lunedì 12 novembre 2012

LE MELE CADONO DAL CIELO


Vadim Zeland
REALITY TRANSURFING
LE REGOLE DELLO SPECCHIO
LE MELE CADONO IN CIELO
transurfing 5
www.macroedizioni.it
Introduzione
Cari lettori, tenete davanti a voi la continuazione del ciclo di scritti sul Transurfing, un aspetto misterioso della realtà che ha suscitato nel pubblico tante emozioni. Nel libro La gestione della realtà si scriveva che l’uomo è in grado di gestire da solo la propria realtà a condizione che riesca a liberarsi dell’illusione del riflesso duale. Leggendo questo libro capirete come fare.
Dopo esservi risvegliati nel vostro sogno a occhi aperti, capirete di essere riusciti a svincolarvi dal flusso degli eventi. Vi ritroverete allora nel centro di un caleidoscopio gigantesco che gira tutt’in- torno a voi, facendo baluginare le tante sfaccettature della realtà.
Di questa realtà voi siete una parte e, al contempo, un ele- mento singolo e indipendente.
Allo stesso modo percepite la vostra “singolarità” quando, ri- scuotendovi nel sogno, vi rendete conto che ora è il sogno a di- pendere da voi e non più voi dal sogno.
L’energia dei pensieri dell’uomo, a determinate condizioni, è in grado di materializzare l’uno o l’altro settore dello spazio del- le varianti. In uno stato particolare che nel Transurfing si chia- ma unità di anima e ragione, prende vita una forza misteriosa, l’intenzione esterna.
Coloro che sono riusciti a mettere in pratica il Transurfing raccontano con meraviglia di come i loro pensieri si siano materializzati in modo incomprensibile, di come la realtà cir- costante si sia trasfigurata sotto i loro occhi, di come, senza un motivo evidente, la gente abbia incominciato a rivolgersi a loro con simpatia, di come si siano aperte le porte che pri- ma sembravano chiuse senza speranza. Praticando, si comin- ciano a notare fenomeni curiosi, come il variare delle “sfu- mature delle decorazioni” o “i cerchi nella realtà”, simili ai cerchi nell’acqua.
6 – Le mele cadono in cielo
Questo succede perché lo strato del vostro mondo ritrova la sua freschezza perduta: il gelato ha ora lo stesso gusto che aveva quando si era piccoli, e anche le speranze acquistano lo stesso entusiasmo che si aveva in gioventù.
L’aspetto più importante, comunque, è la caratteristica sen- sazione di libertà interiore, il privilegio di vivere secondo il pro- prio “credo”.
Per quanto strano sia, non c’è qui alcuna stregoneria, è tutto reale. Per questo, verificando nella pratica quanto letto in teoria, tenetevi ben saldi a terra per non cadere in cielo dallo stupore e dall’entusiasmo.
Capitolo I
Il mondo speculare
Lo specchio duale
La realtà si manifesta in due forme: quella fisica, che si può toccare con mano, e quella metafisica, che si estende oltre i li- miti della percezione. Entrambe le forme esistono contempora- neamente, compenetrandosi e integrandosi. Il dualismo si ma- nifesta come una proprietà integrante del nostro mondo. Molte cose hanno il loro opposto.
Immaginate di trovarvi davanti a uno specchio: in questa si- tuazione agite in qualità di oggetti fisici realmente esistenti. Il vostro riflesso, però, non avendo una sostanza materiale, risul- ta immaginario, metafisico ma al contempo reale tanto quanto l’immagine stessa.
Ci si può immaginare il mondo intero come un gigantesco specchio duale dove, da una parte si estende l’Universo fisico e dall’altra si propaga lo spazio metafisico delle varianti. A diffe- renza di quanto succede con uno specchio normale, il mondo materiale si manifesta come un riflesso, di cui l’immagine è prodotta dall’intenzione e dai pensieri di Dio, nonché di tutti gli esseri viventi, Sue incarnazioni.
Lo spazio delle varianti è una sorta di matrice, di modello che ospita al contempo le operazioni di “taglio e cucito” e “le sfilate di moda”, cioè il movimento di tutta
la materia. Questo spazio conserva tutte
le informazioni sugli eventi che devono
prodursi nel mondo materiale e sui mo-
di della loro realizzazione. Il numero delle
diverse possibilità potenziali è infinito. La va-
Il mio mondo si occupa di me.

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riante è un settore dello spazio che contiene gli scenari e le de- corazioni, ovverosia la traiettoria e la forma di movimento della materia. In altri termini, il settore definisce cosa deve avvenire in un determinato momento e come ciò deve apparire.
In questo modo lo specchio divide il mondo in due metà: una metà effettiva e un’altra immagina- ria. Tutto ciò che ha acquisito una forma materiale si trova sulla metà “reale” e si sviluppa in confor- mità alle leggi di natura. Le scienze e l’ordinaria vi- sione del mondo hanno a che fare solo con ciò che si produce nella “realtà”, dove con il nome di realtà
si intende ciò che si offre all’osservazione e all’azione diretta.
Se si lascia da parte l’aspetto metafisico della realtà e si tie- ne presente solo il mondo materiale, l’attività di tutti gli esse- ri viventi, uomo compreso, si riduce a un mero movimento nell’ambito dell’intenzione interna. Grazie all’intenzione in- terna, come si sa, il fine viene raggiunto attraverso una pres- sione diretta sul mondo circostante, ciò significa che per rag- giungere qualcosa si rende necessario intraprendere determi- nati passi, farsi strada, spingere, sgomitare, insomma, portare

avanti un concreto lavoro di sgombero.
La realtà materiale è realmente percepibile: essa reagisce im-

mediatamente all’azione diretta e ciò crea l’illusione che solo operando in tal senso si possano raggiungere determinati risulta- ti. Tuttavia, nel contesto del mondo materiale, la cerchia dei fini realmente raggiungibili si restringe. Alla fine si può contare solo su ciò che è disponibile. Tutto dipende dai mezzi, che di solito non bastano, e dalle possibilità, che di norma sono assai limitate.
Nel nostro mondo tutto, assolutamente tutto, è intriso di spirito di competizione. In troppi vogliono raggiungere la stessa cosa e, nei limiti dell’intenzione interna, quello che c’è ovviamente non basta per tutti. Ma da dove vengono le con- dizioni e le circostanze necessarie per il raggiungimento del fi- ne? Vengono proprio da lì, dallo spazio delle varianti.

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Dall’altra parte dello specchio c’è tutto in abbondanza e senza concorrenza alcuna. La merce non è direttamente a disposizione, ma il bello della faccenda è che si può scegliere qualsiasi articolo, come da
un catalogo, e lo si può ordinare.
Prima o poi l’ordine verrà evaso e
persino pagare non serve: per otte-
nerlo basta solo soddisfare alcune
condizioni, peraltro nemmeno trop-
po pesanti. Non è forse una favola? Assolutamente no. È più che reale. L’energia dei pensieri non scompare nel nulla, essa è in grado di materializzare un settore dello spazio delle varianti che, per i suoi parametri, corrisponde all’emissione mentale. Il fatto che tutto quanto avviene nel mondo sia il risultato dell’in- terazione di oggetti materiali è solo un’apparenza. Un ruolo non meno importante viene svolto da una serie di processi che avvengono sul piano sottile, quando le varianti esistenti virtual- mente cominciano a incarnarsi nella realtà. I rapporti causa-ef- fetto dei processi “sottili” non sono sempre evidenti, al contra- rio, tuttavia essi formano una buona metà della nostra realtà.

La materializzazione dei settori dello spazio delle varianti di solito avviene indipendentemente dalla volontà dell’indivi- duo, giacché l’uomo di solito non usa i suoi pensieri
in modo finalizzato, per non parlare poi
degli altri esseri viventi, meno evoluti.
Come si è dimostrato nel primo libro
del Transurfing, l’influenza delle imma-
gini mentali sulla realtà prende general-
mente la forma della realizzazione delle
peggiori aspettative. L’uomo, fissa-
mente ancorato ai problemi del suo
quotidiano, se ne va in giro tra gli
scaffali vuoti dei negozi, cercando


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di allungare la mano verso la merce con l’etichetta “venduta”. Intorno sono rimasti solo gli articoli di bassa qualità, e anche per questi bisogna pagare tanti soldi. Ma al posto di sfoglia- re tranquillamente il catalogo del negozio e fare il suo ordine, l’uomo si mette a girare confusamente, poi decide di fare la fi- la, anche se è lunga, o di aprirsi un varco in mezzo alla folla o anche di litigare con il commesso e gli altri clienti. Alla fine l’oggetto del desiderio comunque non gli arriva in mano, e i suoi problemi sono diventati solo maggiori.
In effetti, questa squallida realtà prende forma innanzitut- to nella coscienza dell’uomo stesso, e da qui, materializzandosi progressivamente, finisce nella realtà. Ogni essere vivente, con le sue azioni indirette da una parte e i suoi pensieri dall’altra, si crea il suo strato di mondo. Tutti questi strati si sovrappongo- no l’un l’altro e ne risulta che ogni essere vivente porta il suo personale contributo alla formazione della realtà.
Lo strato di mondo è caratterizzato da un determinato insie- me di condizioni e di circostanze che costituiscono lo stile di vita di un essere singolo (da ora in poi tratteremo strettamente dell’essere umano). Le condizioni esistenziali possono essere di- verse: più o meno piacevoli, confortevoli, amichevoli e aggressi- ve. L’ambiente in cui l’uomo viene al mondo riveste sicuramente una certa importanza, ma in seguito la vita si evolve principal- mente a seconda del rapporto che la persona ha nei riguardi di se stessa e della realtà che la circonda. La sua visione del mondo determina in larga parte i successivi cambiamenti nell’organizza- zione della sua vita. Si incarnano nella realtà quel settore dello spazio delle varianti, quegli scenari e quelle decorazioni che cor- rispondono alla direzione e al carattere dei pensieri della persona.
Dunque, due fattori prendono parte alla formazione dello strato del mondo del singolo: da una parte dello specchio agisce l’inten- zione interna, dall’altra parte agisce l’intenzione esterna. Con le sue azioni dirette l’uomo influisce sugli oggetti del mondo materiale, mentre con i suoi pensieri rende reale quello che ancora non c’è.

Il mondo speculare – 13
Se un uomo è convinto che in questo mon-
do tutto il meglio sia già stato venduto, fini-
rà davvero per trovarsi di fronte solo a ripiani
vuoti; se pensa che per avere una buona merce
debba fare una lunga fila e pagare caro, avverrà
così sicuramente; se le sue aspettative sono pessimistiche e intrise di dubbi, esse si giustificheranno immancabilmente; se si aspetta di scontrarsi con un ambiente ostile, i suoi presentimenti si realizze- ranno senz’altro. D’altra parte, però, gli basterà solo farsi pervadere dal pensiero innocente che il mondo gli ha messo da parte tutto il meglio che c’è, per constatare che anche questa posizione funziona.

Può succedere così che un grullo spensierato, ignaro che nella vita tutto si ottenga con gran fatica, trovandosi un gior- no a passare per caso vicino a un negozio appena aperto e appena rifornito di merce, quasi appo- sta per lui, venga riempito di beni perché quel giorno il primo cliente avrà tutto gratis. E intanto, dietro di lui, si è già formata una lunga fila, composta da gente convinta che le realtà quotidiane
siano molto più dure e i grulli abbiano semplicemente fortuna. La vita è un gioco in cui il mondo pone sempre ai suoi abi- tanti la stessa domanda: «Ebbene, ditemi un po’, come sono io?». E ognuno risponde a seconda delle sue rappresentazioni: “sei aggressivo”, oppure “sei confortevole”, o “sei allegro, cupo, amichevole, ostile, felice, sventurato”. E la cosa interessante è che in questa lotteria vincono tutti! Il mondo è d’accordo con
tutti e davanti a ognuno si presenta nella veste da lui ordinata. Ma se il grullo spensierato di cui si diceva sopra, un giorno baciato in fronte dalla fortuna, cambiasse il suo modo di rap- portarsi al mondo in forza di uno scontro con le dure “situazio- ni” del quotidiano, la sua realtà cambierebbe di conseguenza:
da primo della fila rischierebbe di esserne sbattuto alla fine. Ecco quindi come l’uomo, con l’immagine dei suoi pensieri,
forma lo strato del suo mondo.

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La spiegazione di questo processo è contenuta in alcuni princi- pi. Formuliamo il primo principio speculare: il mondo, come uno specchio, riflette il vostro modo di rapportarvi nei suoi confronti.
Il mondo accetta tutto quello che pensate di lui. Ma perché mai di norma si realizzano le peggiori aspettative, mentre le speranze e i sogni non si concretizzano? Per questa domanda c’è una risposta precisa, il secondo principio speculare, ovverosia: il riflesso si forma nell’unità dell’anima e della ragione.
Se la ragione non entra in contraddizione con gli impera- tivi del cuore e viceversa, compare una forza ineffabile, l’in- tenzione esterna, che materializza il settore dello spazio delle varianti corrispondente all’immagine dei pensieri. Nell’unità di anima e ragione quest’immagine acquista contorni precisi, ed è proprio in forza di ciò che essa si incarna nella realtà.
Purtroppo, però, nella vita succede quasi sempre che l’anima ambisce mentre la ra- gione dubita e ostacola o, al contrario, la ragione esibisce i suoi argomenti convin-
centi ma il cuore rimane impassibile.
Quando l’unità viene violata, l’immagine risulta sfocata, quasi sdoppiata: l’anima desi- dera una cosa, mentre la ragione insiste per ottenerne un’al- tra, e solo su un punto si trovano perfettamente d’accordo: nell’astio e nei timori. Infatti, chi odia lo fa con tutta l’anima; analogamente, chi prova paura, la prova con tutto se stesso. Nell’unità della non accettazione prende vita un’immagine
netta e precisa di ciò che si vuole evitare.
L’anima e la ragione, come le due manifestazione della realtà,

l’una metafisica e l’altra materiale, si incontrano in un punto e il pensiero-forma si incarna nella realtà: ne viene fuori che si fi- nisce sempre per ottenere quello che fortemente non si accetta.
I desideri, a differenza dei timori, si realizzano con meno fa- cilità perché l’unità, in questo caso, si raggiunge più raramen- te. L’anima si contrappone alla ragione poiché questa, dandosi
in pasto alla pressione dei pendoli, segue fini al- trui mentre la ragione, a sua volta, o non ricono- sce i desideri autentici o non crede alla realtà del- la loro concretizzazione.
Qualcuno ritiene che per raggiungere
un fine occorra formulare precisamente
il proprio ordine, rilasciare questo pensie-
ro-forma nello spazio ed evitare di ricordar-
sene per un certo periodo di tempo, al fine
di non interferire nel processo di realizza-
zione del desiderio. Se fosse così sempli-
ce... Questa tecnica in verità funziona,
ma esclusivamente a condizione che ven-
ga soddisfatto il secondo principio speculare. Purtroppo, però, l’unità dell’anima e della ragione può essere raggiunta solo in casi rari, perché risulta praticamente impossibile sbarazzarsi dei perfi- di dubbi. Ma allora, che fare? Per questo esiste il terzo principio speculare che dice:
lo specchio duale reagisce con un certo ritardo.
Dunque, se non si riesce a realizzare il secondo principio, occorrerà prendere la fortezza con un lungo assedio. Provate a immaginare di mettervi davanti allo specchio e di non vederci riflesso alcunché: davanti a voi c’è solo il vuoto. Immaginate ancora che solo dopo un po’ di tempo vedete profilarsi lenta- mente un’immagine, come succede in camera oscura quando si sviluppano le fotografie. Fate un sorriso ma il riflesso sullo specchio riporta ancora l’espressione seria che avevate prima. Alzate le braccia, ma il riflesso sullo specchio non risponde. Abbassate subito le braccia e nello specchio non si nota alcun cambiamento. Per vedervi allo specchio con le braccia alzate siete costretti a tenerle in alto per un bel po’ di tempo.
Ebbene, lo specchio duale funziona allo stesso modo, solo che il ritardo è molto maggiore e per questo i cambiamenti non ven- gono subito avvertiti. La realizzazione materiale è inerte come la resina, purtuttavia l’immagine mentale, ovvero la diapositiva,

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com’è chiamata nel Transurfing, può essere tran- quillamente materializzata. A questo fine serve solo soddisfare una condizione elementare: oc- corre farsi girare la diapositiva nei pensieri sistema- ticamente, per un periodo piuttosto lungo di tempo.
Come vedete, il segreto è semplice ed è tutto ciò che serve. È talmente triviale che si fa fatica a crederci: un semplice e ordinario lavoro di routine e nessuna ma- gia! Ma funziona! Il problema è che la gente spesso non ha pazien- za, si entusiasma per qualche idea ma poi si raffredda velocemente,
così finisce per riporre i progetti in un cassetto fuori portata. Ebbene, affinché si realizzi il pensiero-forma bisogna esegui- re un lavoro concreto con la diapositiva. Diversamente, conta-
re sui miracoli non ha senso.
Quanto tempo serva per la realizzazione della diapositiva

dipende dalla complessità del fine che ci si è prefissi. Fintan- toché la ragione dubita della realtà della concretizzazione del progetto, l’immagine rimane sfocata. Presto o tardi, tuttavia, sullo specchio comincerà a delinearsi il profilo di un’imma- gine. Vedrete da soli quando l’intenzione esterna vi aprirà le porte necessarie, cioè quando compariranno le opportunità per la realizzazione del fine. Quando ciò accadrà, la ragione si convincerà che la tecnica porta i suoi frutti e il fine risul- ta realmente raggiungibile. Poco per volta l’anima e la ragio- ne perverranno a un’unità e l’emissione mentale si focalizzerà creando un’immagine più netta. Alla fine si formerà il riflesso necessario e avverrà ciò che si è soliti definire “miracolo”: il sogno che sembrava irrealizzabile si sarà trasformato in realtà.
L’amalgama della realtà
Con l’aiuto della tecnica delle diapositive, de- scritta nel primo libro del Transurfing, ci si può quindi formare un’immagine che lo specchio 



Reality Transfuring - Le Regole dello Specchio - Vadim Zeland
Reality Transfuring - Le Regole dello Specchio
La gestione della realtà - Le mele cadono in cielo
Vadim Zeland

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