sabato 22 settembre 2018

L'ESSENZA

Attraverso l’azione della vita in ognuno di noi si è formata una cosa complessa e composta di varie parti chiamata “personalità”. È stata formata per imitazione, per i costumi, per le influenze del periodo in cui siamo cresciuti, per esempio, per le fantasie che sono state create dai romanzi, dai drammi, dai films, dalle attrazioni e per mille e più influenze che agiscono su di noi dall’esterno ed entrano attraverso i sensi esterni, dalla vita esteriore. Pertanto cresce una nuova persona intorno all’essenza originale. Tutto ciò forma il nostro lato acquisito: questa è la personalità. 

L’essenza è una cosa con la quale si è nati: la personalità è quella che si acquisisce. La vita mantiene la Personalità attiva e l’Essenza passiva. Tutto il vero sviluppo interiore di sé, dipende dalla crescita dell’essenza, cioè, della parte più reale e profonda di sé. Se una persona è piena di falsi sentimenti di “Io”, d’idee inventate su se stessa, non può far crescere l’essenza. Questa è l’idea principale del lavoro pratico su di sé: la personalità, che è attiva, deve arrivare ad essere passiva in maniera che l’essenza, che è passiva, si trasformi in attiva. 

Il Lavoro è una seconda educazione. In conseguenza della formazione della personalità il centro di gravità della coscienza è traslocato dall’essenza (nell’infanzia) alla personalità acquisita a causa delle circostanze peculiari in cui si è stati educati e alle cose particolari che da una parte lo hanno interessato, o dall’altra hanno attratto la sua vanità. In questo modo, per dirla così, si perde la base originale e si giunge ad essere qualcosa d’acquisito, qualcosa d’inventato. 

Il sentimento dell’“Io” passa esteriormente a tutta la classe di sentimenti che derivano dalla vita. Un uomo non conserva ormai una vera stabilità interiore quando il suo sentimento di sé proviene dalla vita. Teme sempre che possa succedergli qualcosa, o alla sua fortuna, o alla sua posizione, o alla sua reputazione. Questo si deve al fatto che s’identifica con tutto ciò che la vita ha formato in lui e significa che sente solamente se stesso attraverso la personalità. 

Ma c’è la possibilità d’altri sentimenti di sé che non provengono dalla vita e dalla personalità, e questi sentimenti procurano ad un uomo un senso di stabilità che nulla che è esterno a lui può fargli lasciare. Ed è da questi sentimenti che un uomo comincia a sentirsi libero, perché non dipende da nessuna cosa che sta fuori di lui, e per questo nulla può essergli levato. Quest’uomo smette di essere uno schiavo delle cose esteriori.


(Maurice Nicoll, da "Commentari Psicologici dagli insegnamenti di Gurdjieff e Ouspensky")

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