè gli elettroni liberi di scorazzare nel terreno. Perché c’interessano?
L’uomo è costituito da acqua e sali minerali, entrambi eccellenti conduttori, e quando cammina sulla superficie terrestre, possiede una differenza di potenziale elettrico, per il motivo detto prima, tra la testa e i piedi, di centinaia di volt. Questo potenziale induce correnti elettriche che fluttuano continuamente in tutto il corpo, dalla testa ai piedi.
Una persona che vive al secondo piano di una casa, a 4 metri dal suolo, avrà un potenziale elettrico nei piedi di 800 volt e nella testa di 1200 volt: una differenza di potenziale che corrisponde a correnti interne elevate.
E coloro che vivono nei grattacieli a decine e decine di metri dalla Terra? Il principio è semplice: più in alto si vive e più il potenziale elettrico è elevato rispetto al terreno, con le conseguenze per la salute che saranno spiegate più avanti.

Siamo scollegati dalla Terra
La Terra essendo caricata negativamente è ricchissima di elettroni liberi che fluttuano in continuazione, alimentati da fenomeni naturali (radiazione solare, fulmini, ecc.) e si spostano sopra, dentro e attraverso l’organismo umano, se e solo sé, esiste un contatto diretto tra il corpo fisico e il terreno.
L’industrializzazione ha portato alla società tanti benefici, ma altrettanti problemi: uno di questi è proprio lo scollegamento dalla Madre Terra.
Nell’ultimo secolo, abbiamo completamente perduto la naturale connessione elettrica con il pianeta: pavimenti in cemento, scarpe di gomma, materassi e case isolanti. Passiamo 24 ore su 24, scollegati dalla Terra. In questa situazione anormale, il corpo accumula elettricità statica, correnti elettriche indotte dai campi elettromagnetici (cellulari, cordless, wifi, cablaggio domestico, ripetitori, antenne radio e tv, bluetooth, computer, ecc.), e tale elettrificazione artificiale, procura nervosismo, ansia, depressione, tensioni muscolari, dolori e predispone il terreno alle malattie.
Dalla notte dei tempi è risaputo che camminare a piedi nudi alla mattina sull’erba bagnata (l’umidità aumenta la conducibilità elettrica), o sulla battigia di una spiaggia, procura enormi benefici all’intero organismo. Perché non sfruttare questa connessione anche quando si dorme e/o si lavora in ufficio?

La natura dei piedi
La Natura è perfetta, e la pianta del piede non sfugge a questa meravigliosa logica.
La pianta è infatti ricoperta dal più alto numero di terminazioni nervose, circa 1300 per pollice quadrato, ed è dotata del maggior numero di ghiandole sudoripare rispetto a tutto il corpo.
Come mai tutte queste terminazioni nervose e ghiandole sono concentrate proprio sotto i nostri piedi?
La risposa è ovvia: per mantenere un contatto perfetto e ottimale con la Terra, visto che il sudore, ricco di sali, aumenta la conducibilità!

Elettroni dentro il corpo
Gli elettroni liberi, presenti sulla superficie terrestre, una volta entrati nel corpo umano tramite il contatto diretto, interrompono la reazione a catena dei radicali liberi.
Una sovrapproduzione di radicali liberi da parte del sistema immunitario, o una carenza di antiossidanti, determina un’aggressione pericolosa ai tessuti sani (membrane cellulari e DNA) e la loro infiammazione.
Nonostante la brutta fama, i radicali liberi svolgono un servizio utile: sono molecole con carica positiva (manca loro un elettrone) alla ricerca perenne di elettroni per diventare una molecola stabile. Tali elettroni vengono presi da organismi patogeni o tessuti danneggiati, e questa attività uccide germi e microbi.

Non appena tale lavorio rallenta, l’eccesso di radicali liberi, prodotti dalla risposta immunitaria, dovrebbe venire neutralizzato da antiossidanti o elettroni liberi presenti nel corpo. Se nel corpo mancano questi elettroni liberi, se l’alimentazione è inadeguata e si vive in perenne stress, i radicali continuano ad attaccare e ossidare i tessuti sani, diventando molto pericolosi per la salute.
Abbiamo la possibilità di ricevere elettroni gratuiti proprio dalla Terra: la forte carica negativa del nostro meraviglioso pianeta, vincerà la debole carica positiva dei radicali.

La messa a terra
Il corpo in connessione con la Terra è protetto dagli effetti dei campi elettrici ambientali.
Il primo ad individuare i pericoli per la salute derivanti dall’isolamento dalla Terra fu un medico americano, i dr. George Starr White. Nel suo libro del 1940 “Cosmo-Electro Culture for Land and Man”, evidenziava i risultati positivi su sonno, difese immunitarie e diminuzione di dolori ottenuti con il suo sistema per la messa a Terra. Come mai la scoperta sugli effetti salutari della messa a terra è rimasta nascosta per oltre 70 anni?




Gli effetti sul corpo umano
Sempre più studi clinici e testimoniante di persone, sportivi e malati, stanno comprovando che l’Earthing (collegamento a terra) è utile per la salute.
Il corpo connesso a terra, soprattutto durante il sonno, per alcune settimane può ottenere una riduzione dei livelli di stress; normalizzazione dei ciclo del cortisolo (l’ormone dello stress); rilassamento delle tensioni muscolari; riduzione dei fenomeni infiammatori; aumento della bilirubina (eccellente antiossidante); maggiore fluidità del sangue; protezione dai campi elettromagnetici ambientali; accelerazione del recupero da attività sportiva intensa; aumenta l’energia fisica e mentale.

Earthing
Quando il corpo è in contatto diretto con la Terra, mediante camminate a piedi nudi sull’erba, o attraverso un collegamento a terra casalingo che vedremo più avanti, avvengono all’istante diverse modificazioni fisiologiche benefiche. I tessuti conduttivi della matrice organica del corpo si caricano di elettroni liberi, e la conseguenza è che il corpo torna a essere naturalmente un conduttore. In questa situazione naturale, si assiste ad una riduzione rapida dei dolori correlati a infiammazioni croniche dovute ai radicali.
Vengono influenzate positivamente tutte le attività elettriche come quella del cuore, cervello e muscoli, anche dopo solo un’ora; la circolazione sanguigna ne beneficia alla grande.
Il cardiologo Stephen T. Sinatra, non ha dubbi: “l’Earthing è da annoverare tra gli elementi primari per il ripristino cellulare e la riabilitazione cardiaca”.





La messa a Terra in casa
Camminare a piedi nudi nell’erba è facile, ma non si può farlo sempre. Come collegare a Terra il corpo umano dentro una casa o un ufficio isolati elettricamente?
Fisici e ingegneri hanno scelto la Terra come punto di riferimento per tutti i sistemi elettrici: non esiste un potenziale elettrico assoluto, ma quello che viene misurato è sempre la differenza di potenziale tra due punti, e uno è la Terra stessa. Ecco perché si definisce “massa” un oggetto conduttivo collegato direttamente al nostro pianeta.
La famosa “messa a terra” dentro le case è importante per la sicurezza: funge da scarico elettrico, riducendo il rischio di danni alle apparecchiature e alle persone. Quando un componente elettrico o una persona sono connessi a massa, hanno un potenziale elettrico uguale a quello della Terra.

Detto questo, i metodi più semplici per sperimentare l’Earthing in casa è: impiantare un paletto di ferro nel terreno e con un filo di rame connetterlo direttamente a cuscini, lenzuola, coperte, materassi, tappeti e qualsiasi altro oggetto casalingo, ovviamente fatti in materiale conduttivo.
Così facendo, mentre si dorme si è costantemente collegati a Terra e ci si carica di elettroni durante il sonno.
Per le persone che vivono in un condominio, si può sfruttare la messa a terra delle prese elettriche, e cioè il buco centrale di ogni presa elettrica che nelle case, ad eccezione di quelle costruite in passato, è obbligatorio per legge.

Esistono in commercio sistemi pronti, sicuri e collaudati: tappetini per mouse, tappeti per i piedi, lenzuola, sacchi a pelo, tappeti per gli amici a quattro zampe che non escono di casa, ecc., collegati mediante un filo elettrico direttamente alla presa. Altrimenti è possibile farsi aiutare da un elettricista o persona specializzata.
Le prove dimostrano che gli effetti benefici per la salute sono i medesimi sia usando il paletto metallico impiantato, sia la messa a terra della presa casalinga.
Il risultato è che mentre si dorme, si lavora al computer o si legge un libro, si è direttamente collegati alla nostra amata Terra.
In conclusione, Madre Terra da sempre ci ha accolto amorevolmente nel suo grembo e caricato gratuitamente, senza richiedere nulla in cambio. L’uomo, invece di ricambiare il favore, ha pensato bene di distruggere, inquinare, isolare e cementificare l’ambiente, isolandoci e allontanandoci ancor di più.

Per cui, prima che veramente “caschi il mondo”…. mettiamoci tutti “giù per terra”, e iniziamo a rispettare e amare la nostra temporanea casa!
Tratto da “Earthing. A piedi nudi: curarsi con l’energia della Terra”, Clinton Ober, Stephen T. Sinatra, Martin Zucker, ed. Macro.

da

martedì 24 settembre 2013

LA MENTE é IL PROBLEMA


Osho: La Pace è Non-Mente


Il problema, che è alla base di tutti i problemi, è la mente stessa.

Quindi, come prima cosa, è necessario sapere che cosa sia la mente; di che materiale sia fatta, se sia un’entità o solo un processo; se sia sostanziale o solo un’apparenza.

E, a meno che non conosciate la natura della mente, non riuscirete mai a risolvere nessun problema della vostra vita.

Potete sforzarvi, ma se cercate di risolvere problemi singoli, individuali, siete destinati a fallire. Infatti,non esiste un solo problema individuale: la mente è il problema. Anche se risolvi questo o quel problema, non servirà a nulla, perché la radice rimane intoccata.

E’ proprio come potare i rami di un albero, sfrondarlo senza sradicarlo. Nuove foglie spunteranno, nuovi rami cresceranno, anche più di prima; la potatura aiuta l’albero a diventare più rigoglioso. Distruggerai te stesso, non l’albero.

In quella lotta, sprecherai energia, tempo, vita, e l’albero diventerà sempre più forte, più fitto e più folto. Non cercare di risolvere i singoli problemi separatamente: non ne esistono; la mente in quanto tale è il problema.

Ma la mente è nascosta sottoterra; per questo dico che è la radice: non si vede. Quando ti trovi ad affrontare un problema, questo è alla luce del sole, puoi vederlo, e per questo t’inganna. Ricorda sempre che ciò che si vede non è mai la radice: la radice rimane sempre invisibile, è sempre nascosta. Non lottare mai con ciò che è manifesto, perché ti troverai a lottare con delle ombre.

Se osservi la tua vita, puoi capire ciò che intendo dire. Non sto parlando della mente su un piano teorico, ma della sua realtà pratica. Questo è il fatto: la mente dev’essere dissolta.

Le persone vengono da me e mi chiedono: "Come si può arrivare ad avere una mente serena?" E io rispondo: "Non esiste niente di simile. Mente serena? Non ne ho mai sentito parlare." La mente non è mai serena, la pace è non-mente. La mente di per sé, non può mai essere serena, silenziosa. Per sua stessa natura, la mente è in tensione, è in uno stato di confusione.

La mente non può mai essere limpida; non può avere chiarezza, perché per sua natura è confusione, annebbiamento. La chiarezza è possibile senza la mente; la pace è possibile senza la mente; il silenzio è possibile senza la mente.

Perciò, la prima cosa da fare è comprendere la natura della mente.

Se provi a osservare, vedrai che non ti imbatti mai in qualcosa di simile alla mente. Non è una cosa, assomiglia a una folla. Esistono pensieri individuali, ma si agitano così velocemente che è impossibile vedere gli intervalli tra l’uno e l’altro.

L’insieme dei pensieri -- milioni di pensieri -- ti danno l’illusione che la mente esista. E’ proprio come una folla: milioni di persone che si affollano; esiste qualcosa che possa essere definibile "folla"? Puoi dire che una folla esiste, al di là di un insieme di individui che sono raccolti in uno stesso luogo? Ma il loro stare insieme, il fatto che sono raccolti in gruppo, ti dà la sensazione che esista qualcosa che puoi definire "folla".

Questo è il primo passo nella comprensione della mente. Osserva e troverai i pensieri, ma non incontrerai la mente. E se questa osservazione diventa davvero una tua esperienza diretta, molte cose inizieranno a cambiare.

Osserva la mente, e guarda dov’è, che cos’è. Scoprirai che i pensieri galleggiano, e che esistono spazi intermedi fra l’uno e l’altro. E se prolunghi la tua osservazione, ti accorgerai che gli intervalli sono più numerosi dei pensieri, perché ogni pensiero deve essere separato dall’altro; di fatto, ogni parola è separata dall’altra. E più vai a fondo, e più intervalli troverai, e sempre più ampi. Vedrai un pensiero che
 galleggia, poi uno spazio dove non c’è alcun pensiero; quindi verrà un altro pensiero, poi un altro spazio ancora.

Se sei inconsapevole, non puoi scorgere questi intervalli: salti da un pensiero all’altro, non vedi mai quell’intervallo. Se acquisti consapevolezza, vedrai spazi sempre più numerosi; se diventi del tutto consapevole, allora ti si riveleranno spazi immensi. E proprio in quegli spazi, la verità bussa alla tua porta. In quegli spazi si realizza dio, o in qualsiasi altro modo tu voglia chiamare questa esperienza.

Accade proprio come con le nuvole: le nuvole si muovono, e possono essere così dense, da non permettere di vedere il cielo nascosto dietro di loro. Si è perduta l’azzurra vastità del cielo; sei completamente avvolto dalle nuvole. In questo caso continua a osservare: una nube si muove e un’altra non è ancora entrata nel tuo campo visivo e... all’improvviso, uno squarcio nell’azzurro del cielo infinito.

La stessa cosa accade dentro di te: tu sei l’azzurra vastità del cielo, e i pensieri sono come nubi che si librano sopra di te, ti riempiono.
Questa è dunque la prima cosa: la mente non esiste come entità separata, solo i pensieri esistono.

La seconda cosa: i pensieri esistono indipendentemente da te; non sono un tutt’uno con la tua natura, ma vanno e vengono, mentre tu continui a esistere, permani. Tu sei come il cielo: è sempre là, né viene, né va. Le nubi invece passano; sono un fenomeno di pochi attimi, non durano in eterno. Anche se cerchi di attaccarti a un pensiero, non puoi trattenerlo a lungo: deve andare, perché nasce e muore. I pensieri non sono tuoi, non ti appartengono. Sono visitatori, ospiti, ma non sono i padroni di casa.

Osserva profondamente, e a quel punto sarai davvero il padrone e i pensieri saranno gli ospiti. E finché rimangono tali sono belli, ma se ti dimentichi completamente di essere il padrone di casa, ed essi prendono il tuo posto, allora sarai nei pasticci. Ecco cos’è l’inferno: tu sei il padrone di casa, la casa ti appartiene, ma i padroni sono gli ospiti... ricevili, prenditene cura, ma non ti identificare con loro, altrimenti diventeranno i padroni.

La mente diventa il problema, perché i pensieri sono così profondamente radicati in te, che hai scordato completamente le distanze fra te e loro, ha scordato che sono solo dei visitatori che vanno e vengono.

Ricorda sempre colui che dimora in te: quella è la tua natura. Stai sempre attento a ciò che mai va e mai viene, proprio come il cielo. Cambia la "gestalt": non ti fissare sui visitatori; rimani radicato nella consapevolezza di essere il padrone: gli ospiti potranno andare e venire.

Il mattino, il giorno, la sera, vengono e poi se ne vanno; arriva la notte e poi ancora il mattino. Tu permani (non in quanto "tu", perché anche questo è un pensiero) in quanto pura consapevolezza; non il tuo nome, anche questo è un pensiero; non la tua forma, anch’essa è un pensiero; non il tuo corpo, perché un giorno ti accorgerai che anch’esso è un pensiero: solo pura consapevolezza, senza nome, senza forma. Solo la purezza, l’assenza di forma e di nome; solo il fenomeno reale dell’essere consapevole; solo questo permane.

Se ti identifichi, diventi la mente. Se ti identifichi, diventi il corpo. Se ti identifichi diventi il nome e la forma, e a questo punto il padrone si è perso e tu dimentichi l’eterno e ciò che è momentaneo acquista importanza e rilievo.

Ciò che è momentaneo è il mondo, l’eterno è divino.

Questa è la seconda intuizione a cui devi giungere: riconoscere che tu sei il padrone e i pensieri sono gli ospiti.

Se continui a osservare, presto arriverai al terzo punto: ti accorgerai, cioè, che i pensieri sono stranieri, intrusi, estranei. Nessun pensiero ti appartiene: entrano sempre dall’esterno; tu sei solo un passaggio. Un uccello entra in casa da una porta e vola via da un’altra. Proprio come un pensiero entra e esce da te.

Un pensiero è altrettanto esterno a te, quanto un oggetto.

Esiste una qualità dell’essere completamente diversa, che nasce dal non pensiero: non pensieri positivi o negativi, semplicemente uno stato di non pensiero. Limitati ad osservare, rimani consapevole, ma non pensare. E se qualche pensiero entra... ed entrerà sicuramente, perché i pensieri non sono tuoi, galleggiano nell’aria. Tutt’intorno esiste una noosfera, una sfera del pensiero che ti circonda completamente. Così come l’aria, il pensiero è tutt’intorno a te, e continua a entrare in te per conto suo: si ferma solo col crescere della tua consapevolezza. Allorché diventi più consapevole, il pensiero scompare semplicemente, si dissolve, perché la consapevolezza crea un’energia più forte del pensiero.

La consapevolezza è come il fuoco per il pensiero. Quando accendi una lampada in casa, l’oscurità non riesce più a entrare; la spegni, e da ogni parte il buio si diffonde: in meno di un attimo ti avvolge. L’oscurità non entra in una casa con le luci accese; i pensieri sono come l’oscurità: entrano soltanto se all’interno non c’è luce. La consapevolezza è un fuoco: più diventi consapevole, meno pensieri entrano in te.

Se ti integri veramente nella tua consapevolezza, i pensieri non entrano in te: diventi come una cittadella inespugnabile, niente può penetrarvi. Ciò non significa essere chiusi, anzi, vuol dire essere incondizionatamente aperti, ma la stessa energia della consapevolezza diventa la tua roccaforte. E se i pensieri non possono entrare in te, ti gireranno intorno e se ne andranno. Li vedrai arrivare e, semplicemente, non appena ti arrivano vicini, prenderanno un’altra strada. A quel punto potrai andare ovunque, niente potrà sfiorarti più.

Questo è ciò che intendiamo per illuminazione.

http://www.vivizen.com/2009/09/osho-la-pace-e-non-mente.html
da

lunedì 23 settembre 2013

Psicologia: 8 esercizi per assumersi "il rischio".





















Ciao,ti ricordi il post sugli esercizi anti-vergogna? Ecco un
variante che proviene sempre dalla terapia cognitivo-
comportamentale. Ma questa volta non si tratta della
"paura di fare una brutta figura" ma sono esercizi
orientati a gestire il rischio...cioè per chi pensa che
le proprie azioni possano avere risvolti tremendi
e
 catastrofici.


Tuttavia, come per gli altri esercizi, anche questi se fatti
con grano salis, possono essere usati per il proprio
sviluppo personale. Infatti sono tutti progettati per far
uscire le persone dalla propria zona di comfort...


1) Farsi cambiare più volte, e il più velocemente
possibile una banconota di grosso taglio in diversi posti
(bar, edicole, super mercati, ecc).


2) Entrare in un bar affollato, chiedere un bicchiere
d'acqua del rubinetto e poi uscire dicendo "no grazie
ora non ho più sete" ;-)


3) Entrare nella discussione di un gruppo di
persone
 sconosciute...e "dire la tua" come se fosse
del tutto naturale.


4) Confondere un negozio per un altro. Ad
esempio entrare da un giornalaio e chiedere se hanno
della carne...o al bancone frigo di un supermercato
chiedere se hanno riviste sportive :-D


5) Entrare in un negozio di abbigliamentofarsi
mostrare molti capi, provarli e poi uscire senza
acquistare nulla.


6) Entrare in un bar, farsi fare un caffè e poi
continuare a rimandarlo indietro sostenendo che non
è buono.


7) Chiedere l'indicazione di una via inventata a
un passante e alla risposta "non lo so, mi dispiace", dire:
"non importa, ma le spiego io dove è".


8) Acquistare un prodotto in un negozio e poi, farselo
cambiare diverse volte con prodotti di pari prezzo.


Eh...anche queste sono assurde, forse ancor di più di
quelle dedicate a vincere la timidezza ;-) La capacità
di assumersi il rischio che le cose possano andare male è
importante per la sopravvivenza. E' stato dimostrato
che chi sa spingersi oltre la propria percezione del
rischio è di norma una persona vincente! come dice 
Tony Robbins "Osare è vincere"
.


Read more: http://www.psicologianeurolinguistica.net/2009/11/psicologia-8-esercizi-per-assumersi-il.html#ixzz2fk9dFjnT

10 Esercizi per vincere la Timidezza




















secondo la terapia cognitivo-comportamentale è possibile
"guarire la timidezza" esponendo le persone ad eventi
altamente imbarazzanti. Il pensiero, legato alla vera e
propria eseguzione del compito assicurerebberosecondo
quasi mezzo secolo di ricerche, un miglior mento...sia
per i timidi e sia per chi vuole diventare "coraggioso".


Oggi gli eventi di maggiore insicurezza sono legati a fattori
relazionali. Chi si lancia con il paracadute magari potrebbe
non riuscire a guardare negli occhi una bella donna.
Oppure potrebbe non riuscire a chiedere uno sconto o a
dire la sua in contesti sociali, poiché intimorito. Gli esercizi
che leggerai tra poco derivano dal REBT di Albert Ellis, e
vengono prescritti, solitamente dopo aver discusso le
convinzioni limitanti del paziente...


Ecco i 10 compiti che la ricerca in campo terapeutico ha
dimostrato essere degli ottimi esercizi di coraggio il
loro nome originario è Shame Attaching:

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1- Uscire per strada con una banana al guinzaglio 


2-
 Salire sopra un autobus, e ad ogni fermata
urlare il nome
 della via o della piazza..


3- Fermare qualcuno per la strada fingendo di
averla 
scambiata per un'alta persona. 


4- 
Uscire a fare la spesa al supermercato con
una scarpa diversa
 dall'altra o (se sei donna) con
i bigodini ancora in testa.
 


5-
 Percorrere un pezzo di strada affollata
cantando una canzone,
 o parlando e
gesticolando da soli (senza il telefonino).
 


6-
 Entrare in una edicola e acquistare una rivista
pornografia,
 magari chiedendo consiglio
all'edicolante.
 


7- 
Chiedere l'elemosina all'angolo della strada,
vestiti in modo
 elegante. 


8-
 Cercare di vendere una copia del giornale di
ieri...al supermercato.
 


9-
 Ferma una persona dell'altro sesso e chiedile
di
 darti un bacio.


10- Chiedere degli spiccioli ai passanti dicendo
che sei appena
 uscito di prigione.


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Come hai visto sono tutti consigli bislacchi che puoi
inventare anche tu...tuttavia Ellis che siano proprio
questi 
quelli da affrontare per eliminare la timidezza.
Oltretutto li prescrive in solitudine...cioè evita di portarti
dietro qualcuno altrimenti una importante occasione di
apprendimento si trasforma in una bravata goliardica...


Ellis consiglia, in caso tu sia il terapeuta, di provarli
prima sulla tua pelle prima di prescriverli agli altri. Con
i pazienti è utile fagli fare una prima valutazione di quali
sarebbero i compiti più difficili e farlo iniziare da quelli
più facili. Ricorda che queste azioni vanno svolte in luoghi
dove il giudizio non è stigmatizzante. Cioè evita di farli nel
tuo quartiere o nel tuo paesino di 8000 abitanti ;-)

domenica 22 settembre 2013

DOPO 10 ANNI DI SANNYAS SONO NEL CAOS TOTALE

Disintossicazione Psico-spirituale

Disintossicazione Psico-spirituale: Pensieri e Osservazioni

Tom Kenyon
Traduzione Italiana di Nicoletta Ricci
Nel corso dei miei quasi trent’anni come Consulente Psicologico e Psicoterapeuta, ho osservato parecchie tracce di tossicità mentale ed emozionale, tanto nei miei clienti quanto in me stesso.
Ho anche notato come il corpo e la mente si comportano nei confronti di questo genere di tossine, il modo in cui esse compaiono e si mostrano e il modo in cui vengono trasformate o neutralizzate, durante il processo di trasformazione.
In questo breve articolo, vorrei condividere alcune di queste osservazioni, nella speranza che possano essere di beneficio a quelli tra voi che incontrano in sé questo tipo di tossicità e/o per quelli di voi che stanno utilizzando tecnologie di trasformazione con altri.
Prima di tutto, definiamo i termini. La parola psico-spirituale è una parola composta, che deriva da due parole – psicologico e spirituale. Il concetto, qui, è che esista un terreno in cui lo psicologico e lo spirituale si incontrano. Ed è su questo terreno della mente e delle emozioni, che il materiale psicologico influenza l’esperienza spirituale. Ed è sempre qui che le dimensioni spirituali dell’individuo possono influenzare quelle psicologiche, e spesso lo fanno.
Lasciate che vi faccia un esempio di ciò che intendo.
Il Dio di Emma
Ormai molti anni fa, mi fu mandata una donna che era depressa. Quello che per circa quarant’anni era stato suo marito, era deceduto nove mesi prima a causa di una malattia terminale e, alla sua morte, lei aveva perduto il migliore amico e l’amato compagno di vita. Non solo, ella era stata l’unica ad occuparsi di lui negli ultimi due anni. Alla sua morte, lei aveva perso ogni interesse nel mondo e si sentiva sempre più isolata dagli amici e dalla sua rete di conoscenze. Era chiaramente in un periodo di lutto prolungato.
Durante il nostro colloquio iniziale, le domandai dei suoi hobby e interessi, per vedere su che cosa avrei potuto far leva per aiutarla. Casualmente, ella menzionò di essere stata un’avida appassionata di giardinaggio, ma di avervi rinunciato quando aveva dovuto occuparsi del marito.
Per me era evidente che Emma (non è il suo vero nome), stava ormai vivendo una vita sterile, causata dall’incapacità di identificarsi in qualcosa di diverso dalla donna che si era occupata del marito. Ora che lui non faceva più parte della sua vita, lei non aveva idea di come raccogliere i pezzi.
Si trattava del materiale psicologico classico e il mio compito principale, come suo terapeuta, era di aiutarla a ritrovare la strada verso il mondo delle relazioni umane e dello scopo personale.
Scelsi di guidarla in uno stato ricettivo di attenzione interiore, utilizzando l’Ipnosi Medica Ericksoniana[1], che fa uso di storie metaforiche per attivare potenziali di guarigione nascosti, che risiedono nell’individuo.
Avevo una certa familiarità con gli stati della mente che vengono prodotti dall’ipnosi Ericksoniana, poiché la utilizzavo da circa dieci anni nella mia professione, quando Emma venne a chiedere il mio aiuto. Ma non ero preparato a quello che Emma fece con le metafore che io avevo creato.
Dato che aveva praticato il giardinaggio, creai una storia che parlava della sua situazione, attraverso la metafora di una pianta che aveva bisogno di essere rinvasata.
Uno dei tanti pregi dell’Ipnosi Media Ericksoniana è che la mente inconscia riconosce le metafore primarie come messaggi riguardanti l’individuo. Perciò, Emma capiva il messaggio implicito che la pianta che aveva bisogno di rinvaso parlava di lei.
In quella storia, una pianta era cresciuta superando i limiti del proprio vaso e aveva bisogno di essere sistemata in un contenitore più largo. Quando la pianta fu spostata in un vaso nuovo, molto più grande, entrò in stato di shock, perché c’era così tanto spazio che lei (la pianta) non sapeva cosa fare. E poi suggerii ad Emma che le radici della pianta iniziavano a diffondersi nel terreno senza che la pianta nemmeno se ne accorgesse e che quelle stesse radici iniziassero ad assorbire tutto il nutrimento che serviva alla pianta per crescere – automaticamente – senza che la pianta sapesse che cosa stava succedendo.
Tramite questo racconto, altamente metaforico, avevo creato un terreno ricco a cui l’inconscio di Emma poteva attingere. Sospettavo concretamente che avrebbe utilizzato le metafore come modi per creare nuove risorse interiori, che le avrebbero consentito di affondare le proprie radici nel mondo esterno e, alla fine, di ristabilire contatti sociali (un compito psicologico molto importante). Ma non avrei mai immaginato che questa donna depressa, sulla settantina, sarebbe andata oltre il personale, nel campo del trans-personale.
Verso la fine della storia, Emma cominciò a piangere sommessamente. E poi cominciò a singhiozzare. Dopo alcuni minuti, durante i quali feci una pausa per concederle lo spazio per sentire pienamente le proprie emozioni, i singhiozzi di Emma diminuirono e cominciò a sorridere. Anzi, il suo viso aveva un aspetto beato.
Terminai il mio racconto, che era in pratica una serie di velati messaggi  alla sua mente inconscia sul fatto che avrebbe scoperto le risorse interiori per uscire dalla depressione e trovare nuovi modi per relazionarsi con il mondo.
Notai allora che il suo respiro, a questo punto, era diventato molto debole – segno che stava elaborando qualche cosa ad un livello di coscienza molto profondo.
Rimasi seduto con Emma, in silenzio, per diversi minuti, fino a quando ella aprì gli occhi. Guardò prima verso la finestra, con il sole del tardo pomeriggio che inondava il mio studio. Poi guardò me con il volto sorridente.
Le chiesi cosa fosse successo e lei mi descrisse come fosse diventata una pianta e tutti i messaggi riguardanti la pianta li aveva presi come messaggi per sé. Verso la fine della storia, si era sentita prelevare da due mani maschili che l’avevano trasportata in paradiso. Fu solo dopo che era entrata in paradiso (percependosi chiaramente come una pianta) che si rese conto che le mani appartenevano a Dio.
Dio allora le parlò chiaramente come le avevo parlato io. Le disse che lei aveva fatto tutto quello che le era stato possibile per suo marito e che non doveva preoccuparsi. Era molto emozionata nel raccontarmi questa parte della storia e aggiunse anche che era a quel punto che si era messa a piangere, durante la sessione.
Poi, mi disse, Dio l’aveva riportata giù, come pianta, attraverso le nuvole del paradiso e l’aveva posta saldamente nella terra.
A volte esistono momenti magici in cui un cliente penetra con successo nel cuore di una questione basilare e, in quei momenti, si ha spesso la sensazione che il problema sia stato già in qualche modo magicamente risolto. E tutto ciò che occorre è un po’ di tempo per vedere in che modo la soluzione si manifesterà nella vita di quella persona. Noi eravamo entrati in uno di quei momenti, e io ed Emma sorridemmo l’uno all’altro, con la sensazione, penso, che sarebbe andato tutto bene.
Chiesi ad Emma, con noncuranza, se poteva dirmi in che modo le era apparso Dio. Senza battere ciglio, mi disse semplicemente che aveva i capelli bianchi e una lunga barba bianca. Poi mi disse che quando lui l’aveva rimessa sulla terra, lei aveva capito che sarebbe andato tutto bene.
Ringraziai Emma per aver condiviso con me queste cose e fissai una data per incontrarla di lì a due settimane – tanto per vedere come andavano le cose.
L’Emma che entrò nel mio studio due settimane dopo, somigliava ben poco alla donna depressa che aveva varcato quella porta la prima volta.
Questa Emma era felice e sicura di sé. Mi disse che subito dopo la sessione, era andata al negozio di articoli da giardinaggio e aveva acquistato dei vasi nuovi per le piante che aveva a casa. Aveva anche riallacciato i contatti con i vecchi amici e mi informò che la sua agenda era ormai troppo piena per perdere tempo prezioso ad incontrare me – un’affermazione che condivido di cuore, a proposito.
L’esperienza di Emma nel mio studio, fu un esempio meraviglioso di come il materiale psicologico può essere influenzato o trasformato da un’esperienza spirituale.
Il dilemma di Emma era quello comune a tutti coloro che si prendono cura dei propri cari per lunghi periodi e poi li perdono a causa della malattia. Si ha spesso una perdita dell’identità personale come “colui che accudisce” e senza questo senso di auto-identità c’è un ulteriore livello di perdita.
Una delle cose che trovo interessanti, nel caso di Emma, è che la soluzione della sua depressione arrivò con l’intervento di una “fantasia” spontanea. E questa “fantasia”, generata dal suo stesso inconscio, in risposta alla metafora Ericksoniana, la portò alla classica esperienza trans-personale. Con questo voglio dire che lei entrò in un campo del suo essere che trascendeva la sua personalità, un mondo sacro in cui sperimentò “la mano di Dio” che svolgeva un ruolo nel liberarla dalla schiavitù emotiva della sua depressione.
E qui desidero chiarire che cosa intendo con “fantasia” di Emma. La sua esperienza avvenne nel mio ufficio, nel contesto di un intervento psicologico. In questo genere di lavoro, le esperienze come quella di Emma vengono definite “fantasie”, perché sono esperienze simili al sogno. In genere, questo tipo di “fantasie” non viene considerato reale dai professionisti della salute mentale, ma più come una sorta di espressione mentale/emotiva della psiche che realizza un desiderio. Per la cronaca, io non so per certo se l’incontro di Emma con Dio fu una mera “fantasia” o, al contrario, un intervento mistico del Divino stesso. Questo è materiale per romanzi gialli, in questo caso, chi è stato?
Come suo terapeuta, il mio obiettivo era di tipo pragmatico, cioè aiutare Emma a uscire dalla depressione. Se l’agente responsabile di questo fu Dio in persona, allora che sia. Se fu una “fantasia” generata esclusivamente dal suo inconscio, allora che sia.
Dirò questo. Mentre Emma era immersa profondamente in trance ipnotica e incontrava la sua impressione di Dio, c’era, per me, una presenza spirituale palpabile nella stanza e un senso di grazia trascendente. Qualunque fosse la sua natura, non so dirlo. Ma posso dire che rimasi profondamente toccato dalla semplicità ed eleganza dell’incontro di Emma con la propria versione di Dio.
È interessante anche il fatto che l’esperienza di Dio fatta da Emma, fosse un vecchio con i capelli bianchi e la lunga barba bianca. Per la cronaca, ho lavorato con centinaia di individui, di varie estrazioni culturali e religiose e in quasi tutti i casi, il Divino si presenta seguendo le aspettative e le convinzioni della persona.
Qualunque sia stata la natura dell’incontro di Emma con Dio, essa produsse su di lei un effetto profondo. In una sola sessione, riuscì efficacemente a bloccare la depressione su due piedi e a cambiare il suo atteggiamento, dall’auto-isolamento a quello di farsi coinvolgere dal mondo e dai suoi amici. Fu un cambiamento radicale e avvenne perché la natura spirituale o trans-personale di Emma informò (o influenzò) la sua natura psicologica.
Nel caso di Emma, il su incontro con i regni trans-personali del suo essere innescò un rilascio della libertà personale.
A volte, però, le persone hanno altri tipi di reazione alle esperienze trans-personali che sono state generate attraverso stati alterati della percezione. Tali reazioni sono molto personali e, per quello che ho osservato, sono altamente variabili da persona a persona.
Parecchi anni fa, tenni una conferenza e una dimostrazione sul Sound Healing (Suono di Guarigione), ad un grande congresso, in Germania. Quella particolare sessione sonora anticipava diverse e distinte energie trasformative e modelli sonori.  La cosa affascinante di quella presentazione fu che molte persone, in sala, si sentirono elevate e ispirate dai suoni, mentre qualcuno dei presenti riferì di essersi sentito nauseato e irritato dagli stessi suoni.
La Relatività della Percezione
I neuro-scienziati hanno concluso che ogni cervello è diverso dall’altro ed è prerogativa unica dell’individuo. Ci sono senz’altro strutture e funzioni comuni, ma il modo in cui queste aree del nostro cervello si interconnettono e si comportano è estremamente variabile da persona a persona. Come per i fiocchi di neve, non esistono due cervelli perfettamente uguali.
Pertanto, le nostre percezioni del mondo sono anch’esse personali e uniche. Due persone che ascoltano lo stesso brano musicale o lo stesso suono, possono facilmente avere reazioni differenti. E queste reazioni molto personali, sono basate sul modo in cui il loro cervello elabora il suono, così come il loro senso di identità personale (basato sull’esperienza della vita e sul credo culturale).
Tutti noi abbiamo un gusto unico, quando si tratta di suono e musica, ma quello di cui sto parlando va più a fondo della semplice preferenza. Ha a che fare con il modo in cui teniamo insieme le nostre percezioni della realtà.
Questo per qualcuno può essere un concetto strano – cioè il fatto che noi creiamo le nostre percezioni della realtà. Ma per me, lavorando ormai da molti anni con gli stati alterati della coscienza, l’idea è palese, se solo guardiamo oltre la superficie.
Prendete la vostra percezione del tempo. La nostra tecno-cultura occidentale sostiene la visione comune che il tempo agisca indipendentemente dalla nostra percezione. E, mentre questo è vero per il tempo dell’orologio (cioè il tempo meccanico), non è affatto così quando si tratta della nostra percezione personale del tempo (biologico e psicologico).
Ad esempio, se siete ad una conferenza o state facendo qualcosa che impegna completamente la vostra attenzione, il tempo “vola”, come si suol dire. Ma se il compito è noioso e non coinvolge la vostra mente, allora il tempo “non passa mai”.
C’è un altro settore dell’esperienza umana, in cui la percezione del tempo può essere alterata significativamente – i sogni. Durante l’attività del sogno, il cervello produce un sacco di attività Teta e Delta, che sono onde lente. Quando queste forme di onda salgono, c’è la tendenza del nostro “fulcro di attenzione” a muoversi verso l’interno. La nostra percezione del mondo esterno e il nostro senso di spazio e tempo sono alterati e i mondi interiori della nostra percezione tendono a diventare più vividi.
I sogni possono essere estremamente insoliti, irrazionali e, spesso, alterano la natura del tempo percepito. Per esempio, potreste vedere in sogno un orologio. E questo orologio potrebbe iniziare a comportarsi in modo strano. Le lancette potrebbero girare al contrario, indicando che il sogno vi sta portando indietro nel tempo. Oppure potrebbero andare avanti più velocemente del normale, indicando che state andando avanti nel tempo. Un simile evento nella “vita reale” ci spingerebbe a cercare la causa del malfunzionamento dell’orologio. Ma nei sogni, questo genere di stranezze sono accettate abitualmente come natura della realtà del sogno.
Se meditate con regolarità, o praticate qualche forma di attenzione interiore, allora suppongo possiate aver incontrato un’altra forma di percezione alterata del tempo. Non è insolito per chi medita, riferire che la percezione del tempo accelera, rallenta o, in alcuni casi viene sospesa del tutto.
Cosa interessante, la percezione di arresto del tempo è spesso accompagnata da una temporanea sospensione del respiro. Per un momento, la persona smette di respirare. E in questa finestra di immobilità, si verifica spesso ogni genere di interessanti fenomeni mentali non comuni. Yogi e yogini di tutte le maggiori tradizioni descrivono questo stato unico di corpo e mente, che spesso viene chiamato Samhadi, nella tradizione yoga Hindu.
Anche le tradizioni indigene del mondo parlano della sospensione del tempo. Per loro è una finestra, o un portale, attraverso cui si può entrare negli altri mondi di attenzione. E una delle abilità sciamaniche necessarie in queste tradizioni è la capacità di alterare volontariamente il tempo percepito.
Come Guaritore Sonoro, trovo affascinante che, virtualmente, ogni tradizione sciamanica usi una qualche forma di suono, come mezzo per aprire la soglia verso gli altri mondi. Il più comune di questi strumenti indigeni, naturalmente, è il tamburo sciamanico. Ma si possono usare altri strumenti per alterare il tempo percepito, nei rituali sciamanici.
La capacità del suono di alterare la percezione, specialmente la nostra percezione di tempo e di spazio, ha le sue radici proprio nella neurofisiologia del nostro cervello.
Gli studi dimostrano chiaramente che, quando vengono elaborati dal cervello suono o musica puri – senza parole – c’è una tendenza delle funzioni dell’emisfero sinistro, quali la logica, il linguaggio e sequenziamento, ad essere temporaneamente diminuite o addirittura sospese. Allo stesso tempo, le funzioni dell’emisfero destro, quali la percezione dello spazio, della novità e del paradosso, vengono potenziate. Da una prospettiva strettamente neurofisiologica, questo spiega come e perché vengano generate esperienze non ordinarie da certi tipi di suono – come i tipi di suono catalitico che creo nei miei seminari e la musica psicoacustica che incido.
Ora, è qui, nel territorio dell’attività dell’emisfero destro del cervello – un luogo della coscienza, che io chiamo Terra Misteriosa – che la cosa si fa molto interessante. Questo, in parte, è dovuto al fatto che, quando la neo-corteccia destra si mette in moto, la percezione si modifica e molti riferiscono di alterazioni nella percezione di spazio e tempo.
Certe persone si trovano a proprio agio con le alterazioni della percezione di tempo e spazio, e le apprezzano, persino; altre se ne sentono minacciate. La diversità fra queste due reazioni diametralmente opposte ha a che vedere con le differenze nell’elaborazione cerebrale e nella psicologia personale.
Alterare la Percezione di Tempo e Spazio
Ricordo un seminario di qualche anno fa, in cui insegnavo una tecnica meditativa dello yoga che altera in maniera consistente la percezione di tempo e spazio. Circa a metà dell’esercizio, una partecipante si lamentò perché stava sperimentando troppo spazio. In realtà, stava avvertendo lo spazio fra gli atomi che costituivano il suo corpo e trovava la cosa estremamente sconcertante. Questo mi fece capire che essa si trovava nel bel mezzo di una massiccia attività dell’emisfero destro e, benché agli altri partecipanti si stessero godendo immensamente il proprio senso di spaziosità, lei se ne sentiva minacciata.
Ella riferì anche di un sapore metallico in bocca, un fenomeno strano che altri, me compreso, sperimentano, a volte, nel corso di potenti stati di coscienza alterati. Personalmente, io credo sia un tipo di disintossicazione, al cui nocciolo arriverò tra un momento. Ma, per adesso, ritorniamo alla partecipante che avvertiva troppo spazio.
Secondo la logica, non era possibile che quella persona avesse visto o percepito lo spazio fra gli atomi del proprio corpo. Il nostro senso della vista non è in grado di vedere cose così piccole come gli atomi, men che meno lo spazio fra essi. E neppure il nostro senso kinestetico del tatto non può registrare cose così piccole.
Ma, nella concezione yoga, la coscienza può percepire direttamente queste cose, all’interno di determinati stati meditativi (cioè, durante una consistente attività dell’emisfero destro).
Quella persona, in particolare, era minacciata dall’alterazione dello spazio percepito nel proprio corpo. Esso violava il senso della realtà a lei noto e, invece che esserne divertita o esplorarlo, ella fu spaventata dall’esperienza in toto. Il suo disagio era tale che, alla fine, la aiutai a lasciarsi alle spalle la Terra Misteriosa e a rientrare nella “realtà” a cui era abituata. Quando tornò alla “normalità” il suo senso di spaziosità scomparve e con esso la sua ansia. E come feci io a superare questa difficoltà neurologica? La feci semplicemente parlare di quello che era successo. Nell’articolare la propria esperienza, la parte sinistra del suo cervello si attivò e, di conseguenza, diminuì l’attività dell’emisfero destro – ponendo fine alla breve visita nella Terra Misteriosa.
Storia Personale e Tossicità Emozionale
Oltre alle nostre reazioni individuali e uniche alle alterazioni nella percezione di tempo e spazio, c’è un altro elemento importante nella disintossicazione psico-spirituale – la storia personale e la tossicità emozionale.
Una delle mie esperienze personali con la tossicità emozionale, durante gli stati alterati, si verificò tanti anni fa, mente seguivo una serie di sessioni sul respiro con un terapeuta. Durante una delle prime sedute, mi sentii soffuso da un senso di luce bianca e luminosa e da un profondo senso di amore incondizionato e poi, inaspettatamente, mi scontrai con un muro di ricordi repressi situati a grande profondità.
Un minuto prima respiravo secondo uno specifico schema di respiro e un minuto dopo ero fuori dalla stanza, preso dal turbine del tumulto emotivo. La mia mente fu catapultata indietro, in una serie di ricordi remoti e, d’improvviso, mi sentii male. Mi sentivo un alito pessimo e avevo in bocca un sapore amaro.
Mentre il maestro del respiro mi guidava attraverso quella difficile palude di sensazioni, tanto emotive quanto fisiche, ebbi improvvisamente la strana visione mentale che una versione di me stesso fosse accanto a me, nell’atto di vomitare. Questa esperienza vivida e strana durò per qualche minuto e, quando il mio doppio che vomitava l’anima ebbe finito, lo stress fisico che avevo percepito passò di colpo.
Da allora ho osservato che le persone preda di difficili ricordi emotivi, emersi durante la terapia o nel corso di qualche potente esperienza di trasformazione, a volte hanno l’impulso di vomitare e, qualche volta, lo fanno fisicamente.
Certe volte la gente riferisce anche di un sapore amaro o metallico in bocca e/o di un cattivo alito, quando rilasciano emozioni soppresse. La mia ipotesi è che le emozioni negative, in qualche modo, vengano tradotte in un tipo di energia sottile che ha caratteristiche tossiche. E, a volte, queste tossine energetiche possono essere avvertite come odore o come sapore. Secondo me, se tali energie vengono trattenute troppo a lungo nei tessuti, potrebbero avere effetti distruttivi sulla salute delle cellule.
Ipotesi
Per cortesia, notate che ciò che segue è una valida ipotesi personale basata su trent’anni di osservazione personale e clinica. Ma, per essere chiari, non è che un’opinione personale e potrebbe rivelarsi accurata oppure no. Ciononostante, questo genere di mappa intellettuale mi è stata immensamente utile in merito alla pletora di fenomeni non-ordinari che emergono spesso durante gli stati di coscienza alterati.
Le Quattro Tigri
Vorrei dichiarare qui, che ci sono quattro elementi (le Quattro Tigri) responsabili di quella che io chiamo disintossicazione psico-spirituale. Mi riferisco a questi elementi come Tigri, perché, quando tutti e quattro vengono stimolati, possono provocare una forza con la quale bisogna fare i conti, come con le Tigri selvagge.
Ne abbiamo già menzionati due: 1) l’alterazione della percezione di spazio e tempo e 2) la storia personale e la tossicità emozionale. Gli altri elementi del nostro quartetto sono due tipi diversi di percorso delle energie sottili nel corpo. Il primo sistema di percorsi, detti meridiani, fu descritto dai Taoisti dell’antica Cina ed è utilizzato ancora oggi dagli agopunturisti. Il secondo sistema di percorsi di energia, detti nadi, è conosciuto e utilizzato dagli yogi evoluti per influire sulla coscienza stessa.
I Meridiani
Il mio primo incontro con l’idea dei meridiani arrivò quando lavoravo alla ricerca sul cervello, sotto gli auspici della Acoustic Brain Research, che avevo costituito nel 1983, per documentare scientificamente gli effetti del suono e della musica sul processo cerebrale.
Questo interesse sugli effetti del suono e della musica venne fuori dal mio lavoro di psicoterapeuta – in particolare il fatto che suono e musica potessero approfondire e accelerare il processo psicoterapeutico. Questa comprensione mi spinse a capire meglio i processi di cervello/mente implicati, dato che erano i primi anni ’80 e si sapeva ben poco sul fenomeno. Dato che io stesso non ero qualificato nella ricerca sul cervello, unii le forze con svariati ricercatori di scienza bio-comportamentali che erano ugualmente intrigati dall’idea che si potessero usare il suono e la musica per modificare lo stato del cervello e alterare la percezione.
Fu durante quel periodo che sviluppai una forma unica di tecnologia psicoacustica, che richiese centinaia di ore di ascolto di diversi modelli sonori, per documentarne gli effetti sul cervello, specialmente se misurati tramite la mappatura topografica cerebrale con EEG.
Uno degli effetti strani che notai su me stesso, dopo molte ore di ascolto di schemi sonori che alteravano la mente, fu che certe volte i lobi delle orecchie mi facevano abbastanza male, così male, in effetti, che, a volte, facevo fatica a tenere le cuffie stereofoniche, in attesa che il male passasse.
Venne fuori che i meridiani dell’agopuntura, per molti degli organi principali del corpo, passano attraverso i lobi delle orecchie. E certi tipi di suono pare possano stimolare tali meridiani e, di conseguenza, gli organi a cui sono connessi. È anche possibile che certi suoni possano influire direttamente sul sistema di meridiani del corpo, come ritengono alcuni professionisti Taoisti.
Personalmente, io sento che certi generi di suono possano davvero stimolare oppure sedare l’attività dei meridiani, durante una sessione di Guarigione Sonora e/o un’esperienza trasformativa. E non è insolito che le persone riferiscano sensazioni fisiche ben precise in vari organi, durante un intenso lavoro con il suono o il lavoro trasformativo in genere.
Ho anche potuto osservare (cosa condivisa da molti agopunturisti) che le emozioni represse, a volte, vengono “immagazzinate a livello energetico” in organi fisici del corpo. Perciò, ad esempio, la rabbia a volte è immagazzinata nel fegato, la paura nei reni e la tristezza nei polmoni e nel cuore.
Durante esperienze trasformative intense, gli organi del corpo possono scaricare queste energie immagazzinate (e le memorie ad esse associate) nel sistema mente/corpo.
La Quarta Tigre
Dal mio punto di vista, c’è un altro aspetto che, qualche volta, gioca un ruolo nella depurazione psico-spirituale ed è il sistema sottile delle nadi. Benché sia per lo più sconosciuto in Occidente, eccetto che tra gli studenti dello yoga Hindu e Buddista, il sistema delle nadi è connesso a tutti i chakra principali del corpo. Quando vengono attivate, esse possono creare ogni genere di effetti insoliti.
Un paio d’anni fa, mi trovavo a Katmandu, Nepal, e affrontai un’Iniziazione al Powa, una tecnica di meditazione Tibetana, che allena il praticante a passare coscientemente attraverso la morte e a determinare in qualche modo le condizioni della sua successiva incarnazione. Colui che mi iniziava era un Maestro Powa che era stato per molti anni eremita in Tibet. Non parlava una parola d’Inglese e io conoscevo solo qualche parola di Tibetano. Un monaco mio amico faceva da interprete.
Benché io non sapessi che cosa stesse dicendo il Maestro Powa, fino a quando il mio amico non mi traduceva le sue parole, potevo percepire degli intensi flussi di energia sottile che scorrevano in me, mentre il Maestro recitava i testi antichi.
Ad un certo punto, verso il termine dell’Iniziazione, sentii una chiara infusione di una limpida luce bianca che attraversava tutti i miei chakra ed entrava nella rete delle mie nadi.
Dopo che l’iniziazione ebbe termine, il mio amico tradusse le istruzioni finali del Maestro, che, infatti, spiegò che si trattava di un’Iniziazione molto potente e che avrei potuto sperimentare una depurazione fisica.
Lasciai l’Iniziazione e tornai nella mia camera d’albergo, per rifare la meditazione, in modo da ricordare le fasi. Dimenticai le ultime parole del Maestro, mi feci una doccia e andai a letto. Nel bel mezzo della notte, mi svegliai sentendomi moribondo. Invece di una luce luminosa che scorreva nelle mie nadi, percepivo un’energia liquida, simile a melma, che scivolava dentro di me. Avevo la nausea e un tremendo mal di testa. Pensai che, forse, mi ero preso un virus influenzale o, magari, un’intossicazione alimentare. Il malessere durò per circa otto ore e poi lentamente passò. Fu solo allora che ricordai le ultime parole del Maestro.
Quella era una classica reazione di depurazione psico-spirituale o disintossicazione, indotta dall’intensità della luminosità che era stata canalizzata in me dal Maestro Powa e dal suo lignaggio.
Ho avuto altre reazioni depurative simili ad incontri spirituali, quindi, per me, questo strano incidente ha senso.
Mentre il Maestro Powa leggeva i testi antichi, prima di tutto egli stava richiamando la stirpe spirituale vivente di cui egli era parte. Questa linea energetica possiede potenza e potere spirituale ed egli la dirigeva verso di me. La mia esperienza soggettiva di questo, fu un’infusione di luminosità nelle mie nadi. Ero parecchio in ebollizione al percepire così tanta luce dentro di me.
Quando il testo passò alle istruzioni sull’effettivo metodo del Powa, la luce dentro di me si trasformò in luce limpida e bianca, una forma di luminosità che è un tesoro ritrovato per i Buddisti Tibetani. Quando appare la luce bianca limpida è un segno inequivocabile (nella tradizione Buddista Tibetana) che si è entrati nella pura coscienza (bodhicitta). Dopo aver sperimentato questa luce, entrai in uno stato di beatitudine.
Mentre ero in tale stato, non registrai realmente le ultime parole che il Maestro mi disse, cioè che si sarebbe potuta verificare la disintossicazione fisica.
Quando mi svegliai dal sonno, diverse ore dopo l’Iniziazione, le mie nadi non erano luminose. Erano piene di melma, di negatività non digerita, di miei conflitti irrisolti, di ostacoli, impedimenti e contaminazioni. Ero immerso fino al collo nella mia “cacca”.
Per dirlo con una metafora utilizzata spesso per descrivere processi simili, le acque della mia coscienza erano state agitate e il fango sul fondo era stato fatto salire in superficie.
Gestire la Disintossicazione Psico-Spirituale
Il principio fondamentale che applico quando ho a che fare con la depurazione psico-spirituale è un principio di pragmatismo.
Prima di tutto, quando si smuove la “cacca” di qualcuno, ritengo sia utile mettere nel contesto giusto il materiale che viene a galla. Benché si tratti di materiale o sensazioni difficili da gestire, dopo tutto è  un bene che i ricordi, le emozioni e/o le tossine represse vengano sgomberate dal sistema mente/corpo.
Una questione molto importante, qui, riguarda la zona di conforto di ognuno, che è diversa da persona a persona.
In generale, con qualche eccezione, se una reazione di pulizia viene istigata attraverso un catalizzatore di trasformazione, la reazione alla fine si risolverà da sé. Ciò che intendo è che quando la reazione segue il suo corso, diminuirà in intensità per conto suo. L’arte di gestire la depurazione psico-spirituale sta nel trovare una strada per lasciare che le sensazioni e l’esperienza siano e basta – senza cercare di cambiare il contesto o di renderlo più accettabile.
Quando mi capitò quell’intensa reazione depurativa a Kathmandu (in seguito ad una potente Iniziazione Powa), dovetti soltanto accettare per buono il fatto di sentirmi da cani. E dovetti accettare il fatto che non avevo l’energia per uscire dal letto e visitare un’ultima volta Bodinath, prima del mio volo di ritorno – anche se quello è uno dei siti più sacri per i Buddisti Tibetani.
E, dico davvero, dopo circa otto ore di nausea intensa e altre quattro ore di malessere generale, l’intera cosa si risolse da sé.
Se riuscite a trovare un modo per permettere alla reazione depurativa (disintossicazione) di fare il suo corso, la gestirete nella maniera più efficace.
Considerazioni Mediche
Quando ho a che fare con la disintossicazione psico-spirituale, in genere, ritengo sia importante separare qualsiasi sensazione fisica di disagio da quello che potrebbe essere un problema medico. Il motivo è che alcune delle cose fisiche che emergono durante le reazioni depurative possono somigliare davvero a dei disturbi.
Di solito, le reazioni depurative non comportano dolore acuto. Quindi, se c’è dolore fisico, è importante che determiniate se si tratta di un problema medico o no. Se il dolore è intenso e persistente, vi suggerisco di chiedere aiuto a un medico. Meglio prevenire che curare, come dice il proverbio. Se si richiede ausilio medico in merito alle reazioni causate dalla depurazione psico-spirituale, consiglio di essere discreti.
Se c’è febbre alta (39 gradi o più), misurata col termometro e non con una valutazione personale, allora dovreste vedere il dottore. Lo dico, perché certe volte le persone si scaldano molto quando l’energia sottile scorre lungo le nadi. Potrebbero persino sudare a causa di quello che gli yogi chiamano calore psichico. Questo tipo di calore è il risultato della reazione di pulizia, ma, in genere, non fa salire la temperatura corporea e, di rado, se non mai, oltre i 39°.
Se avvertite nausea, con dolori e malessere agli organi interni, potreste avere un problema di tipo medico, oppure no. Se i sintomi sono accompagnati da febbre (di nuovo, misurata col termometro), allora forse avete proprio un virus o un’infezione. Ma se la febbre non è presente, probabilmente si tratta di una reazione depurativa molto forte. Se sono presenti sia vomito che febbre, chiamate assolutamente il medico.
Riepilogo
Penso che una delle cose più importanti da considerare, quando ci si trova davanti alla disintossicazione psico-spirituale, o a una reazione depurativa in generale, sia di accettarla come normale, per quanto insolita.
Usate il buon senso, in presenza di reazioni depurative. Assicuratevi di non avere davanti un problema medico e trovate un modo per stare semplicemente con l’esperienza, fin quando non si risolve.
Quando siete nel bel mezzo di una potente reazione depurativa, cercate di capire che il vostro sistema corpo/mente sta lottando per liberarsi della negatività. Il vostro corpo ha la sua saggezza e intelligenza innate, in questi settori. Fidatevi di lui.

®2011 Tom Kenyon. Tutti i diritti riservati.
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[2]I tre stili di apprendimento principali sono: visivo, auditivo, e kinestetico (relativo alla sensazione del movimento)