LA PERSIANA, LA SOFFERENZA E L'AQUILA
La persiana
La persiana è socchiusa, la penombra invade la mia piccola stanza. La voglia di non pensare più mi rende pazzo, il mio cuore batte in silenzio, quasi per negare la sua presenza.
In che cosa credo? Chi sono io? Perché questa sensazione di vuoto? Perché voglio scappare da me? Perché la vita mi stringe nella morsa delle paure?
Guardo ogni cosa in silenzio, il mio corpo è come morto. Vorrei parlare ma non posso, vorrei urlare ma non posso, vorrei piangere ma non posso. La solitudine è entrata nel mio corpo morto, io la osservo e le chiedo : “Chi sei?”. Lei non risponde, ma mi stringe la testa, mi colpisce allo stomaco e mi strozza lentamente.
Così gioco al cieco: io non l’ho vista, io non so chi sia la solitudine, sono felice, non la conosco, la ignoro. Incredibile, va tutto bene, mi sento meglio. Ma dopo qualche minuto lei torna, torna con in mano la spada del dolore, mi trafigge e dice ridendo : “Più mi ignori e più divento forte, ormai sono te, sì, sono nel tuo cuore, nulla potrà cacciarmi!”..
Io non ci credo, sorrido e penso : “I giochi della mente…”.
Esco, corro, vedo qualche amico : voglio ridere, voglio eliminare il pensiero. Rido per stupidate, incontro persone diverse per tutto il giorno, il tempo vola. Mi sento meglio ora, ho dimenticato. Ora posso aprire la persiana che portava solo angoscia in quella stanza.
Cammino verso la finestra, scivolo, cado per terra. Voglio alzarmi, ma non riesco, una mano rossa mi stringe il collo. E’ lei, la sofferenza, la solitudine.
…Oggi è giovedì e dopo tanto tempo lei è tornata. Io non l’ho ancora capita, non so perché torna così all’improvviso, non so perché porta una maschera, non so perché mi odia… Forse questo splendido sole sa dirmi dove ho sbagliato?
…Oggi è venerdì, sono passati tre anni da quel giorno. Mi trovo su un’isola in mezzo al Pacifico, faccio molte cose, lavoro la terra, ascolto la gente, scrivo poesie. Ma lei non è ancora andata via…Forse le onde di questo mare mi faranno capire…
Lei si chiama sofferenza. Ha una spada lunga e affilata. Con questa taglia ogni mia speranza, poi con le sue lunghe mani rosse mi stringe il collo e con quel suo alito cattivo mi dice parole amare.
Io sono così piccolo…Pensavo di poter vincere contro di lei, ma i suoi occhi mi hanno stregato. Sono scappato e lei mi ha seguito, l’ho ignorata e lei si è rinforzata.
…Oggi è venerdì, sono passati centinaia di anni da quel giorno in quella stanza buia. Oggi sono sul picco dell’avvoltoio, sono diventato un’aquila reale. Lei è ancora dentro di me, ma oggi è l’ultimo giorno. Stavo guardando il sole giallo che batteva sulle mie zampe scaldandole, quando è arrivata lei. Ha iniziato a parlarmi e io, per la prima volta, dopo tante esistenze, le ho risposto. Allora lei ha detto: “Ehi, uccellaccio, hai forse dimenticato quella stanza buia? La persiana socchiusa quando fuori c’era il sole?”. Io ho risposto dolcemente : “So chi sei… Sei una vecchia amica, ti prego, parlami, entra dentro di me, voglio conoscerti, voglio abbracciarti forte. Ti prego, vola con me, io sono soltanto un uccello solo.”.
Il sole riempie ancora di luce gli occhi chiari dell’aquila, lei vola libera tra quelle montagne misteriose. Lei ora conosce la sua paura, l’ha accolta nel suo cuore con amore.
Ora vola su quel cortile di tanti anni fa, guarda la persiana e lancia un grido di gioia.
Felipe 1987
La persiana è socchiusa, la penombra invade la mia piccola stanza. La voglia di non pensare più mi rende pazzo, il mio cuore batte in silenzio, quasi per negare la sua presenza.
In che cosa credo? Chi sono io? Perché questa sensazione di vuoto? Perché voglio scappare da me? Perché la vita mi stringe nella morsa delle paure?
Guardo ogni cosa in silenzio, il mio corpo è come morto. Vorrei parlare ma non posso, vorrei urlare ma non posso, vorrei piangere ma non posso. La solitudine è entrata nel mio corpo morto, io la osservo e le chiedo : “Chi sei?”. Lei non risponde, ma mi stringe la testa, mi colpisce allo stomaco e mi strozza lentamente.
Così gioco al cieco: io non l’ho vista, io non so chi sia la solitudine, sono felice, non la conosco, la ignoro. Incredibile, va tutto bene, mi sento meglio. Ma dopo qualche minuto lei torna, torna con in mano la spada del dolore, mi trafigge e dice ridendo : “Più mi ignori e più divento forte, ormai sono te, sì, sono nel tuo cuore, nulla potrà cacciarmi!”..
Io non ci credo, sorrido e penso : “I giochi della mente…”.
Esco, corro, vedo qualche amico : voglio ridere, voglio eliminare il pensiero. Rido per stupidate, incontro persone diverse per tutto il giorno, il tempo vola. Mi sento meglio ora, ho dimenticato. Ora posso aprire la persiana che portava solo angoscia in quella stanza.
Cammino verso la finestra, scivolo, cado per terra. Voglio alzarmi, ma non riesco, una mano rossa mi stringe il collo. E’ lei, la sofferenza, la solitudine.
…Oggi è giovedì e dopo tanto tempo lei è tornata. Io non l’ho ancora capita, non so perché torna così all’improvviso, non so perché porta una maschera, non so perché mi odia… Forse questo splendido sole sa dirmi dove ho sbagliato?
…Oggi è venerdì, sono passati tre anni da quel giorno. Mi trovo su un’isola in mezzo al Pacifico, faccio molte cose, lavoro la terra, ascolto la gente, scrivo poesie. Ma lei non è ancora andata via…Forse le onde di questo mare mi faranno capire…
Lei si chiama sofferenza. Ha una spada lunga e affilata. Con questa taglia ogni mia speranza, poi con le sue lunghe mani rosse mi stringe il collo e con quel suo alito cattivo mi dice parole amare.
Io sono così piccolo…Pensavo di poter vincere contro di lei, ma i suoi occhi mi hanno stregato. Sono scappato e lei mi ha seguito, l’ho ignorata e lei si è rinforzata.
…Oggi è venerdì, sono passati centinaia di anni da quel giorno in quella stanza buia. Oggi sono sul picco dell’avvoltoio, sono diventato un’aquila reale. Lei è ancora dentro di me, ma oggi è l’ultimo giorno. Stavo guardando il sole giallo che batteva sulle mie zampe scaldandole, quando è arrivata lei. Ha iniziato a parlarmi e io, per la prima volta, dopo tante esistenze, le ho risposto. Allora lei ha detto: “Ehi, uccellaccio, hai forse dimenticato quella stanza buia? La persiana socchiusa quando fuori c’era il sole?”. Io ho risposto dolcemente : “So chi sei… Sei una vecchia amica, ti prego, parlami, entra dentro di me, voglio conoscerti, voglio abbracciarti forte. Ti prego, vola con me, io sono soltanto un uccello solo.”.
Il sole riempie ancora di luce gli occhi chiari dell’aquila, lei vola libera tra quelle montagne misteriose. Lei ora conosce la sua paura, l’ha accolta nel suo cuore con amore.
Ora vola su quel cortile di tanti anni fa, guarda la persiana e lancia un grido di gioia.
Felipe 1987
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